Liga, che mediano non è

√ Ligabue: "A un live di Battiato pensai magari faccio il cantante" - Rockol

Da uno che ha scritto canzoni bellissime come Certe notti e Una vita da mediano c’era da aspettarselo e infatti l’autobiografia di Ligabue, benché non meritevole di lode, a leggerla ti fa esclamare qua e là: però! Non sta a me recensirla giacché chi è interessato alla vita del Liga ne trarrà vantaggio scoprendola attraverso le sue parole; qui importa riportare per puro diletto un passaggio tratto da Una storia.

Il paese in cui sono nato, Correggio, ha un nome che non consentirà mai l’elezione di una miss. Una fetta di palude addomesticata con olio di gomito da gente testarda, sempre pronta a sfinirsi. La vanga e il sorriso facile. La nebbia con cui venire a patti. E grazie a quei patti trovare del buono anche in lei. Costretti a guardare meglio. Immaginando. Campi a perdita d’occhio, pioppi ogni due per tre e vigne fitte fitte, e poi aie, porcili, cascine, stalle, salumifici, cantine. Tutti puntini da unire per svelare la sagoma del quadro generale: una terra di cui potersi fidare. Terra grassa come l’accento da prendere su per una lingua a sé, fatta di parole create apposta per intendersi lì dove l’italiano non ce la fa. I lembi della coperta tirati ai lati da don Camillo e Peppone. Il maiale a mettere d’accordo tutti purché non se ne buttino mai nemmeno le setole. Terra liscia come un bigliardo, piallata così bene da nasconderti la fine; senza troppi intoppi per l’occhio se non, nei giorni più tersi, qualche spuntone collinare sul lato opposto al Po“.

Luciano Ligabue, Una storia

Il paese in cui sono nato, Correggio, ha un nome che non consentirà mai l’elezione di una miss“. L’irriverenza priva di volgarità è un particolare di non poco conto.

La mia meravigliosa libreria

petra fumetto

Quindici anni fa, Petra Hartlieb e suo marito Oliver andarono in vacanza a Vienna, ospiti di amici; seppero di una libreria in vendita per fallimento e fecero un’offerta, aggiudicandosi il bene. Da allora, grazie all’entusiasmo che nasce dall’amore viscerale per i libri, non si sono più fermati e Petra, nella prima vita giornalista free lance, si è poi scoperta scrittrice. La storia della sua avventura come imprenditrice, dei piccoli e grandi successi e della casa al piano superiore della libreria raggiungibile con una scala a chiocciola che “quando i bambini scorrazzano nell’appartamento o pestano sul vecchio pianoforte, l’esperienza viene in parte condivisa anche dai clienti“, è raccontata nel libro autobiografico La mia meravigliosa libreria. Una favola non priva di timori legati alla concorrenza di Amazon e a qualche vendita andata male. Ma Petra si dice soddisfatta, anzi felice. E noi con lei.

Nell’oggi cammina già il domani, scriveva Coleridge, ed è forse per questo – per il modo in cui scorgere nel passato la traccia del presente generata dal vuoto davanti a noi – che da umani proviamo una sottile soddisfazione quando le nostre opere anticipano il futuro. Sono stati tanti gli autori e i libri a cui è stata riconosciuta una simile virtù: si pensi alla scoperta delle due lune di Marte nei Viaggi di Gulliver di Swift o al sommergibile anticipato da Ventimila leghe sotto i mari di Verne…” […]

“Ma ridurre a tutto questo la capacità della letteratura di scrivere il domani, non sarebbe forse sminuirla? […]

“No, alla letteratura si può e si deve concedere molto, molto più credito. Si può partire da Amleto, che con le sue ansie – e, di fatto, con il suo chiamarsi fuori dall’azione, come mai avrebbe fatto un eroe, o almeno ciò che fin lì avevamo chiamato con tale nome – ha anticipato l’uomo moderno. Non male come divinazione, questa. E l’uomo contemporaneo? Ecco che tra il Marcel della Recherche e il Leopold Bloom dell’Ulisse di Joyce si è formato un modello di umano psicoanalitico e polisemico, in costante sdoppiamento, calato in un flusso comunicativo caotico e permanente. Un uomo destinato poi a confrontarsi con una società dove il significato di un numero sempre crescente di cose gli sarebbe sfuggito…Proprio come quella anticipata da Kafka.

Vanni Santoni

Al libro s’addice la notte e una finestra da cui indagare una fuga di tetti. Condizione di piacere diffuso, prossima alla beatitudine.