Creato da lilith_0404 il 20/02/2005

A Room of One's Own

This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!

 

 

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Libertà di amare?

Post n°295 pubblicato il 04 Marzo 2008 da lilith_0404

Come ti sono grato
di questa libertà,
la libertà di amarti
senza essere obbligato...

Così cantava Modugno e i versi di  quella  canzone mi tornano in mente,  riflettendo su quanto mi è stato scritto nei commenti al post precedente.

Ammetto che da adolescente e anche per parecchio tempo dopo che   l’adolescenza era passata,  quella descritta nella canzone è stata pressapoco anche la mia posizione, anche se, per essere sincera fino in fondo e  per dirla proprio tutta, credo che il motivo reale che mi portava a sostenere che il matrimonio fosse una inutile sovrastruttura di un rapporto che doveva essere dettato solo dal sentimento fosse in realtà la paura e che una parte di me  fosse  determinata a  mantenersi aperta una ‘via di fuga’, nel caso che le cose non fossero andate per il verso giusto.

C’è voluto un po’ perché  mi accorgessi che in una società in cui ormai il divorzio è una realtà acquisita, a tenere  legate le persone non sono i contratti o le cerimonie celebrate, ma gli innumerevoli lacci e laccioli, tanto emotivi quanto economici, che la convivenza  stabilisce un giorno dopo l’altro: relazioni sociali, rapporti di lavoro, impegni economici assunti,  non ultimo l’affidamento che si offre all’altra persona e che dall’altro si riceve. Tutto questo è ciò che , quando le cose ‘vanno storte’ frena dal mandare tutto all’aria.

E un po’ alla volta mi sono convinta che   il matrimonio sia dal punto di vista religioso e  per chi ci crede, un impegno che si prende con la propria coscienza, mentre dal punto di vista civile è solo un contratto che permette ai terzi di considerare la coppia come una unità, e che nei rapporti interpersonali tra i due coniugi è del tutto ininfluente quando c’è l’amore, ma diventa molto utile quando l’amore non c’è più e si tratta di recidere tutti quei ‘legami’ che la convivenza ha creato.

Con tutto questo però credo che ciascuno possa liberamente scegliere la soluzione che ritiene più opportuna per sé stesso, finché le conseguenze delle scelte operate  ricadono su chi le scelte ha compiuto.  Ma nel caso in cui dall’unione nascano dei figli, queste scelte dei genitori hanno ricadute inevitabili anche sui bambini, anche quando, e credo che sia la norma, il bambino è riconosciuto da entrambi i genitori.

Esiste un solo motivo plausibile perché un bambino figlio di genitori non sposati tra di loro riceva una considerazione diversa da uno che invece è nato nell’ambito del matrimonio?  E non necessariamente la discriminazione che si attua è a sfavore del figlio cosiddetto ‘naturale’: nel caso degli assegni familiari, ad esempio, il genitore non sposato, anche se convive con l’altro genitore, è considerato come ‘single’ e ha diritto ad assegni più elevati. Ma esiste un solo motivo logico che giustifichi queste discriminazioni? Io francamente non lo vedo.

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Commenti al Post:
bil37
bil37 il 04/03/08 alle 10:53 via WEB
Ciao, ho letto con grande interesse il tuo post, perché descrive in maniera non superficiale certe contraddizioni che sono intimamente legate al matrimonio e alla vita di coppia. La tua riflessione mi ha fatto balenare in mente che forse, senza legami avremmo più legami, senza costrizioni più unioni. I sentimenti non si possono legare per tutta la vita, ma, come scrivi tu, quando nascono dei figli, si hanno delle precise responsabilità e allora il matrimonio ha la sua importanza. Buona giornata :) Paolo
 
odio_via_col_vento
odio_via_col_vento il 04/03/08 alle 18:22 via WEB
in fondo questo post fa vedere la duplicazione tra matrimonio e DICO (o PACS o come mai si chiameranno). quale sarebbe mai la differenza fra di essi, una volta che questo patto di solidarietà entrasse a regime? nessuna. tanto varrebbe non avere più l'istituto del matrimonio civile. o mi sbaglio?
 
