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TARTE TATIN di Teresa Ramaioli

Post n°21197 pubblicato il 14 Novembre 2015 da dinobarili
 

TARTE TATIN 

di Teresa Ramaioli

 
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 13/11/15 alle 18:28 via WEB
TARTE TATIN ----La Tarte tatin è un dolce della tradizione francese nato all'inizio del secolo grazie all'inventiva delle sorelle Carolina e Stephanie Tatin albergatrici a Loret-Cher, in Francia. Sembra che questa buonissima torta sia nata a causa di uno sbaglio. La giovane Carolina si occupava di accogliere i clienti, Stephanie, cuoca provetta, si occupava della cucina, era apprezzata la sua buonissima torta di mele. Un giorno, narra la leggenda, l'albergo era pieno di cacciatori che aspettavano di poter pranzare e Stephanie si accorse di non aver preparato la sua torta di mele, corse in cucina, imburrò e cosparse di zucchero una tortiera, ci mise dentro le mele e la infornò. Solo dopo si rese conto di non aver foderato la tortiera con la pasta brisè. Stephanie,senza farsi prendere dal panico, ricoprì la tortiera con un solo strato di pasta e rimise tutto in forno. Terminata la cottura, Stephanie rovesciò la torta su un piatto e la portò in sala dove fu divorata. Era nata : la tarte tatin. Oggigiorno è uno dei dolci più amati in Francia ed è immancabile nei ristoranti, dai più modesti ai più lussuosi. Ciao Teresa Ramaioli

 

 

 

