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CALENDARIO DELL'AVVENTO di Teresa Ramaioli

Post n°16973 pubblicato il 18 Dicembre 2014 da dinobarili
 

CALENDARIO DELL'AVVENTO 

di Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 17/12/14 alle 20:09 via WEB
CALENDARIO DELL’AVVENTO----GIOVEDI 18 DICEMBRE----LE RENNE DI BABBO NATALE----Tutti sanno che a trainare la slitta carica di doni sono le otto fidate renne: Cometa, Ballerina, Fulmine, Donnola, Freccia, Saltarello, Donato, Cupido. La nona renna (forse la più famosa) Rudolph, si unì solo in seguito al gruppo. Babbo Natale la scelse perché, grazie al suo naso rosso luccicante, poteva illuminare la via anche in caso di nebbia o neve. E per chi volesse imparare i nomi delle renne di Babbo Natale, ecco la filastrocca che fa al caso vostro: Le renne di Babbo Natale Non solo fanno la slitta volare e in ciel galoppano senza cadere Ogni renna ha il suo compito speciale per saper dove i doni portare Cometa chiede a ciascuna stella Dov'è questa casa o dov'è quella. Fulmine guarda di qui e di là Per sapere se la neve verrà. Donnola segue del vento la scia Schivando le nubi che sbarran la via. Freccia controlla il tempo scrupoloso Ogni secondo che fugge è prezioso. Ballerina tiene il passo cadenzato Per far che ogni ritardo sia recuperato. Saltarello deve scalpitare Per dare il segnale di ripartire. Donato è poi la renna postino Porta le lettere d'ogni bambino. Cupido, quello dal cuore d'oro Sorveglia ogni dono come un tesoro.--- AUGURI. Teresa Ramaioli

 

 

 

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 18/12/14 alle 16:41 via WEB
CALENDARIO DELL’AVVENTO----VENERDI 19 DICEMBRE----NON C'È POSTO NELLA LOCANDA Guido Purlini aveva 12 anni e frequentava la prima media. Era già stato bocciato due volte. Era un ragazzo grande e goffo, lento di riflessi e di comprendonio, ma benvoluto dai compagni. Sempre servizievole, volenteroso e sorridente, era diventato il protettore naturale dei bambini più piccoli. L'avvenimento più importante della scuola, ogni anno, era la recita natalizia. A Guido sarebbe piaciuto fare il pastore con il flauto, ma la signorina Lombardi gli diede una parte più impegnativa, quella del locandiere, perché comportava poche battute e il fisico di Guido avrebbe dato più forza al suo rifiuto di accogliere Giuseppe e Maria. La sera della rappresentazione c'era un folto pubblico di genitori e parenti. Nessuno viveva la magia della santa notte più intensamente di Guido Purlini. E venne il momento dell'entrata in scena di Giuseppe, che avanzò piano verso la porta della locanda sorreggendo teneramente Maria. Giuseppe bussò forte alla porta di legno inserita nello scenario dipinto. Guido il locandiere era là, in attesa. “Che cosa volete?” chiese Guido, aprendo bruscamente la porta. “Cerchiamo un alloggio”. “Cercatelo altrove. La locanda è al completo”. La recitazione di Guido era forse un po' statica, ma il suo tono era molto deciso. “Signore, abbiamo chiesto ovunque invano. Viaggiamo da molto tempo e siamo stanchi morti”. “Non c'è posto per voi in questa locanda”, replicò Guido con faccia burbera. “La prego, buon locandiere, mia moglie Maria, qui, aspetta un bambino e ha bisogno di un luogo per riposare. Sono certo che riuscirete a trovarle un angolino. Non ne può più”. A questo punto, per la prima volta, il locandiere parve addolcirsi e guardò verso Maria. Seguì una lunga pausa, lunga abbastanza da far serpeggiare un filo d'imbarazzo tra il pubblico. “No! Andate via!” sussurrò il suggeritore da dietro le quinte. “No!” ripeté Guido automaticamente. “Andate via!”. Rattristato, Giuseppe strinse a sé Maria, che gli appoggiò sconsolatamente la testa sulla spalla, e cominciò ad allontanarsi con lei. Invece di richiudere la porta, però, Guido il locandiere rimase sulla soglia con lo sguardo fisso sulla miseranda coppia. Aveva la bocca aperta, la fronte solcata da rughe di preoccupazione, e i suoi occhi si stavano riempiendo di lacrime. (Il finale di Guido) Tutt'a un tratto, quella recita divenne differente da tutte le altre. “Non andar via, Giuseppe” gridò Guido. “Riporta qui Maria”. E, con il volto illuminato da un grande sorriso, aggiunse: “Potete prendere la mia stanza”. Secondo alcuni, quel rimbambito di Guido Purlini aveva mandato a pallino la rappresentazione. Ma per gli altri, per la maggior parte, fu la più natalizia di tutte le rappresentazioni natalizie che avessero mai visto. Il racconto è un invito a ritrovare il senso vero del Natale. Per troppa gente quello che succede in questi giorni è solo una specie di “teatrino”, una commedia recitata da tutti per antica tradizione. Guido doveva fare l'attore e recitare una parte stabilita. Invece ha trasformato in vita lo spirito autentico dei Natale.----Buon Natale Teresa Ramaioli
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