Post n°17341 pubblicato il
09 Gennaio 2015 da
dinobarili
IL JUKEBOX
di Teresa Ramaioli
| iltuonoilgrillo il 06/01/15 alle 14:59 via WEB IL JUKEBOX, apparecchio diffuso sin dagli anni quaranta, conteneva fino a duecento 45 giri su un supporto circolare. Un braccio meccanico andava ad estrarre il disco selezionato e un sistema a codice consentiva di selezionare e pagare la canzone. Questo meccanismo era inserito in un mobile che conteneva uno solo o una coppia di altoparlanti per i bassi in una cassa armonica. Si trovavano nei bar di quegli anni e venivano attorniati da masse di giovani che danzavano a suon di musica. Il jukebox fino a tutti gli anni ’60 è stato un simbolo di costume mondiale, utilizzato per riprodurre la musica di moda in quegli anni in tutti i locali pubblici. In Italia questo oggetto divenne celebre grazie al Festivalbar, trasmissione che premiava la canzone più “gettonata” nei jukebox di tutto il nostro paese. Questi oggetti hanno segnato la storia dell’intrattenimento nei bar di tutto il mondo. I giovani di ieri mettevano in azione questa stupenda scatola colorata e ballavano sulle note di Elvis Presley . Oggi il juke-box è un costosissimo oggetto da collezione dei migliori cultori. Wurlitzer, Trashcan, Packard, Filben, Seeburg, Ami e Rock Ola vengono oggi venduti in tutto il mondo a cifre molto alte. Questi splendidi scatoloni musicali, simbolo di speranza e di allegria per un mondo appena uscito dalla seconda guerra mondiale, sono tornati a rivivere nelle case dei migliori collezionisti facendo rivivere i ricordi degli anni passati. Ciao Teresa Ramaioli |
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Milano è ricca di musei. La lunga tradizione letteraria, artistica, musicale, scientifica che ha reso questa città nel corso dei secoli un centro e un crocevia di cultura ha lasciato dietro di sé numerose tracce oggi conservate in importanti collezioni museali. Dalla più nota Pinacoteca di Brera che conserva opere d’arte di straordinario valore artistico all’edificio, tra i simboli di Milano, del Castello Sforzesco che ospita nei suoi musei la Pietà Rondanini di Michelangelo e offre ai visitatori le più svariate collezioni, dagli strumenti musicali al Museo Egizio, dal Museo della Preistoria al Museo di Arte Antica. Degne di nota le case-museo, testimonianza di una lunga tradizione di collezionismo privato milanese che, in suggestivi edifici di grande valore storico, conservano opere d’arte, arredi, gioielli, oggetti d’altri tempi come il museo Poldi Pezzoli, Bagatti Valsecchi, la Villa Necchi Campiglio. L’ampia gamma di collezioni dei musei di Milano copre anche l’ambito naturalistico e scientifico con il Museo di Storia Naturale, il Planetario e il Museo della Scienza e della Tecnologia dedicato al grande Leonardo da Vinci, con aree riservate ai trasporti, ai materiali La rete di musei a Milano è segno di una vivacità culturale in continuo rinnovamento .Ciao Teresa |
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Ciao Dino, brevi notizie della nostra PAVIA----Pavia fu costruita a seguito di primi insediamenti da parte di popolazioni provenienti dalla Gallia transpadana, forse i Levi, i Marici o gli Insubri. La città di Pavia fu fondata dai Romani, a cui si deve la pianta della città rimasta intatta fino ai nostri giorni. Due direttrici stradali ortogonali costituirono la traccia fondamentale dello schema a scacchiera che disegnò l’impianto della città: il cardine massimo, corrispondente a Strada Nuova e il decumano massimo, corrispondente a Corso Cavour. L'antico nome di Pavia era “Ticinum”. Saccheggiata più volte dai barbari, fu conquistata dai Longobardi nel 572 e fatta capitale del loro regno, con il nome di Papia, da cui il nome moderno. Il dominio longobardo durò per duecento anni, fino al 774, quando Pavia fu conquistata da Carlo Magno. Nella Chiesa di San Michele Maggiore a Pavia furono incoronati Re d'Italia Berengario e i suoi successori fino a Berengario II e Adalberto. Durante le guerre tra l'imperatore tedesco Federico Barbarossa e i comuni della Lega Lombarda, Pavia fu fedele all'esercito imperiale. Fu annessa dal 1360 al Ducato di Milano, sotto il dominio della famiglia dei Visconti. Nel Cinquecento è famosa la battaglia di Pavia, combattuta il 24 febbraio 1525 tra i Francesi e gli Imperiali che vinsero perché il capitano di ventura Cesare Hercolani, ferendo il cavallo del re Francesco I di Francia, ne permise la cattura, meritandosi il soprannome di vincitore di Pavia e la gratitudine dell'imperatore Carlo V d'Asburgo. Legata a questa vicenda è la storia della Zuppa alla pavese, semplice zuppa con pane secco, uova, formaggio e burro cucinata da una contadina al re appena fatto prigioniero. Si racconta che al re piacque così tanto da farla inserire nel menù di corte con il nome di "soupe à la pavoise". Ciao Teresa |
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