dino secondo barili
ricerche storiche locali (Pavia e Provincia)Messaggi del 10/11/2015
BUON MARTEDI’ …
DA PAVIA
10 novembre 2015
“Sono le idee folli che fanno girare il mondo”
Dino
34 “una canzone al giorno”
Fred Buscaglione
“Che bambola!”
Spesso le canzoni segnano un epoca e gli Artisti la rappresentano in prima persona. Un esempio? Fred Buscaglione (23 novembre 1921 – 3 febbraio 1960). Nei suoi 38 anni di vita ha lasciato il segno che lo ha posto tra “gli immortali” insieme alla sua canzone “Che bambola!”. Più che una canzone è un omaggio all’ironia e alla illusoria superiorità maschile. Fred Buscaglione si era “costruito” il suo personaggio (alla Clark Gable … baffetti ben curati, doppiopetto gessato, cappello a larghe falde). Come poteva un Artista così non scrivere e interpretare “Che bambola!”? Più che una canzone è un “incontro col Destino”. Era l’una e trentatre l’altra notte mentre uscivo dal mio solito caffè … e cosa vedo? Una donna superlativa “un bel mammifero modello centotre … Che bambola!” Un cumulo di curve che avrebbe fatto perdere la testa anche ad un eremita. Cosa fa un tipo come Fred? il grande Fred Buscaglione? “ehi, ehi le grido piccola … dai, dai non far la stupida … se non baci subito tu perde un’occasion” … La presunzione dell’uomo conquistatore e sciupa femmine, non ha limiti. La donna reagisce. E’ campionessa di arti marziali. “Lei (con una sventola) lo incolla ad un lampion” E non è finita. La donna pensa di averlo spedito all’altro mondo … e si dispera. Vorrebbe rianimarlo … e lo fa con un bacio. Un bacio da fine del Mondo. Il bacio risolve tutto. Fred Buscaglione è salvo. Buon ascolto. Dino
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Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno nulla a che vedere
con persone reali o fatti realmente avvenuti)
382
L’Architetto Benvenuto
Se a cinquant’anni, un uomo si fa ancora delle illusioni…a sessanta le illusioni scompaiono del tutto. Si sa che i giorni passano veloci e una persona non è eterna. Il tempo non perdona. Se ne rendeva conto anche l’Architetto Benvenuto il quale si impegnava nel lavoro… ma non faceva mai troppi conti… “senza l’oste”. Infatti, diceva. “Prima di prendere troppi lavori, con il rischio di farsi venire un “colpo”… preferisco fare bene un lavoro alla volta e … lasciar fare al Destino.” I suoi colleghi Architetti, lo prendevano in giro. Dicevano. “Adesso che ti sei fatto un nome … perché non sfrutti il tuo momento magico?” Benvenuto ascoltava, ma non replicava. Era convinto che nella vita …”quello che deve accadere … accade comunque”. Del resto aveva due matrimoni falliti alle spalle. Il primo, Claudia, l’aveva lasciato dopo due anni senza dire perché. Il secondo Marzia. L’Architetto aveva fatto di tutto per accontentarla… Non ci era riuscito. Aveva lasciato Pavia per Milano. Perché Pavia sembrava, a Marzia, troppa provinciale. Tutto inutile. Cinque anni di tira e molla. Alla fine … ognuno per la propria strada. Ora l’Architetto Benvenuto, sessant’anni, fisico da atleta, spirito da “conquistatore del mondo” … viveva per il suo lavoro, per la soddisfazione dei suoi clienti… i quali lo inondavano di complimenti. Tutto inutile. Benvenuto, prendeva il suo lavoro come una missione. Una villa? Una villa da Dio… con estrosità di ogni genere. Un palazzo? Un Palazzo da Dio… come se tutti gli appartamenti dovessero essere occupati da Lui… dall’Architetto Benvenuto in persona. Due anni fa, però, l’Architetto Benvenuto ricevette una proposta interessante. La ristrutturazione di un Castello diroccato … Veramente più che un Castello era un rudere che la “voce popolare” chiamava Castello. Forse, in passato, era stato veramente un Castello, ma ora ne aveva perso le caratteristiche. A sessant’anni un uomo ha diverse possibilità. Lavorare… o giocare. Benvenuto giocava lavorando. Giocava con il lavoro. Si divertiva. Appena avuta l’ordinazione, l’Architetto Benvenuto si è messo a sognare … Veramente, era un professionista serio, perciò prendeva sul serio ogni impegno. Per il Castello, però, aveva “perso la testa”. Avrebbe realizzato un capolavoro. Il suo capolavoro. La Proprietà gli aveva dato carta bianca… sia nella ristrutturazione… sia nella spesa. Il sessantenne Benvenuto si sentì come se avesse avuto vent’anni… gli anni in cui aveva scelto di diventare Architetto. A vent’anni, inoltre si era innamorato di Matilde, la sua compagna di corso … una ragazza bellissima… da far perdere i sensi. Si dice, però, che “beltà e follia spesso si tengono compagnia”. Matilde era la traduzione pratica di quel detto. La ragazza compariva e scompariva nella vita di Benvenuto come fosse un “fantasma”. Mai un si. Mai un no. Prendere o lasciare. E Benvenuto lasciava fare … Tuttavia erano stati giorni indimenticabili, irripetibili… per lui e per lei. Ora l’Architetto Benvenuto doveva ristrutturare un Castello… Perché non farlo per Matilde, la “follia” dei suoi vent’anni? Non ha più rivisto la donna del “sogno”… ma per lei avrebbe creato un Castello da Sogno: il Castello di Matilde. Si mise subito all’opera come un forsennato… In brevissimo tempo … il “rudere era diventato un sogno”. L’idea di Benvenuto era sulla bocca di tutti… specialmente dei Colleghi Architetti (invidiosi). Un giorno, Benvenuto ricevette una mail dall’America. Diceva. “Ciao Benvenuto, sono Matilde. Sono io che ti ha commissionato il Castello che stai ristrutturando. Ti ringrazio per averlo chiamato il Castello di Matilde in ricordo dei nostri bei vent’anni. Continua nel tuo lavoro e nel tuo sogno. Anzi, puoi viverci… in attesa che anch’io possa venire e vivere con te … o forse … no.” (382) -
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PAVIA
di Teresa Ramaioli
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CIAO PUTTY ... GABBIANO642014
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