New York Times: il virus SARS-CoV-2 nato nel Laboratorio di Wuhan in un Progetto di “guadagno di funzione” finanziato dagli Stati Uniti

Wuhan virology

 

NEW YORK TIMES: IL VIRUS SARS-CoV-2 NATO NEL LABORATORIO Di WUHAN IN CINA CON IL FINANZIAMENTO DEGLI STATI UNITI – IL VIRUS ERA STATO MANIPOLATO ( GUADAGNO DI FUNZIONE ) PER AVERE COME TARGET GLI ESSERI UMANI ( recettore Ace )

IL VIRUS E’ ANCORA PRESENTE, SEPPUR IN VARIANTI MENO AGGRESSIVE IN ACUTO, MA FORSE RISCHIOSE NEL CRONICO

Il New York Times ha rilanciato l’ipotesi che il virus SARS-CoV-2 sia stato creato in laboratorio. E ripropone l’ipotesi che il laboratorio di Wuhan abbia creato il virus nell’ambito di un progetto di ricerca a cui hanno collaborato organizzazioni americane finanziate dal governo degli Stati Uniti. Come tre anni fa ad affermarlo è la biologa molecolare canadese Alina Chan, che lavora al Massachusetts Institute of Technology ( Mit ) e ad Harvard e ha scritto il libro Viral: The Search for the Origin of Covid-19. Chan sostiene che una mole crescente di prove fa pensare che il virus sia “fuoriuscito da un laboratorio di ricerca di Wuhan, in Cina. Se così fosse si tratterebbe dell’incidente più dannoso nella storia della scienza”.

La tesi – I punti sono sempre gli stessi: la pandemia è iniziata a Wuhan, dove si trovava il più importante laboratorio di ricerca sui virus simili a SARS; il laboratorio di Wuhan avreva una collaborazione con EcoHealth Alliance ( un’organizzazione scientifica americana che è stata finanziata con 80 milioni di dollari dal governo degli Stati Uniti ) ed era stato elaborato un progetto di ricerca in cui si progettavano virus. C’è la questione della proteina Spike – l’arpione perfetto – per infettare l’uomo. L’inedita presenza dei Furin cleavage sites, considerate le “forbici” per tagliare la proteina Spike che poi infetta le cellule. I bassi livelli di sicurezza del laboratorio di Wuhan. Dall’altra parte della barricata la mancanza di dati grezzi e certi, mai forniti dalla Cina.

Chan non è l’unica, a pensare che il coronavirus responsabile della pandemia di Covid-19 sia sfuggito dal laboratorio dell’Istituto di Virologia di Wuhan dove sarebbe stato manipolato con la tecnica del gain of function, ovvero delle modificazioni genetiche che permettono l’acquisizione di capacità che l’agente non ha o avrebbe avuto. La comunità scientifica in generale ha prima fortemente sostenuto la natura assolutamente naturale del virus, poi anche in virtù di una richiesta di indagine dell’amministrazione Biden ai servizi segreti, ha innescato la richiesta di un dibattito.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/06/04/covid-fauci-sentito-al-congresso-sulle-origini-del-virus-e-il-nyt-rilancia-le-accuse-della-biologa-chan-nato-in-laboratorio/7574332/

 

Le principali prove indicate da Chan, biologa molecolare che lavora al Massachusetts Institute of Technology ( Mit ) e ad Harvard:

1. La pandemia è iniziata a Wuhan, dove si trovava il più importante laboratorio di ricerca sui virus simili alla Sars. Virus simili a quello del Covid sono stati trovati in una miniera nella provincia Yunnan e in una caverna del Laos, ma mentre non ci sono prove che questi virus abbiano circolato negli esseri umani in quelle zone o in altre città cinesi prima dei contagi avvenuti a Wuhan, è noto che il laboratorio di Wuhan lavorava su campioni di questi virus prelevati nello Yunnan.

