Messaggi del 18/08/2014

ELISA E LE MALELINGUE racconto (507) di Dino Secondo Barili

Post n°14960 pubblicato il 18 Agosto 2014 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono

 frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che

vedere con persone o fatti realmente avvenuti)

racconto del Martedì

507

Elisa e le malelingue

Un anno fa, Elisa aveva dei dubbi se accettare una proposta di lavoro oppure no. Il problema non era semplice. Elisa, quarant’anni, bellissima donna ,era single. Per anni aveva lavorato a Milano come impiegata e in conseguenza della crisi economica aveva perduto il lavoro. Un anno fa, dopo molto cercare, era arrivata un’offerta di lavoro come Commessa in un Negozio specializzato di Antiquariato del milanese. Un Negozio molto noto… il cui Proprietario aveva una “cattiva fama”. Cattiva è dire poco… “pessima”! Il suo nome era tutto un programma: Danilo detto “il Conte”. Nessuno era riuscito a sapere se Conte (titolo nobiliare) lo fosse veramente. Certo è che Il “Signor Danilo” si presentava sempre ai clienti con “Piacere… Conte Danilo”. Vuoi che era bravissimo nel suo “lavoro” (che lui chiamava missione), vuoi perché aveva sessant’anni ed era un bell’uomo dal fascino particolare…era idolo delle donne. Il fatto è che le Commesse nel Negozio del Conte Danilo “duravano poco”. Ora, era la volta di Elisa, la quale aveva urgente bisogno di lavorare e portare a casa lo stipendio. Le malelingue dicevano che il Conte Danilo aveva il vizio (ed il piacere) di “portarle a letto”. Vero? Falso? Nessuno è mai stato in grado di confermarlo. Fatto sta che le commesse, appena potevano lasciano il posto ….per un’altro posto. Elisa, prima di accettare, ne parlò con la sua amica e coetanea del cuore, Rosalda. Elisa era andata subito al sodo. “Rosalda, ho avuto la proposta di lavoro come Commessa, presso il Negozio del Conte Danilo, cosa ne dici? Le voci che corrono sul Titolare sono pessime. Tu cosa ne dici?” Rosalda, era una donna riflessiva. Prima di parlare “pesava le parole”. Dopo aver riflettuto cercò di essere chiara. “Elisa. Anch’io ho sentito voci al riguardo. Purtroppo , di situazioni simili ce ne sono a iosa. Inutile nasconderlo. Tuttavia, bisogna distinguere tra le “voci” e le “cose vere”. Se fossi in te, accetterei. Vorrei vedere con i miei occhi… A volte le malelingue sono soltanto malelingue.” Elisa accettò il consiglio… e accettò l’impiego. Effettivamente il Conte Danilo era un gran bell’uomo. Intelligente, raffinato, elegante, affascinante… unico nel suo genere. Difficile, per una donna, resistere ad un simile fascino. Inoltre, il Conte Danilo aveva una delicatezza nel proporsi alle persone che non sembrava neanche una cosa vera. Come Datore di Lavoro, poi, era ineguagliabile. Preciso nel rispetto del contratto di lavoro e puntuale nel pagamento dello stipendio. Tenuto conto dei tempi che corrono … sembrava quasi fuori norma. Elisa, osservava attentamente il Conte Danilo e si chiedeva da dove nascessero le malelingue. Ogni tanto, “il Conte” (come si faceva familiarmente chiamare) proponeva a Elisa una cena a Milano presso un noto Ristorante. Un’elegante serata nella quale il sessantenne faceva sfoggio di sé stesso e della donna che aveva accanto. Tutto finiva lì. Elisa era nel dubbio. Non sapeva cosa pensare. Una mattina Elisa si sentì poco bene, ma ha voluto essere ugualmente nel Negozio. Danilo se ne accorse. “Elisa, cosa hai? Non stai bene?” La quarantenne cercò di darsi un contegno, “No, no. E’ solo un piccolo malessere passeggero.” Quella mattina “il Conte” non la perse di vista. Tutte le attenzioni erano per lei, la sua Commessa. Elisa non si ricordava di aver ricevuto da un uomo così tante attenzioni. Si convinse che il Conte Danilo era un uomo eccezionale, straordinario… ma non lo diede a vedere. Continuò il suo atteggiamento da “dipendete” sempre pronta a chiedere consiglio prima di ogni operazione. L’intesa tra Danilo e Elisa si trasformò presto in “un’intesa” sotto molti profili. Un sabato mattina di sei mesi fa il Conte Danilo ha fatto a Elisa una “proposta di matrimonio” in piena regola…alla quale Elisa non ha potuto (e voluto) dire di no. Anzi, la settimana successiva erano già marito e moglie. (507)

