Creato da black_rose_and_moon il 21/07/2011

Astral Night Reverie

Stargazers ride through virgin oceans...

 

Messaggi di Giugno 2014

Russel

Post n°76 pubblicato il 27 Giugno 2014 da oltre_ogni_suono
 

In ufficio le cose non sembravano migliorare di molto: seguendo il consiglio di Mr Honney, avevo deciso di puntare su una decina di piccoli affari ogni settimana e riuscivo a concluderne almeno sei, ma ero ancora al di sotto del mio standard e delle aspettative di tutti, qualcosa che non andava c'era ancora, ma non potevo puntare a vita su piccoli investimenti, di cui spesso mi occupavo prima di diventare consulente finanziario. Con il mio nuovo ruolo dovevo puntare più in alto, non potevo farmi spaventare dei primi intoppi che avevo trovato negli affari più grandi. Questo era il mio mantra, il mio martello pneumatico mentale. Me lo ripetevo decine di volte al giorno.

Quel mattino mi avevano telefonato due aziende dicendomi che rifiutavano la mia offerta. Pochi attimi dopo la telefonata, avevo fatto una piccola indagine e avevo scoperto che l'azienda rivale alla nostra si era aggiudicata entrambi i clienti grazie a Russel Liod, l'uomo odiato che era da sempre stato il mio rivale e che, per la sua azienda, copriva il mio stesso ruolo di consulente finanziario già prima che andassi a lavorare a New York.

Me ne stavo immobile, disteso sul divanetto a guardare il soffitto, tormentando tra le mani una pallina anti-stress che mi aveva regalato Francesca. Mi chiedevo come mai Liod era diventato all'improvviso così brillante tanto da riuscire a battermi negli affari, cosa in cui non era mai riuscito nemmeno prima della mia promozione. La cosa, ovviamente, mi dava molto fastidio. Gli ultimi fallimenti di cui ero stato "vittima" erano tutti firmati da lui.

***

Durante l'anno precedente avevo partecipato a un evento di beneficenza, il mio capo mi aveva chiesto di accompagnarlo anche per presentarmi a un po' di persone. A quel party c'era molta gente che contava nell'ambiente economico newyorchese, era una buona occasione per affacciarmi al mondo del business e dei ricconi, magari iniziare a simpatizzare con qualche futuro cliente e squadrare qualche nemico.

Ero con Mr Honney al tavolo del buffet a sorseggiare del vino bianco quando lui mi sorrise e abbasso la voce "Si sta avvicinando una persona, non abbassare mai la guardia con lui". Sul momento non capii di cosa volesse avvertirmi, pensavo fosse una battuta, ma ebbi modo di scoprire ben presto il vero significato di quelle parole.
Si voltò verso un ragazzo in smoking ormai prossimo a noi e, con il tono tipico dell'americano esuberante (quello che ormai conoscevo come la sua maschera di cordialità esagerata verso i nemici), gli strinse energicamente la mano "Mio caro Russel! Come stai?"
"Buona sera Mr Honney, bene grazie, lei?"
Il mio capo sfoderò un sorriso esageratamente ottimista "Benissimo, mio caro, benissimo!" poi con un braccio mi cinse le spalle "Lascia che ti presenti Alessandro Neri, il mio prezioso collaboratore", mi guardò "Alex, lui è Russel Liod, avete quasi la stessa età"
Russel mi fissò negli occhi mentre mi stringeva la mano "Ho molto sentito parlare di te, finalmente ti conosco!"
Sorrisi, stavo per pronunciare qualche frase di circostanza, ma non ne ebbi il tempo.
"Mi spiace che la tua fama debba provenire da miglioramenti che avevo apportato io a quelle aziende, sono sicuro che sei in gamba, devi solo riuscire a mettere in mostra le tue capacità" mi disse, travestendosi da mentore.
Era la prima volta che lo incontravo, ma avevo sentito spesso il suo nome sulle labbra dei colleghi, loro lo etichettavano come un tizio furbo, ma incapace di fare il proprio lavoro, andava avanti sfruttando i suoi collaboratori e cercando colpi di fortuna. Rimasi spaesato dalla sua accusa, mi aveva appena conosciuto e già cercava di intimorirmi o vendicarsi prendendo in modo subdolo, su di se, i miei meriti? Come si permetteva? Stavo per dirgliene "quattro" ma intervenne Mr Honney (che fiutava già tutto il mio fervore da italiano doc). Sempre sorridendo, il mio capo gli mise una mano sulla spalla come a consolarlo "Ma Russel, molte compagnie sono state svecchiate dal mio Alex, che non si permetterebbe mai di fare i tuoi stessi investimenti, diciamo così, sfortunati, ma non è colpa tua". Poi ci congedammo da lui, che era rimasto impietrito.