2. Nel 2018 il laboratorio di Wuhan, in collaborazione con EcoHealth Alliance (un’organizzazione scientifica americana che è stata finanziata con 80 milioni di dollari dal governo degli Stati Uniti) e l’epidemiologo dell’Università del North Carolina Ralph Baric, aveva elaborato un progetto di ricerca, chiamato Defuse, in cui progettava di creare virus simili al Sars-Cov-2. In particolare suggeriva di costruire in laboratorio virus con un tipo di proteina spike (l’«arpione» che permette al virus di entrare nel corpo umano e di risultare particolarmente infettivo) molto rara che viene tagliata dall’enzima cellulare furina e finora è stata riscontrata solo nel virus del Covid (e in nessun altro virus in natura).

Chan sottolinea la peculiarità che: «Un virus simile alla Sars mai visto prima, con un sito di scissione della furina di recente introduzione, corrispondente alla descrizione contenuta nella proposta Defuse dell’istituto di Wuhan, ha causato un’epidemia a Wuhan meno di due anni dopo la stesura della proposta». Per altro non è noto su quali virus abbia effettivamente lavorato il laboratorio di Wuhan: il database con 22 mila campioni di questi tipi di virus pubblicato nel 2019 è stato chiuso nell’autunno di quell’anno senza che i collaboratori statunitensi di Wuhan potessero accedervi. Non solo: quando gli scienziati di Wuhan hanno pubblicato il loro fondamentale documento sul Covid all’inizio della pandemia non hanno fatto menzione della sua particolare proteina spike con il taglio della furina, nonostante fosse una caratteristica che stavano già studiando da tempo: una circostanza anomala per la scienza e particolarmente sospetta secondo Chan.

3. I livelli di sicurezza del laboratorio di Wuhan (cioè le misure per evitare il rilascio accidentale di virus) erano molto più bassi di quelli richiesti dagli standard di sicurezza delle strutture di ricerca americane. Anche da quelle che collaboravano con Wuhan. Il professor Baric aveva commentato una delle prime bozze del progetto Defuse specificando che i livelli di sicurezza previsti per le sperimentazioni erano troppo basse.

4. Non ci sono prove sostanziali per dire che lo spill-over, cioè il contagio da un’altra specie animale all’uomo, sia avvenuto in un mercato di Wuhan, come sostenuto dai cinesi. «Questo pregiudizio nella ricerca dei primi casi ha fatto sì che i casi non collegati al mercato o situati lontano da esso siano stati molto probabilmente ignorati. A peggiorare le cose, le autorità cinesi hanno bloccato la segnalazione dei primi casi non collegati al mercato e, adducendo precauzioni di biosicurezza, hanno ordinato la distruzione dei campioni dei pazienti il 3 gennaio 2020, rendendo quasi impossibile avere un quadro completo dei primi casi di Covid-19. Le informazioni su decine di primi casi di novembre e dicembre 2019 rimangono inaccessibili» scrive Chan, secondo cui l’epidemia al mercato di Wuhan è arrivata dopo che il virus era sfuggito dal laboratorio. Anche perché tutti gli animali contagiati dal Covid di cui si ha notizia lo hanno preso da esseri umani, e non viceversa.

Tutto questo fa pensare che l’ipotesi di un virus costruito in laboratorio sia la più probabile. Chan chiede che gli Stati Uniti la indaghino in maniera approfondita. E sottolinea un aspetto particolarmente inquietante: «Che la pandemia sia iniziata su un banco di laboratorio o in una bancarella del mercato, è innegabile che i finanziamenti federali statunitensi abbiano contribuito a creare una collezione senza precedenti di virus simili alla Sars presso l’istituto di Wuhan, oltre a contribuire alla ricerca che li ha potenziati». Di fatto è una circostanza riconosciuta anche dal governo americano, visto che l’amministrazione Biden a maggio ha annullato tutti i finanziamenti presenti e futuri a EcoHealth, proprio per gli esperimenti troppo rischiosi condotti a Wuhan. Ora è essenziale, conclude Chan, che gli Stati Uniti si impegnino per evitare che venga fatta ricerca — anche all’estero — in modo così pericoloso e che vengano riconosciute le eventuali responsabilità all’origine della pandemia. Solo così è possibile evitare che si ripeta.

