Creato da LaDonnaCamel il 16/09/2006
Il diario intimo della Donna Camèl con l'accento sulla èl
 

Messaggi di Giugno 2012

I miei 5 cents

Post n°610 pubblicato il 30 Giugno 2012 da LaDonnaCamel
 
Foto di LaDonnaCamel

Speakermuto - Ti aspetto

Questa è una bella sorpresa: avevo appena finito di inserire il bando quando ho dato un'occhiata ai miei feed e l'ho visto, ma guarda te i casi della vita. Credevo fosse fiction, che bravo SM, ho pensato, sembra vero! Anche perché, dal poco tempo che frequento il suo blog non mi sembrava proprio il tipo da tight, se pure senza code. Chi l'avrebbe mai detto? I commenti erano molto chiari: era tutto vero e si stava svolgendo il tempo reale. Detto questo si potrebbe pensare che il contenuto del racconto metta in secondo piano la forma, e invece l'ho trovato molto bello, mi è piaciuto il motivo ricorrente "Questo è il tuo giorno", declinato nell'ansia, nell'aspettativa, nella promessa e nell'amore. Un racconto che partecipava in contumacia, all'insaputa dell'autore che però - in una nuvola di bene auguranti chicchi di riso - ha trovato il modo di confermare: ebbene sì, è tutto vero. Auguri.

Melusina - God save the Queen


Melusina ha la capacità di passare dal registro drammatico a quello ironico o addirittura comico come se niente fosse: ha una grande scatola di pennarelli e a seconda del colore che usa vien fuori un tono diverso, che tiene con sicurezza per tutto il pezzo, senza la minima sbavatura. Questo è scritto con il rosa fluo, leggero leggero - in apparenza. Principi e regine e valletti, come nelle favole, si muovono in un contesto geriatrico che esagera la situazione per muovere al riso, ma a pensarci bene è tutto vero, è così. A pensarci bene la leggerezza è solo un mezzo per trasmettere concetti più tosti, cose che a ben guardare non fanno ridere affatto: il cambio generazionale  implica la morte, di chi ci precede, nostra e di chi ci seguirà. Sgrunt, verrebbe da dire, in questa sequenza ci sono desideri e aspettative proibite, ci sono ipotesi sgradevoli di cui non vorremmo sapere nulla e che teniamo accuratamente nascosti alla coscienza perché, a saperli, ci darebbero un fastidio insopportabile. E invece sorridiamo e sghignazziamo: questa è una forma d'arte: corbezzoli!

Hombre - Faccio lo sborone

Il potere mimetico di Hombre: quando decide di essere qualcuno lo è fino al midollo, lo è nei gesti e nelle parole, nella lingua del personaggio e nei suoi pensieri più nascosti, nella struttura e nel ritmo. Si fa credere talmente tanto che, leggendo, lo siamo un po' anche noi. Anche quando sceglie di proposito un'ambientazione e un tempo che non possono essere i suoi per condizioni materiali, vien da pensare che sia andata proprio così quella volta, e la paura tenuta a bada dai numeri, e la voglia un po' negata e un po' sminuita per darsi un tono, anche se i bordelli non esistono più da prima che lui nascesse e l'intera costruzione è letteraria. Ma non basta una costruzione letteraria per far muovere un personaggio come se fosse vero, bisogna sapergli soffiare dentro un alito di vita, non è da tutti. Difatti, come sa fare lo sborone Hombre, nessuno.

Firulì firulà - Tu come stai


Quando sei "l'altra" o "l'altro" praticamente ogni minuto di vita è attesa, anche quelli - pochi - in cui si sta insieme. È una questione intrinseca al rapporto, una sua condizione preliminare. Ci si potrebbe domandare come mai una persona si vada a cacciare in simili situazioni, quando i presupposti sin dal principio non possono permettere uno sviluppo pieno e completo, quando l'attesa contiene una promessa di un soddisfacimento solo parziale, incompleto, o impossibile, come un aperitivo guarnito di stuzzichini che lasciano più affamati di prima. Se lo domanda solo chi non l'ha mai provato. Delle volte il viaggio è molto meglio della meta e l'attesa in questi casi è dolce di promesse inimmaginabili. Solo così la tensione rimane sempre alle stelle: poveri quelli che si accontentano di un sogno realizzabile.


