Creato da LaDonnaCamel il 16/09/2006
Il diario intimo della Donna Camèl con l'accento sulla èl
 

Messaggi di Gennaio 2012

Poi.

Post n°551 pubblicato il 19 Gennaio 2012 da LaDonnaCamel
 
Tag: EDS, pgr

 

A un certo punto aveva smesso di rispondermi. Zero. Niente più mails. Grigio su skype, grigio su messenger. Tolta l'amicizia su facebook.
Volatilizzato.
Il numero di telefono ce l'avevo, certo avrei potuto, volendo.
Volendo.
Ma il telefono non faceva parte dei nostri canali, prima era una questione di prudenza, poi un'abitudine. Poi sarebbe stato inutile, pensavo.
Poi.
Troppo comodo, carino, mi diceva l'altra me. Così gli rendi le cose più facili. Almeno una spiegazione te la deve, non si fa così.
Ma cosa c'è da spiegare, mi rispondevo io, mordendomi l'interno della guancia. La cose finiscono, cara mia, salviamo almeno la dignità.
Cazzate. Prenditi almeno la soddisfazione di sentirlo balbettare imbarazzato, di sentire il fruscio della mano che copre il microfono mentre le dice è Giovanni.
Io no, io non sono quel tipo di persona. Non ci penso nemmeno. Guarda, non ci penso più.
Poi.
Poi ci pensavo ancora, ovvio. Ogni sera prima di dormire srotolavo il film, mettevo pause su certe inquadrature, un gesto della mano, quel modo di abbassare gli occhi inclinando la testa di lato, la piega delle labbra in un sorriso triste. Mi rigiravo nel letto e speravo di sognarlo, almeno. Ma non succedeva mai.
Non so quanto tempo era passato, il tempo è un elastico che si tende e si molla. A me era sembrata una settimana ma probabilmente erano due anni. Me lo sono trovato davanti e ho sorriso, d'istinto. Anche lui ha sorriso, un po' impacciato. Poi ha fatto un movimento scomposto, il bicchiere gli stava scappando di mano. È stato solo un attimo, si è ripreso subito ma mi è bastato.
Poi.
Come va, tutto bene, anch'io tutto bene. E il lavoro, sissì. Eggià. Galleggiare sopra un mare oleoso di convenevoli evitando accuratamente di guardarsi negli occhi. Evitando di sottolineare l'ovvio. Senza fare domande di cui si conosce la risposta. Senza dover rispondere a domande che comunque non ci saranno.
Poi.
Allora ciao, ci sentiamo.
Sì, qualche volta.

---

Questa session di musica e parole partecipa al Premio Gigi Reder
come anche:
Sembrava un gioco - by lillina
California Dreamin'  - by melusina
Mi va di cantare  - by giodoc
Ho giocato a calcio - by hombre
Fatale - bu MaiMaturo
We take care of our own - bu Giodoc
Emozioni - by melusina
Il disadorno arredo dell'amore - by Dario
Il cielo sopra Milano - by Rory

 

 

 
 
 

Clicca lì

Post n°550 pubblicato il 18 Gennaio 2012 da LaDonnaCamel
 

 

cielo

 
 
 

Scusa il ritardo - EDS scapoli contro ammogliati

Post n°549 pubblicato il 18 Gennaio 2012 da LaDonnaCamel
 

Tiro le somme e cito qualche pezzetto qua e là. Mi pavoneggio e mi compiaccio con me stessa per la qualità e la quantità sempre crescente degli scritti, stai a vedere che mi si prende sul serio? ;)

In ordine di apparizione:

- Ho visto un re - di Melusina - blog Poco mossi gli altri mari
Applaudire, scappellarci (chi ce l’ha, il cappello), sventolare fazzoletti, esibire in modo impudico la nostra commozione alla vista del sovrano e la nostra indefettibile devozione al nostro signore e padrone, che Dio gli dia lunga vita.

Un testo sarcastico, scritto con padronanza della lingua e fatalismo. A quelli che aspettavano davanti a palazzo di giustizia a Milano offrivano un panino e una bibita, a questi qui nemmeno quello. Il noi nato dal fatto che per chi ha perso tutto non esiste più nessun io.

- Factory - di Dario D'Angelo - blog Solo testo
Quelli di noi che ci hanno passato tanto tempo dentro ci hanno raccontato che era come vedersi allo specchio: una ruga, un ciuffo bianco, qualche acciacco, ma dentro si pensa di essere ancora giovani e si fanno sempre le stesse cose e si pensano sempre le stesse cose e invece il mondo cambia e quelli che arrivano dopo iniziano a non capirti e poi a poco a poco nemmeno più ti considerano, fino a quando...

Il noi nasce in fabbrica solo dopo la consapevolezza che si è uguali quando si è sfruttati dal padrone. Un testo suggestivo e intimista, come sempre Dario colora le cose con la sua personalissima visione.

