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LA VIA DEL SALE di Teresa Ramaioli

Post n°16652 pubblicato il 25 Novembre 2014 da dinobarili
 

LA VIA DEL SALE 

di Teresa Ramaioli

 
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 24/11/14 alle 11:20 via WEB
L’Antica Via del Sale Percorrere oggi una via del sale non solo è piacevole, sano , ma è anche un percorso alla riscoperta delle nostre origini. Storie di mercanti si incrociano con la storia del nostro paese. Dal mare arrivava il sale e le merci provenienti dal mediterraneo, dalle alpi e dalla pianura arrivavano i prodotti artigianali, il riso, la canapa e le merci provenienti dal nord Europa. Un bellissimo percorso che ci riporta alle fatiche di uomini e muli, uniti nello sforzo per la sopravvivenza Con la definizione “Via del Sale” si indicano le antiche strade, le tante mulattiere, che in passato scendevano, attraverso l’Appennino, dalla pianura padana e dalle zone collinari dell’Italia settentrionale fino al litorale ligure. Queste antiche vie di comunicazione testimoniano l’importanza dell’Appennino nella vita delle antiche civiltà: attraversato dai Liguri Iriati (popolo dell'Iria l'attuale Voghera), che circa tremila anni fa salirono verso la pianura per colonizzare nuove terre, divenne infatti nel XII secolo raccordo importantissimo con il porto di Genova. La città ligure infatti, superata Venezia nello smercio di prodotti provenienti dall’Oriente, rappresentò il centro commerciale più importante durante tutto il Medioevo. Il nome di queste importanti vie di comunicazione e di scambio è legato a un minerale, il sale, di grande valore nel passato; questo elemento infatti era indispensabile nell’alimentazione e nella conservazione dei cibi. Il sale non era facilmente reperibile nelle regioni settentrionali ed era l’unico mezzo a disposizione per stoccare, conservare e mantenere in buono stato cibi che altrimenti si sarebbero deperiti. A partire dal Medioevo fino al XV secolo la rete di percorsi e di sentieri dalla pianura al mare divenne fitta ed importante. Non esisteva un’unica Via del Sale, perché tutti i popoli delle diverse regioni delle Terre Alte percorrevano i sentieri presenti sul loro territorio per raggiungere il mare e per recuperare i tanti prodotti utili alla sopravvivenza vendendo i propri oggetti di scambio, rappresentati soprattutto da lana e da armi. La Via del Sale “lombarda”, considerando il territorio dell’Oltrepo pavese, si addentrava nella Valle Staffora all’altezza di Voghera e raggiungeva Varzi. A partire dal Medioevo sino al XIV secolo il territorio appenninico pavese fu interessato dalle potenti famiglie feudatarie, prime fra tutte quella dei Malaspina; questi Signori, in accordo con la città di Pavia, intensificarono gli scambi commerciali, garantirono il flusso delle merci e imposero un sistema di tasse e di gabelle per il passaggio lungo in loro territorio: le tasse venivano richieste ai viandanti in cambio di sicurezza e di protezione. Varzi diventò centro commerciale di grande importanza, con nuove costruzioni, dotato di castello e cinto da mura per offrire un sicuro ricovero ai commercianti. Aumentarono i negozi, i magazzini per le merci in transito. Ciao Teresa

 

 

 