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 04/03/08 alle 23:21 via WEB
Però consideriamo che il matrimonio (civile) comporta determinati diritti e doveri tra i coniugi, basati sulla reciprocità; non a caso vengono letti i tre articoli del codice civile che dispongono un obbligo di coabitazione, assistenza, fedeltà, assistenza reciproca morale e materiale e collaborazione nell'interesse della famiglia, oltre ai doveri verso i figli. E' in ossequio al principio della costituzione che vuole tutelare la famiglia naturale. In effetti, chi non si sposa, da un certo punto di vista, non è tutelato... e di solito non è tutelato sempre il soggetto più debole. Non so se un figlio naturale riconosciuto possa avere più tutele di un figlio legittimo in caso di divorzio, allo stato, mi sembrano equiparati. Casomai è il coniuge più debole, che in caso di convivenza, non è tutelato. Faccio fatica a vedere il discrimine tra matrimonio civile e altro tipo di rapporto civilistico (dico o pacs) se non per gli omosessuali.
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 05/03/08 alle 06:47 via WEB
ciao lil, io credo che il commento di lupo al post precedente sia duplicabile anche qui. il figlio di una coppia di conviventi non ha una serie di tutele in termini di parentele ascendenti (nonni e zii, tanto per capirsi). tutto questo, va da sè, limitandosi ai soli atti amministrativi e tralasciando gli aspetti affettivi.
sono differenze che faccio fatica a comprendere. questo tendo a "sposare" (!!!) la conclusione di lupo al post precedente.
 
 
lakonikos
lakonikos il 08/03/08 alle 09:04 via WEB
la minor tutela è soprattutto del non-coniuge. Le argomentazioni di lupo, ody e se ho capito anche tue, le ho sentite un annetto fa dalla bocca di G. Ferrara(giuro, non vuol essere un colpo basso) e sono rimasto come folgorato favorevolmente: già, se per PACS si intende concedere le stesse prerogative di un matrimonio civile, l'istituto esiste già. Vero, mi sono detto, di che andiamo cianciando allora? Il problema esiste solo per gli omosessuali, e infatti Lupo lo risolve drasticamente in un modo peraltro che non verrebbe mai accettato da una parte di cattolici. Poi, però, ho pensato che, secondo la mia esperienza, vi sono due motivi per cui la gente convive, fa magari figli e non si sposa: una è l'idiosincrasia per il termine matrimonio, che, anche se contratto civilmente, " pesca" il suo significato attuale nella religione. L'altro, molto più banale, ma molto più diffuso, guardatevi in giro, è per non "turbare" i rapporti con i figli nati precedentemente, oppure per non consapevolezza dei problemi: si vive dela vita quotidiana e si tende a rimandare , perché dire "matrimonio civile" significa scatenare parenti, pianti di mamme isteriche che sognano ancora l'abito bianco e così via. Notate bene che l'istituzione conosce bene la situazione: sullo Stato di famiglia, il convivente è scritto. A volte, come è capitato a me, addirittura per un'indagine dei vigili urbani che nemmeno mi hanno consultato. Un caso che ho ben presente: una persona che conosco, separato legalmente dalla moglie, è sempre stato "ricattatto affettivamente" dalla figlia che gli ha impedito di divorziare nonostante convivesse con un'altra persona da più di 20 anni. Alla sua morte, la moglie separata ha cacciato la convivente dalla casa del marito ancora prima che si tenessero i funerali. Concludo: la parola "matrimonio" ha un significato considerato univoco e "superiore" nella cultura materiale vigente ad altre, il che genera disastri. Cambiare nome a quelli civili, per chi lo volesse, ne cambierebbe anche la sostanza, evitando inutili disastri e salvando i diritti dei conviventi.
 
   
lakonikos
lakonikos il 08/03/08 alle 09:07 via WEB
chiedo scusa per gli innumerevoli errori di ortografia e di sintassi.
 
