Messaggi del 11/11/2015

BUON MERCOLEDI' ... DA PAVIA

Post n°21177 pubblicato il 11 Novembre 2015 da dinobarili
 

BUON MERCOLEDI’ …

 DA PAVIA

11 novembre 2015

“Il tempo è adesso …

adesso o mai più”

Dino

35 “una canzone al giorno”

Rita Pavone

“Il ballo del mattone”

Rita Pavone è nata il 23 agosto 1945. Una delle canzone che l’hanno portata al successo è stata “Il ballo del mattone”… Era il 1963. Sembra passato un secolo. In effetti il secolo è (quasi) passato davvero. Chi è quella ragazzina di oggi che canterebbe al proprio morosino “Non essere geloso se con gli altri ballo il twist”? Neanche per idea! Oggi, c’è il telefonino … Internet … gli SMS. Allora (1963) Rita Pavone si preoccupava di spiegare il perché (cantando) “Non provocar la lite … non farmi le scenate se con gli altri ballo il rock” … “(Tu) sei la mia passione …(con Te) io ballo il ballo del mattone” Ah, se i “mattoni della storia potessero parlare” ! Eppure a distanza di tanti anni è bello riascoltare la voce di Rita Pavone quando scandisce “Lentamente, guancia a guancia/ io dico che ti amo/ tu mi dice che son bella … dondolando, dondolando sulla stessa mattonella” La poesia (in amore) non morirà mai. Ci sarà sempre qualche romantico (o romantica) che sognerà di ballare … il ballo del mattone … “stretti, stretti, nell’estasi d’amor”

Buon ascolto. Dino

 
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GINA racconto (383) di Dino Secondo Barili

Post n°21176 pubblicato il 11 Novembre 2015 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere,

sono frutto di fantasia,

pertanto non hanno  nulla a che vedere

con persone reali o fatti realmente avvenuti)

383

Gina

In epoca di grandi crisi non solo economiche, i cambiamenti sono evidenti. Basta vedere Pavia. Non si è mai vista la città così piena di gente come nell’estate che sta per finire (2014). Corso Cavour, Strada Nuova e, soprattutto, Piazza della Vittoria, sono sempre piene di persone che vanno e vengono. Piazza della Vittoria è come un “grande cortile”… di una volta. Le persone gironzolano senza una meta… tanto per stare insieme… stare “con gli altri”. Alcune persone di ogni età sono sedute per terra, sull’acciottolato, sui gradini più o meno alti… Le chiacchiere si sprecano… anzi, le chiacchiere sono il “sale” della Piazza… Cosa sarebbe la Piazza senza chiacchiere? Adesso, si usa il termine inglese, gossip... “pettegolezzo”, ma sempre di “chiacchiera” si tratta. Ne parlava ieri mattina, al Mercato di Piazza Petrarca, la Signora Gina, sessantenne, sposata, un figlio già grande, con la sua amica Piera. “Con la crisi economica Pavia si è riempita di gente. Le novità, però, si colgono parlando con le conoscenti e le amiche… “Dove sei stata questa estate?” Ho chiesto, l’altro giorno, alla Pierangela. “Non dirmelo…” – mi ha risposto – “Sono andata una settimana da mia sorella appena sopra Varzi (Pavia). Una settimana d’incanto. Mia sorella è ancora una “montanara” vecchio stampo. Con i suoi settant’anni ben portati ha mantenuto le abitudini di un tempo. Si alza al mattino alle cinque. Accudisce il maiale. Ha un pollaio pieno di galline… Ha pure il gallo che canta alle quattro del mattino. Roba da non credere. Ho trascorso una settimana nella quale ho ritrovato la vita. Ho riprovato a vivere la vita del tempo che fu. Mi sono subito adeguata. Ho fatto l’aiutante di mia sorella. Sveglia alle cinque. Ho preparato il “pastone” per il maiale e la crusca per le galline. Poi, ho passato ore e ore nell’orto a raccogliere verdure di ogni genere… Alla fine di ogni giornata “non” ho sentito alcun bisogno delle notizie del Telegiornale. Mi è sembrato di vivere in un altro mondo. Alla sera non vedevo l’ora di andare a letto… di chiudere gli occhi. Non ho mai avuto la mente libera come nei sei giorni passati a casa di mia sorella. Nel pomeriggio ho fatto lunghe passeggiate nei boschi con alcune donne (anziane) del luogo le quali ne hanno approfittato per raccontarmi storie “vecchie come Noè”. Leggende tramandate da generazione in generazione che sono giunte fino a noi. Un pomeriggio, una di queste abitanti del luogo (la Signora Lisetta), mentre camminavamo nel bosco, ha raccontato la storia di Mafalda, una “strega” vissuta centinaia di anni fa… proprio in quel bosco. Mafalda era una “strega” originale. A tredici anni, rimasta orfana e sola, si era ritirata in quel bosco con una capra. Aveva sempre vissuto dentro ad una grotta chiamata la “Grotta della Strega”. Ad un certo punto mi vennero i brividi. Eravamo tre donne sole…non più giovanissime. Eravamo giunte proprio alla “Grotta della Strega”. Ad un tratto sentimmo dei lamenti… Come se qualcuno avesse bisogno di noi. Ci guardammo in faccia. Stavamo per essere prese dal panico… quando, dentro ad un cespuglio, si faceva strada il musino di una gatta … con i suoi tre micini. La Signora Lisetta, ci ha gelato. “Non toccatela è la Strega Malfalda”. Dopo pochi istanti, noi tre donne, abbiamo visto la gatta ed i micini trasformarsi… in leggiadre fanciulle... e scomparire dentro alla grotta. Se non avessimo visto tutte e tre la stessa cosa… potremmo dire che avevamo avuto le allucinazioni. Dopo una simile esperienza ho deciso che la prossima estate la passerò a casa di mia sorella, in un paesino sopra Varzi (Pavia). Almeno sono certa di vedere qualcosa di nuovo.”(383) -