 
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MILANO LA BASILICA DI SANT'AMBROGIO di Teresa Ramaioli

Post n°14959 pubblicato il 18 Agosto 2014 da dinobarili
 

MILANO

LA BASILICA DI SANT'AMBOROGIO 

di

Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 18/08/14 alle 09:14 via WEB
Basilica di Sant’Ambrogio--Milano-- Fondata nel 386, la basilica è l’edificio sacro più rilevante della Milano medievale. Al piano superiore su una facciata delimitata da due archi, vi è incastonata una scacchiera di sette caselle per sette, posta in diagonale. Sotto di essa compare una triplice sottolineatura. E’ solo un adornamento, oppure il disegno nasconde un qualche significato. La scacchiera ricalca la pianta radiocentrica della città che ha per centro il Duomo circondato da tre evidenti anelli di vie principali, traccia delle grandi cerchie di mura che un tempo delimitavano la città. Dentro Sant’Ambrogio, poste sul muro di sinistra appena entrati, si trovano due scacchiere bicromatiche (altre due sono presenti esternamente), secondo molti simboli legati ai Templari. Infatti il gioco degli scacchi arrivò in Europa proprio dalla Terrasanta, importato dai soldati che tornavano dalle crociate. Si dice che i pavimenti del Tempio di Salomone (sulle rovine del quale alloggiavano i Templari in Palestina) fossero disegnati proprio di quadrati bianchi e neri, come simbolo della contrapposizione del bene e del male, dell’istinto e della ragione. La predilezione di Ambrogio per questa basilica che lui stesso fece costruire presso l'area cimiteriale cristiana, dove desiderò essere sepolto ,è intuibile da un passo della lettera che indirizzò alla sorella Marcellina dove afferma che era sua abitudine recarsi quotidianamente al cimitero dei martiri passando accanto al Palazzo Imperiale. Il cimitero si trovava fuori le mura della città, vicino all'attuale via san Vittore. Nei primi secoli questo cimitero era di uso pagano, ma dal IV secolo, dopo l'editto di Costantino , la situazione mutò e fu possibile anche ai cristiani seppellire i loro morti con riti pubblici. Era un luogo frequentato abitualmente tanto che ben presto si arricchì di piccoli edifici. Ambrogio aveva fatto seppellire nel 378 il fratello Satiro. L'edificio un secolo dopo sarà abbellito con mosaici così belli da venir chiamato San Vittore in Ciel d'Oro ,più tardi sarà incorporato nella basilica. Ciao Teresa Ramaioli

 
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ANNAMARIA ...E IL RACCONTO DEL DOTT. DANILO

Post n°14958 pubblicato il 18 Agosto 2014 da dinobarili
 

ANNAMARIA ...