Lillina - Anime

Quando ho pensato alle anime come cartoni animati non mi sbagliavo del tutto: dove si possono trovare animali parlanti e pensanti se non nei cartoni? Nelle favolette di Esopo e di Fedro, ma non è questo il caso: l'intento di Lillina non è moralistico, e se pure gli animali vogliono rappresentare altro, si tratta di una speranza che consola, non di premio o castigo. Non occorre essere buddisti per immaginare che nella vita di un essere umano ci sono tante vite, non è nemmeno necessario morire per reincarnarsi, basta guardare indietro al proprio passato, ricordare come siamo stati nei diversi periodi della nostra evoluzione personale: a volte cani, a volte pesci, a volte gabbiani o lucertole sdraiate al sole su una rovente spiaggia del sud.


Dario - Ombre di fiori sul mio cammino

Una di quelle attese da tachicardia e ipertensione arteriosa, accidenti Dario, hai smosso qualcosa, non so come dire, che va al di là dell'immaginazione e provoca vere e proprie alterazioni biologiche. Per fortuna passeggere eh, non è una malattia ma qualcosa di molto naturale e pure piacevole. Di questo racconto apprezzo soprattutto la raffinatezza del tocco e la sottile perversione del non detto, di cui Dario è uno specialista conclamato e acclamato. Il non detto è dentro e fuori dalla storia, anzi, "è" la storia, perché è di questo che si tratta: la storia omette e i personaggi stessi omettono e su questo è costruita tutta la tensione: come Roberta è in balia del suo Filippo, il lettore è in balia del narratore - che tutto sa, ma non lo dice.

Chiagia - In-attesa

Quanto dura un attimo? E a che punto è la notte, sentinella? Il tempo dell'attesa può essere infinito, anche se non sei abbastanza lucido per vedere il film della tua vita o cazzate del genere. Il tempo si dilata, semplicemente, e sembra non finire mai. L'ipotesi del salto è affascinante e porta a esplorare una curiosità che non è dato appagare, nessuno che abbia provato a vivere quell'istante è mai tornato indietro a raccontarlo quindi si possono fare solo congetture. Non è dato sapere cosa porti i candidati al salto fino al momento cruciale e, in fondo, non è importante, in questa storia tutto è concentrato su quell'attimo fatale, sul tempo che si allarga e non si può nemmeno misurare, sulla noia dell'attesa, sull'incazzatura di questo imprevisto dilatare.
Poi, grazie al cielo, si arriva.


Melusina - Notte prima degli esami

Un piccolo passo per un uomo, un grande passo per l'umanità. La leggenda ci tramanda che queste parole fossero state pronunciate da Neil Armstrong nel momento preciso in cui toccò il suolo lunare, primo uomo nella storia del mondo. È stato un evento atteso da ciascuno in modo diverso a seconda del suo vissuto, un evento talmente incredibile per i suoi significati reali e simbolici, da aver suscitato nei tempi a venire schiere di complottisti che l'hanno accusato di non essere mai avvenuto. Era vero invece, e Melusina racconta qui la sua versione dei fatti: un'attesa marginale per chi, l'indomani mattina, aveva in programma un evento che - quello sì - avrebbe potuto cambiare la sua vita. E così la luna si avvicina e si allontana, a seconda dello sguardo che gli si posa sopra. Pensavamo, a quel tempo, che non sarebbe mai più stata la stessa cosa ma per fortuna non era vero. Per fortuna da qui l'orma di Armstrong a occhio nudo non si vede.


Firulì firulà - Quanto manca alle nove?