- Le voci nel silenzio - di Lillina - blog Ora e qui
Fatti gli appelli restiamo ognuno ai nostri posti, vicini per scaldarci al freddo di questa soffitta. Ognuno con un ricordo da custodire, dal sorriso dei bimbi di casa , ai nonni stanchi e grati per essere ancora con la famiglia a festeggiare un altro natale. La nostalgia per le persone che non sono più in questo mondo, ai loro volti riflessi sulle palline luccicanti , agli auguri e ai buoni propositi, presto dimenticati.
Tutto come sempre procede.


Solo i puri di cuore riescono a sentire la voce degli oggetti, ma i puri di cuore sono pochi e gli oggetti si stringono tra loro, in attesa di tempi migliori.

- Addicted to love - di Cielo sopra Milano - il blog di Vasco Pausini
E’ amore.
Dopo esserci ricomposti ci guardiamo ci baciamo e ci diciamo: Spegniamo la webcam e torniamo ad essere una coppia.


Bastano due persone perché si possa dire noi? Noi di fronte al mondo, noi due da soli.

- Quelli dell'EDS - di Mai Maturo -  blog Mai maturo
Siamo noi, siamo in tanti ma non ci nascondiamo di notte, almeno non per paura degli automobilisti.
Diversissimi, ma tutti accomunati dalla passione per la scrittura.


Questa volta noi siamo proprio noi: io, tu, quelli che partecipano e quelli che leggono. Un bel BlogTale, racconto da blog che vive solo qui ma si fa sentire forte e chiaro, ti guarda negli occhi, ti emoziona.

- Sottoposti - di Hombre - blog La Linea d'Hombre
Lavoriamo a coppia e siamo praticamente indivisibili. Nel nome il presagio s’insegna, e noi che ci chiamiamo Giacomo e Giovanni, proprio come i figli di Zebedeo, siamo destinati a stare insieme.

Surreale, esilarante, sottinteso ma mai oscuro: che invidia che mi fa Hombre, con la sua capacità di rivoltare il senso delle parole come calzini e farmeli indossare passando per la testa. Le risate scaturiscono sempre, non si può resistere. E lui minimizza.

- My Sharona - di Giodoc - blog La via per shambhala
Ma più di tutto, ci piace girare senza meta. Semplicemente, lo stesso paesaggio, la stessa musica nelle orecchie. Anche se non dormiamo insieme, ci vogliamo bene. Anzi, forse proprio per questo.

Un testo, una musica e tutto diventa più facile da capire, ci si può immedesimare, le cose si personificano e le persone si cosano.

- Cronache dell'anno mille - di Mai Maturo -  blog Mai maturo
Il demonio scuoteva il mondo per far uscire i suoi diavoli dagli inferi. I tetti e le pareti ci crollavano intorno, mentre cercavamo riparo in strada, dove altri uomini scappavano, urlando, in mezzo al buio. Il rumore era insopportabile. Cercavamo di tenerci abbracciati ai nostri figli, alle nostre mogli, resistendo alla furia del diavolo e delle persone in fuga. Come animali inseguiti dal fuoco, correvamo verso la piazza e verso i campi

Noi siamo piccoli di fronte al mondo, che siano le forze della natura, della politica o della religione: lo eravamo nell'anno mille ma lo siamo ancora adesso, questo è il messaggio che mi arriva.

- E quando suonano le sirene ci sembra quasi che canti il gallo - la donna camel che sono io.
quel mare buio che si muove anche di notte e non sta fermo mai

Il titolo è un verso di De Gregori, preso da Titanic e il pezzo citato di Paolo Conte, da Genova per noi: sono famossimi entrambi ma mi sembrava giusto dirlo.

 
 
 

EDS scapoli contro ammogliati - lavori in corso

Post n°548 pubblicato il 16 Gennaio 2012 da LaDonnaCamel
 

Riporto in alto l'elenco dei partecipanti: questo post è in continuo aggiornamento: ci metto tutti i link ai racconti dell'eserciccio da scrivere in prima persona plurale:

- Ho visto un re - di Melusina - blog Poco mossi gli altri mari

- Factory - di Dario D'Angelo - blog Solo testo

- Le voci nel silenzio - di Lillina - blog Ora e qui

- Addicted to love - di Cielo sopra Milano - il blog di Vasco Pausini

- Quelli dell'EDS - di Mai Maturo -  blog Mai maturo

- Sottoposti - di Hombre - blog La Linea d'Hombre

- My Sharona - di Giodoc - blog La via per shambhala

- Cronache dell'anno mille - di Mai Maturo -  blog Mai maturo

- E quando suonano le sirene ti sembra quasi che canti il gallo - la donna camel - qui.

Fai con calma Sbrigati, c'è tempo fino a lunedì questa ieri sera.

