Astral Night Reverie

Ritorno alle Origini

Tutto sembrava andare per il meglio, ma ben presto un'ombra d'attesa venne a posarsi nei miei pensieri, mia sorella se ne accorse subito.
Francesca mi venne accanto sul divano rimbalzando lievemente sui cuscini "Si può sapere perché hai quella faccia?"
Afferrai un giornale a caso dal tavolino, come per nascondermi dai suoi occhi indagatori "Quale faccia?"
"Sembri preoccupato"
"Un po' di stress, tranquilla"
"Ale, il peggio è passato, ora senza virus nessuno potrà rubarti le idee e i clienti... e quell'arpia non potrà più varcare le porte della tua azienda"
Non era quello il motivo e mi resi conto che era stupido nasconderlo, decisi di confessarle tutto subito "Non è per quello, stamattina mi hanno chiamato dall'orfanotrofio"
Sorrise "Cosa vogliono? Hanno organizzato una sorta di raduno?"
"No, credo, hanno una cosa urgente e delicata da dirmi e possono comunicarmela solo di persona, hanno convocato anche mamma e papà. Devo tornare in Italia, stavo pensando di farlo questo week end, così mi tolgo il pensiero"
"Secondo te, di cosa si tratta?"
"Non ne ho idea"
"Può essere che i tuoi veri genitori vogliano conoscerti?"

Era una possibilità che mi turbava: ora che stavo bene, che vivevo una sorta di equilibrio perfetto, non volevo aggiungere un carico del genere alla mia vita; conoscere due nuove persone, farmele magari anche piacere, sentirmi dire i motivi del mio abbandono, magari avevano dei problemi che volevano caricarmi sulle spalle; la mia mente vagava tra tanti anfratti che mi facevano sentire angustiato. Avevo sempre rifiutato di pensare che ero nato da persone diverse da quelle che mi avevano cresciuto e volevo continuare, semplicemente, a farlo "Non credo sia possibile, quando si porta un bambino in orfanotrofio ci si separa per sempre, si tagliano per sempre tutti i legami"

"E se per un desiderio disperato loro volessero conoscerti? Magari per un errore di gioventù o perché erano stati obbligati ad abbandonarti..."
Fissai un punto indefinito fuori la finestra "Non lo so"
Lei seguì il mio guardo assente "Hai mai desiderato conoscerli?"
"No... e se davvero sono loro, mi farò spiegare le motivazioni del mio abbandono dal direttore dell'orfanotrofio e poi deciderò se incontrarli o meno"

***

Partii il venerdì sera successivo, Francesca mi aveva detto di voler venire con me, ma aveva dei colloqui ai quali non volevo assolutamente che rinunciasse.
L'incontro con il direttore era stato fissato per il tardo pomeriggio di sabato.

Un sentiero ghiaioso conduceva al cancello arrugginito della vecchia villa in cui avevo trascorso i primi anni della mia vita, di cui avevo frammentari ricordi.

Il piazzale era proprio come lo ricordavo, con un'aiuola al centro in cui crescevano rose. Saliti i gradini si giungeva al portone, che era diverso da come quando c'ero io: il ferro era stato ripulito dalla ruggine e il legno completamente sostituito. Anche gli interni erano stati ristrutturati, non era più una sorta di "casa delle torture" ma un luogo amorevole dove i bambini attendevano i futuri genitori; incrociai qualcuno di loro, erano in salute, sorridevano e ci salutavano allegri

Ci accolse una donna rubiconda e gioviale, sulla cinquantina, che, mentre ci conduceva nell'ufficio del direttore, prese al volo un cagnolino intimorito che stava scivolando da una poltrona.

Sì, tante cose erano cambiate: la direzione di prima non avrebbe speso un quattrino per rimettere a nuovo quel posto, ne ci avrebbe mai permesso di tenere animali; quella casa non era più tetra, ma piena di vita, gioia e speranza.

Sorridevo ad ogni passo che facevo; pensare che delle anime innocenti non avrebbero sofferto come me in quel limbo, mi donava un senso di serenità; in fondo, eravamo anime affini.

***

Lo studio del direttore era semplice, laddove c'erano stati mobili imponenti e datati, c'erano basilari arredi in legno chiaro che alleggerivano l'atmosfera.
Dopo i saluti e le strette di mano di circostanza, ci accomodammo. Ma il direttore non si decideva a parlare.

A mio padre non piaceva perdere tempo, sorrise al direttore "E' una settimana che siamo sulle spine, venga al punto, siamo molto curiosi"
"Avete ragione, ma non è facile comunicarvi questa cosa..."