Ha ragione Jennifer Egan, il tempo è un bastardo, altrimenti perché tutti lo vorrebbero ammazzare? Il tempo è quello lungo dei mesi e degli anni, ma anche quello corto delle ore e dei minuti. È quello che vorresti fermare, che vorresti far correre all'indietro ma anche quello che, quando ne hai bisogno, non va avanti mai. È tutta colpa sua se l'attesa diventa uno strazio, se le lancette dell'orologio sembrano ferme, dipinte sul quadrante molle di in un quadro di Dalì. Come si fa? Una birra, ma meglio due birre, tre birre: le birre scandiscono il tempo molto meglio delle lancette: quando meno te l'aspetti è già mattina.

Firulì firulà - Credevo e invece

Ecco svelato l'arcano dell'attesa: si pensa di aspettare persone o azioni. sorrisi baci carezze giorni di sole notti insonni tuffi voci sguardi tramonti risate mani gocce di pioggia e arcobaleni per un minuto o per tutta la vita, ma alla fine la differenza non si può cogliere, perché quando aspetti, anche un solo minuto ti sembra eterno e quindi l'attesa è tutto, il tempo non c'entra, povera bestia, è l'attesa la vera bastarda.
L'attesa è una simpatica canaglia, ti porta dove vuole lei, ti spinge e ti trascina verso imperscrutabili direzioni. Ma senza di lei sarebbe il vuoto, e quello sì che fa paura.

haiku

Questa è una citazione di una cosa non mia, sia chiaro. Il componimento poetico in giapponese e la sua traduzione sono stati scritti da mia figlia (mi vanto? certo che mi vanto! oh, son soddisfazioni e me lo posso permettere, prova a dire di no?) Del resto, il tema è in tema che più non si può, me l'ha fatto tornare in mente il post di Firulì firulà:


Quando ti aspetto
è lungo come un anno
un solo giorno


Pendolante - Il melo

C'è un modo più sereno e pacato di considerare l'attesa, è quello magico della natura che va dietro alle stagioni. Il mondo si trasforma ogni giorno, il ritorno del sole alla mattina - il ritorno della primavera dopo il freddo - non doveva essere per niente scontato ai nostri progenitori, che guardavano all'ambiente come una forza ostile, crudele, capace di uccidere senza motivo. Lo stesso mistero si ripresenta a ogni ciclo vitale, quando un cucciolo d'uomo mette un seme nella terra, sperando di poter incidere sulle forze onnipotenti dell'universo. E se succede, se il seme germoglia e cresce, una nuova speranza verrà ricreata: è in questo modo che siamo arrivati fino a qui, noi piccoli esserini impotenti, ignoranti e pure un po' ingenui che ci siamo messi in testa di dominare il mondo.

Il mio racconto per l'EDS è qui e questa è la bella rece che mi ha scritto Melusina, merita di stare in prima fila:

C'è chi si pone un paio di traguardi, nella vita, e quando li raggiunge si sente arrivato, concluso. Ecco, dice a se stesso, sono cresciuto.
Invece sai una cosa? Arrivare vuol dire esattamente il contrario: vuol dire smettere di crescere. Vuol dire abbarbicarsi a un plateau che non porta più da nessuna parte. Vuol dire chiudere gli occhi su un orizzonte ormai completamente esplorato, ignorando che basterebbe salire un po' più in alto per scoprire che c'è di più. Vuol dire inorgoglirsi per un'esistenza omologata, diligente e senza sorprese, e non udire più quel richiamo che lanciano le sirene di Ulisse, o quel fruscio che ci spingerebbe a inoltrarci nel bosco per vedere se a suscitarlo è stato il passaggio di una fata. Vuol dire vivere nella gabbia rassicurante di un casellario tutto in ordine, etichettato, collaudato, tramandato, e reprimere la curiosità di spezzare quel codice antico per sperimentarne uno o più di nuovi. Vuol dire impigrire la mente e tarpare la creatività.
Crescere è invece un processo continuo, senza un obiettivo ferreo se non quello di continuare a provare, aspettando la prossima rivelazione che può essere dietro un altro angolo di strada, sotto un altro cartello a un bivio, nella sofferenza di una persona cara o nell'euforia di una notte di fantasie. Non aspettare più è darsi per vinti, darsi per morti. Di noia.
Questo ci dice Bianca: non facciamocela bastare, la noia. Viviamo da vivi, vele al vento, avanti tutta, in cerca sempre di qualcosa di incompiuto da amare.