 
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BUONA GIORNATA CON IL DISEGNO DI TERESA RAMAIOLI

Post n°21175 pubblicato il 11 Novembre 2015 da dinobarili
 

BUONA GIORNATA CON IL DISEGNO DI

TERESA RAMAIOLI

 
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MARIA MONTESSORI di Teresa Ramaioli

Post n°21174 pubblicato il 11 Novembre 2015 da dinobarili
 

MARIA MONTESSORI

di Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 10/11/15 alle 12:01 via WEB
MARIA MONTESSORI---Suo padre avrebbe voluto che facesse la maestra, ma il destino aveva progetti più ambiziosi per Maria Montessori. Prima donna ammessa e laureata a una facoltà di medicina in Italia, futura genitrice di un metodo pedagogico rivoluzionario per il quale diverrà famosa in tutto il mondo e prenderà il posto dell'effige di Marco Polo sulle ultime banconote da mille lire che ricordiamo, la Montessori ha nascosto, dietro una vita pubblica di successi, un privato di grande sacrificio. . È il 1889 quando Maria Montessori, sostenuta dalla madre, si iscrive al¬la Facoltà di Medicina. Tra aule popolate da soli uomini, incontra Giuseppe Montesano, un professore di Psichiatria che la coinvolge nel recupero di bambini rin¬chiusi in manicomi. Tra i due nasce una relazione segreta e Maria, nel frattempo laureatasi, si scopre incinta. Per evitare scandali, il figlio, di nome Mario, le viene allontanato da Giuseppe, che si limita a riconoscerne la paternità. Distrutta dalla delusione affettiva, Maria si dedica senza soste ai suoi studi e al suo lavoro. Inse¬gna con ottimi risultati a bambini disagiati e nel 1907 apre la prima "Casa dei bambini", per i piccoli da 3 a 6 anni ,nel quartiere poverissimo di San Lorenzo, dove sperimenta e applica il suo rivoluzio¬nario metodo incentrato sul bambino. Ma mentre esorta il mondo a far emergere le potenzialità dell'infanzia e a regolare l'insegnamento sull'interesse spontaneo del bambino, Maria deve reprimere il suo desiderio più profondo, quello di poter vivere con il figlio che ha avuto da Montesano e che l'uomo ha poi affidato a una famiglia di campagna, spaventato da un possibile scandalo ma soprattutto dalle esigenze di una ragazza forte e libera come lei. La donna che ha educato e aiutato bambini di ogni genere non ha potuto crescere il suo stesso figlio.. Maria Montessori è stata una grande pedagoga, ma soprattutto una madre, e non solo dei suoi tanti bambini sparsi, ancor oggi, in tutto il mondo ma del suo stesso figlio. Un figlio per il quale ha dovuto combattere contro le ipocrisie, e le resistenze del suo tempo. Ciao Teresa Ramaioli

 

 
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MILANO di Teresa Ramaioli

Post n°21173 pubblicato il 11 Novembre 2015 da dinobarili
 

MILANO 

di Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 10/11/15 alle 11:59 via WEB
CHIESA di SAN CARLO_LAZZARETTO-MILANO--Manzoni nei Promessi Sposi scrive:"La cappella ottangolare che sorge, elevata d'alcuni scalini, nel mezzo del lazzeretto, era, nella sua costruzione primitiva, aperta da tutti i lati, senz'altro sostegno che di pilastri e di colonne, una fabbrica, per dir così, traforata..", questa piccola chiesetta voluta dal'Arcivescovo Carlo Borromeo, nasce nel 1576, in piena Peste e si trova al centro di quello che fu il lazzaretto.Agli appestati non era consentito uscire dalle proprie celle, quindi era stata studiata a pianta ottagonale aperta sui lati, per permettere di assistere alla messa da ogni lato ed a distanza. Passata la peste, la chiesa perde la sua funzione e nel 1796, con l'ingresso a Milano delle truppe di Napoleone Bonaparte, viene adibita a caserma . Chiuso su tutti i lati, dopo vari usi come fienile e ghiacciaia, alla fine dell'800 viene venduto alla parrocchia di Santa Francesca Romana, e restaurata prendendo il nome di S.Carlo al lazzaretto. L'interno è decorato con un pavimento in pietra. La costruzione del Lazzaretto fu provvidenziale a fronte delle tre grandi epidemie che colpirono Milano nel 1524 (peste di Carlo V), nel 1576 (peste di San Carlo) e nel 1629 (peste detta “peste del Manzoni o dei Promessi sposi”). In tutti tre i casi, il grande recinto di Porta Orientale non fu sufficiente ad accogliere tutti gli ammalati e si dovette ricorrere ad altri accampamenti di fortuna, specialmente al Gentilino fuori di Porta Ticinese. La peste di Carlo V (1524-29) e la peste del Manzoni (1629-31) provocarono un numero molto elevato di decessi. Ciao Teresa Ramaioli

 

 
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