Fonte: https://www.corriere.it/esteri/24_giugno_04/il-covid-il-laboratorio-di-wuhan-e-le-accuse-del-new-york-times-sulle-responsabilita-americane-4787f526-142f-45d1-9126-be4f9c0ddxlk.shtml?refresh_ce

EMA: molte controindicazioni per l’antivirale Paxlovid nella infezione da SARS-CoV-2

Paxlovid.2Molti pazienti non potranno assumere l’antivirale Paxlovid

Paxlovid, il cui principio attivo è Nirmatrelvir, è un antivirale che si assume per bocca, è in grado di abbattere fortemente il rischio di ricovero in ospedale per infezione da virus SARS-CoV-2. Paxlovid è un inibitore della proteasi e ha un’efficacia dell’89% se somministrato entro i primi 3, massimo 5 giorni, nella progressione della malattia grave.

Paxlovid trova impiego nelle prime fasi del COVID negli adulti che non richiedono Ossigeno supplementare e che sono a maggior rischio di progressione verso la forma grave.

L’Agenzia regolatoria europea, EMA ( European Medicines Agency ) ha raccomandato di somministrare Paxlovid il prima possibile dopo la diagnosi ed entro 5 giorni dall’inizio dei sintomi.

Paxlovid è il secondo farmaco antivirale ad arrivare sul mercato contro il COVID. Il primo antivirale Lagevrio, il cui principio attivo è Molnupiravir, ha mostrato una ridotta efficacia, facendo sorgere dubbi sul suo impiego.

Paxlovid può essere prescritto dai medici come trattamento domiciliare ai pazienti ad alto rischio al primo segno di infezione, aiutandoli potenzialmente a evitare malattie gravi che possono portare al ricovero in ospedale o persino alla morte.

Le varianti, attualmente in circolazione, possono essere resistenti ai trattamenti incentrati sulla proteina Spike presente sulla superficie del virus SARS-CoV-2, a causa delle mutazioni, e alla vaccinazione. Paxlovid agisce a livello intracellulare sulla proteasi del virus SARS-CoV-2 inibendo la replicazione virale, e pertanto non dovrebbe essere sensibile alle mutazioni.

Non tutti i pazienti potranno assumere l’antivirale Paxlovid

Paxlovid è stato testato solo sugli adulti, quindi non è previsto l’uso nei bambini.

Insufficienza renale: Non è necessario alcun aggiustamento della dose nei pazienti con compromissione renale lieve ( velocità di filtrazione glomerulare stimata: eGFR da ≥ 60 a < 90 ml/min). Nei pazienti con compromissione renale moderata ( eGFR da ≥ 30 a < 60 ml/min ), invece, la dose di Paxlovid deve essere ridotta per evitare la sovraesposizione. Paxlovid non deve essere utilizzato nei pazienti con insufficienza renale grave ( eGFR < 30 ml/min, compresi i pazienti con malattia renale allo stadio terminale – ESRD – in emodialisi ).

Insufficienza epatica: Non è necessario alcun aggiustamento della dose di Paxlovid per i pazienti con compromissione epatica lieve ( Classe A di Child-Pugh ) o moderata ( Child-Pugh Classe B ). L’antivirale non deve invece essere utilizzato nei pazienti con grave insufficienza epatica.

Terapia concomitante con regime contenente Ritonavir o Cobicistat: Non è necessario alcun aggiustamento della dose di Paxlovid per i pazienti sieropositivi all’Hiv o all’infezione da virus dell’epatite C ( HCV ) che stanno ricevendo Ritonavir o Cobicistat.

Controindicazioni: Paxlovid è controindicato in caso di : ipersensibilità ai principi attivi o a uno qualsiasi degli eccipienti; medicinali che sono potenti induttori di CYP3A.