E

IL RACCONTO DEL DOTT. DANILO

annamariamennitti
annamariamennitti il 18/08/14 alle 15:40 via WEB
SI, che esistono le streghe ,infatti strega la nonna strega la mamma e ancora più strega la figlia ,come ha potuto indovinare che il Dott. Danilo sarebbe andato sulla riva del fiume Terdocchio?..inoltre anche nuda ...Povero dottore ....scommetto che nell. asciugarsi gli occhiali ha sussurrato paroline.."che scherzi di cattivo gusto" ciao Dino
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 18/08/14 alle 17:55 via WEB
Ciao Annamaria - bel commento.Speriamo che il Dott. Danilo... sia fortunato e che Delia sia un strega fantastica. Dino
(Rispondi)

 

 

 
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LA PESTE di Teresa Ramaioli

Post n°14957 pubblicato il 18 Agosto 2014 da dinobarili
 

LA PESTE 

di

Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 17/08/14 alle 09:07 via WEB
PESTE -Le epidemie di peste tra il ‘300 e la fine del ‘600 decimarono la popolazione dell’Europa. . Il ratto nero diffondeva le pulci responsabili della peste . Dove continuavano ad albergare i ratti neri (soprattutto nei porti e località marittime) la peste bubbonica era sempre in agguato, mancavano mezzi efficaci per circoscriverla. A Venezia furono adottate ordinanze e dettami di natura igienica, come lavare muri con abbondante aceto, confinare i contagiati nei lazzaretti. Venezia, per il proprio sviluppo, non poteva rinunciare ai commerci con i porti orientali. Il primo lazzaretto risale al 1423 (circa). I lazzaretti non erano dei veri ospedali, e a prendersi cura dei malati, spesso senza speranza, erano monaci, suore e qualche sopravissuto alla peste. Le cure prestate servivano a poco. Molto usato era il salasso per procurare la purificazione del corpo, in verità era proprio questa pratica ad accelerare la morte. Gli ammalati dovevano rimanere nel digiuno totale, oppure mangiare solo determinati cibi e pochi liquidi. Sembra che ai più forti e meno colpiti dalla malattia fosse offerto pane bagnato con aceto, fichi secchi e noci tritate, perchè considerati cibi di alto valore nutritivo. Ricorrenti erano le zuppe di acetosa cotta in brodo di cappone speziato con cannella, l’orzo addolcito e le mandorle trite condite con miele caldo. Bevevano acqua aromatizzata con aceto e spezie. L’aceto era considerato utile sia per disinfettare sia per curare. Dai pasti mancavano frutta e verdure fresche che sarebbero state importanti per il loro contenuto vitaminico. Senza antibiotici e vitamine era dura superare la malattia. Le guarigioni erano poche, e considerate miracoli della provvidenza. Con le scoperte della scienza, si è costatato che una dieta a base di fibre e frutta è preferibile ad una proteica (carne e formaggi), inoltre, l’assunzione di acqua è fondamentale per sopperire alla perdita di liquidi causata dalla febbre. Ora sappiamo che una corretta alimentazione non solo è necessaria per sconfiggere il male, ma è fondamentale per prevenirlo. Ciao Teresa Ramaioli

 
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VIAGGIO IN LOMBARDIA

Post n°14956 pubblicato il 18 Agosto 2014 da dinobarili
 

Viaggio in Lombardia

Pavia story

Vicolo San Sebastiano in Pavia

Ci sono angoli di una città che poche persone conoscono. Un po’ perché sono fuorimano, un po’ perché per trovarli… bisogna cercarli. A Pavia, uno di questi angoli è Vicolo San Sebastiano in Pavia… una vietta sghemba, stretta tra alti palazzi e angoli… da cartolina. Una finestra, un vaso di fiori, un vecchio portone… e la storia. Sembra che la storia sia passata in quel Vicolo… una storia passata di bocca in bocca, forse ingigantita dalla fantasia popolare… Ma quale storia? Si dice che… in epoca risorgimentale, 1848 e dintorni, nel Vicolo abitasse una ragazza bellissima di nome Maria (allora c’erano molte ragazze che si chiamavano così) innamorata pazza di una “testa calda” un “universitario garibaldino”… uno che, spesso era coinvolto in atti “ostili”, e in ogni frase ci metteva sempre il nome di Garibaldi. La “testa calda era nota alla polizia di allora, che lo teneva d’occhio con l’intento di prenderlo in flagrante”. Purtroppo “la testa calda” era sfuggente come un’anguilla… fino al giorno in cui fu individuato a casa della ragazza in Vicolo San Sebastiano… Sembrava, fosse arrivato al capolinea… Invece, No. Maria, usò tutte le sue arti “magiche”… e la conoscenza del Vicolo che è veramente un “labirinto” e la testa calda diventò uccel di bosco. Buona serata a tutti. Dino  

