Bavencio nel trattamento di mantenimento in prima linea del carcinoma uroteliale localmente avanzato o metastatico senza progressione dopo chemioterapia a base di Platino
Carcinoma uroteliale – Bavencio può essere utilizzato dai pazienti in cui il tumore si è stabilizzato dopo la chemioterapia: aumenta l’aspettativa di vita, in media, di 8.8 mesi
Avelumab ( Bavencio ) è un farmaco immunoterapico anti-PD-L1 che nelle sperimentazioni cliniche ha dimostrato di aumentare in media la sopravvivenza globale di 8.8 mesi.
Bavencio trova indicazione nel trattamento di mantenimento in prima linea di pazienti adulti affetti da carcinoma uroteliale localmente avanzato o metastatico senza progressione dopo una chemioterapia a base di Platino.
Fino ad ora, il trattamento standard di prima linea del carcinoma uroteliale in stadio avanzato era caratterizzato dalla sola chemioterapia a base di derivati del Platino, generalmente per un massimo di 6 cicli.
I pazienti con tumori uroteliali mediamente sono molto anziani e affetti da molte patologie. Fino a 2 anni fa era già un successo iniziare una chemioterapia perché molte volte le condizioni generali dei pazienti non permettevano di effettuare il trattamento.
Avelumab permette di mantenere il risultato raggiunto dalla prima linea di chemioterapia, ritardare la progressione e, infine, l’evoluzione della malattia.
Avelumab è un anticorpo monoclonale che si lega alla proteina checkpoint PD-L1, un target specifico che permette ad alcune cellule tumorali di eludere l’attività del sistema immunitario. Il farmaco inattiva PD-L1, presente sulla superficie delle cellule tumorali, bloccando questo effetto protettivo e consentendo al sistema immunitario di combattere il tumore.
L’efficacia di Avelumab è stata dimostrata nello studio JAVELIN Bladder 100. <br>
L’ultimo aggiornamento dello studio, presentato ad ASCO-GU 2022, si riferiva a a un follow-up mediano di 38 mesi: i pazienti trattati con Avelumab assieme alla più efficace terapia di supporto presentavano una sopravvivenza globale di 23.8 mesi nel setting di mantenimento di prima linea, rispetto ad una sopravvivenza globale mediana di 15.0 mesi nei casi trattati con la sola migliore terapia di supporto. Una differenza di 8.8 mesi.
Il tumore della vescica è una malattia che interessa 313.600 persone in Italia ( di cui l’80% uomini ). In oltre il 90% dei casi il tumore origina dall’urotelio, ossia l’epitelio che riveste la vescica, ma anche altri organi dell’apparato urinario come la pelvi renale, l’uretere e l’uretra, e viene quindi definito, più genericamente, carcinoma uroteliale.
Nel 2021 questa neoplasia è stata diagnosticata in 25.500 persone e ha causato oltre 6.000 decessi.
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