Avvertenze speciali e precauzioni d’uso: Il rischio di reazioni avverse gravi dovute alle interazioni con altri medicinali può essere dovuto alla somministrazione di Paxlovid a pazienti che ricevono medicinali che inibiscono o inducono il citocromo CYP3A. Queste interazioni possono portare a: reazioni avverse clinicamente significative, potenzialmente gravi, pericolose per la vita o fatali; eventi da maggiori esposizioni di medicinali concomitanti; reazioni avverse clinicamente significative dovute a maggiori esposizioni di Paxlovid; perdita dell’effetto terapeutico di Paxlovid e possibile sviluppo di resistenza virale.

Paxlovid non può essere iniziato immediatamente dopo l’interruzione di uno qualsiasi dei seguenti medicinali ( i farmaci elencati di seguito non sono comunque da considerarsi un elenco completo ):

A) – antagonista dei recettori alfa1-adrenergici: Alfuzosina

B) – analgesici: Petidina, Piroxicam, Propossifene

C) – antianginoso: Ranolazina

D) – antitumorali: Neratinib, Venetoclax

E) – antiaritmici: Amiodarone, Bepridil, Dronedarone, Encainide, Flecainide, Propafenone, Chinidina

F) – antibiotici: Acido Fusidico, Rifampicina

G) – anticonvulsivanti: Carbamazepina, Fenobarbital, Fenitoina

H) – anti-gotta: Colchicina

I) – antistaminici: Astemizolo, Terfenadina

L) – antipsicotici / neurolettici: Lurasidone, Pimozide, Clozapina, Quetiapina

M) – derivati dell’ergot: Diidroergotamina, Ergonovina, Ergotamina, Metilergonovina

N) – agenti per la motilità gastrointestinale: Cisapride

O) – prodotti erboristici: Erba di San Giovanni ( Hypericum perforatum )

P) – agenti modificatori dei lipidi: Inibitori della HMG Co-A reduttasi: Lovastatina, Simvastatina; Inibitore della proteina di trasferimento dei trigliceridi microsomiali ( MTTP ): Lomitapide; inibitore della PDE5: Avanafil, Sildenafil, Vardenafil

R) – sedativi / ipnotici: Clorazepato, Diazepam, Estazolam, Flurazepam, Midazolam orale e Triazolam

Fonte: EMA

 

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Aggiornamento in Virologia: Sotrovimab

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Anticorpi monoclonali anti-COVID: reazioni avverse di Sotrovimab

Sotrovimab ( Xevudy ) è un anticorpo monoclonale IgG1 che si lega ad un epitopo altamente conservato della proteina spike nel sito di legame del recettore del SARS-CoV-2, e trova indicazione nel trattamento di adulti e di adolescenti, affetti da COVID, che non necessitano di ossigenoterapia supplementare.
Le reazioni avverse più comuni osservate dopo somministrazione di Sotrovimab sono state le reazioni di ipersensibilità ( 2% ) e le reazioni correlate all’infusione ( 1% ).
La reazione avversa più grave è stata l’anafilassi ( 0.05% ).
Le reazioni avverse sono state suddivise in base alla classificazione per sistemi e organi e alla frequenza. Le frequenze sono definite nel seguente modo: molto comune ( maggiore o uguale a 1/10 ); comune ( maggiore o uguale a 1/100, minore di 1/10 ); non-comune ( maggiore o uguale a 1/1.000, minore di 1/100 ); raro ( maggiore o uguale a 1/10.000, minore di 1/1.000 ); molto raro ( minore di 1/10.000 ). …..

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Baricitinib riduce la mortalità del 13% nei pazienti ricoverati per forma grave di COVID

Olumiant

Uno studio clinico che ha coinvolto in Gran Bretagna oltre 8000 pazienti ha dimostrato che Baricitinib ( Olumiant ), un farmaco antinfiammatorio normalmente impiegato nell’artrite reumatoide, ha ridotto del 13% la mortalità dei pazienti con forma grave di COVID.

Baricitinib è il terzo trattamento in grado di ridurre la mortalità tra i pazienti ricoverati affetti da forma grave di COVID, come dimostrato dai dati dello studio RECOVERY, realizzato su quasi 47000 volontari dall’Università di Oxford.

Già nel 2020, il Desametasone, un corticosteroide, era in grado di ridurre di un terzo il rischio di mortalità nei pazienti COVID più gravi.

