A Room of One's Own

Vedi che avevo ragione a sollecitarti? La tua "diversità" ti ha fatto esprimere una verità che mi aveva sfiorato ma non ricordavo di averla pensata. Molto di ciò che ci viene offerto gratuitamente non riceve la giusta considerazione. Apprezziamo solo ciò che paghiamo a caro prezzo.
Ti dispiace se copio/incollo questo tuo post nel mio. Penso che ci stia proprio bene. E' un punto di riflessione in più.

:) non ho nulla in contrario, talmente spesso sono io che 'prendo a prestito' idee e spunti di altri, che non vedo proprio come potrei dispiacermi che altri facciano lo stesso con me. :-)

Nemmeno io so dirti se la scuola oggi è meglio rispetto a ieri però, guardandomi alle spalle, posso farti una previsione sul futuro.
Nel 2050 ad esempio ovvero fra soli 43 anni, raffrontandosi al 2007 si dirà:

"la scuola era meglio allora"
"gli insegnanti erano più preparati"
"i ragazzi avevano più rispetto"
"allora sì che si studiava"
"i genitori erano più responsabili"
"la scuola era un valore importante come lo era la famiglia"
"oggi è tutto così consumistico e superficiale"
"non ci sono più le mezze stagioni"

Non lo sapevi che leggo il futuro? Dai che è facile, vuoi sapere come faccio?
Mi ripasso il passato. Eheheheh

é fin troppo facile cadere nei luoghi comuni, parlando di alcuni argomenti, e la scuola é uno di questi.Io che osservo le cose dall'esterno, non essendo coinvolta né come genitore nè come insegnante, probabilmente ne ho una visione superficiale: vedo alcuni ragazzi, le mie nipoti, i figli di qualche amico, e li uso come parametro per formare il mio giudizio, ma sono consapevole che costituiscono un campione troppo limitato per essere significativo. Ne ricavo alcune impressioni, che sono quelle che ho esposto nel post, ma sono sicuramente condizionate dalla mia storia di studentessa 'atipica.

sai lilith, io sono supplente alla scuola elementare. Quest'anno per la prima volta ho insegnato per un periodo lungo... tre mesi,...e bellissimo. Quei bambini erano interessati alla storia entusiasti, pieni di voglia di sapere, impegnati. Mi sono divertita...Tra i disegni che mi hanno regalato ci sono quelli della storia della terra, le colline con le case sparse, le vigne e i boschetti..è stato un felice connubio tra il mio entusiasmo e la loro sete. So di quale età parli tu, parlate voi... non ho argomenti..spero soltanto che vinca la sana curiosità!

Il tuo successo dimostra che sei in grado di stupire. Ma è giusto che alla loro età si resti stupiti. Io che favole posso raccontare ai miei giovani per stupirli quando invece devo per forza raccontare loro dei fatti?

Potresti prendere il libro di Storia e leggerglielo. E' il più ricco libro di favole che io conosca. Si racconta, fra l'altro, che gli USA sono la più grande democrazia del mondo oppure che in Iraq c'erano più armi di distruzione di massa che petrolio oppure che fu una normale operazione di guerra quella con la quale vaporizzarono in un istante oltre 150.000 individui con due atomiche oppure che quello contro gli indiani non fu un genocidio.
Se, invece, devi attenerti ai fatti leggigli Biancaneve.
:o)

Effettivamente non ho vincoli sul come spiegare la chimica. Dubito però di passare alla storia come docente di chimica se racconto loro la favola di biancaneve. Neanche se uso il tuo libro di storia.
Non ho problemi a tenere salda l'attenzione. E' nella ricezione che ci deve essere qualche interferenza. :-(

mi rendo conto, il fatto è che i tuoi giovani dovrebbero essere lì dove sono con un motivo loro, che li muova..non è così, forse... E non li muove neppure il piacere di capire, quello che ti fa sorridere di calcoli riusciti o di essere arrivato a capo di quella versione di latino che non sgomitolavi..Ci dovrebbe essere - non credi? - una linea continua tra lo stupore dei miei e quel piacere...Dov'è che si rompe tutto??

Arriva il momento in cui esiste la voglia ma mancano le capacità. Tutti si sentono all'altezza di una scelta, io per primo, poi però puoi aver sbagliato strada (sperando io per ultimo). Non è un bel gioco quello in cui non ti diverti perchè non consegui un seppur breve successo.

io non vorrei generalizzare troppo alcune conclusioni: studenti motivati, con la voglia di imparare e con la capacità di applicarsi credo ci siano oggi come ci sono sempre stati. La scuola problemi ne aveva anche quando ero bambina io, solo forse di quei problemi di allora oggi non ci ricordiamo più, il fatto che siano distanti nel tempo ne ha sfumato i contorni, mentre quelli attuali sono sotto i riflettori e saltano all'occhio in tutta la loro evidenza. Quel che é certo é che una discreta parte di studenti la scuola la sopporta e se potesse ne farebbe a meno, ma forse é solo il risultato del fatto che che hanno un carattere più orientato al 'fare' in senso pratico piuttosto che teorico, solo che nella società attuale il passaggio 'teorico' viene prolungato molto di più che in passato...a me stare sui libri piaceva, ma probabilmente era anche una questione dovuta ad un temperamento poco 'vivace'....