***

Capii così che Russel faceva parte di quel gruppo di persone che tendono a prendersi meriti che non hanno, per non ammettere di aver fallito.
Prima della mia promozione ero riuscito a sottrargli più volte alcuni piccoli clienti che, dopo essersi sottoposti agli infruttuosi consigli di Russel, erano diventati, grazie a me, piccole stelle nascenti dell'industria e del commercio. Che avesse cambiato tattica di approccio e ragionamento? Ma, così facendo, non avrebbe ammesso di aver sempre sbagliato metodo? Forse, era cambiato.

Ero immerso in queste riflessioni quando bussarono alla porta; chiusi gli occhi, non ero dell'umore giusto per ricevere clienti, infatti avevo chiesto a Julia di non fissare appuntamenti quel mattino, non mi premurai nemmeno di alzarmi dal divano, assunsi un tono di voce freddo e distante "Chi è?"
"Sono Julia, hanno portato un pacco per lei"

 
 
 

Fratello e Sorella

Post n°75 pubblicato il 24 Giugno 2014 da oltre_ogni_suono
 

In poche settimane, io e Francesca ci eravamo ritrovati tra gesti quotidiani e giri turistici "a modo nostro" della Grande Mela. Sembrava andare tutto come ai vecchi tempi, eravamo di nuovo, semplicemente, fratello e sorella.
La stavo fissando mentre stirava e canticchiava, c'era una cosa che mi premeva, decisi di indagare "Hai intenzione di lasciare l'università?"
"Sarebbe da pazzi. Continuerò a studiare, gli esami li ho dati tutti, devo solo preparare la tesi"
"Tornerai a Londra, quindi?"
"No, il professore è stato così gentile da dirmi che posso inviargli tutto via mail e che per ogni dubbio posso chiamarlo" fece una pausa e sghignazzò "calcolando bene il fuso orario" si ricompose e mi sorrise "Tornerò a Londra solo per la laurea e, ovviamente, verrai con me. Ti voglio lì, con mamma e papà".
Le sorrisi anch'io "Ovvio, anche senza invito, saremmo venuti lo stesso!" feci una breve pausa, non mi ero ancora tolto del tutto il sassolino "Quindi, dove studierai?"
"Posso restare per qualche settimana qui con te? Poi magari tornerò in Italia, mi rendo conto che potrei darti fastidio"
Scossi lievemente il capo "Non mi dai alcun fastidio, resta qui tutto il tempo che vuoi... anche dopo la laurea"
Francesca trotterellò da me, mi gettò le braccia al collo e stampò tre baci sulla mia guancia accompagnandoli con altrettanti "Grazie".

***

Ero in ufficio quando Mary venne a trovarmi. Si accomodò con aria offesa su una poltrona e mi guardò storto.
"Ti sei lasciata di nuovo con Billy?" la punzecchiai
"No, sono arrabbiata con te!" mi rispose acida, incrociando le braccia
"Cosa ti ho fatto?"
"Cosa NON mi hai fatto, vorrai dire! NON mi hai ancora presentato tua sorella!"
Scoppiai a ridere, per un attimo avevo pensato di essermi dimenticato qualche data importante per lei o per la sua famiglia.
"Non ridere, voglio conoscerla!"
"Aveva bisogno di stare per fatti suoi"
"Lo so, perciò non sono venuta a dirtelo prima, ma ora non ti pare di averla tenuta rinchiusa in casa per troppo tempo?"
"Rinchiusa in casa? Se ne va girovagando liberamente per conto suo quando non studia!"
"Ah, quindi non l'hai legata, gelosone?"
Scoppiai a ridere di nuovo "Ti prometto che questo fine settimana te la faccio conoscere, che ne dici di un'uscita a quattro? Magari sabato sera?"
"Ci saremo!"

***

L'uscita a quattro andò benissimo.
Stranamente, quella sera, anche Billy si comportò bene, risultò molto generoso quando disse a mia sorella di fargli sapere se cercava lavoro, aveva qualche amico che poteva aiutarla a trovare un bel posto nel caso avesse deciso di restare a vivere a New York; era rilassato e brillante, capii finalmente cosa piaceva a Mary di quell'uomo: aveva delle doti, nascoste, anzi, molto nascoste, ma le aveva.