 
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DISEGNO DI TERESA RAMAIOLI

Post n°14955 pubblicato il 18 Agosto 2014 da dinobarili
 

DISEGNO DI TERESA RAMAIOLI

"Buon Martedì ...a tutti"

DIARIO CORALE

 del

19 agosto 2014

 
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PENSIERI SPARSI DEL 18 AGOSTO 2014

Post n°14954 pubblicato il 18 Agosto 2014 da dinobarili
 

PENSIERI SPARSI DEL 18 AGOSTO 2014

“La vita è un mistero…

 e tale rimane”

Dino

 
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IL DOTT. DANILO E L'OSTERIA DELLA STREGA racconto (716) di Dino Secondo Barili

18 AGOSTO 2014

ALMANACCO DI STORIA PAVESE

Trivolzio – 18 agosto 2014 – Lunedì - 12.00

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono

 frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che

vedere con persone o fatti realmente avvenuti)

racconto del Lunedì

716

I racconti dell’estate

Il Dott. Danilo e l’Osteria della Strega

I giorni di ferie passano veloci. Specialmente quelli di Agosto. Una persona quasi non se ne accorge. Arriva agli ultimi giorni di ferie e si chiede…”Come? Sono giù passati quindici giorni?” La stessa sensazione è stata provata, un anno fa, dal Dott. Danilo, cinquant’anni ben portati, Dirigente di un’Agenzia di Assicurazione di Milano, abitante a Pavia. Il Dott. Danilo era arrivato al penultimo giorno e si era reso conto di non aver combinato nulla di ciò che si era proposto di fare. Aveva programmato di fare un soggiorno sul Lago di Como con il suo Collega, Dott. Fabrizio e il progetto è sfumato. Aveva pensato di passare due giorni al mare a Rapallo e l’Albergo, all’ultimo momento, non aveva camere libere. Ormai il Dott. Danilo aveva ancora due giorni di ferie… e voleva fare qualcosa di originale. Pensò di fare una passeggiata in Lomellina e di pranzare all’Osteria della Strega. Ci era già stato parecchi anni prima. Si era trovato bene. Un’Osteria vecchia maniera con il pergolato dell’uva bianca e nera . Un’isola in mezzo ai campi… poco lontana dal Torrente Terdoppio. Perché non riprovarci? L’Osteria della Strega, oltre al nome, aveva una buona pubblicità. Detto fatto, la mattina del penultimo giorno di ferie, il Dott. Danilo salì sulla sua decapottabile grigio metallizzata e si lanciò per le strade della Lomellina. Arrivato nei pressi del Torrente Terdoppio pensava di trovare la solita strada di campagna che era nella sua memoria. Invece, non c’era più alcuna strada. Dei lavori stradali erano in corso e dei cartelli indicavano delle deviazioni. Il Dott. Danilo si trovò perso. Non riusciva più a trovare l’orientamento. Inoltre aveva lasciato a casa il navigatore satellitare. Si affidò all’istinto. Dopo aver girovagato per quasi un chilometro tra i campi il cinquantenne si trovò proprio sulla riva del Torrente Terdoppio. Decise di fermare l’automobile. Scendere… e dare un’occhiata… tanto per rendersi conto della situazione. Effettivamente la strada di campagna terminava sulla riva del Torrente. Una fitta vegetazione nascondeva un sentiero che portava ad una spiaggetta. A fatica il Dott. Danilo seguì un breve percorso tra felci e rovi. La sorpresa è stata totale. Distesa sulla spiaggetta, a pochi metri di distanza c’era una donna bellissima. Nuda… a prendere il sole. Dopo lo smarrimento si sentì un intruso. Cercò