Solo un saluto, sono in ritardo per la scuola. Interessante questo discorso, ripasserò. Buona giornata a tutti. Adriana

La difficoltà della Scuola pubblica, intesa come Istituzione, ad evolversi alle velocità sempre maggiori con cui si modificano gli usi ed i costumi ha prodotto la lesione, sempre più evidente, tra il modo di vivere dei ragazzi (e dei loro genitori) al di fuori di essa e le metodologie di lavoro che si applicano al suo interno. La lesione non ha prodotto ancora danni irreparabili solo grazie all'impegno dei docenti, mediamente molto pazienti con alunni e relative famiglie. Ciao.

Mediamente ...

insegnanti e personale della scuola sono pur sempre, a loro volta, genitori di figli /studenti, pertanto credo che se anche la scuola/istituzione possa adeguarsi solo a fatica e con un certo ritardo, alle evoluzioni della società, non possa però mai restare del tutto avulsa dai cambiamenti che nella società si determinano...

Secondo me è una questione di diversità di inerzie, intese nel senso meccanico della parola. Mia sorella insegna, per esempio. A casa sua c'è tutta una serie di piccole delizie tecnologiche che le chiede il figlio pe regalo ad ogni occasione. La sua famiglia ha un'inerzia bassa rispetto all'uso delle nuove tecnologie. A scuola invece le stesse persone (lei e suo figlio) non possono minimamente utilizzare le potenzialità dell'ipertestualità, per esempio, o quelle dell'aggiornamento in tempo reale di un testo scritto a 4 o ad 8 mani, non so. E' perché la scuola ha un'inerzia enorme rispetto all'uso delle nuove tecnologie. Ciao.

Qualche volta penso alla sedimentazione come qualcosa di buono. Non sempre la corsa all'oro porta buoni risultati. Però, hai ragione: la lentezza fa perdere i treni. Per quanto riguarda l'inerzia, dobbiamo distinguere quella delle teste e quella dei mezzi. Per quest'ultima occorrono soldi, per l'altra stimoli.

Comunque mi sono accorto che qualcuno potrebbe trovare la mia analisi a favore di una scrematura definitiva degli utenti con una preclusione a qualunque forma di educazione superiore. Spero di no. Sono invece molto contento che ad ognuno sia data la possibilità di accedere ad un minimo di sapere e conoscenza. Mia nonna soleva dire: "l'ignoranza è una brutta bestia". La scuola dell'obbligo ha lo scopo di sollevare dalla schiavitù dell'ignoranza. La cosa che mi angoscia è che non mi riesce di trovare, tra le nuove leve, chi mi potrà affiancare, superare e, un domani, sostituire nel meraviglioso gioco della produzione di conoscenza (io mi occupo del mio orticello, ad altri spetta il resto, ovviamente). Quando ho iniziato la mia carriera di docente, 15 anni fa e dopo un moderato periodo di precariato durante il quale mi sono fatto le ossa, gli studenti a cui mi rivolgevo avevano più capacità. In più c'era un forte stimolo prodotto dalla selezione. Il mio esame lo superavano il 40% degli studenti e non concedevo sconti. Ora lo superano il 90%, pretendendo un decimo di quello che può essere un programma decente. Tutto in nome della produttività. Questo sistema produce un abbassamento della qualità e io me ne accorgo quotidianamente. Perchè, dopo un periodo inerziale, le cose stanno precipitando esponenzialmente. Il mio è un urlo di dolore! Non so se mi sono spiegato.
P.S. Questo commento è anche nel mio blog. Tanto ormai, su questo argomento, siamo legati a doppio filo!

non so esprimere valutazioni sulla 'facilità' nel passare esami... ricordo che mia sorella, che ha avuto una esperienza universitaria più significativa della mia, mi diceva che con il nuovo ordinamento dei corsi di laurea gli esami erano stati resi molto più leggeri, con programmi più limitati e conseguentemente una maggior facilità di superarli. Ma quale sia il vantaggio di questa operazione, io non so se l'ho capito... forse é stato per rendere la laurea più accessibile, ad una platea più vasta di studenti, riducendo gli abbandoni di coloro che si iscrivono all'università solo per far qualcosa nel mentre che si guardano intorno e vedono se trovano l'occasione di un posto di lavoro? Ma il risultato é che chi vuole invece una preparazione universitaria di qualità adeguata, deve sobbarcarsi un ulteriore periodo di 'specializzazione' con master costosissimi. Ma probabilmente é l'inevitabile conseguenza dell'innalzamento dell'obbligo scolastico: poiché ad un certo 'livello' ci si deve arrivare per 'obbligo', il livello a cui tendere se si mira ad eccellere si sposta necessariamente in avanti...

