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LEONARDO DA VINCI di Teresa Ramaioli

Post n°14385 pubblicato il 15 Luglio 2014 da dinobarili
 

LEONARDO DA VINCI 

di

Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 14/07/14 alle 15:24 via WEB
LEONARDO DA VINCI----La Dama con l’Ermellino, ritratto di Cecilia Gallerani dipinto da Leonardo intorno al 1490 .Cecilia Gallerani (1473- 1536) nasce a Siena in un famiglia borghese, il padre, Fazio, ricopre diversi incarichi presso la corte milanese, è anche ambasciatore a Firenze e Lucca. Sua madre, Margherita Busti è la figlia di un celebre giurista. Ha sei fratelli, Cecilia ben istruita, conosce il latino, la musica, legge, scrive poesie e ha una bella voce. Qualità apprezzate alla corte degli Sforza, nelle riunioni in cui gli intellettuali milanesi discutono di filosofia e letteratura. Ha dieci anni quando viene promessa in sposa a Stefano Visconti, il fidanzamento viene rotto quattro anni dopo, nel 1487, per motivi sconosciuti. Nel maggio del 1489 la ragazza lascia la casa paterna, nei pressi di Porta Comasina (oggi Porta Garibaldi), sotto la Parrocchia di San Simpliciano e vive indipendentemente nella città milanese sotto la Parrocchia del Monastero Nuovo, e forse lì incontra Ludovico Sforza, il Moro. Ha 17 anni o 18 quando Leonardo, pittore alla corte di Milano, la ritrae nel suo capolavoro. Il signore di Milano, dal carattere irruento e sanguigno, è scapolo. Cecilia diventa la sua amante ma un anno dopo Ludovico sposa Beatrice d’Este. La giovane donna continua ad abitare nel suo appartamento nel castello milanese e nel 1491 dà al Moro un figlio, Cesare, che prenderà la carriera ecclesiastica e morirà giovanissimo nel 1514. Beatrice d’Este scopre la loro relazione e Ludovico chiede a Cecilia di lasciare il castello di Porta Giovia. Cecilia va a vivere a palazzo Verme, nel 1492 sposa il conte Ludovico Carminati de’ Brambilla, conosciuto come “Il Bergamino“. Dopo la morte di suo marito e di suo figlio si ritira a San Giovanni in Croce, un castello nei pressi di Cremona dove muore nel 1536. Cecilia fu una delle donne più eleganti e sofisticate della corte milanese. Una piccola curiosità. Nell'estate del 2000 gli studiosi hanno scoperto le tracce dei polpastrelli di Leonardo sulla collana: per ottenere gli effetti d'ombra delle perle, infatti, l'artista non aveva usato il pennello ma le dita, con le quali aveva sfregato il colore ancora morbido. Ciao Teresa

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 15/07/14 alle 12:38 via WEB
MARIANO DALLAPE’ inventore della fisarmonica diatonica-( Brusino di Cavedine, Trento, 1846- Strabella, 1928)- Brusino di Cavedine , piccolo centro in provincia di Trento, apparteneva al Sud- Tirolo austriaco quando nel 1846 , vi nacque MARIANO DALLAPE’. Dopo un’infanzia e una adolescenza trascorsa in miseria, poco più che ventenne abbandonò le montagne per passare in Italia a cercare miglio fortuna, unico suo bagaglio un rudimentale e vecchio organetto. Giunse a Genova, dove trovò impiego come minatore fuochista presso il porto. Un incidente sul lavoo lo rese inabile e claudicante, costringendolo a lasciare il lavoro. Decise così di ritornare al paese natale e, per potersi mantenere durante il viaggio , non gli rimase che sfruttare la sua abilità nel suonare il fedele organetto, grazie al quale riusciva a raggranellare qualche soldo esibendosi nelle feste di piazza o nelle osterie. Arrivato a Strabella, l’organetto si guastò e Mariano si diede da fare per ripararlo; non solo l’operazione riuscì, ma ne sortì uno strumento praticamente nuovo, con una gamma di sonorità più ricche e potenti , e di maggior facilità d’uso. A quel punto l’ingegnoso tirolese ritenne opportuno costruire uno strumento che gli permettesse di mettere in pratica tutte le idee che la riparazione gli aveva suggerito. Nacque così la fisarmonica diatonica a cassetta, destinata a un successo universale e duraturo, usata in tutte le forme e i generi musicali, dalla popolare, di cui è forse la massima espressione, alla musica da camera, al jazz. Mariano Dallapè si stabilì nella cittadina oltrepadana , nel 1876, vi fondò la FABBRICA ARMONICHE MARIANO DALLAPE’ & FIGLIO, chr diresse fino alla morte insieme con il figlio Onorato, che morì nello stesso anno del genitore(1928). L’azienda passò a Giuseppe, figlio del fratello del fondatore, che la seppe conservare nelle posizioni di prestigio raggiunte. Ciao Teresa Ramaioli
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 15/07/14 alle 12:41 via WEB
L'ANGELO DELLA PESTE- PAVIA--La leggenda dell’Angelo della peste racconta che all’epoca in cui S. Damiano era vescovo di Pavia, la città fu colpita da una tremenda pestilenza che decimò la popolazione. Molti pavesi fuggirono sulle colline e nelle campagne, mentre per la città deserta, la notte avveniva un fenomeno strano. I pochi rimasti in città potevano infatti vedere due angeli, uno vestito di bianco e uno di rosso, che si aggiravano per le vie. L’angelo bianco indicava una casa, mentre l’angelo rosso ne percuoteva la porta: tanti i colpi dati, tante le persone morte nell’abitazione il giorno successivo. S. Damiano, che aveva tentato di tutto per far cessare la peste, ispirato da Dio, fece portare da Roma la reliquia del braccio di S. Sebastiano. Portato in processione per la città, operò il miracolo invocato: gli angeli infatti seguivano la direzione indicata dalla reliquia e fu facile farli allontanare dalla città, insieme alla peste, attraversando l’antica Porta Ticino (sul Ponte Coperto). A ricordo del fatto, i pavesi fecero murare in Strada Nuova, sull’angolo di Piazza Cavagneria, un angelo in marmo bianco che accenna appunto a Porta Ticino. Ciao Teresa
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