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DEBUTTO E REPLICA

Post n°1912 pubblicato il 24 Aprile 2024 da atapo
 
Tag: teatro

"ROSE E CRISANTEMI"



 

Questo è il titolo della commedia che abbiamo rappresentato venerdì e sabato scorsi.

E' un testo originale, scritto dal nostro regista, tutto ambientato in un cimitero in cui accadono cose strane: coppie clandestine, regole che non vengono rispettate, amori e tradimenti, minacce di vendette e di stragi... ma in fondo è una commedia "brillante", come si dice in gergo. Due soltanto sono i personaggi "seri": un'anziana signora (io) e il guardiano del cimitero, che in quel guazzabuglio non ci capisce più niente.

Insomma, c'è un po' di tutto, sorprese e colpi di scena, che hanno fatto ridere molto il pubblico. Un buon successo, che ci aprirà la strada a repliche dal prossimo autunno, quando verrà proposta nelle rassegne di altri teatri.

Le prove intense e martellanti delle ultime settimane ci hanno affiatato, ci siamo divertiti in scena e abbiamo fatto una bella figura, ora per la soddisfazione si dimentica la faticaccia di tutte quelle serate di lavoro, che finivano a mezzanotte.

Ma nel teatro è sempre così e io mi stanco, soffro, mi lamento, penso di non farcela, dico che sarà l'ultima... poi DOPO sono contenta: gli applausi del pubblico hanno questo potere!

Il fine settimana è stato di riposo, ora siamo ripartiti con le prove per il secondo spettacolo, quello del 9 maggio in un teatro importante di Firenze. Fuori uno, mi sto dicendo. Vorrei solo che smettesse finalmente di piovere, almeno non dovrei preoccuparmi per i colpi di freddo e le conseguenti improvvise perdite di voce: ho dovuto riprendere fuori il piumino e i foulard pesanti per proteggere la gola!

 

 
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GLICINE

Post n°1911 pubblicato il 14 Aprile 2024 da atapo
 

QUANTE PRIMAVERE HAI ?


 

Sta finendo il tempo dei glicini. Sono fiori meravigliosi, da rami secchi e contorti in pochissimo tempo nascono tanti grappoli di fiori e come profumano! Io li amo molto, ma non ne ho nessuna pianta in giardino: nelle diatribe col marito su cosa piantare e cosa evitare, per il glicine ho lasciato perdere.

Dovrebbe appoggiarsi a qualcosa e non so cosa, poi andrebbe regolato perché si espande in fretta e rischia di rompere i sostegni, il mio amico bolognese in terrazza ne aveva uno enorme che ha divelto e abbattuto la tettoia. Figuriamoci se mio marito si metterebbe a potarlo con metodo e continuità!

Allora ammiro e mi innamoro dei glicini che incontro, sulle immagini e dal vero nei giardini a cui passo accanto durante le mie uscite, che quest’anno sono state scarse, tra maltempo e malanni, così ultimamente per le strade certi glicini li ho trovati, a sorpresa, dal nulla che ricordavo a un tripudio di foglie e di grappoli. Mi fermo, li guardo, ne aspiro il profumo, col profumo tornano ricordi… di primavere lontane, fin dall’infanzia quando un enorme glicine stava su un lato della casa e faceva porticato.

Si dice “avere x primavere” nel senso di “avere x anni”, ne ho capito il perché: i colori, i profumi, la luminosità di questa stagione facilmente rievocano primavere passate, nel mio caso tante ormai…

Il glicine è sontuoso, in ogni fiorellino ci sta un ricordo se mi fermo e accetto di farmi inebriare dalla sua bellezza. Non so perché, ma ci sono fiori con cui mi accade più facilmente e il glicine è fra questi.

