E Volo volò in un cielo punteggiato di nuvole

Tutto è qui per te'. Fabio Volo incontra i suoi lettori

In cima alle classifiche di vendita da qualche settimana, e destinato a restarci almeno fino agli albori del nuovo anno, Fabio Volo non delude mai i suoi lettori. In verità non deluderebbe neppure il lettore più esigente se solo questi, accantonando i pregiudizi legati a critiche un po’ feroci che si susseguono da anni all’indirizzo del tuttofare bresciano, avesse la bontà di leggere Tutto è qui per te. Lo scettico occhialuto, tutti i lettori sono occhialuti dopo i trenta, non vi troverebbe la narrazione preconfezionata di una generazione, ma il racconto di più amori resi come solo la buona letteratura sa fare. E per convincersene, basta dare un’occhiata all’Intro:

«Sei già a Parigi?»

«Sono arrivato ieri.»

«Piove?»

«Non ancora.» Ho guardato fuori dalla finestra, il cielo era punteggiato di nuvole. «Questa mattina mentre mi facevo la barba ho capito una cosa.»

Aspettava che continuassi.

«Ho capito che in questi anni mi sei mancata. Mi sei mancata come persona, nella vita. Sai quante cazzate in meno avrei fatto?»

Ha riso. «È per questo che mi hai chiamata?»

«Il motivo è un altro. Domani mattina troverai un’auto sotto casa con un biglietto aereo per raggiungermi. Non devi pensare a niente, ho già pensato a tutto io.»

«Tu sei pazzo.»

§

Un’unica obiezione da lettrice attenta: come fa il cielo a essere “punteggiato di nuvole”? Capisco che dirlo punteggiato di stelle sarebbe stato banale ma, pure immaginando un cielo a pecorelle, non sarebbe stato comunque un azzardo assimilare gli ovini acquei a dei punti? Ovviamente, questa è la considerazione di una persona che non è a proprio agio con la trascendenza visionaria e che per contro ama mettere i puntini sulle i.