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LA BORSETTA di Teresa Ramaioli

Post n°17156 pubblicato il 29 Dicembre 2014 da dinobarili
 

LA BORSETTA 

di Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 28/12/14 alle 09:23 via WEB
BORSETTA--La borsa è l'accessorio per eccellenza di ogni donna,nessuna di noi potrebbe farne a meno: oggetto indispensabile per contenere portafoglio, cellulare, chiavi, trucchi, fazzoletti, agendina, sciarpa, ballerine o scarpe di salvezza senza tacco , è diventata negli anni un simbolo della moda. Stagione, collezioni, mode, colori e occasioni…c’è sempre un motivo per comprarne una nuova. ,Le prime borse sono state inventate ed usate da uomini: gli uomini primitivi idearono il sistema di accartocciare le pelli di animali per trasportare armi ed utensili e in seguito, con la nascita e la circolazione della moneta le borse da uomo si diffusero sempre di più. E' in epoca medievale che nascono i modelli di borsa che ritroviamo tutt’oggi: c’erano borse da portare alla cintura la “crumena” o borsa a tracolla e la “manticula” da portare a mano( la nostra pochette). A partire dal rinascimento le borse iniziano ad essere considerate degli accessori legati alla moda e i materiali utilizzati per realizzarle e decorarle sono sempre più prestigiosi: cuoio, velluto, broccati, rasi, fiocchi, nastri, oro e pietre preziose. Fra ottocento e novecento, la donna inizia a essere sempre più indipendente ed è allora che la borsa diventa un simbolo di emancipazione femminile e, con la crescita delle attività femminili, un accessorio indispensabile.Esiste addirittura un museo che è stato completamente dedicato alle borse, il Museo delle Borse di Amsterdam. Un viaggio attraverso la storia delle borse da donna a partire dal tardo medioevo fino ai nostri giorni. Ciao Teresa

 

 

 

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 29/12/14 alle 12:30 via WEB
FICHI e FICHI SECCHI---Molto noto ai popoli dell'antichità, nell’Antico Testamento il fico, insieme con la vite, era simbolo di fertilità e vita gioiosa. Ai tempi della Grecia classica i frutti di quest'albero venivano considerati "degni di nutrire oratori e filosofi", Platone era ghiottissimo di quelli secchi, e se un bambino soffriva di balbuzie veniva portato sotto ad una fico per cercare di facilitargli la favella. Il fico era un albero sacro a Priapo, dio della fertilità greco e romana. La medicina popolare vedeva nei numerosi semini, circa seicento per frutto, un segno della sua attitudine a favorire la fecondità. A luna crescente le coppie sterili staccavano due foglie da un albero e le mettevano sotto ai rispettivi cuscini perché si pensava avessero il potere di far arrivare dei figli. Era la pianta per eccellenza delle origini della Città: infatti la cesta di Romolo e Remo neonati, in balia delle acque del fiume Tevere, fu fermata dai rami di un fico selvatico. Nei testi sacri cristiani, invece, il fico ha valenze sia negative che positive e ci sono più di trenta riferimenti (a seconda delle traduzioni). Per esempio, nei Vangeli si possono ricordare: - la maledizione del fico sterile (Matteo 21, 18-22); (Marco 11) - la parabola del fico sterile (Luca 13, 6-9) - la parabola del fico in erba (Marco 13, 28-29); (Matteo 24, 32-33); (Luca 21, 29-31) E il testo biblico del Genesi (3,7) dice: «Allora si aprirono gli occhi e si accorsero di essere ignudi, cucirono delle foglie di fico e ne fecero delle cinture» Non va dimenticato, anche, che secondo una leggenda medievale, Giuda, spinto dal rimorso di aver tradito Gesù, si impiccò ad un albero di fichi. Oggi il fico fa parte del panorama Mediterraneo, dalla Spagna alla Turchia. In Italia lo si trova in Puglia, Campania e Calabria, ma è presente anche nelle altre regioni. Centinaia le diverse varietà di questi frutti. La più comune è la “Ficus carica”, dalle molteplici dimensioni e colori, dal giallo al nero. I fichi vengono definiti a seconda del periodo in cui maturano: "fioroni" o "primaticci" (giugno e luglio), "forniti" (agosto e settembre), "tardivi" (autunno). I fichi generalmente vengono raccolti a completa maturazione con tutto il peduncolo, nella ore più calde e asciutte della giornata. Questi frutti ricchi di zucchero, minerali e vitamine, sono facilmente digeribili, possono essere consumati freschi o secchi, ed inseriti in ricette dolci (torte, gelati, marmellate) o salate (antipasti vari). . Ghiotti di fichi secchi erano Diogene “il cinico” e Platone. Un giorno Diogene , mentre mangiava fichi secchi, invitò Platone ad assaggiarli. Questi prese a mangiarli avidamente, tanto che Diogene esclamò, “avevo detto di assaggiarli, non di divorarli”. Ciao a tutti gli amici del blog Teresa Ramaioli
(Rispondi)
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 29/12/14 alle 12:32 via WEB
MARTEDI 30 DICEMBRE----RE ALBOINO----Famosa nella storia, ripresa anche dalla letteratura, è la figura di re Alboino, protagonista di una vicenda d'amore violento e passionale verso Rosamunda, la moglie che lo avvelenò per vendicarsi di essere stata costretta a bere vino nel teschio del padre, Cunimondo re dei Gepidi. Parlando di questo sovrano dei Longobardi, feroce, generoso, scaltro e audace (sembra di corporatura forte), arrivato in Italia circa nel 568 alla testa delle sue genti, voglio soffermarmi su una preparazione uscita dalle sue mense. Se vi trovate davanti ad un fumante ed allettante vassoio di bolliti misti, generati da diversi tipi di carne, partecipate alla perpetuazione di un rituale ‘barbaro’. I Longobardi (lunghe lance) erano mangiatori di carne di tutti i generi, dai gallinacei alla selvaggina. Quando arrivarono nella ricca Pianura Padana trovarono prede in abbondanza e per conservarne la carne, oltre alla salatura, ricorsero all’antica usanza germanica della bollitura, che rendeva il cibo più tenero e commestibile per giorni. È a questa tradizione che probabilmente sono riconducibili non solo le ricette dei nostri “bolliti misti”, ma anche quelle legate a “stracotti” o “brasati. Ciao Teresa Ramaioli
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