Nel 2021 la sperimentazione aveva mostrato che la mortalità diminuiva fino al 50% se al Desametasone veniva aggiunto Tocilizumab ( RoActemra ), un anticorpo monoclonale che trova impiego nell’artrite reumatoide.
Baricitinib è un inibitore selettivo e reversibile delle proteine Janus chinasi ( JAK1 e JAK2 ), enzimi intracellulari coinvolti nella trasmissione del segnale di citochine e fattori di crescita, che agisce riducendo l’eccessiva risposta infiammatoria.

I pazienti nello studio hanno anche assunto altri farmaci, come il Desametasone.

Altri studi randomizzati di dimensioni più ridotte avevano già concluso che l’uso di Baricitinib fosse associato a una riduzione del rischio di morte per COVID.

Alcune di queste analisi avevano però coinvolto solo pazienti che non avevano ricevuto altri farmaci diretti al sistema immunitario, mentre lo studio RECOVERY ha confrontato 4.148 pazienti adulti ricoverati per COVID che avevano ricevuto altri farmaci, oltre a Baricitinib; il gruppo controllo era rappresentato da 4008 pazienti ricoverati per COVID sottoposti solo a trattamento standard.

Tra i pazienti che hanno assunto Baricitinib, 513 persone ( 12% ) sono decedute entro 28 giorni dalla randomizzazione contro 546 decessi ( 14% ) nel gruppo controllo, con una riduzione della mortalità pari al 13%.

 

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Israele: il Governo ha deciso da domenica di abolire il Green Pass per la maggior parte dei luoghi di intrattenimento sia per i vaccinati che per i non-vaccinati

Israel

Il Governo israeliano ha deciso di abolire il Green Pass per la maggior parte dei luoghi di intrattenimento, tra cui hotel, ristoranti, palestre e cinema, rimuovendo le barriere all’ingresso per i non-vaccinati.

La nuova politica entrerà in vigore domenica e lascerà in vigore il Green pass solo per eventi ad alto rischio di infezione, come matrimoni e grandi feste.

Il Governo ha anche deciso di eliminare l’obbligo di presentare un test molecolare ( PCR ) per uscire dal Paese. I passeggeri in arrivo, tuttavia, dovranno comunque presentare un test negativo.

A seguito delle raccomandazioni del Ministero della Salute, il Governo ha ulteriormente cancellato la data di scadenza dei Green Pass per chiunque abbia ricevuto una terza o quarta dose di vaccino ( validità a tempo indeterminato ).

Per le persone che hanno avuto solo due dosi, o che sono guarite dal virus ma non sono vaccinate, il Green Pass sarà valido per soli quattro mesi dalla data della seconda dose o della guarigione.

Coloro che non sono completamente vaccinati e che lavorano nei settori dell’istruzione, della salute e del welfare saranno comunque tenuti a sottoporsi a test bisettimanali.

Fonte: Haaretz LINK: https://www.haaretz.com/israel-news/infection-rate-keeps-falling-as-covid-cabinet-set-to-debate-green-pass-scheme-1.10581685

 

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Paxlovid, l’antivirale di Pfizer anti-COVID: alta efficacia, assunzione per bocca per 5 giorni, niente ricovero ospedaliero

Paxlovid.2

L’antivirale di Pfizer, Paxlovid, ha appena ricevuto un parere positivo da parte del Comitato scientifico di EMA ( Agenzia europea per i medicinali )

Si ritiene che Paxlovid funzionerà anche contro la variante Omicron. In base a esperimenti di laboratorio condotti da Pfizer il farmaco sembra essere in grado di attaccare una proteina chiave della variante Omicron.

Il vantaggio sui monoclonali è che Paxlovid è una molecola che si assume per via orale, quindi a domicilio.

Nirmatrelvir, il principio attivo di Paxlovid, si lega alla proteasi principale del virus ( Mpro ), enzima specifico di SARS-CoV-2 necessario per la replicazione del virus. La proteasi, bersaglio del farmaco, è un enzima estremamente conservato.