     
lupopezzato
lupopezzato il 09/03/08 alle 10:16 via WEB
Ciao lakonikos, il fatto che perfino Ferrara possa condividere le mie opinioni che sono scritte qua dentro ed altrove da più di un anno rientra nella casualità delle cose e nulla aggiunge o toglie all’argomento. Per la doppia certificazione hai addotto motivazioni che non sono di carattere amministrativo ma sono affettive e comportamentali. Esse derivano, come tu stesso hai sottolineato, dall’integralismo cattolico, dalla cattiveria e dall’ignoranza civica di tanta gente.
Comprenderai che il legislatore non può inventare un matrimonio civile certificato ed alternativo per far fesso il figlio che non accetta che il genitore si sposi di nuovo o per tener conto dei pianti delle mamme che sognano la figlia in abito bianco o per il ricatto affettivo di qualcuno.
Molte volte è stato affrontato questo discorso ma i fautori del doppio certificato, a differenza di quanto con molta onestà hai fatto tu, non hanno mai detto chiaramente le motivazioni di una scelta che purtroppo non ha nessuna credibilità amministrativa. I conviventi "vorrebbero" in animo loro sposarsi civilmente ma per il quieto vivere scelgono di non sposarsi ed il doppio certificato sarebbe quel compromesso che salvando l’apparenza non cambierebbe la sostanza. La cosa posso comprenderla ma se una legge dev’essere credibile può essa nascere da tali motivazioni.
Sugli omosessuali il problema è diverso perché a loro viene negato un diritto che non viene negato alle coppie etero. Può il sesso della coppia essere una discriminante? Sì se il matrimonio impone di mettere al mondo dei figli. (In questo caso oltre agli omosessuali dev'essere negato anche alle coppie etero sterili ed alle coppie ultrasettantenni o incapaci a mettere al mondo dei figli. Se invece il matrimonio non ti impone di fare figli dev'essere aperto a qualunque coppia, punto.
Il fatto che i cattolici non accetteranno mai che il matrimonio venga esteso alle coppie omo non significa un bel nulla. In questo paese la religione del cittadino è un optional privato mentre il matrimonio è un fatto pubblico. Per cambiare questo paese dovremmo prendere veramente le distanze da quelli che ci condizionano la vita e non continuare ad alimentare il compromesso ma mi rendo conto di quanto questo sia difficile considerando che è nato addirittura un partito che ha fatto del compromesso più basso ed indegno tutto il suo credo.
Le unioni omosessuali sono previste in Danimarca (1989), Norvegia (1993), Svezia (1994), Islanda (1996), Ungheria (1996), Francia (1999), Germania (2001), Olanda (2001), Finlandia (2001), Belgio (2003), Gran Bretagna (2004), Lussemburgo (2004), Svizzera (2004), Spagna (2005).
E’ proprio vero, siamo Campioni del Mondo. Ciao :o)
 
     
lakonikos
lakonikos il 09/03/08 alle 10:38 via WEB
Ho premesso che il richiamo a Ferrara non voleva essere polemico. Figurati. Stavo solo raccontando l'origine fattuale di alcune mie riflessioni. Sulle unioni omosessuali la penso esattamente come te, come mi sembrava trasparisse dal mio commento. Sul resto, penso che l'apparenza, a volte, sia anche sostanza. Ciao:))
 
lupopezzato
lupopezzato il 06/03/08 alle 16:12 via WEB
"... mi sono convinta che il matrimonio sia dal punto di vista religioso e per chi ci crede, un impegno che si prende con la propria coscienza, mentre dal punto di vista civile è solo un contratto..."

Sicura? Mettiamo da parte la differenza amministrativa fra matrimonio civile e religioso e parliamo di matrimonio in generale.
Non mi pare che chi si sposa prende un impegno con la propria coscienza semmai prende un impegno con l’altra persona (impegno reciproco oltretutto). Ora se il matrimonio è fatto per amore o per interesse o per solitudine o per curiosità l’impegno con la propria coscienza è relativo solo alla sincerità dei sentimenti o delle motivazioni.
Io credo che quando ci si sposa non si dovrebbe "giurare amore finchè morte non ci separi".
Se una donna me lo giurasse la manderei a cagare perché, anche se sincera, starebbe prendendo per il culo me e se stessa.
Io penso che nel matrimonio l’unica formula da usare sia quella di giurarsi reciprocamente il rispetto e nel momento stesso in cui qualcuno giurasse "amore finchè la morte non separi" starebbe mancando di rispetto a se stesso, al coniuge, ai testimoni ed all’intelligenza, punto.
Ciao, non ti prometto amicizia eterna ma rispetto finchè saremo amici :o))

 
elioliquido
elioliquido il 09/03/08 alle 14:58 via WEB
Anche secondo me il matrimonio civile dovrebbe richiedere e fornire lo stretto necessario. Già quand'era attuale il discorso sui pacs era chiaro che il matrimonio civile stesso dovrebbe essere, esso stesso, i pacs. Solo che "bisognava" promuovere i pacs pur con quella consapevolezza, nel tentativo di aprire una breccia nella graniticità della pseudoequivalenza tra matrimonio civile e religioso (cattolico, in realtà, e non di qualunque religione). Quella proposta naufragò proprio per colpa di politici legati al clero, che temevano proprio che i pacs avrebbero dato il via allo snellimento del contratto matrimoniale civile. Se non altro di fatto, perché molti, potendo optare, avrebbero scelto il tipo di unione più confacente alla loro bisogna, e anche molti di coloro che si sposano civilmente si sarebbero orientati ai pacs, in quanto sufficienti ad offrir loro ciò che oggi solo il contratto matrimoniale gli garantisce.
 