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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 14/11/15 alle 16:57 via WEB
MONASTERO DI CHIARAVALLE--MILANO--Guglielma è il nome italianizzato di una donna che da giovane fu chiamata Vilemina, da adulta Gulielmina, e che, nei documenti storici, gli atti di un processo scritti in latino medievale, figura come Guillelma o sancta Guillelma. Molti nomi per una donna dalla personalità grande e misteriosa. A Chiaravalle ha vissuto Guglielma, la donna simbolo della più grande eresia femminile del Medioevo.Guglielma la Boema è stata una delle principali protagoniste dell’eresia mistica femminile. A Milano venne venerata come una santa. Le uniche notizie ci giungono dagli atti del processo. Da questi si apprende che era figlia del re di Boemia Premislao I e di Costanza d’Ungheria ( gli storici non sono concordi su questo fatto). Giunse a Milano intorno al 1260 con un bambino. Da quel momento avrebbe dimorato in Bregogna e nella Pusterla Nuova, prima di stabilirsi definitivamente in una camera presso la parrocchia di San Pietro all’Orto, di proprietà del monastero di Chiaravalle, forse acquistata appositamente per lei. Qui muore il 24 agosto del 1281 o del 1282, mentre era in corso la guerra tra Milanesi e Lodigiani. Inizialmente tumulata nella stessa chiesa di San Pietro, circa un mese dopo la morte viene traslata (con una processione solenne che ha tutti i caratteri dell’ufficialità) nell’abbazia cistercense di Chiaravalle, dove il suo corpo viene lavato con acqua e vino, vestito con abiti fatti per l’occasione, e nuovamente sepolto. Qui rimane fino al settembre del 1300, quando gli inquisitori esumano i suoi resti per disperderli e bruciarli. Divenne un’oblata, cioè una laica che viveva nel vicino monastero di Chiaravalle. Aiutando i poveri e i malati, la sua parola e il suo esempio conquistarono un folto gruppo di seguaci che, appartenevano a famiglie milanesi importanti, come quelle dei Torrioni e dei Visconti. I monaci del monastero di Chiaravalle e le suore di Santa Caterina in Brera arrivarono a proporla, dopo la sua morte( 24 agosto 1281), santa e la cappella di Chiaravalle, in cui venne sepolta, divenne un luogo di culto. Guglielma lavorò presso l’abbazia di Chiaravalle divenne il punto di riferimento per molta gente, attirando l'attenzione di tutti, anche della Santa Inquisizione. Profetizzava un nuovo modo di pensare e cioè che Dio poteva essere trovato in se stessi, senza l’obbligato passaggio ecclesiale e per arrivare di fronte a Dio non era necessario attendere il giudizio universale. Questa forma di pensiero era molto pericolosa per i tempi, se poi veniva espresso da una donna... L'inquisizione arrivò tardi, Guglielma morì di morte naturale e fu seppellita proprio nel cimitero dell'abbazia di Chiaravalle. Per quanto riguarda la situazione politica milanese, la città nel 1300 è in mano a Matteo Visconti, “Signore” di Milano su nomina del Consiglio cittadino dal 1291 e vicario imperiale per la Lombardia dal 1294. Guglielma ebbe molti seguaci che cercarono di proseguire il suo messaggio, tra cui Maifreda che addirittura tenne messa nella Pasqua del 1300 in zona Brera con altre due donne diacone. In una successiva messa nella Chiesa di S. Maria Maggiore venne investita al ruolo di papessa. Questa volta il sant’Uffizio non solo non perdonò quest’affronto, ma ne approfittò per punire anche Guglielma . Il Vescovo Guido da Cocconato fece riesumare il cadavere di Guglielma e lo fece bruciare, insieme ai corpi vivi di Maifreda e dei suoi seguaci, in P.zza Vetra a Milano, di fronte a Sant’Eustorgio, dove si trovava allora le sede della Santa Inquisizione. Ancora oggi a Chiaravalle si trova la cappella dedicata a lei. Ciao Teresa Ramaioli
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iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 14/11/15 alle 16:58 via WEB
L’IDROSCALO PAVESE— L’idroscalo fu voluto dalla Società Aerei di Trieste e progettata da Giuseppe Pagano Pogatschnig. Il progetto strategico era di collegare Torino con Trieste, prevedendo una tappa intermedia per le operazioni di assistenza al volo: la tappa intermedia scelta fu Pavia. Trieste disponeva di una base logistica galleggiante per voli di idroscivolanti e in breve tempo fu sostituita da una struttura fissa. Torino, sfruttando il percorso fluviale del Po, nell'area del Valentino, realizzò un idroscalo fluviale fra il ponte Umberto e il Ponte Isabella. I lavori per la costruzione dell'idroscalo pavese iniziarono nell'Aprile 1925 e, solo 1 anno dopo, fu inaugurato, il primo aprile 1926, da Mussolini. L'imponente costruzione, appoggiata su pilastri alti 7 metri, rappresentò uno dei primi esempi di architettura razionalista a Pavia. La moderna struttura pavese era lo scalo intermedio della prima linea aerea regolare italiana per il trasporto passeggeri e aveva un numero civico, il n. 51 del Lungo Ticino Sforza. L’itinerario prevedeva la partenza da Torino, tappa a Pavia, partenza per Venezia, breve tappa nella città lagunare e quindi arrivo a Trieste. Il giorno successivo il viaggio inverso. Il percorso completo era di quasi 600 chilometri e il costo per passeggero di poco superiore alle 350 Lire. La sosta a Pavia era necessaria per poter effettuare le operazioni di rifornimento carburante e le verifiche tecniche all'idroscivolante, durante tale sosta ai passeggeri era offerta la possibilità di potersi ristorare nella struttura dell'idroscalo grazie alla presenza di un ottimo ristorante. Poiché la carlinga dei velivoli non veniva ancora pressurizzata e vi erano abbondanti spifferi, ai viaggiatori, inclusa nel biglietto, veniva offerta una coperta e una borsa dell'acqua calda per difendersi dal freddo e dei batuffoli di ovatta per attutire il rumore del motore posizionato sulle loro teste. La Tappa pavese sulla linea Torino - Trieste rappresentò una importante risorsa per le necessità di comunicazione di buona parte della Lombardia al punto che Milano si collegò con l’Idroscalo di Pavia tramite autocorriere che arrivavano e partivano in coincidenza con i voli. Naturalmente il servizio aereo, oltre al trasporto passeggeri garantiva il rapido trasferimento della posta e delle merci di piccole dimensioni. All' inizio degli anni 50, con la nascita di aeroporti terrestri, l'attività pubblica degli idroscali fu sospesa. Saluti da Pavia Teresa Ramaioli
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