A Room of One's Own
This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!
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Post n°305 pubblicato il 08 Giugno 2008 da lilith_0404
John Brown giace nella tomba là nel pian Ero una ragazzina quando la cantavo, durante le vacanze in colonia, e nella mia testa di allora, John Brown e Martin Luther King, si confondevano uno con l’altro, campioni di una lotta che non avrebbe potuto essere più lontana da me e dal mio mondo, e forse proprio per questo avvolti da un alone di romanticismo. Qualche anno dopo, ai tempi del liceo, anche MalcomX si aggiunse al drappello di militanti made in USA nella lotta contro le discriminazioni, mentre film e libri continuavano a trasmettere l’immagine di una società in cui le legittime aspirazioni di integrazione sociale di una parte importante della popolazione si scontravano contro pregiudizi tanto radicati da essere codificati nelle leggi di numerosi Stati.. Qualcosa per altro deve essere cambiato negli ultimi tempi, senza troppo clamore, se un uomo come Obama ha potuto contendere e strappare a Hillary Clinton la nomination del Partito democratico per la corsa all’elezione alla più alta carica del paese.
Vero che esempi importanti del cambiamento li avevamo già avuti con Condoleeza Rice e con Colin Powell, ma da un punto di vista di immagine le cariche che loro hanno ricoperto non sono così ‘appariscenti’ come quella di ‘’Presidente degli Stati Uniti’’.
Perfino io che di politica non ne capisco quasi nulla , alla gara tra Hillary Clinton e Barach Obama mi sono appassionata, perché, da osservatrice esterna e senza avere alcuna nozione dei programmi proposti dai due contendenti sono stati solo i significati simbolici della sfida a catturarmi: una donna contro un uomo, ma , anche, una persona di colore contro una bianca.
E ora che Hillary Clinton ha riconosciuto ufficialmente la vittoria del suo avversario, mi appare ancora più carico di significati simbolici il confronto fra il candidato democratico e quello repubblicano, tra il giovane senatore afroamericano figlio di una antropologa che fu una pioniera del microcredito e l’anziano, anglosassone discendente di una famiglia di militari di carriera.
Per me che osservo la scena da lontano, è chiaramente uno scontro tra due visioni del mondo, e pensando alle ondate xenofobe di casa nostra, mi chiedo se davvero i pregiudizi razziali negli Stati Uniti siano così acqua passata da consentire a Obama di farcela
Stelle del cielo non piangete su John Brown,
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Su quanto invece, da 0 a 10, possa essere significativa al cambiamento degli americani l'eventuale vittoria di Obama nella corsa alla Casa Bianca penso ZERO.
Gli americani, quando hanno rieletto Bush per la seconda volta, hanno dimostrato quanta voglia hanno di cambiare.
Il colore del presidente? Come eleggere un papa nero. Sceneggiate. :o) Buona domenica Anna.
Su quello che l'elezione di Obama potrà comportare in termini di cambiamento per gli Americani, intanto aspetto di vedere se sarà eletto ( cosa che al momento non appare essere così scontata) e poi aspetto di vederlo all'opera: solo a quel punto sarà possibile, credo, esprimere un giudizio...
( hai ragione sulla ragazza del quadro, quella pettinatura é davvero infelice, ma appartiene ad un tempo che non é il nostro, e valutarla con i nostri canoni estetici forse non é del tutto corretto... :-)) )
(è una domanda retorica, ovvaimente:)
ci sono poi altre considerazioni da fare: una è quella di che polso della situazione americana abbiamo noi. sostanzialemente quello che ci viene trasmesso da giornali e tv. ed è ovvio che sia una visione addomesticata a uso di un pubblico estraneo alla vita politica interna ad un altro paese. quindi si creano grosse categorie, si semplifica, anche si "burattinizzano" i personaggi, si creano stereotipi per meglio attirare l'attenzione del lettore. (lo dico anche perché frequentando americani in modo abbastanza continuo per lavoro, capisco il "molto di più" rispetto a quello che è noto a noi europei.
e poi, purtroppo, dovremmo porci anche la domanda di quanto abbiamo noi stessi la temperatura di cosa sia l'umore e il convincimento della gente intesa come massa. ciascuno di noi forse percepisce o capisce quello che si pensa nel suo tipo di ambiente, nella sua cerchia più o meno ampia, all'interno del gruppo sociale cui si riferisce. da qui meraviglia e disillusione rispetto alla scelta delle urne. così è sempre stato anche dei miei amici americani: gente da ivy-league, sostanzialmente.:)
Non credo che gli statunitensi siano un popolo di beoti, piuttosto che occorra costantemente e ovunque mantenere viva la vigilanza perché la democrazia sia sempre sostanziale e non solo formale. Buona giornata :o)
Il contesto del discorso è politico e la mia affermazione è ovviamente intesa in "politicamente intelligente" e la motivazione è scritta là ovvero "hanno votato due volte due per Bush". Per colui che è stato considerato il peggior presidente della storia degli USA. Ora se quella è una democrazia – come molti ritengono – quel presidente non è altro che l’espressione di quel popolo sia nel voto che nelle volontà. Non capirei altrimenti come si possa – continuamente e secondo me, giustamente – dire che anche gli italiani sono politicamente stupidi visto che abbiamo ancora una volta il governo che abbiamo.
Lo stesso vale quando si parla di democrazia. Bisognerebbe non dimenticare che non c’è solo la democrazia interna ad un paese ma, anche se non espressa con un voto, esiste anche una democrazia internazionale. Far parte di un patto o di un apparato militare come quello della Nato non significa potersi sottrarre al diritto ritenendo di avere una sovranità anche su altri paesi. Non significa confondere il terrorismo con uno Stato. Ecco anche quando si parla di democrazia sarebbe meglio fare attenzione a non parlarne a vanvera. Dulcis in fundo, in tema di personaggi scomodi, è ipocrita fare gli schizzinosi su Ahmedinijad e poi stendere tappeti di velluto per la visita di Bush. Ciao ciao.
Aggiungo, quel Bush a cui srotoliamo tappeti di velluto leccati a nuovo per chi si è reso responsabile assieme ai suoi complici di una vergognosa aggressione militare che viene chiamata guerra, di aver fatto e di fare ricorso alla tortura e di detenere una certa quantità di ostaggi che vengono unanimemente considerati invece ‘prigionieri di guerra’. Tappeti di velluto ed onori civili, militari ed ecclesiastici in nome di una democrazia che si prostituisce in lungo e in largo ma che si appresta a sceneggiare a Pechino 2008 la sua verginità con quel dissenso politico esibito verso chi, guarda caso, non ha rispetto proprio dei diritti umani. Eheheh, siamo nel ridicolo più totale. Prepariamoci a non vedere alla cerimonia d’apertura delle Olimpiadi gli scimpanzé, i macachi e le bertucce di tante puttane democratiche. Puttane che boicotteranno però solo la cerimonia d’apertura ma non le gare sportive perché queste grandi e coerenti puttane democratiche oltre ai diritti umani difendono soprattutto i diritti televisivi. Eheheh, ciao.
(frequentiamo gli stessi americani?:)