Ringrazio tuttissimi, sono stata molto contenta dell'entusiasmo e della partecipazione sempre più numerosa di chi ha scritto e di chi ha letto e commentato. Ciascuno ha offerto uno spunto o un'idea originale e di volta in volta mi sembra di notare che lo stile migliora, le contaminazioni rimbalzano da un blog all'altro, ci mettiamo più impegno e il risultato è fantastico e me ne vanto, son piena di soddisfazione. Ah, l'ho già detto? Ebbene, mi vanto e mi ripeto: anche questa volta io ci ho messo solo un semino, l'albero è cresciuto da solo.

Dimenticavo: per non essere troppo autoreferenziale, qui c'è il bando e le regole. EDS vuol dire esercizio di qualcheccosa, come dire che chi ne ha voglia, scrive.

 
 
 

L'attesa è finita

Post n°609 pubblicato il 29 Giugno 2012 da LaDonnaCamel
 

Domani posto i commenti, scusa il ritardo ma sono indietro col lavoro: ho litigato col tempo ;)

 
 
 

Quanto a me

Post n°608 pubblicato il 25 Giugno 2012 da LaDonnaCamel
 
Foto di LaDonnaCamel

Dedicato all'amico MaiMaturo.

Quanto a me, ho sempre aspettato di diventare grande.

 

