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LA MERIDIANA DEI FIORI di Teresa Ramaioli

Post n°23847 pubblicato il 01 Giugno 2016 da dinobarili
 

LA MERIDIANA DEI FIORI  di Teresa Ramaioli
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 31/05/16 alle 14:58 via WEB
IL BISCIONE DEI VISCONTI---leggenda- Subito dopo la morte di sant’Ambrogio, a Milano era comparso un drago. Abitava in una profonda caverna situata nel luogo in cui sorse poi la chiesa di San Dionigi. Si trattava di un punto allora disabitato, abbastanza lontano dalle mura della città. Eppure non passava giorno senza che qualche viandante non bagnasse il posto con il proprio sangue, prima del tramonto del sole. Inutilmente i milanesi più valorosi tentarono di uccidere il mostro: la sua ferocia aveva ragione di ogni ardire, ed i pochi temerari che avevano osato affrontarlo erano finiti divorati come tutte le altre vittime. Agli abitanti di Milano non restava altro da fare che chiudersi in casa, sperando in una liberazione che non veniva mai. Il commercio con le altre città cominciò a languire, la lista degli scomparsi si allungava a vista d’occhio, regnava il terrore. Un bel giorno, però, si fece avanti un tale Uberto Visconti, uso agli usberghi, seguace di Marte dio della guerra. Costui si vantò di essere in grado di vincere il drago, e partì alla volta della caverna dove il mostro era in procinto di divorare un bambino. Due giorni durò la lotta tra Uberto ed il drago. Al tramonto del secondo giorno, finalmente, i trepidanti milanesi videro comparire il Visconti: nella mano destra portava la testa del drago. Milano era libera. Quanto al mostro, fu effigiato – con un bambino tra le fauci – nell’insegna del suo uccisore. Un pittore poco abile lo dipinse simile ad una vipera: ed il biscione visconteo nacque così.Ciao Teresa Ramaioli

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 01/06/16 alle 19:20 via WEB
MILANO--CASCINA POZZOBONELLI--testimonianze del nostro passato. Testimonianze che spesso sono nascoste o si confondono con il contesto attuale come i resti della Cascina Pozzobonelli (o quel che ne rimane), resti visibili ma passando davanti, pochi si rendono conto di osservare una costruzione datata 1492, ( stesso anno in cui Cristoforo Colombo arrivò in America). La Cascina Pozzobonelli si trova in via Andrea Doria, a Milano. Non è tutte la cascina, ma solo una cappella rinascimentale, composta da un’edicola e da alcune campate del portico attiguo. In architettura si identifica con la parola “edicola” una piccola struttura per contenere, proteggere l’elemento di rilievo che conserva al suo interno (diminutivo di aedes che in latino significa “tempio”). Autore del progetto sembra sia Donato Bramante (architetto e pittore, 1444 – 1514) o ad allievi a lui vicini. Dello stesso artista pare che siano opera gli affreschi presenti all’interno del porticato e visibili anche dall’esterno della cancellata che separa la costruzione dalla strada. La cascina deve il suo nome alla famiglia di Gian Giacomo Pozzobonelli, che aveva edificato in quest’area la propria residenza suburbana; cinque secoli fa si era già abbondantemente fuori dai confini cittadini. La villa, di cui rimangono solo l’edicola e il porticato, era molto estesa, di pianta rettangolare attorno a due cortili con tre vasti saloni, mentre il portico originariamente era composto da dieci arcate. La proprietà cominiciò ad andare in rovina, con manomissioni varie, alla morte del cardinale Giuseppe Pozzobonelli avvenuta il 27 aprile del 1783. Il cardinale era noto per la sua abilità diplomatica nei rapporti tra Impero Austriaco e la Santa Sede. Una curiosità, sembra che Luca Beltrami (architetto e storico, 1854 – 1933), per lo studio relativo al restauro del Castello Sforzesco e per la costruzione della Torre del Filarete (inaugurata nel 1905), si avvalse proprio dei graffiti ritrovati all’interno dei resti della Cascina Pozzobonelli. Alcuni di questi raffiguravano il Castello Sforzesco nella sua forma originale con la Torre del Filarete, torre che fu edificata inizialmente nel 1452 circa da Filarete (architetto toscano) e che crollò a seguito di un’esplosione nel 1521. Ad essi si ispirò appunto Luca Beltrami. Ciao Teresa ramaioli
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 01/06/16 alle 19:20 via WEB
CASCATA DEL CARLONE --MONTE PENICE --PAVIA--I monaci locali vi sfruttavano le saline della fontana presso la Cascata termale del Carlone e usavano il laghetto termale sotto la cascata; il sale prodotto per evaporazione o per ebollizione era superiore per qualità a quello marino, data la presenza di numerosi minerali come lo iodio ed il magnesio; durante la peste che colpì la zona nel 1498 i monaci usavano la cosiddetta acqua miracolosa della sorgente salina e il laghetto termale per bagni, fanghi ed inalazioni come rimedio per il morbo, salvando gli abitanti della zona e tutti i pellegrini che passavano per Bobbio dalla Via Francigena(Via Romea), scendendo dal Monte Penice dopo aver visitato il Santuario e seguendo la mulattiera; da allora la località si chiamo in onore al Santo San Cristoforo e la parrocchia venne confermata come sede monacale autonoma e vi fu usanza da allora di portare la statua della Madonna dal Santuario del Monte Penice fino a San Cristoforo e poi a Bobbio. Ciao Teresa Ramaioli
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