upmarine
upmarine il 10/03/08 alle 01:45 via WEB
Mi pare che dalla discussione sia sorta una conclusione: il matrimonio si svolge solo in chiesa e serve alle mamme, che così possono piangere. Invece per tutti gli altri si può trasformare il matrimonio civile in PACS, DICO o quello che più aggrada. Abolendo però la parola matrimonio e facendolo diventare un contratto. Nel contratto, volendo, si può aggiungere, a discrezione dei contraenti, la dicitura "finché morte non ci separi". Resta il dilemma degli omosessuali. A questo punto non credo che ci siano più limitazioni. E' un contratto e per il diritto privato i gusti sessuali non contano. Considerazione diversa merita il discorso dell'adozione. Lì io lotterei fino alla morte per non concedere l'adozione se non a coppie sposate con un forte vincolo morale, addirittura pensando ad una penale di qualche milione di euro a favore del bimbo in caso di risoluzione del contratto da parte dei genitori, giusto per saggiare la consistenza dei presupposti. Ovviamente, per me, no gay.
 
 
lupopezzato
lupopezzato il 10/03/08 alle 03:27 via WEB
Per quanto attiene all’adozione non ha nulla a che vedere con il matrimonio. E’ anch’essa un atto amministrativo che ha come presupposto la tutela del diritto del bambino. L’adozione da parte di coppie gay (anche se ammessa in alcuni paesi) è una stronzata perché si commette l’errore di correlare i genitori al matrimonio. Il matrimonio è e rimane un atto amministrativo pubblico che conferisce ad una coppia di persone una serie di reciproci diritti e sancisce che la coppia è sposata, punto. Una coppia, a sua volta, per essere considerata “genitori” (effettivi o potenziali) deve avere un primo requisito che è il sesso ovvero la coppia non può essere omo per assumere il requisito di genitore. Il fatto che una coppia gay possa essere in grado di dare affetto ed educazione ad un bimbo alla pari o meglio di una coppia etero significa un cazzo. Anche una coppia etero di ottantenni può farlo ma nessun giudice si sognerà di accordare ad una coppia di ottantenni un’adozione, tenendo presente che è in gioco prima di tutto il diritto del bambino. Ovviamente, come è già previsto, i potenziali genitori devono avere una serie di requisiti chiari e soprattutto misurabili. I “vincoli morali”, perdonami, sono stronzate non tangibili e non misurabili.
Caso vuole che il 90% delle violenze sulle donne e sui minori si consumano nelle mura domestiche ovvero nelle casseforti di quei cosiddetti “vincoli morali” dietro i quali si nascondono tonnellate di vergogna camuffate da finto perbenismo ed ipocrisia. Quando guardandoci allo specchio cominceremo ad ammettere che noi italiani siamo un popolo di porci può darsi che la smetteremo di parlare di etica e morale e cominceremo a spalare un po’ di merda dagli scantinati della nostra privacy.
A proposito, quel 90% è un dato ISTAT.
Sogni colorati :o)
 
   
upmarine
upmarine il 10/03/08 alle 04:27 via WEB
Caro Lupo, hai il pregio di essere aggressivo anche quando trovi uno che la pensa come te. Sei incredibile. ;-)
 
     
lupopezzato
lupopezzato il 10/03/08 alle 09:23 via WEB
Vorrei scusarmi con lako, con up, con lilith e con tutti quelli che hanno avuto la stessa percezione di up per il modo con il quale espongo i miei pensieri. Mi spiace se il mio modo di “aggredire” gli argomenti diventa o viene percepito come “aggredire” l’interlocutore ma, non per perdonarmi nulla, questo è un mio limite tra lo scritto ed il parlato (malgrado i sorrisi disegnati).
Nello specifico, so che condividiamo la stessa posizione ma mi piaceva “aggredire” quei vincoli morali :o)))
Comunque Up, ti sono sinceramente grato per avermi dato un’opportunità di scusarmi e di stare più attento a come pongo le mie opinioni. Ciao :o)))
 
     
lakonikos
lakonikos il 12/03/08 alle 13:29 via WEB
non mi sono mai sentito aggredito da te, comunque grazie della precisazione.
 
upmarine
upmarine il 11/03/08 alle 05:40 via WEB
Anche la mia era una critica scherzosa - ti avevo capito - e pensavo: meno male che abbiamo pareri concordi. Altrimenti mi avresti fulminato. Buona notte. A tutti.
 