Paxlovid contiene, anche, Ritonavir che serve a rallentare il metabolismo di azione di Nirmatrelvir, mantenendo in circolazione nell’organismo concentrazioni più elevate del farmaco.

L’inibizione di Mpro rende il virus incapace di replicarsi; nel meccanismo di inibizione non è coinvolto il sistema immunitario dell’ospite. .

Le analisi condotte da Pfizer su oltre 2200 volontari non-vaccinati ad alto rischio di malattia grave hanno confermato gli studi iniziali con numeri più limitati pubblicati in precedenza.

Paxlovid ha dimostrato di ridurre la necessità di ricovero negli adulti ad alto rischio con COVID-19 dell’89% se il trattamento viene somministrato entro 3 giorni dall’insorgenza dei sintomi e dell’88% se somministrato entro 5 giorni.

Solo lo 0.7% dei pazienti trattati con Paxlovid è stato ricoverato in ospedale entro 28 giorni dall’inizio dello studio e nessuno è morto. Al contrario, il 6.5% dei pazienti che hanno ricevuto un placebo è stato ricoverato in ospedale o è deceduto.

Pfizer ha anche rilasciato dati preliminari da uno studio separato che ha esaminato le persone con un rischio inferiore di malattia grave da COVID.

Nello studio sono state coinvolte persone vaccinate portatrici di un fattore di rischio per malattie gravi, nonché pazienti non-vaccinati senza fattori di rischio. Tra questo gruppo di 662 volontari, Paxlovid ha ridotto il rischio di ospedalizzazione e morte del 70%.

I due studi hanno anche valutato la carica virale, ridotta di oltre 10 volte nei pazienti trattati con Paxlovid; questo potrebbe aiutare a ridurre la trasmissione tra le persone infette.

Paxlovid deve essere assunto per 5 giorni: 2 compresse da 150 mg di Nirmatrelvir due volte al giorno e una al giorno da 100 mg di Ritonavir per un totale di 25 pillole.

Nirmatrelvir non viene assunto da solo ma è accompagnato da Ritonavir a basso dosaggio, un altro inibitore della proteasi virale utilizzato per il virus HIV, ma che viene impiegato in questo caso per aumentare i livelli ematici di Nirmatrelvir, senza alcun effetto antivirale.

Fonte: Pfizer

 

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Anche i virologi … si infettano. Massimo Galli è stato contagiato dalla variante Omicron nonostante sia vaccinato con 3 dosi

Galli

Omicron è un “virus” diverso, ha dichiarato il Prof Massimo Galli, ex-primario dell’Ospedale Sacco di Milano, infettato nonostante si sia sottoposto a 3 dosi di vaccino

La variante ha 32 mutazioni sulla proteina spike, quindi gli anticorpi dei vaccini disegnati sul virus di Wuhan, non riescono a debellare l’infezione.

Sarebbe necessaria una versione aggiornata dei vaccini anti-spike della nuova variante.

Pfizer – BioNTech e Moderna hanno già comunicato che stanno ridisegnando i propri vaccini, e saranno pronti tra qualche mese.

Tuttavia, rimane il dubbio sull’impiego di questi vaccini al termine dell’ondata, e sulla durata dell’effetto. Di norma i vaccini diretti contro le infezioni delle vie respiratorie vengono somministrati nel periodo autunnale.

Galli ha dichiarato di avere un’alta carica virale. ” Sembra ironico che dopo aver avuto due anni di attività intensa – ha commentato – avendo visto malati per mesi ogni giorno, in situazioni talvolta non del tutto di contenimento e sicurezza, non mi sia beccato mai niente e mi sono beccato questa cosa qua da pensionato “.

Il contagio sarebbe avvenuto nei giorni attorno al 31 dicembre. Galli, vaccinato con 3 dosi, si trova alle prese con la variante Omicron: ” Sto discretamente bene, ma sono stato una schifezza. Per i vecchiotti come me non è proprio una passeggiata “. Il medico ha raccontato: ” Nel periodo tra Natale e Capodanno gli unici pazienti che ho sentito sono stati per mail o per telefono, ho visto poche persone a livello conviviale, senza mascherina, ma mai tutte insieme. Questo la dice lunga su quanto questa variante sia contagiosa. La mia è certamente Omicron, sequenziata dalle mie ragazze in laboratorio “.