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 25/11/14 alle 14:06 via WEB
NAVIGLI---MILANO---Leonardo è sempre stato attirato dalle opere idrauliche e dall’acqua.Durante il primo soggiorno milanese, Leonardo disegna una pianta della città, annota le porte di Milano, con le loro distanze e appare nella cartografia anche il tratto del naviglio della Martesana, tra Porta Nuova e Piazza S. Marco. Tra tutti i navigli milanesi, quello a cui dedica maggiore attenzione, è il Naviglio Grande: « vale 50 ducati d’oro. Rende 125.000 ducati l’anno il Naviglio ed è lungo 40 miglia e largo braccia 20 ». Anche all’epoca di Leonardo, l’acqua di irrigazione veniva fatta pagare e per questo, una delle prime innovazioni (Leonardo che genio), fu quella di migliorare il funzionamento delle bocche, in modo da far corrispondere la quantità d’acqua erogata con il prezzo pagato. I navigli sono stati importanti anche per fornire energia alle molte ruote idrauliche che, nel XV secolo, contribuiscono a rendere il sistema produttivo milanese uno dei più sviluppati in Europa. Leonardo disegna e progetta numerose macchine utensili che sfruttano l’energia dell’acqua: basandosi sulle sue conoscenze di meccanica, produce movimenti sempre più complessi ed automatizzati applicando tali innovazioni, alle macchine tessili. In età sforzesca , l’industria tessile era molto sviluppata, e il commercio di tessuti aveva una grande importanza per l’economia del Ducato: è proprio grazie alle invenzioni di Leonardo, che si iniziano ad avere i primi telai automatici. Leonardo progettò una draga per “cavare la terra” dai fondali di conche e canali. La draga era costituita da quattro pale, le quali, mosse da una manovella, raccoglievano fango e detriti, per poi depositarli in una zattera ormeggiata al centro della draga. Leonardo realizzò due tipologie di ponte: il ponte-canale ed il ponte-mobile. I ponti-mobili (come spiega Leonardo) erano importanti per consentire la navigazione e isolare palazzi, borghi e città, avevano funzioni militari e venivano progettati per essere costruiti velocemente, utilizzando materiali di fortuna, come assi e barche. Leonardo apportò miglioramenti alla rete dei navigli, esempio al sistema delle conche, necessarie per permettere le comunicazioni fra bacini di diverso livello. La conca sfrutta il principio della chiusa che è uno sbarramento che separa due specchi d’acqua con differente livello. La funzione principale della conca è quella di consentire il passaggio di navi ed imbarcazioni tra due specchi d’acqua a quote diverse. Ciao Teresa
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 25/11/14 alle 14:08 via WEB
Bellissimo il parco- giardino di Villa Carlotta (Lago di Como).Nel parco, si percorre un itinerario dove si susseguono antichi esemplari di cedri, camelie e sequoie, bellissima la valle delle felci, il bosco di rododendri e il giardino dei bambù. All’interno della villa-museo,si trovano sculture del Canova, quadri dell'Appiani e di Hayez e arredamenti d'epoca dell’ottocento. Il giardino offre ai visitatori lo straordinario patrimonio botanico delle antiche raccolte di camelie, fiore simbolo dell’Ottocento europeo.La camelia deve il nome al missionario gesuita Georg Joseph Kamel, vissuto tra il 1661 e il 1704. Originaria del Giappone, Cina sud-orientale e zone limitrofe dell'Indocina, nei tempi antichi la camelia, grazie alla sua caratteristica di vivere centinaia di anni, era considerata simbolo di immortalità: ancora oggi viene piantata nei giardini dei templi buddisti. La prima camelia giunse in Italia nel 1760 nel giardino della Reggia di Caserta grazie all'amicizia di Lord Nelson con l'ambasciatore inglese Sir Hamilton. In Europa la camelia divenne di gran moda nell'Ottocento e le signore dell'alta società, ma anche gli uomini, usavano la camelia come ornamento dei propri abiti. Venendo a tempi più recenti, sarà Coco Chanel a scegliere questo fiore come simbolo della sua prestigiosa Maison.Per la regolarità e la perfezione che caratterizzavano i suoi petali bianchi, la camelia fu prediletta dalla stilista francese d’avanguardia Coco Chanel (1883-1971). Fu il primo fiore avuto in regalo dal suo amante inglese Arthur Edward ('Boy’) Capel (1881-1919), finanziatore della sua prima boutique a Parigi. La camelia bianca diventò il suo simbolo, appuntato sul bavero della giacca e, senza tempo, rimase quello della Maison parigina. Tuttora, la camelia di Chanel è uno degli emblemi più riconoscibili, insieme con la doppia C rovesciata, leit motiv predominante nelle collezioni, riproposta colorata, in stoffa, in pelle, in materiale plastico e in oro con diamanti o pietre preziose. La camelia varcò anche la soglia della cultura con Alexandre Dumas che nel 1848 pubblicò "La dame aux camélias", ripreso da Giuseppe Verdi nella Traviata (1853).. Nel linguaggio dei fiori la camelia è sinonimo di perfetta bellezza e superiorità non esibita; se regalata è segno di stima. Ciao Teresa
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