A Room of One's Own
This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!
Messaggi del 14/12/2006
“ma dalle 4 alle 8 del mattino ci davamo dentro...e a volte il gioco si rompeva proprio in quel lasso di tempo...” Il commento di Magdalene57 al suo post n.800 mi riporta alla delusione di una mattina di tanti anni fa, quando il mappamondo che avevo appena trovato tra i vassoi di dolci e gli altri regali arrivati per i fratelli, nella luce ovattata e strana di quella mattina in cui ci si alzava molto più presto di quanto si fosse abituati a fare gli altri giorni, il mappamondo che tanto avevo desiderato e che non finivo di far girare e di osservare incantata, bellissimo ai miei occhi con la sua luce che si accendeva dentro a illuminarlo, non so come, ma mi cadde a terra e si ruppe. Santa Lucia era davvero una notte speciale, come racconta Magdalene, non solo per i bambini, ma per tutta la famiglia, ed era preparata e accompagnata da una serie di riti che contribuivano a creare l’attesa e l’incanto. La leggenda di Santa Lucia racconta che era stata accecata, ed è perciò che viene considerata protettrice della vista: quel giorno non si poteva mancare alla funzione che veniva celebrata in chiesa e che avrebbe messo per tutto l’anno a seguire i nostri occhi e la nostra vista sotto la protezione della Santa. Poi, la tradizione voleva che quella sera i ragazzi andassero in giro per le strade del paese a ‘sgùrà le cadene’ e a ‘sunà le tole’, cioè a lucidare le catene e a suonare tolle. Le catene erano quelle che una volta pendevano dalla cappa del camino e che servivano a reggere il paiolo in cui si cucinava la polenta. Annerite dalla fuliggine e dal fuoco, in quella sera dovevano essere trascinate per le strade fino a diventare lustre. Le tolle invece erano pentole di alluminio, o coperchi di pentole, che venivano battuti uno contro l’altro per far rumore. Ricordo come tendevamo l’orecchio, da dentro casa, aspettando di sentire lo strepito del gruppo dei ragazzi che passavano sotto le finestre, banditori che annunciavano il prossimo arrivo della santa con il suo asino carico di doni. Fuori dalla porta poi, doveva essere preparato un po’ di fieno e dell’acqua, perché l’asinello potesse rifocillarsi, e per ringraziare di questo gesto caritatevole Santa Lucia avrebbe lasciato in quella casa un dono per ciascun bambino. A creare l’incanto del tavolo su cui i regali erano disposti, erano soprattutto i vassoi con i dolci e la frutta. Le caramelle tradizionalmente erano quelle di zucchero, e la frutta secca in abbondanza, come ricorda Magdalene, ma soprattutto non potevano mancare i mandarini: il loro profumo è rimasto per me il profumo di Santa Lucia. click |
AREA PERSONALE
ULTIMI COMMENTI
LINK
- vento
- Marion
- la scatola di latta
- thanksgodisfriday
- nonsmettodisognare
- elastigirl
- Vi Di
- scatti
- Fajr
- Cloud
- Ossimora
- carpediem56
- ufo
- Scalza
- lorenza
- capitano
- nitida-mente
- Michela
- sorelle
- Voglioscendere
- diversamente occupati
Inviato da: MARIONeDAMIEL
il 24/04/2021 alle 22:24
Inviato da: cassetta2
il 27/07/2020 alle 15:44
Inviato da: occhiodivolpe2
il 03/04/2020 alle 08:30
Inviato da: occhiodivolpe2
il 28/04/2017 alle 11:18
Inviato da: occhiodivolpe2
il 21/04/2014 alle 08:49