Fonte: Il Giorno

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Walter Ricciardi: Sarà un gennaio complicato a causa della variante Omicron. Paghiamo per le scelte sbagliate di altri Paesi

Ricciardi

La QUARTA DOSE a Maggio-Giugno

Walter Ricciardi, consulente del ministro della salute Roberto Speranza, prospetta un gennaio complicato per l’Italia a causa del Coronavirus e più nello specifico della variante Omicron.

Per Ricciardi ” L’impennata dei contagi sarà impetuosa. A gennaio, l’Italia andrà oltre i 100mila contagi al giorno. Non credo tornerà il lockdown totale però: le regioni diventeranno arancioni e rosse, con le limitazioni che conosciamo. Ci saranno restrizioni solo per i No-Vax. “

Ricciardi ha anche parlato di quarta dose del vaccino anti-COVID, indicando un periodo preciso per la somministrazione. ” È un discorso prematuro, ma ci sarà bisogno di una quarta dose, ma io la chiamerei richiamo. E comunque non si partirà prima di alcuni mesi, a maggio o giugno “.

” L’Italia ha subito le conseguenze di scelte sbagliate di altri Paesi. Non è un caso che le tre varianti che hanno caratterizzato il 2021, siano arrivate da Paesi simbolo. La prima dal Regno Unito, che non ha fatto nulla per fermare il virus. La seconda dall’India, che aveva abbassato la guardia. E la Omicron dal Sudafrica, dove si è diffusa perché la copertura vaccinale è minima. Ora finiamo il 2021 con una quarta ondata superiore per casi alle precedenti “.

Fonte: Il Messaggero

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Novità sul COVID: Israele & 4a Dose – Variante Omicron – Il primo vaccino COVID proteico

 

COVID.2

Israele al via con la quarta dose

Israele sta per iniziare a distribuire la quarta dose del vaccino per gli over 60, operatori sanitari e persone con sistema immunitario soppresso. I cittadini che hanno diritto alla dose booster possono riceverla a condizione che siano trascorsi almeno quattro mesi dalla terza. Lo ha comunicato l’ufficio del primo ministro assieme al panel di esperti sanitari.

Oms avverte: Omicron, è in arrivo una nuova tempesta per i Sistemi sanitari

«Una nuova tempesta sta arrivando» in Europa con la variante Omicron di SARS-CoV-2 che «entro poche settimane dominerà in più Paesi della regione, spingendo i sistemi sanitari già sotto pressione sull’orlo del baratro». Lo ha detto il direttore dell’Oms Europa Hans Kluge.

Approvato nell’Unione Europea il primo vaccino proteico anti-COVID

Il nuovo vaccino proteico anti-COVID di Novavax ( Nuvaxovid ) approvato dall’Agenzia europea del farmaco EMA. E’ un vaccino che ha dimostrato efficacia e sicurezza pari ai precedenti, anche se non è stato valutato contro la variante Omicron di SARS-CoV-2.

Secondo Roberto Cauda, consulente dell’EMA per le malattie infettive: “ Nuvaxovid è un vaccino più tradizionale che ha la caratteristica di usare la tecnologia delle proteine ricombinanti che è ormai molto collaudata. Per esempio il vaccino contro l’epatite B, e non solo questo, è stato fatto con questa tecnologia e si parla di 20-30 anni fa. È una tecnologia che richiede più tempo e questo spiega perché, mentre per sviluppare gli altri vaccini c’è voluto qualche mese, per questo è stato necessario più di un anno. Come gli altri vaccini anche quello di Novavax contiene la proteina Spike, che consente al virus di agganciarsi alla cellula, nella forma di proteina, a differenza della forma ad RNA di Pfizer e di Moderna ”.