di lasciare il più velocemente possibile la spiaggetta e ritornare all’automobile. Il cinquantenne udì una voce chiamare. “Dott. Danilo… dove va?” Era una voce conosciuta. Danilo si girò per mettere a fuoco la donna che aveva fatto la domanda. Era la sua nuova Collega d’Ufficio, La Dott. Delia, la quale si era rivestita ed era decisa a continuare il discorso. “Dott. Danilo… non vorrà mica fuggire… Sono venuta apposta per aspetta lei” Il cinquantenne fece finta di pulirsi gli occhiali per vedere meglio… In realtà voleva prendere tempo. Capire cosa gli stava succedendo. Da quando la Dott. Delia era entrata in servizio nel suo Ufficio, sei mesi prima, il cinquantenne era cambiato. Segretamente si era innamorato di lei, di Delia, trent’anni, alta, bionda, occhi azzurri, gambe da fine del mondo. Il Dott. Danilo, però, si era sentito vecchio ed aveva deciso di non lasciarsi prendere da fantasie di quel genere. Ora, era solo in mezzo alla campagna. Su una spiaggetta in riva al Torrente Terdeppio… e c’era lei, la Delia, la Delia… da fine del mondo. Cosa fare? La trentenne aveva capito che il Dott. Danilo era un timido. Prese l’iniziativa e non la lasciò più. “Danilo… possiamo darci del tu? Sapevo che oggi saresti venuto all’Osteria della Strega…Sapevo anche che saresti arrivato fin qui …su questa spiaggetta” Il cinquantenne cercò di darsi un contegno. “Come potevi saperlo?” – “Lo sapevo. Non posso dire come. Come tu sai, noi donne, abbiamo una marcia in più rispetto agli uomini” Rispose Delia la quale aveva preso sottobraccio il cinquantenne in modo cordiale ed affettuoso. “Danilo, sono mesi che ti studio in Ufficio e non sono mai riuscita ad avere un dialogo con te. Ora, però, siamo qui…in mezzo alla campagna. Siamo a cento metri dell’Osteria della Strega …. Il Dott. Danilo si sentì come un bambino che aveva bisogno della mamma. Si lasciò guidare come fosse una marionetta. Non aveva più parole, più voce… I occhi… erano calamitati da quelli di Delia la quale continuava a parlare. “Danilo puoi lasciare l’automobile dove si trova. Possiamo fare il sentiero delle streghe che porta all’Osteria della Strega… A proposito … l’Osteria è di mia madre… la Strega. L’ha avuto in eredità da sua nonna … un’altra Strega” Ormai il Dott. Danilo era totalmente confuso. Non sapeva più cosa dire e cosa pensare. Tutto era avvenuto senza una logica, senza un perché. Come poteva Delia sapere che lui, Danilo, avrebbe pranzato all’Osteria della Strega? E se la Dott. Delia … fosse veramente una strega? Sulle streghe della Lomellina si raccontano storie infinite. Gli studiosi possono dire ciò che vogliono … le streghe esistono … sono donne dalle qualità eccezionali, uniche e assolute. Quando un uomo cade nella rete di una strega non ha più scampo. Un anno fa, il Dott. Danilo è caduto nella rete della Dott. Delia …e dal primo giorno di lavoro… dopo Ferragosto la sua vita è cambiata. … è diventata come quella di un uomo sposato agli ordini di Delia. - Questo è il racconto 716, scritto dal 2 settembre 2012. Un racconto al giorno per… il piacere di chi scrive… e di chi legge. Non resta che continuare per raggiungere il racconto numero 1000 (mille)… con la speranza di riuscirci. Dino

 
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IL PAESE DEI CAMPANELLI di Teresa Ramaioli