***

Le giornate passavano abbastanza tranquille per Francesca. Tra una pausa di studio e l'altra andava alla scoperta della città, entusiasta e curiosa come da bambina. Quando tornavo da lavoro, alla sera, cenavamo insieme e mi raccontava dove era andata, cosa aveva visto, quali emozioni aveva provato. Mi rivelò che aveva scovato un bar davvero carino, tranquillo e vintage.
"Lì mi sembra di essere negli anni '20, per fortuna non ci vengono turisti, credo proprio che diventerà il mio rifugio preferito"
"E tu non sei una turista?" le chiesi scherzoso.
"Sì, ma ora anche un'abitante" mi rispose fiera.

 
 
 

Perché...

Post n°74 pubblicato il 23 Giugno 2014 da oltre_ogni_suono
 

Eravamo entrambi appoggiati al parapetto del ponticello che sovrastava il laghetto del parco vicino casa mia, guardavamo le foglie che galleggiavano sulla superficie dell'acqua e le oche che si inseguivano nuotando leggiadre.
Francesca inspirò una lunga boccata d'aria prima di parlare "Io e John abbiamo rotto"
Non dissi nulla, in parte per non spezzare la sua concentrazione e in parte perché già l'avevo previsto e immaginato, ma non era solo quello il motivo che l'aveva spinta a prendere il primo volo Londra-New York disponibile.
"Abbiamo litigato" faceva lunghe pause, come se quelle confessioni le pesassero come macigni sullo stomaco "Alla fine abbiamo scoperto che non ci amiamo più, il codardo aspettava che lo lasciassi per sentirsi in pace con se stesso e quindi è toccato a me troncare la cosa" si girò verso di me, si infervorò, chiuse gli occhi e si calmò per poi riempire le sue parole di durezza e amarezza arcaiche "Perché non riuscite ad amarmi?"
Rimasi come pietrificato, sarei stato perfetto come una statua da porre al centro di quel laghetto.

Quella domanda rimase lì, come un sassolino lanciato nel lago che ne turba la quiete per pochi attimi, giusto il tempo necessario affinché il movimento svanisca nell'ampliarsi dei cerchi concentrici dell'increspatura acquatica.

Mentre ancora trovavo la forza per dirle qualcosa o confortarla in un qualsiasi modo, lei mi raccontò tutto: di come le cose con John non andavano bene già prima di quel Natale in cui li avevo visti stressati e distanti; dei tanti impegni che li tenevano separati anche per giorni, soprattutto per la smania di fare carriera di John.
Dopo essersi lasciati, Francesca uscì da quella casa in cui avevano vissuto insieme e andò all'aeroporto, sapeva dove andare senza bisogno di pensarci su; aveva bisogno di cambiare aria e vita.

Aveva preferito venire da me perché tornare in Italia avrebbe significato "combattere" contro le domande dei nostri genitori, magari anche contro un padre che avrebbe avuto voglia di scuotere quel John che aveva illuso la sua bambina. Francesca non aveva voglia sottostare alle cure di una madre che, in buona fede per premura e affetto, l'avrebbe coccolata tanto senza, forse, rendersi conto di soffocarla in un momento in cui la solitudine e la libertà avrebbero potuto essere un toccasana.

Quando finì di parlare apparve come svuotata, l'abbracciai senza dir nulla. Capivo il suo smarrimento, l'essere stata convinta di volere un certo tipo di vita che poi, invece, non l'aveva resa felice.
Iniziai a stringerla sempre più forte e lei ricambiò come se fosse un modo per scaricare tutto lo stress accumulato.

Dandole un sonoro bacio sulla testa, sciolsi l'abbraccio. La guardai con dolcezza e le rivolsi un immenso sorriso che lei ricambiò, desideravo vederla felice, lo meritava; desideravo che quel sorriso le si proponesse più spesso sulle labbra.
Iniziai a fissare un punto alle sue spalle, lei si girò. Feci uno scatto in avanti "Chi arriva ultimo paga il gelato!" e corsi verso il chioschetto del bar in fondo al viale.
Francesca rise e si mise a correre, arrivò al bar pochi secondi dopo di me, mi guardò affannata, sorrise innocente "Tocca comunque a te pagare"
Sorrisi "Avevamo fatto una scommessa, quindi mi rifiuto di fare il cavaliere"
"Non si tratta di fare il cavaliere... non ho dollari, ma solo sterline!"

