Creato da atapo il 15/09/2007
Once I was a teacher
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MAHATMA GANDHI
"Vorrei che tutte le culture del mondo
potessero circolare liberamente intorno alla mia casa.
"Ma rifiuto che una sola di queste possa travolgere la mia esistenza."
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Messaggi del 23/06/2008
Scuola al passato remoto (12)
Poichè
ero arrivata a turno già iniziato, il mio gruppo si formò togliendo
qualche bambino ad ognuno degli altri gruppi: erano maschietti di 8-9
anni e dalle colleghe mi furono gentilmente regalati per la maggior
parte quelli che ...erano i peggiori, di cui se ne liberarono ben
volentieri. Inoltre, chissà come, da me erano finite alcune coppie di
fratelli e imparai subito quanto fosse vero il detto FRATELLI COLTELLI!
Non
c'era stato l'imprinting del primo giorno e il rapporto fra me e loro
fu tutto da costruire...con che fatica! Scappavano sempre e
dappertutto, soprattutto quando si usciva in passeggiata...un branco di
gatti sarebbe stato più facile da guidare!
Di solito ero io che andavo
(dovevo andare) dove volevano loro, non il contrario, come avrebbe
dovuto fare ogni educatrice che si rispetti! Nelle ore trascorse fra
boschi e campi...semplicemente sparivano e ogni tanto me ne passava uno
o due davanti correndo a più non posso...potevo solo pregare di
ricondurli in colonia, alla sera, tutti sani e salvi!
A dire il vero, anche gli altri gruppi, almeno quelli maschili, non erano molto meglio!
Fu il primo anno in cui mi presi un terrificante abbassamento di voce, a forza di gridare chiamandoli! Ma occorreva resistere!
Stavano
buoni soltanto quando erano a letto ed io gli leggevo le fiabe prima di
dormire...forse erano distrutti dalla stanchezza, io di sicuro lo ero!
Avevano
bisogno di una mamma, altro che amica!
Pian piano mi si
affezionavano...e cominciavano ad ascoltare i miei suggerimenti per
farli diventare...persone civili.
Il giorno della visita dei genitori, mi si avvicinò tutto commosso il
babbo di un mio bimbo: mi disse che suo figlio era orfano di mamma e
quello era il primo anno che lo vedeva contento di stare in colonia, ed
anche curato, ordinato, con le orecchie pulite...di tutto questo mi
ringraziava...
Anche a me vennero le lacrime agli occhi...
Nel gruppo c'era un bambino, alto per la sua età, dai bei lineamenti,
ma abbruttito da uno strabismo allucinante: lo ricordo benissimo, ma
non ricordo il suo nome: lo chiamerò Lucignolo, questo mi
ricordava e avrete già capito il perchè...
Manco a dirlo, era uno degli orfani e lì era il BOSS:
temutissimo da
tutti, anche dalle educatrici, per le sue imprese perfide, audaci...e
di tutti i tipi!
Era la mia croce: ogni momento qualcuno doveva
lamentarsi di lui, che faceva imperterrito sempre e solo come gli
pareva...Era il mio fallimento educativo, anche se...pian
piano...qualche piccolo miglioramento...ma senza farsi illusioni...
Un giorno, in un bosco, tutti spariti come sempre,arrivano Lucignolo ed altri, emozionatissimi:
"Vieni a vedere, ci sono gli scheletri!"
Naturalmente corro, e mi conducono vicino a una vecchia cappellina:
avevano sollevato da terra una pesante lastra di pietra e sotto si
intravedeva una stanza e...degli scheletri! Davvero! Era una antica tomba!
"Che avete fatto!!! Rimettete a posto! Non si deve..."
Predica infinita e rientro.
Dopo qualche giorno, arriva alla colonia il parroco e riferisce alla direttrice della lastra spostata e, orrore!, dice che manca un teschio!
Senza troppo dare nell'occhio, cominciamo le indagini e qualche bambino sussurra che ...sì, Lucignolo aveva preso un teschio! Ma dove era finito? Lui, naturalmente, negava, negava...ma tutti eravamo convinti del contrario...
Mi ci volle una grande diplomazia per riuscire a conquistare la fiducia di Lucignolo, a fargli capire che era stata una brutta azione, che c'erano rischi per l'igiene...insomma, credo di avere detto e fatto di tutto e di più per convincerlo, senza sciupare il rapporto di affetto che si era creato tra me e lui...
Forse proprio per questo rapporto riuscì, dopo qualche giorno, tutto dispiaciuto, a dirmi che sì, l'aveva preso lui, l'aveva avvolto in carta e in sacchi e lo teneva...sotto il letto!
Lo restituimmo al parroco, che aveva minacciato uno scandalo, chiedendogli che la cosa finisse lì, per non danneggiare pubblicamente questo bambino che...aveva già i suoi problemi.
La direttrice, nella verifica di fine turno, mi disse:
"Avrai avuto difficoltà a tenere la disciplina nel gruppo, ma nei rapporti personali sei stata eccezionale! Altrimenti non avremmo certo risolto il caso Lucignolo!"
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Scuola al passato remoto (11)
continua dal post 229
continua dal post 229
Era il 1970 e in seguito al '68 nelle colonie c'era stata una rivoluzione copernicana, di cui io ero all'oscuro poichè non avevo fatto il corso di preparazione.
Via le file per due, via le regole ferree quasi carcerarie, le colonie dovevano essere "umane" e non massificanti.
Ora le strutture erano più piccole, ricercavano fini non solo assistenziali, ma anche formativi;
non c'erano più le "squadre", ma i "gruppi", meno numerosi, di circa 15 bambini.
Insomma, si doveva cercare di vivere una vita quasi normale, gli educatori dovevano essere AMICI, via anche l'autoritarismo...
Ma la linea sottile che separava tutto questo dall'anarchia completa era facilissimo superarla,
come accadde in quella colonia in cui ero finita io: nessuna regola era stata data all'inizio, le giornate erano un caos continuo, i bambini venivano semplicemente "invitati" a fare questo o quest'altro...
La direttrice aveva pochissimi anni più di noi educatrici e sperava che la colonia così funzionasse, salvo poi correre ai ripari e "tirare il freno" per ricondurre i ragazzini a più miti consigli quando ci accorgemmo che...si rischiava di distruggere la colonia e chi c'era dentro!
Riuscimmo appena in tempo a domare la situazione verso la fine, per non fare figuracce il giorno dell'ispezione degli addetti della Provincia, che rimasero solo un po' sorpresi nel vedere un bambino, a cavalcioni della finestra al primo piano, che stava piantando chiodi in un'asse: quello ci era proprio sfuggito!!!
La colonia era frequentata dai figli degli autisti degli autobus, famiglie normali quindi, e da bambini orfani di uno o entrambi i genitori, o abbandonati alla nascita: tutti questi provenivano dall'orfanotrofio cittadino e si può immaginare le situazioni di disagio e carenze affettive, che rendevano il nostro compito veramente arduo...
Anche se ogni educatrice aveva il suo gruppo, spesso facevamo laboratori in cui si mescolavano i bambini, così li conoscevamo un po' tutti.
Io cercavo sempre di seguire laboratori di attività espressive (disegno, pittura) o quello di giornalismo, che stampava il giornalino della colonia: mi piacevano e in genere erano preferiti dalle persone meno agitate: questo mi permetteva di ...tirare un po' il fiato, naturalmente senza abbassare la guardia, perchè i litigi, le risse e ...gli oggetti volanti arrivavano quando meno me lo aspettavo!
In quanto al mio gruppo...merita un capitolo a sè...
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