 
 
 

E quando suonano le sirene ci sembra quasi che canti il gallo

Post n°547 pubblicato il 16 Gennaio 2012 da LaDonnaCamel
 
Foto di LaDonnaCamel

Solo due parole sul naufragio della "Concordia" perché ci è capitato di ormeggiare proprio in quel piccolo specchio di mare, qualche anno fa, nell'ultima crociera sulla nostra barchetta - che per una strana fatalità ha trovato un destino simile in altre secche, ma questa è un'altra storia: delle volte non è abbastanza profondo il mare.
Avevamo passato la giornata davanti a una spiaggia vicino al porto, non ci avevano lasciato entrare nemmeno per poggiare un piede a terra: era agosto, era pieno, era dappertutto così. Il bagnasciuga brulicava di turisti color aragosta, il frastuono arrivava fino a noi. L'acqua era calda e limpida e rifletteva quello spicchio di cielo come in pochi altri posti al mondo.
Per la notte ci eravamo cercati una caletta riparata, a poca distanza, ma era cambiato il vento e come spesso succede, avevamo dovuto alzarci in mutande, mezzo addormentati,  avevamo dovuto tirar su l'ancora e andare via. Noi marinai siamo abituati a quel mare buio che si muove anche di notte e non sta fermo mai, si dorme sempre con un orecchio solo e l'altro è pronto a saltar fuori in qualsiasi momento.
In quell'estate era successo molte volte: al Giglio, a Giannutri, a Capraia, a Saint Florent. Non c'era un posto in banchina, il tempo era cattivo e nessuno usciva. Noi uscivamo - delle volte per noia, a caso.  Delle altre per forza: di notte.
E così quella notte. Prima un fruscìo, le raffiche che spazzolano la rada e fanno tintinnare ogni cosa che si muove. Poi il primo strattone. La barca si sposta lateralmente facendo perno sull'ancora, è un movimento naturale sull'arco di cerchio della lunghezza della catena, a un certo punto si ferma e torna indietro, anche questo è naturale. Nel sonno registriamo le scossette, ci cullano: i rumori di quando va tutto bene sono la nostra ninna nanna.
Basta uno strappo anomalo però e apriamo gli occhi, al secondo siamo fuori in coperta, al terzo ai nostri posti col motore acceso.
Tiriamo su l'ancora che ha smesso di tenere, proviamo di nuovo un po' più sotto ma già lo sappiamo cosa ci aspetta. La costa è ripida, il fondale di sassi, il vento laterale. Lo facciamo per abitudine, anche per pigrizia. È una bella rottura, chi ha voglia di andare a prendere secchiate di acqua in faccia, nel buio? Ma è in mare aperto che dobbiamo andare a cercare la nostra sicurezza.
Giusto il tempo di infilare la cerata, l'ancora ara di nuovo, la barca si traversa, gli scogli sono sempre più vicini, gli si vede il bianco degli occhi pure se è buio. 
Ci guardiamo: solo un gesto: via, via. Il motore è già acceso, salpiamo l'ancora, giriamo la prua verso Porto Santo Stefano, impostiamo l'autopilota. Non stiamo lì a pensarci troppo, tutte queste operazioni sono  automatiche, sono il frutto di anni e anni di esperienza e anche di scuola. Quando i pischelli eravamo noi dovevamo concentrarci su ogni gesto, ogni nodo, ogni manovra. Che noia tornare cento volte a recuperare quel salvagente legato al secchio che l'istruttore ci buttava in acqua da dietro le spalle, quando non guardavamo, sussurrando "uomo a mare" e chi sentiva sentiva - chi non sentiva era fuori. Che barba gli otto stretti intorno ai gavitelli in mezzo al canale, le prese di banchina a cala Francese - sempre troppo corte, meno male!, gli ancoraggi a Stintino dell'orso, che nemmeno esiste più.
Quando sarete fuori sulle vostre barche non ci sarà nessuno a salvarvi il culo, a dirvi cosa fare, ci dicevano. Avrete fatto qualche cazzata credendovi fichi, vi sarete messi in mostra sottovalutando i pericoli, non dite di no, lo farete perché tutti lo fanno, l'abbiamo fatto noi e lo farete anche voi. Quando sarete nella merda non capirete più un cazzo, andrete nel pallone e non sarete in grado di prendere decisioni, per questo adesso dovete esercitarvi fino a che queste manovre vi siano diventate istintive come pulirvi il culo dopo aver cacato. Erano sboccati i nostri maestri, ma anche questo aveva il suo senso, sottolineava l'urgenza del mare che non può - o non vuole - aspettare i nostri comodi. Andar per mare non è uno sport per signorine, dicevano, non è nemmeno uno sport.
Abbiamo fatto i fichi e non una volta sola. Avevano ragione. Se ci ha dato bene è stato per fortuna, o grazie all'istinto conquistato a furia di ripetere i gesti o per tutte e due le cose e adesso teniamo giù la testa che non si sa mai.
Fuori il vento si è steso, il mare non è nemmeno troppo mosso. Alziamo l'olimpico e la randa ridotta, meglio stare dalla parte della ragione. Spegniamo il motore. Il cielo davanti a noi si colora di rosa, là in fondo si comincia a vedere il profilo della costa nera.
Noi dormiremo dopo, al sicuro.
I bambini, in cuccetta, non si svegliano neanche.

 
 
 

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