 
 
 

Sorpresa

Post n°73 pubblicato il 20 Giugno 2014 da oltre_ogni_suono
 

Aprii il portone e la porta e attesi che sul pianerottolo si materializzasse il mio visitatore: era un pulcino bagnato di pioggia, il mio pulcino, la mia Francesca.
Ci guardammo negli occhi per pochi secondi che il tempo si divertì a mascherare di eternità. Mi avvicinai piano a lei, mi abbracciò e nascose la testa sulla mia spalla.
Era completamente bagnata: i capelli scuri appiccicati al viso e alle spalle, i pantaloni di cotone aderenti alle gambe come la muta di un sub, la maglietta stropicciata sotto una giacca ormai senza forma a causa del peso dell'acqua; sembrava emersa dall'oceano come scampata miracolosamente ad un naufragio; l'assenza di trucco la rendeva ancora più giovane, sembrava una ragazzina disperata e spaurita appigliata ad un ombrello ormai inutilizzabile, ridotto ad un ammasso di ferri incrociati e qualche riquadro irregolare di stoffa.
La sua visita era talmente inaspettata, e il suo aspetto così buffo, che scoppiai in una risata fragorosa che smascherava tutta la felicità che provavo nel vederla.
Lei mi guardò accigliata, senza capire, poi fissò l'ex-ombrello, provò a staccarsi dalla coscia un brandello di giornale che il vento aveva attaccato su di lei e capì: scoppiò a ridere e una nuova ondata di riso si abbatté su di me.
Di quel passo avremmo svegliato il vicinato.
Mentre recuperavo la sua valigia accanto all'ascensore, lei percorse il resto del pianerottolo per entrare in casa. Sembrava camminasse nel fango, l'acqua era entrata anche nelle scarpe che, ad ogni passo, emettevano un "ciak" che faceva risvegliare i nostri risolini soffocati come possibile, senza risultati positivi.

Ero curioso di sapere perché fosse venuta da me nel cuore della notte, senza avvertire. Mi chiusi la porta dell'appartamento alle spalle e la trovai accanto allo stipite, grondante acqua, come timorosa di allagarmi la casa.
Risi ancora "Vai a farti una doccia calda, ti ammalerai così" le dissi avvicinandomi, con la dolcezza che si riserva ad un bambino, ma non la toccai.
Lei fece un cenno d'assenso con la testa e poi una smorfia, mi prendeva in giro per il tono che avevo usato "Pensavo che piovesse solo a Londra!" disse indignata.
"Ogni tanto piove anche qui... Vieni, il bagno è di là... Porto la valigia nella camera accanto"
Durante il breve percorso infilò la testa in un paio di camere "Ma che bella casa che ha il mio fratellone!"
"Vai, te la mostro dopo, saresti capace di incolpare me se ti viene la febbre!"
"Ovvio!"

Andai a cambiarmi, Francesca aveva fatto bagnare anche la mia maglietta quando mi aveva abbracciato, poi mi armai di mazza e straccio e asciugai il pavimento, sia in casa che sul pianerottolo.
Preparai il tè, presi dei biscotti. Non sapevo se Francesca avesse fame, ma sarei stato disposto anche a cucinarle un piatto di pasta se l'avesse desiderato.
Quando venne in cucina, avvolta dalla nuvola profumata del mio bagnoschiuma al cocco, le porsi una tazza "Se vuoi mangiare qualcos'altro dimmelo"
"Grazie, va bene così... Mi spiace essere piombata qui a quest'ora, volevo farti una sorpresa... Ma con questo temporale ci sono stati dei ritardi, sarei dovuta atterrare in prima serata e non ti avrei di certo svegliato nel pieno della notte"

Bevemmo il tè sul divano, le chiesi del viaggio, ma poi le nostre voci si spensero e ci ritrovammo avvolti da un silenzio carico di pace e calore. E il silenzio ci fece compagnia quando posammo le tazze e ci mettemmo a fissare le fiammelle che danzavano dietro il vetro della camino, stretti in un abbraccio senza parole, quasi ipnotico: lei aveva racchiuso il mio addome con le sue braccia e se ne stava lì, immobile, mentre, con gesti automatici, le mie dita le accarezzavano i capelli arruffati dallo shampoo fatto da poco.
Non avevamo parole, era da tanto che non ci sentivamo, eravamo avvolti dall'imbarazzo di due persone strette da un legame profondo che si incontrano dopo tanto tempo di silenzio assoluto e non sanno cosa dirsi.
Ci addormentammo così, nel torpore del suono della pioggia e il crepitare delle fiammelle.

