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MILANO PIAZZA XXIV MAGGIO di Teresa Ramaioli

Post n°15112 pubblicato il 27 Agosto 2014 da dinobarili
 

MILANO

PIAZZA XXIV MAGGIO

di

Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 26/08/14 alle 13:44 via WEB
PIAZZA XXIV MAGGIO_ MILANO--Nella Piazza XXIV Maggio , a Milano, c'è una quercia è un albero storico, legato alla memoria dei soldati della Grande Guerra del 1915 e 1918. La quercia fu piantata, alla fine della Guerra, dall'ingegnere Giunio Capè, padre di Giuseppe Capè, giovane alpino sopravissuto alla Grande Guerra, per festeggiare il ritorno del figlio. Questa quercia rossa è considerata l'unico monumento arboreo milanese dedicato ad avvenimenti storici. La pianta, che è situata in una aiuola verde sul lato dei Navigli, ha una frattura longitudinale,le radici sono state contenute da un muretto per impedire la loro espansione, provocando una sofferenza al povero albero. L'albero è vissuto sino ad oggi e, i suoi rami si spingono sulla strada . Alcuni rami sono sostenuti da due piloni di ferro, ( non belli da vede) ma hanno permesso alla quercia di continuare a vivere. Da Milano,Ciao Teresa Ramaioli