Quando andavo a scuola avevo l'abitudine di passare sotto un cartello stradale. Il cartello, anzi la serie di cartelli, per essere precisa, era avvitata alle estremità su due pali. Erano cartelli di metallo serigrafato, di quelli che finiscono a freccia, c'era scritto Como, e poi Varese, Aeroporto di Linate e poi non so, non mi ricordo tutte le città indicate. Erano posizionati uno sotto l'altro con un piccolo spazio che li separava, come le traversine di un treno che va verso il cielo, posto che i pali fossero i binari. Mi ricordo il punto preciso, la via e l'incrocio, non lontano da casa mia, il quartiere dove abito anche adesso.
Andavo a scuola senza fretta, guardavo spuntare i fiori nei giardini delle villette oppure guardavo i mucchi di foglie colorate che si accumulavano negli angoli, o la brina che trapuntava i prati, i boccoli di ghiaccio che pendevano dai rami come decorazioni da alberi di natale. Arrivata nel punto dei cartelli passavo sotto, non potevo farne a meno, era come un rituale o una abitudine, non ci pensavo nemmeno più. Delle volte non ci si fa caso, sui percorsi abituali si cammina - o si guida - senza pensare alla strada da fare. Si pensa ai fatti propri o si notano i colori del cielo, la riga bianca lasciata da un aereo, il profumo del glicine (chissà perché adesso non ci sono più tanti glicini nei giardini, hanno messo il gelsomino che è bello e profumato ma nasconde tutto, fa siepe fitta, mentre il glicine vuole salire, con quei suoi rami contorti che si avvoltolano sulle inferriate, e lascia ai passanti l'agio di guardare dentro: un piccolo prato tagliato con cura, un tavolo di ferro battuto con le sue sedie bianche intorno, un triciclo abbandonato sul sentiero di sassolini, la cuccia del cane in un angolo protetto. Giorno dopo giorno, senza nemmeno farci caso, dai piccoli oggetti che c'erano o non c'erano si poteva farsi un'idea degli abitanti di quella casa, se c'erano bambini o anziani, si capiva anche dal colore dei panni stesi sui fili messi apposta) ma col gelsomino non si vede niente, si sente solo il profumo e basta.
Io abitavo in un palazzo, al sesto piano. Avevamo sì un bel terrazzo, c'erano anche i gerani di mia madre tutto intorno, ma era assolato, in estate non si poteva stare. Quanto mi sarebbe piaciuto vivere in una villetta, con magari un albero grande sul retro e un ramo sporgente al quale legare un'altalena. Certe avevano il tetto a punta e un abbaino rotondo a forma i oblò, mi immaginavo come potesse essere giocare a nascondersi con i miei fratelli in un posto così, pieno di nicchie e di cantine, la baracca per gli attrezzi, il cortile di cemento con i ciuffi d'erba che crescono nelle crepe e il muschio sul muretto all'ombra: stavo le ore a guardare attraverso i cancelli delle mie preferite, quelle con la glicine sulle inferriate e le rose rampicanti intorno al portoncino.
Erano finite le vacanze, forse era ottobre e il primo giorno di scuola, forse era gennaio appena passata la befana, questo ora non lo so più, so solo che camminavo baldanzosa sulle rotaie metaforiche del mio tragitto quotidiano quanto ho sentito un colpo fortissimo sulla fronte che mi ha sbattuta indietro, facendomi perdere l'equilibrio. Mi sono anche spaventata, devo aver chiuso gli occhi, devo aver pensato che qualcuno mi aveva dato una botta in testa, forse un ladro, un malintenzionato che mi voleva rubare la cartella. Ma non c'era nessuno, proprio nessuno lì vicino, c'erano solo i cartelli contro cui avevo picchiato. Dev'essere stato che durante le vacanze ero cresciuta e non ci passavo più. Ero diventata grande? No, non ero diventata grande. Proprio in quell'estate, o in quelle vacanze di natale, la mia vicina di casa era diventata signorina, come si diceva a quei tempi là. Mi aveva anche fatto vedere il sangue sulle mutande, una macchia scura che a me veramente era sembrata altro, sei sicura? le avevo detto. Certo, mi aveva risposto, dandosi anche un po' di arie. Quella cosa lì sicuramente voleva dire diventare grande, l'aveva detto anche la nonna, picchiare contro i cartelli no, picchiare contro i cartelli voleva solo dire diventare alta.
Poi successe anche a me, il sangue nelle mutande intendo, ma devo dire che non mi è sembrato di diventare grande come la mia vicina, del resto lei è sempre stata più grande di me e quando si parte in vantaggio non c'è modo di arrivare a pari.
Dopo mi sono successe tante altre cose, mi sono diplomata e sono diventata maggiorenne, ma dovevo ancora chiedere a mio padre il permesso per uscire, per esempio, di certo non ero diventata grande, o comunque non abbastanza.
Quando mi sono sposata ho pensato, stavolta sì che sono diventata grande. Però non ci credevo veramente, mi veniva da ridere: ho riso tutto il tempo e anche mio marito rideva. Ridevamo molto quella volta, ridevamo sempre. Ci sono cascati, hanno creduto che fossi grande e invece.
E i figli? avere i figli ti avrà ben fatto diventare grande, dirai. Mavà! Potevo giocare quanto volevo con due bambole vere come avevo sempre sognato e nessuno che avesse niente da obiettare. Li vestivo, li spogliavo, gli davo la pappa e mi sono molto divertita, più di tutto.
Sono ancora qui che aspetto, non c'è modo di saperlo, di avere una conferma ufficiale. Tutti i riti di passaggio ai quali mi sono sottoposta non sono serviti a niente, ero sempre la stessa, dopo.
Ci sono persone che hanno queste sicurezze, come la mia vicina o anche come era mia nonna. Mia nonna sapeva come si devono fare le cose, per lei c'era solo un modo. Lei era sicuramente grande, mia mamma non è mai riuscita a diventare così grande, per esempio, anche se adesso è molto più vecchia di come era mia nonna, mi sembra stia diventando più piccola di prima.
Io tra poco avrò l'età di mia nonna e non so se dovrò aspettare ancora oppure lasciar stare.
Se almeno ci fosse qualcuno che me lo sa dire.