***

Quando l'indomani suonò la sveglia, mi svegliai intorpidito per l'aver dormito sul divano, Francesca non era accanto a me, ma la sentii armeggiare in cucina con le ante dei mobili, probabilmente per capire come e con cosa preparare la colazione.
Recuperai il cellulare e chiamai Mary: l'aggiornai velocemente sull'arrivo di mia sorella e la pregai di avvertire Mr. Honney, che non rispondeva alle chiamate in riunione, che non sarei andato a lavoro quel giorno. Chiamai anche Julia dicendole di passare a un collega gli appuntamenti di quel giorno e poi tornarsene a casa. Non so come, ma Mary ottenne di non farmi lavorare per il resto della settimana.

Alla luce del giorno, Francesca appariva un po' più stressata di quando l'avevo vista a Natale, le occhiaie sottolineavano la malinconia dei suoi occhi tristi, ma su di esse avevano influito anche le tante ore di volo, il fuso orario e la notte passata sul divano.
Aveva appena messo sul fuoco la moka, le diedi il buon giorno con un bacio e una carezza sulla guancia che lei ricambiò con un sorriso che tendeva al sereno.
Le proposi di uscire ed andare al parco, sapevo che le sarebbe piaciuto l'odore della terra umida, così come piaceva a me.
Dopo la colazione, e un veloce tour della casa, andammo a cambiarci e uscimmo.

 
 
 

Imbarazzo

Post n°72 pubblicato il 18 Giugno 2014 da oltre_ogni_suono
 

Il giorno dopo ero arrivato in anticipo in ufficio. Avevo appena comunicato a Mr Honney la mia decisione riguardo le mie assistenti. Mancavano ancora 10 minuti prima dell'orario lavorativo, invitai Mary a fare colazione al bar "Ho detto a Mr Honney che ti rapivo per dieci minuti, ha acconsentito perché non dovevi essere qui a quest'ora... e nemmeno io"
Mary mi sorrise "E' bello avere un angelo per capo... e qualcosa mi dice che oggi sei estremamente felice"
"Devo raccontarti una cosa..."
"Ha a che fare con una bionda? Per caso quella che ieri sera era vicina alla tua macchina?"
"Sì" le dissi con un sorriso malizioso.
"Accetto il rapimento, la cosa si fa molto interessante..."

Al bar, il cicaleccio degli avventori faceva da sottofondo al resoconto della serata che riportai a Mary.
Era un piacere osservare il volto della mia amica che cambiava espressione. Quando ebbi finito di raccontarle i particolari si portò una mano alla bocca stupita "No! Non posso crederci! Mi stai prendendo in giro?"
Ridendo, scossi il capo.
"Tutti i tuoi colleghi avrebbero fatto carte false per stare al posto tuo!" sorseggiò il suo cappuccino annacquato e riprese "E nessun tuo collega credo che se ne sarebbe andato come hai fatto tu! Non me la racconti giusta, Alex!"
"Mary, te l'ho detto, mi sono alzato mentre stava per baciarmi il collo, le ho detto che non era il caso, l'ho salutata e me ne sono andato" feci una pausa per ammirare il suo dolce sorriso di comprensione, mi credeva, ovviamente, e ammirava la mia professionalità "Non sono il tipo che fa queste cose, non ne ho bisogno"
"Non l'avrai mica raccontato al capo?"
"No, ci mancherebbe. Gli ho solo comunicato che ho scelto di tenere Julia e che Carl magari ha bisogno di un'assistente e ho proposto Cathie"
Mary scoppiò a ridere "Sei un amico impagabile! Carl farà un santuario in tuo onore nel suo ufficio!"

