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L'ALTARE DELLA PATRIA di Teresa Ramaioli

Post n°23881 pubblicato il 03 Giugno 2016 da dinobarili
 

L'ALTARE DELLA PATRIA  di Teresa Ramaioli

 
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 02/06/16 alle 18:45 via WEB
ALTARE DELLA PATRIA --ROMA--Il monumento a Vittorio Emanuele in Roma venne inaugurato, alla presenza della famiglia reale e dell’allora presidente del consiglio dei ministri Giovanni Giolitti, il 4 giugno 1911. Il più grande monumento nazionale, inaugurato in occasione del 50° dell’Unità d’Italia, celebrava “Il re galantuomo” morto il 9 gennaio 1878 e venne definito anche Vittoriano. La parte centrale del monumento, dove il 4 novembre 1921 venne creata la tomba del milite ignoto, assunse il nome di “Altare della patria”, che ben presto connotò l’intero monumento. La storia dell’Altare della patria è indissolubilmente legata a Brescia, e in particolare ai comuni di Botticino e Mazzano, sede delle cave da cui venne estratto il marmo utilizzato per il monumento, e di Rezzato sede delle imprese che fornirono al governo italiano il materiale lapideo. La prima proposta di legge per erigere un monumento nazionale a Vittorio Emanuele II venne approvata già nel 1878: l’iter venne seguito dall’allora ministro dell’Interno, il bresciano Giuseppe Zanardelli. Vennero banditi due concorsi di idee per la scelta del progetto: il primo, nel 1880, alimentò le proposte più bizzarre e stravaganti. Il secondo, nel 1882, si conclude il 28 giugno 1884 con la scelta del progetto del conte Giuseppe Sacconi (1854-1905), marchigiano. La posa della prima pietra avvenne il 22 marzo 1885. Il progetto dovette misurarsi con grossi problemi di natura statica, costruttiva, architettonica, e subì numerosi rimaneggiamenti, il più importante dei quali venne approvato il 4 giugno 1890. Tutto ciò dilatò i tempi di realizzazione e i costi del monumento, che finì per costare 30 milioni di lire rispetto ai 9 inizialmente previsti. Dopo la Roma degli imperatori e la Roma dei papi, la terza Roma – la capitale del nuovo stato unitario – ha trovato nel Vittoriano il monumento-simbolo capace di eguagliare, per ambizione e dimensioni, il Colosseo e San Pietro. L’apertura di via dei Fori imperiali, avvenuta il 28 marzo del 1933, ha fatto del Vittoriano il punto di snodo di parate, cortei, manifestazioni. L’Altare della patria in un secolo di vita è diventato il fulcro di celebrazioni pubbliche, scenografia universalmente nota, elemento dell’identità nazionale, icona dell’Italia. Ciao Teresa Ramaioli

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 03/06/16 alle 15:27 via WEB
IL BISCIONE DEI VISCONTI---3^ leggenda--- Era il 1323. I milanesi erano in guerra contro i fiorentini ed avevano stabilito a Pisa il loro accampamento. Loro capitàno era un altro Visconti, Azzone, nipote dell’arcivescovo Giovanni. Un giorno, stanco per una lunga marcia, Azzone decise di prendersi un po’ di riposo. Giunto in un bosco, scese da cavallo, si tolse l’elmo e si addormentò ai piedi di un albero. Una piccola vipera s’infilò nel cimiero abbandonato sull’erba, e li rimase – mezza intontita – a crogiolarsi al sole. Quando Azzone si svegliò e si rimise l’elmo, la vipera – invece di morderlo – riuscì a trovare un buco nella parte superiore del cimiero e di li spinse fuori la testa, sibilando. Il Visconti non perse la testa: si tolse l’elmo e lasciò che il rettile se ne andasse indisturbato nella sua insegna. E per far capire a tutti che non gli aveva fatto alcun male, volle raffigurarla con in bocca un bambino. E così rimase negli anni.Ciao Teresa Ramaioli
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 03/06/16 alle 15:29 via WEB
Il drago Tarantasio La leggenda narra che nella metà del IV sec., situato nell’area compresa tra Brembate e Cremona, vi era un lago conosciuto da tutti col nome di Gerundo. Questo vasto lago ospitava una possente e spaventosa creatura: il drago Tarantasio. Si narra che il mostro divorasse i bambini e che col suo pesante e pestilenziale fiato avvelenasse l’aria causando la febbre gialla. La gente reclamava a gran voce un eroe, qualcuno che potesse liberarli da quella angosciante e temibile presenza. Numerosi furono i tentativi di uccisione da parte di cavalieri e guerrieri, ma tutti si rivelarono vani. La svolta decisiva ci fu quando giunse in città Uberto Visconti che con coraggio affrontò e sconfisse il drago Tarantasio prima che quest’ultimo potesse ingoiare un fanciullo che aveva già bloccato tra le sue fauci. Uberto volle immortale la disfatta della creatura facendo riprodurre sul proprio scudo il noto biscione. IL LAGO GERUNDO------Il lago Gerundo era una grande distesa d’acqua la cui portata variava nei secoli a seconda delle opere di canalizzazione e di bonifica probabilmente effettuate già al tempo dei romani e nel medioevo, soprattutto dai monaci benedettini. Alimentato dalle piene dei fiumi Adda, Oglio, Lambro e Serio, era in parte una immensa palude inospitale e malsana ma, in alcune zone, ed in alcune epoche, era anche navigabile e pescoso. In seguito però alle invasioni barbariche ed alla caduta dell’impero romano, la zona diventò nuovamente soggetta a frequenti alluvioni causate dall’abbandono delle opere di bonifica. Il famoso Lago Gerundo si estendeva fin quasi ai confini della provincia di Milano. Cominciava a nord nei pressi di Brembate, scendeva a Vaprio, Cassano, Rivolta d’Adda, Lodi e giù fin quasi al Po tra Piacenza e Cremona.. Risalendo sulla riva destra cremonese e bergamasca, lambiva i territori di Soresina, Soncino, Romano e Caravaggio, poi su fino a Gera d’Adda per poi ritornare a Brembate. Nel bel mezzo della palude c’era l’isola Fulcheria (da Fulcherio capitano longobardo) con la città di Crema. Si hanno notizie del lago fin dall’epoca romana e, tra l’altro sulle sue rive, nel 218 a.c. ci passò pure Annibale Barca, il cartaginese che sconfisse i romani di Publio Cornellio Scipione nella battaglia del Trebbia a pochi chilometri da Piacenza. Per la cronaca Scipione, si prese poi la rivincita finale nel 202 a.c. nella battaglia di Zama, guadagnandosi l’appellativo di Africano, ma questa è un’altra storia… .Ciao Teresa Ramaioli
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