Edna_Millay
Edna_Millay il 11/03/08 alle 08:34 via WEB
ti aggiungo se non ti dispiace...qui si avviano dibattiti che mi interessano..:-) complimenti per il blog.
 
LAFIGLIADELSARTO
LAFIGLIADELSARTO il 14/06/08 alle 02:52 via WEB
Ecco, è finita. Nemmeno questa volta ho avuto il tempo di portare qualcosa a compimento. Il mio sogno del circo, dieci anni; un bel ricordo. Questa sera è l'ultima col mio vecchio numero, e poi c'è anche Luna piena: la trapezista cade e si rompe l'osso del collo. Sta' zitta, zitta! Certo che non me lo ero immaginato così, l'addio al circo: l'ultima sera non viene mai nessuno, io vado su e giù come una gallina e poi farò di nuovo la cameriera. E allora merda! Spesso parlo da sola, ma è solo per imbarazzo, in momenti come questo, come adesso. Il tempo guarirà tutto, ma che succede se il tempo stesso è una malattia? Come se qualche volta ci si dovesse chinare per vivere ancora. Vivere, e basta uno sguardo. Il circo mi mancherà. E' buffo, non sento niente. E' la fine e non sento niente. Devo disabituarmi ad avere cattiva coscienza quando non sento niente. Come se il dolore non avesse un passato. Tutta la gente che ho conosciuto, che resta e che resterà nella mia memoria: finisce proprio quando sta per cominciare; era troppo bello per essere vero. Finalmente fuori, in città. Chi sono io, cosa sono diventata? La maggior parte del tempo sono troppo cosciente per essere triste. Ho aspettato per un'eternità che qualcuno mi dicesse una parola affettuosa. Qualcuno che dicesse: oggi ti amo tanto. Come sarebbe bello! Devo solo alzare la testa, e il mondo si apre ai miei occhi, mi sale nel cuore. Quando ero bambina volevo vivere su di un'isola. Una donna sola, potentemente sola. Sì, è così. E' tutto così vuoto, slegato. Il vuoto, l'angoscia. Angoscia, angoscia, angoscia. Come un animaletto che si è perso nel bosco. Chi sei tu? Non lo so più. So solo che non farò più la trapezista. Basta con il trapezio. Le decisioni improvvise, alle quali si crede. Sì, ma non piangere, veramente: l'ultima cosa da fare è mettersi a piangere. Succede così, dipende: non va mica sempre tutto come si vuole. Così vuoto, è tutto così vuoto. Che devo fare? Non pensare più a nulla, semplicemente esserci. Qui sono straniera, e tuttavia mi è tutto così familiare, e in ogni caso non ci si può perdere, si arriva sempre davanti a un muro. Aspetterò davanti ad un automatico e vedrò uscire fuori la foto di un altro viso. Così potrebbe cominciare una storia. Delle facce. Ho voglia di vedere facce. Forse troverò un posto come cameriera. Ho paura di tutto questo, ma è idiota. L'angoscia mi fa' male perché solo una parte di me ha l'angoscia, mentre l'altra non ci crede. E allora come devo vivere? Forse non è questo il problema, ma come devo pensare? So così poco. Forse è perché sono sempre così curiosa. Talvolta penso in modo così sbagliato perché penso come se parlassi contemporaneamente a qualcun altro. All'interno degli occhi chiusi, chiudere un'altra volta gli occhi, allora anche le pietre sono vive. Stare in mezzo ai colori. I colori, le luci al neon nel chiaro della sera, la metropolitana. Devo solo essere pronta, e tutti gli uomini del mondo mi guarderanno. Nostalgia, nostalgia di un'onda d'amore che salga dentro me. E' questo che mi rende sempre così incapace, l'assenza di piacere di amare.
 
 
lupopezzato
lupopezzato il 14/06/08 alle 13:09 via WEB
Penso sia corretto aggiungerci tratto dal testo cinematografico "Il cielo sopra Berlino" di Wim Wenders e più in particolare "Il monologo della trapezista". Ciao.
 
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