Quando ho conosciuto la poesia di Pasolini su questa pianta, l’ho apprezzata tantissimo, mi fa venire i brividi ogni volta che la rileggo, ci sta dentro la vita intera, con le sue oscurità, le sue bellezze, i suoi ritorni e le sue sorprese…

... e intanto era aprile,
e il glicine era qui, a rifiorire.
Prepotente, feroce
rinasci, e di colpo, in una notte, copri
un’intera parete appena alzata, il muro
principesco di un ocra
screpolato al nuovo sole che lo cuoce ...
E basti tu, col tuo profumo, oscuro,
caduco rampicante, a farmi puro
di storia come un verme, come un monaco:
e non lo voglio, mi rivolto – arido
nella mia nuova rabbia,
a puntellare lo scrostato intonaco
del mio nuovo edificio.
Tu che brutale ritorni,
non ringiovanito, ma addirittura rinato,
furia della natura, dolcissima,
mi stronchi uomo già stroncato
da una serie di miserabili giorni,
ti sporgi sopra i miei riaperti abissi,
profumi vergine sul mio eclissi,
antica sensualità”  (P.P.Pasolini)

 

 
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STANCA

Post n°1910 pubblicato il 07 Aprile 2024 da atapo
 
Tag: teatro

PRIMAVERA FATICOSA

 



Non scrivo più qui, perché è un periodaccio e io sono distrutta. Sono impegnata in tre spettacoli: il primo tra due settimane, il successivo a inizio maggio, l’ultimo a fine maggio. Il primo e l’ultimo erano definiti da tempo e fin qui poteva andare, ma quello di mezzo è saltato fuori all’improvviso: un teatro importante di Firenze ha offerto al Camerino di fare uno spettacolo da loro, vista la buona fama della compagnia. E’ davvero un’occasione da non lasciar cadere ed è stato deciso a maggioranza di portare “Gente di Poligiano”, il testo già rappresentato un sacco di volte in molti posti, su cui gli attori si sentono sicuri.

Gli altri, non io! Perché io vi sono entrata solo nell’ultima replica, la primavera scorsa, facendo la supplente di un’attrice che non recita più: imparai la parte in fretta e furia, convinta che non ci sarebbero state più repliche data la “vecchiezza” della storia, così altrettanto velocemente ho buttato le battute nel dimenticatoio della mia mente. Adesso va ripreso, riprovato molte volte perché non vogliamo fare brutta figura in un luogo così in vista della città.

Per le prove di tutti questi spettacoli ora sono impegnata dopo cena tre o quattro sere ogni settimana, in più col gruppo degli “over 65” l’incontro è al venerdì pomeriggio. Nelle prove serali prima delle 23,30 non torno a casa.

Sto accumulando una stanchezza incredibile: qualche sera fa, alle 20, 30 quando dovevo iniziare a prepararmi perché dopo poco sarebbe arrivato il collega che mi dà un passaggio in auto, stavo seduta a tavola a fissare il piatto vuoto (avevo finito di cenare) e non riuscivo a trovare la forza di alzarmi…

Il fatto è che nelle mie giornate non c’è solo il teatro, c’è anche la vita “normale”: la casa, la spesa, i pomeriggi coi nipoti, i problemi del marito, le necessarie sedute di ginnastica in piscina… e il mal di schiena che non se ne va ormai da ben più di un mese!

Ci vuol poco a capire che si tratta in buona parte di affaticamento, a cui si aggiunge il maltempo e l’umidità che hanno tormentato le ultime settimane: nei pochi giorni in cui tornava un po’ di sole stavo un po’ meglio.

In certi momenti penso che farei bene a lasciare il teatro, o almeno quello del Camerino: come temevo hanno un’organizzazione e una densità di impegni che per me sono troppo, non ho più il fisico, non ho più l’età.

Però… il teatro mi dà anche tanto, mi sento così viva quando lavoro su un personaggio, lo faccio vivere, lo offro al pubblico e sono contenta di vederne il successo. Il teatro è anche l’unico gruppo di persone fuori dalla famiglia che incontro, con cui ho relazioni, scambi di parole: la nostra vita sociale è nulla, mio marito diventa sempre più orso, è sempre più affaticato e chiuso in casa davanti agli schermi di televisione e computer. Io, a vederlo così, mi sento triste e depressa, devo farmi forza a cercare e a mantenere qualcosa che mi restituisca soddisfazione ed energia. Ma quando gli impegni diventano troppi…

Oggi, domenica, secondo giorno di caldo, ho convinto il marito a uscire, ad andare a una specie di sagra di prodotti abruzzesi, dove abbiamo mangiato benissimo e lui si è comprato vini e birre: volutamente non ho aperto un copione per tutto il giorno, una specie di disintossicazione: stasera il mal di schiena è sparito completamente!

Peccato che domani ricominci il tran-tran.

 

 
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