__________

Questo racconto partecipa all'eds Attesa come anche:

Speakermuto - Ti aspetto
Melusina - God save the Queen
Hombre - Faccio lo sborone
Firulì firulà - Tu come stai
Lillina - Anime 
Dario - Ombre di fiori sul mio cammino
Chiagia - In attesa 
Melusina (bis) - Notte prima degli esami
Firulì firulà - Quanto manca alle nove?
Firulì firulà - Credevo e invece
haiku
Pendolante - Il melo

 

 
 
 

Scusa l'attesa

Post n°607 pubblicato il 25 Giugno 2012 da LaDonnaCamel
 
Foto di LaDonnaCamel

Rieccomi, e scusa l'attesa. Stavamo dicendo? :)

Scherzo, ti ho pensato anche mentre ero a Venessia, la fotina che vedi l'ho fatta apposta dalla mia stanzetta, per farti vedere com'è. L'ho fatta con il mio telefonino nuovo, ho già imparato a usarlo, in teoria: in pratica mi sembra che mi abbiano trapiantato le dita dei piedi al posto di quelle delle mani, possibile? Insomma, ci vuole un po' di pazienza. Ma questa è un'altra storia, te la racconto dopo.

Adesso torniamo a noi, all'EDS che sta andando alla grande! Sono arrivati nuovi contributi, li metto tutti qui sotto, ma non è ancora finita, vedrai! ;)

Racconti:
- SpeakerMuto non ha avuto voglia di aspettare e ha scritto ieri il suo racconto ;)
Non ci siamo messi d'accordo prima, avevo pronto in canna questo tema da giorni, delle volte sono coincidenze: non ci credo alla telepatia e comunque auguri :D

- Melusina arriva con il suo primo testo: ormai ci ha viziati e ci faccio conto, ne scriverà almeno un altro! (speriamo;)

- Hombre il magnifico ha scritto un pezzo bellississimo che l'Agostino di Moravia gli fa una pippa, e se non è una sboronata questa ditemelo voi cos'è.

- Abbiamo una new entry! :-) E tu come stai firulì firulà? Benvenuta a bordo di questa carretta che chiamo blog della donna camel.

- Ecco Lillina che ci parla di Anime, ma non sono i cartoni giapponesi che credevo: prepara il fazzoletto :'-)

- Anche Dario ha fatto: una cosa bella, erotica, sensuale, non te lo dico che non voglio rovinarti l'atmosfera. Che caldo che è venuto su, eh?

- Abbiamo un altro nuovo racconto, In attesa, di Chiagia (del blog La pipa di Magritte). Che bellezza!

- Melusina ha scritto ancora! Dai, questa volta, stupiscici e scrivine ancora uno, c'è tempo fino a giovedì (il secondo ormai è consuetudine ;)

- Quanto manca alle nove? scrive firulì. Eh, le nove sono passate, sono quasi le dieci, c'è da ingannare l'attesa

- A questo giro firulì è proprio scatenata: mammeglio! dico io. ne voglio ancora!

- Ci metto anche questo: mi è tornato in mente all'improvviso, leggendo l'ultimo pezzo di Firulì firulà e ho pensato, perché no? È vecchio ma questo blog è come il maiale, non si butta via niente.

- È arrivata Pendolante dritta dritta dal blog di Melusina, il racconto per l'EDS si intitola Il melo: è bellissimo, leggilo, dammi retta.

 
 
 

Tra poco esco

Post n°606 pubblicato il 22 Giugno 2012 da LaDonnaCamel
 
Foto di LaDonnaCamel

Tra poco vado via da Milano per un paio di giorni, sciopero dei treni permettendo. L'EDS va avanti ancora fino a giovedì, aggiornerò domenica: tu continua a scrivere e a postare, il gioco va avanti anche senza di me.

Ah, mi raccomando, bagna i fiori e dai da mangiare agli animali. E aspettami.

 
 
 

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