Post n°14952 pubblicato il 18 Agosto 2014 da dinobarili
 

IL PAESE DEI CAMPANELLI 

di

Teresa Ramaioli

Il paese dei campanelli----In un’immaginaria isola olandese è ambientato il Paese dei Campanelli. Questo nome è dovuto dal fatto che su ogni casa c’è un piccolo campanello. La leggenda narra che se una moglie tradisce il marito, il campanello della casa in questione suonerà e tutti verranno a sapere quello che è successo. Anche se nessuno li ha mai sentiti suonare, gli abitanti non hanno il coraggio di dimostrare il contrario. Tutto, nel paese dei campanelli, resta tranquillo fino all’arrivo di una nave militare inglese, costretta all’attracco nel porto dell’isola da un incendio sviluppatosi a bordo. Gli ufficiali scendono a terra e… accade l’inevitabile! Hans, il comandante, fa suonare il campanello con Nela, Tom lo fa suonare con BonBon e La Gaffe, per un imperdonabile errore, con Pomerania, la donna più brutta del paese. La Gaffe purtroppo combina un’altra gaffe arrivano sull’isola le mogli degli ufficiali e, senza colpa, rifanno suonare i campanelli con mariti di Nela, BonBon, Elena e Pomerania. La leggenda narra che se un giorno ogni cento anni i campanelli resteranno muti, non suoneranno mai più. TUTTI sono avvertiti, nessuno vuole trasgredire, ma c’è La Gaffe che, suo malgrado, riesce a rovinare tutto. Gli ufficiali ripartono con le mogli e sull’isola per altri cento anni esisterà ancora l’incubo dei campanelli. Ciao Teresa

 
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ANNAMARIA ... E L'IMPORTANZA DI VIVERE BENE

Post n°14951 pubblicato il 18 Agosto 2014 da dinobarili
 

ANNAMARIA ..

E

L'IMPORTANZA DI VIVERE BENE

annamariamennitti
annamariamennitti il 18/08/14 alle 07:32 via WEB
Alle due coppie è andata bene dopo il Ferragsto..ma non a tutti succede la stessa cosa ,c'è chi comincia girarsi intorno e non voglia di fare niente ,perchè il divertimento porta anche la stanchezza ,senza nessuna voglia di iniziare ti assicuro che è triste per riprenderci ci vuole un po di tempo....e con una gran voglia di dormire ,per Goffredo R osaria Simone e Edmondo non è andata così loro iniziano oggi buon divertimento ciao Dino
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 18/08/14 alle 08:45 via WEB
Ciao Annamaria - ai personaggi dei racconti va tutto e sempre bene. E' così che deve essere (o vorremmo che fosse) la vita. Noi abbiamo bisogno di stare bene e di vivere bene. Buona e felice giornata. Dino
(Rispondi)

 
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ANNAMARIA ... L'AMORE NEI RACCONTI

Post n°14950 pubblicato il 18 Agosto 2014 da dinobarili
 

ANNAMARIA ...

E

L'AMORE NEI RACCONTI

annamariamennitti
annamariamennitti il 18/08/14 alle 07:19 via WEB
Gli amori a metà non esistono ,perchè l'inizio eè sempre bello ,pieno di speranze da parte di entrambi. Ci sono poi gli amori che nascono così, tanto per passare il tempo ,e poi si accorgono che stare insieme è piacevole è restano per tutta la vita...e sono i più riusciti....GLI amori quelli che ti fulminano " mozzafiato" e gambe la fine del mondo e ti sembra di aver raggiunto il cielo (anche per l'uomo)pian piano ti accorgi che non ha nulla di scattante vuota , privi di virtù ...destinati a morire pian piano...ciao Dino
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 18/08/14 alle 08:39 via WEB
Ciao Annamaria - bel commento. Completo. A volte le apparenze ingannano. Quello che sembra un "grande amore" è, magari, frutto di calcolo o altro. Meglio tenerci i piedi sulla terra... leggere qualche bel racconto dove ... l'amore è amore... dove tutto va bene... non ci sono riserve e tutto fila liscio come l'olio. Buona giornata. Dino
(Rispondi)

 
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