Tornati in ufficio, andai nel mio studio e lasciai la porta aperta, poco dopo venne Julia, visibilmente raggiante e, imbarazzatissima, bussò allo stipite della porta.
"Buon giorno Julia, prego, entri pure"
"Buon giorno Mr Neri... grazie, grazie mille. E' un'onore lavorare con lei" era appena tornata dalla convocazione con Mr Honney a cui aveva partecipato anche Cathie.
"Lo è anche per me, congratulazioni"
Arrossì ancora di più, strinse energicamente la mano che gli stavo porgendo e indietreggiò "Le porto subito l'agenda"
Vederla così felice rese anche me più raggiante. Mi portò l'agenda comunicandomi che il primo appuntamento era tra cinque minuti. Intanto alle sue spalle spuntò Cathie, che si fermò sulla soglia. la invitai ad entrare mentre Julia andava via.

"Mr Neri, non sa quanto mi dispiace per ieri sera" mi disse a bassa voce Cathie con uno sguardo da cerbiatta sbattendo più volte le palpebre ricoperte da un velo di mascara "Era la prima volta che bevevo quel vino, forse aveva una gradazione alta, non ero in me. Mi spiace averle fatto una brutta impressione"
"Non serve dire altro, dovevo comunque fare una scelta"
"Mi spiace che il mio comportamento l'abbia portata a prendere la decisione sbagliata, mi dia un'altra opportunità" ora mi guardava combattiva, altezzosa, aveva appena dichiarato di essere superiore a Julia, conscia che quest'ultima stava ascoltando tutto dall'altra stanza, visto che aveva lasciato la porta aperta e aveva alzato leggermente il tono della voce.
Le sorrisi gelido per sottolineare che, con me, i suoi giochetti seduttivi non avevano proprio funzionato "Non posso rimangiarmi la parola, ma sono sicuro che forse lei potrà continuare a lavorare qui, l'ho raccomandata a Mr Honney affinché la assegni a Carl"
"Grazie. Buona giornata" mi disse freddamente prima di voltarsi e sparire a passo svelto, con la coda tra le gambe. Sapeva che non le avevo creduto e le bruciava che l'avevo raccomandata per un collega di grado più basso al mio. Passando davanti alla scrivania della sala d'attesa non guardò ne salutò Julia.

Qualche ora dopo, Carl piombò nel mio ufficio senza chiedere il permesso di entrare, sembrava un pazzo appena rilasciato dal manicomio.
Sapevo perché era venuto, la sua aria stralunata e felice diceva tutto. Mi si butto letteralmente al collo, mi abbracciò come se non mi vedesse da una vita.
"Ehi, non sapevo fossi passato all'altra sponda, calmati" gli dissi ridendo.
Lui si staccò da me di scatto e si ricompose "Ma quale altra sponda? Proprio ora che mi ritrovo una bellezza in ufficio? Grazie Alex, sei unico!"
E così, se almeno la mia decisione non aveva fatto felice Cathie, aveva di certo migliorato la vita d'ufficio di Carl.

***

Poi... Una notte piovosa, suonarono al citofono. Risposi, rimasi per pochi secondi in silenzio per ascoltare e digerire il mio visitatore che si presentava con poche parole "Ale, sono io".

 
 
 

DALLE NOSTRE PENNE....

"Te Quiero"
(fading_of_the_day)

By Chance:
"Meet"
"Princess Tower"
"Broken Love"
"Dangerous Joke"
"Sunset"
(oltre_ogni_suono)

"Beyond Belief"
(fading_of_the_day)

"Sueños Baratos"
(fading_of_the_day)

"Nyota wa Maisha"
(oltre_ogni_suono)

"Angel's Punishment"
(fading_of_the_day)

"Promesse Da Marinaio"
(oltre_ogni_suono)

Magic Desire:
"Blackberries And Flute"
"Start"

"The First Oracle"
"Abyss"
(oltre_ogni_suono)

"The Drowning Age"
(fading_of_the_day)

"The Ghost Woman And The Hunter"
(fading_of_the_day)

Waterlily In The Soul:
"Storm"

"Mosaic Of Life"

(oltre_ogni_suono)

Attracted By Her Laughter:
"Wrong Love"
"Thanks"

(oltre_ogni_suono)

 

DALLE NOSTRE PENNE (III)...

Passion:
"Starting Fires"
(fading_of_the_day)

"Gazza Ladra"
(oltre_ogni_suono)

Passion:
"Celtic Dreams"
(fading_of_the_day)

Tell Me About The Ocean:
"Decision"
"Beginning"
"Fears"
"Ending"
(oltre_ogni_suono)

Passion:
"Tides Of Time"
(fading_of_the_day)

War:
"La Nebbia Purificatrice"
(oltre_ogni_suono)

 

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