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 27/08/14 alle 10:57 via WEB
PALAZZO BRERA -Nel cortile di Palazzo Brera c'è un’imponente scultura in bronzo (è alta quasi 3 metri e mezzo): Napoleone Bonaparte, immortalato da Antonio Canova . Canova (artista ufficiale della famiglia Bonaparte) tra il 1803 e il 1806 lavora a una scultura colossale in marmo di Napoleone. Preferisce ritrarlo in nudità eroica, come nei modelli dei principi ellenistici, con il significato allegorico di Marte pacificatore. Eugenio di Beauharnais, vicerè del Regno d’Italia, ne commissiona una replica in bronzo (1807) da esporre a Milano all’interno della Real Galleria di Brera, che si sarebbe dovuta inaugurare il giorno del 40° compleanno di Napoleone, il 15 di agosto del 1809. Il primo tentativo di fusione della statua fallì, così Beauharnais acquisì a Padova uno dei calchi in gesso (ne esistevano 5), lo stesso che si trova oggi in una delle Sale Napoleoniche della Pinacoteca . Stendhal disse di Canova che non aveva imitato i greci, ma aveva inventato una nuova bellezza, Napoleone non gradì questa interpretazione della sua figura e quando ricevette la statua marmorea a Parigi, nel 1810, impedì che venisse esposta al pubblico. Dopo la decisiva battaglia di Waterloo nel 1815, quella stessa statua venne acquistata dal governo inglese, per donarla a lord Wellington, vincitore di Napoleone (conservato ancora oggi alla Aspley House, a Londra). La copia bronzea realizzata a Roma ,fu terminata nel 1811, e l’anno seguente arrivò a Milano. Ma la fortuna di Napoleone era ormai cambiata. Si pensò di sistemare il monumento a Napoleone nel cortile del Palazzo del Senato, si propose poi di situarla nel primo cortile del Palazzo di Brera; il Ministero dell’Interno approvò la scelta, ma sia il bronzo che il gesso vennero dimenticati nei depositi . Da qui riemerse nel 1859, dopo la visita in città di Napoleone III, a conclusione della 2° guerra d’indipendenza italiana. La statua fu eretta su un basamento provvisorio nel cortile di Brera, e nel 1864 fu inaugurata con l’attuale basamento in granito e in marmo di Carrara ornato con aquile e festoni di bronzo.Ciao Teresa Ramaioli
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 27/08/14 alle 11:55 via WEB
IL CAVALLO DI LEONARDONel 1482 Leonardo lascia Firenze e si trasferisce a Milano, alla corte di Ludovico Sforza detto il Moro: ha trent'anni, è un artista affermato. Ci resterà fino al 1499. Prima di trasferirsi, l'artista aveva inviato al duca una lettera che è stata definita una vera e propria domanda d'assunzione. Una specie di curriculum, in cui si elencano tutte le sue abilità ordinate in dieci punti... nove dei quali sono usati per illustrare quanto sia bravo nell'ideare armi e macchine da guerra e solo uno, il decimo, presenta le sue qualità di artista. Un po' strano per un uomo che è stato considerato un pacifista. Infatti nei suoi scritti ha definito più volte la guerra una "pazzia bestialissima". C'è quindi chi pensa che nella lettera Leonardo abbia insistito sulle armi solo per far colpo sul duca, che in quegli anni turbolenti poteva considerare utile avere al suo servizio un esperto di macchine da guerra e strategia militare. La lettera fa parte del Codice Atlantico, conservato nella Biblioteca Ambrosiana di Milano. Nel 1482 Ludovico il Moro Duca di Milano, propose a Leonardo di costruire la più grande statua equestre del mondo: un monumento a suo padre Francesco, duca dal 1452 al 1466 (anno della sua morte), che era anche il fondatore della casata Sforza. L'impresa era colossale, non solo per le dimensioni previste della statua, ma anche per l'intento di scolpire un cavallo nell'atto di impennarsi ed abbattersi sul nemico. Leonardo studiò i dettagli del cavallo, realizzando disegni. Il monumento venne pensato di forme colossali, fino a quattro volte più grande del naturale. Un simile progetto rese necessario ridisegnare il cavallo al passo, ed entro il maggio 1491. Leonardo, con questo monumento, voleva realizzare un'opera superiore alle precedenti statue equestri, il cavallo doveva essere il più grande di tutti, superare i 7 metri di altezza. Il colossale modello in creta venne esposto, nel 1493, suscitando l'ammirazione di tutti. Tutto era pronto per realizzare l'opera, ma le 100 tonnellate di bronzo necessarie alla realizzazione del monumento non erano più disponibili, essendo state utilizzate per realizzare dei cannoni utili alla difesa del ducato d'Este dall'invasione dei francesi di Luigi XII. Leonardo abbandonò il progetto e partì da Milano. All'arrivo delle truppe francesi nella città lombarda nel 1499. Il modello lasciato nel Castello Sforzesco venne usato dai soltati come bersaglio per esercitare le balestre, frantumandolo e distruggendolo completamente. Nel 1977 Charles Dent si entusiasmò all'idea di realizzare dopo cinque secoli il sogno di Leonardo. Dopo più di quindici anni di impegno, riuscì a trovare i fondi. Alla morte di Dent il progetto stava per essere abbandonato, quando Frederik Meijer, proprietario di una catena di supermercati nel Michigan, si offrì di finanziare il progetto, purché si facessero due cavalli: uno per Milano e l'altro per i Meijer Gardens. Le sette parti in cui il cavallo era stato fuso arrivarono nel luglio del 1999 a Milano dove vennero saldate insieme. Il cavallo fu posto nel settembre 1999 all'ingresso dell'ippodromo di San Siro. Da Milano, ciao Teresa Ramaioli
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 27/08/14 alle 12:58 via WEB
PALAZZO DELLE STELLINE -MILANO ---Il Palazzo delle Stelline è situato a poca distanza dalla Chiesa di Santa Maria delle Grazie, uno dei monumenti milanesi più conosciuti ed apprezzati. Questo antico edificio, prende il nome dall’antico monastero delle suore Benedettine di Santa Maria della Stella che, trasformato più volte nei secoli, divenne orfanotrofio alla metà del Settecento. Nel tempo, del Palazzo se ne fece un altro uso. Trasferite le ragazze agli inizi degli anni Settanta, il complesso venne acquistato dal Comune di Milano. Oggi è una location di pregio per congressi, convegni, dibattiti, manifestazioni e anche corsi. La storia delle Stelline è legata alla storia dei Martinitt, un’istituzione di assistenza a orfani che risale addirittura al Cinquecento. San Gerolamo Emiliani, figlio di un senatore veneziano, dopo la propria liberazione dalla prigionia di guerra e in segno di riconoscenza verso la sorte, radunò gli orfani della città lagunare in una sua proprietà. Un milanese, Francesco Sforza, lo venne a sapere e gli offrì la possibilità di ospitare gli orfani presso l’oratorio di San Martino di Milano, in un palazzo nell’attuale via Manzoni. Quegli orfani vennero chiamati Martinitt, e ragazze Stellin (le Stelline). Nel 1788 divenne esclusivamente Orfanotrofio femminile, per volere di Francesco II. Le Stelline vi rimasero per tre secoli, fino a 1971. Durante il periodo bellico (1942-44) le due associazioni, Martinitt e Stelline si unirono per poi dividersi ancora, fino agli anni ’70, quando la sede di Via Pitteri (Martinitt) venne trasformata in comunità-alloggio e il Palazzo delle Stelline in sede di Congressi e Mostre. Da vedere il parco privato, di circa 5 mila metri quadrati, che la tradizione fa derivare dagli Orti di Leonardo, una vigna che Ludovico il Moro avrebbe donato all’artista in segno di riconoscimento per l’opera svolta al servizio del Ducato. Ciao Teresa Ramaioli
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