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Ipotesi: la variante Omicron ha preso origine da pazienti affetti da infezione da virus HIV ?

COVID-19 & HIV

IL MANCATO TRATTAMENTO ADEGUATO DEI PAZIENTI CON HIV POTREBBE AVER DATO ORIGINE ALLA VARIANTE OMICRON

E’ STATA LA COMBINAZIONE DI HIV E COVID A DARE VITA A OMICRON ? – TULIO DE OLIVEIRA, IL VIROLOGO SUDAFRICANO CHE HA INDIVIDUATO LA VARIANTE, RITIENE PROBABILE CHE SI SIA SVILUPPATA IN UN PAZIENTE IMMUNOCOMPROMESSO CON UN’INFEZIONE PROLUNGATA DI CORONAVIRUSIN AFRICA CI SONO MILIONI DI SIEROPOSITIVI INCONSAPEVOLI O NON-TRATTATI, E PER QUESTO IL VIROLOGO AVEVA AVVISATO CHE IL CONTINENTE RISCHIAVA DI DIVENTARE “UNA FABBRICA DI VARIANTI PER IL MONDO INTERO”…

La variante Omicron sarebbe stata, con molta probabilità, incubata nel corpo di una persona con un sistema immunitario colpito dal virus HIV ( il virus che causa l’AIDS ) o da un’altra condizione di immunocompromissione che può causare un’infezione prolungata da coronavirus.

Tulio De Oliveira, direttore del Centre for Epidemic Response and Innovation in South Africa, ha dichiarato che l’insorgenza di Omicron in un paziente incapace di eliminare rapidamente il virus è l’origine più plausibile per la più recente variante di preoccupazione al mondo ( VOC ).

Negli Stati Uniti e in Europa è stata riscontrata l’insorgenza di coronavirus con mutazioni molto particolari nei pazienti COVID-19 le cui difese naturali erano state soppresse da farmaci oncologici, farmaci per le malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide, o farmaci in grado di impedire il rigetto degli organi trapiantati.

De Oliveira, da mesi, aveva avvertito che le persone con maggiore probabilità di generare tali mutazioni nell’Africa sub-sahariana sono gli 8 milioni di soggetti con infezione da virus HIV non-riconosciuto o mal trattato. In gran parte giovani, non-vaccinati e con un sistema immunitario debilitato, queste persone potrebbero diventare una fabbrica di varianti di SARS-CoV-2 per il mondo intero.

A giugno, era stato osservato l’emergere di oltre 30 cambiamenti genetici in campioni di SARS-CoV-2 prelevati da una singola donna sudafricana con infezione da HIV in fase avanzata, non-controllato.

Le mutazioni riscontrate, comprese quelle che potrebbero bucare la protezione del vaccino e aumentare la trasmissione della malattia, sono apparse in un periodo di 6 mesi.

De Oliveira ritiene che uno scenario simile possa aver dato origine alla variante Omicron. Era stata informata l’Organizzazione mondiale della sanità ( OMS ) riguardo alla variante con dozzine di nuove mutazioni che circolava nel Gauteng, la provincia più densamente popolata del Sudafrica, e nel vicino Botswana. I campioni studiati dagli scienziati sono stati raccolti tra il 12 e il 20 novembre 2021.

Più di 30 delle mutazioni riscontrate erano localizzate nella parte cruciale della proteina spike del virus.

Molti dei cambiamenti sono tipici dei pazienti con HIV con infezioni da coronavirus prolungate.

La variante Omicron sembra aver avuto un ruolo importante nell’aumento dei nuovi casi tra gli studenti della Tshwane University of Technology di Gauteng.

La provincia di Gauteng, e Johannesburg, sono l’epicentro dell’epidemia di HIV in Sudafrica. Ospitano circa il 20% dei 7.5 milioni di persone che vivono con l’HIV in Sudafrica.

In tutto il Sudafrica, 2.2 milioni di persone sono infette dal virus HIV che non viene rilevato, non-trattato o scarsamente controllato. Il sistema immunitario di questi pazienti è pesantemente soppresso.

Fonte: Los Angeles Times, 2021

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