Ho smesso di studiare a 17 anni, ritirandomi per problemi familiari (diciamo così). Nel novembre del 2003, vuoi per un moto d'orgoglio, vuoi perché dovevo assolutamente trovare qualcosa che m'impegnasse la testa oltre al tempo che dedicavo al lavoro, mi sono iscritta nuovamente a scuola: quello stesso Istituto d'Arte che avevo abbandonato anni addietro. Una fatica immane, per due anni, lavorare e studiare, ma non potevo (nè volevo) lamentarmi con nessuno perché era una scelta che avevo fatto io. Il 2004 ed il 2005 sono stati anni intensi: ritrovarsi a scuola troppo "vecchia" per potermi mescolare con gli altri studenti ma allo stesso tempo troppo "giovane" affinché i professori mi vedessero come "una di loro", ha fatto in modo che io vivessi il mondo scolastico odierno come se mi trovassi in una sorta di terra di mezzo. Devo dire che i ragazzini non sono poi così chiusi come si dice: quando non potevo seguire le lezioni perché dovevo lavorare, loro mi davano i loro appunti volentieri, spiegandomi i passaggi che non capivo e nei giorni dell'esame di maturità mi hanno fatto sentire davvero come una di loro, come dire, mi avevano accettato nel branco...certo ci sono voluti due anni, ma meglio tardi che mai. Una cosa, invero, l'ho dovuta rilevare: i ragazzini di oggi hanno un'arroganza verso gli adulti che ai miei tempi ce la sognavamo. Nonostante il rapporto con i professori fosse già molto aperto anni addietro (l'Istituto d'Arte, in questo senso è una scuola atipica e davvero anticonformista rispetto ai licei), non ci si scordava mai che alla fin fine, noi eravamo gli allievi e loro i professori, quindi se dicevano di fare qualcosa la si faceva, se davano uno stop lo si rispettava. Nella mia esperienza scolastica recente, invece, ho visto ragazzini mandare a quel paese i professori solo perché gli avevano dato un cinque (per altro meritatissimo) dopo l'interrogazione, oppure non curarsi minimamente della nota da far firmare ai genitori (quando, se capitava a noi una cosa del genere, si andava a casa col mal di stomaco tanta era l'angoscia). Sul versante insegnanti invece, mi sono ritrovata il corpo docenti composto per metà dagli stessi professori che avevo quando andavo a scuola all'età "giusta". A parte il farmi delle gran feste quando mi hanno vista tornare tra i banchi e l'essermi stati davvero vicini e d'aiuto in questa impresa (anche quelli che ho conosciuto ex novo, grazie ai ricordi che i vecchi profe avevano di me e che raccontavano ai colleghi...il che in me creava una certa ansia perché oltre a non voler deludere me stessa, mi sentivo caricata anche dalle loro aspettative di ritrovarsi di fronte l' "allieva-modello" che ero, titolo che non ho mai volto, ma che mi hanno appioppato) devo dire che li ho trovati spenti e meno motivati di qualche anno fa... come se fossero rassegnati a non aver compiuto fino in fondo il loro dovere e tirassero solo a prendere lo stipendio, a pochi anni dalla pensione. Non so cosa li abbia fatti "scaricare" a quel modo, so solo che i loro sguardi non più battaglieri come li ricordavo, mi mettevano tristezza. S'illuminavano solo quando, tra una lezione e l'altra o dopo l'orario scolastico quando mi intrattenevo un po' con loro per un caffè a ricordare gli anni passati, mi ripetevano tutti: "Eh, la vostra sì che era bella una bella classe".

La tua era una gran bella classe nemmeno tanti anni fa! E' proprio questa caduta vertiginosa che mi spaventa. Mi fanno ridere i commenti di coloro che pensano che la mia lamentela sia sintomo di vecchiaia precoce. "Ai miei tempi ... come diceva mio nonno". Qui i miei tempi sono "quasi" quelli di chi a scuola ci sta andando ora.

:-) anche io nel 2003 mi sono rimessa in corsa dopo un periodo piuttosto lungo di abbandono: mi mancavano tre esami alla laurea, e la segreteria dell'università mi aveva scritto che avrebbero cancellato tutto quello che avevo fatto se non avessi manifestato almeno la volontà di mantenerlo interrompendo i termini d prescrizione. Così mi sono rimessa su libri, due anni, per finire gli esami e preparare la tesi, ma non posso dire di aver 'frequentato'l'università in questi due anni più di quanto l'abbia frequentata in passato : sempre solo 'toccata e fuga', in occasione degli esami, e niente di più...

In questo caso i tuoi professori sono stati solo esaminatori. Nulla a che fare con l'Università. Io ho la mia aula piena e la frequenza non è oblbigatoria. Qualche volta ho la presunzione che io serva a qualcosa.