Creato da lilith_0404 il 20/02/2005

A Room of One's Own

This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!

 

 

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Natasha  e le altre

Post n°298 pubblicato il 06 Aprile 2008 da lilith_0404

“L‘ultima che hanno confermato a tempo indeterminato, ha pensato bene di mettersi in maternità dopo due mesi, quella s…...”. La ragazza non si trattiene dall’affibbiare un epiteto poco gentile alla collega, ‘colpevole’, con il suo comportamento, di aver precluso ad altre la stessa opportunità che ha avuto lei, di passare da contratti a progetto a tempo determinato ad un contratto stabile.

Il disappunto d’altra parte è comprensibile: trent’anni, una laurea in tasca e una gavetta ormai di diversi anni alle spalle fatta di stage e contratti a progetto, l’ultimo dei quali firmato solo il mese scorso, per la durata di un anno. Il datore di lavoro è un grande gruppo editoriale, il nuovo contratto le riconosce un bell’aumento di stipendio rispetto al precedente, ma il tutto a scadenza di dodici mesi.

L’episodio risale a qualche settimana fa, e mi è tornato in mente  leggendo questo articolo, riportato nelle news di Libero. 

Con il mio lavoro mi capita di trovarmi a sentire entrambe le campane. Mi risuonano ancora nelle orecchie le geremiadi di una piccola imprenditrice quando la sua impiegata ha avuto in successione due maternità, entrambe con astensione anticipatata a partire dai primissimi mesi di gravidanza e senza ripresa del lavoro neanche per un giorno tra una maternità e l’altra. Il caso è meno isolato di quel che si può pensare e  non è l’unico episodio del genere in cui mi sono imbattuta.  E al termine della seconda maternità poi arrivano regolarmente le dimissioni, con la buonuscita dell’indennità sostitutiva del preavviso prevista dalla legge.

Un diritto sacrosanto? Come donna  non posso che pensarlo. Ma di fronte ai costi e ai disagi che ne conseguono, le aziende grandi e piccole evitano come la peste l’assunzione di donne in una certa fascia di età, e questo è un fatto.

Ma come si  esce da questa situazione? Come salvare la capra del diritto delle donne ad avere i figli che desiderano, e il cavolo del diritto a non essere discriminate nelle assunzioni?

Forse qualche risultato in più si potrebbe ottenere rendendo tecnicamente ‘equivalente’ l’assunzione di un uomo e di una donna.

In che modo?  

Rendendo i congedi parentali usufruibili solo in parti uguali  e non,  come è oggi, lasciando  a discrezione della coppia la suddivisione dei tempi del congedo tra i due genitori: in questo modo finisce quasi sempre per essere la donna che richiede il 100% del periodo disponibile,  con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.

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>> Messaggio N. 324 su come le nuvole
Ricevuto in data 11/04/08 @ 16:45
           “Più che un maestro di vita….un bidello!” (anonimo)     Non ho parole….   Miracolo, mi...

 
Commenti al Post:
tanksgodisfriday
tanksgodisfriday il 07/04/08 alle 06:41 via WEB
Quindi per il datore di lavoro non sarebbe più solo la potenziale mamma ad essere un impiegato "a rischio".
Ho solo difficoltà a pensare alla ripartizione del congedo tra i due. Perché se l'eventuale "gravidanza difficile" è tutta della mamma, e il periodo dai 4-5 mesi all'anno potrebbe essere del papà, alla mamma spetta ovviamente il periodo intorno al parto. Si potrebbe obbligare a stare a casa anche il papà, ma poi temo che il datore di lavoro potrebbe discriminare le coppie giovani tout court.
 
carpediem56maestral0
carpediem56maestral0 il 07/04/08 alle 08:51 via WEB
Beh, forse si potrebbe garantire la "sostituzione" della gravida con qualche giovane a contratto a termine che che questi avrebbe l'opportunità di formarsi ed acquisire titoli utili per il curriculum mentre le spese e gli oneri per la "maternità" potrebbero essere a totale carico della collettività se è vero, come si dice, che la natalità è un valore per l'intera nazione...baci...;-)
 
 
quotidiana_mente
quotidiana_mente il 07/04/08 alle 17:25 via WEB
Infatti, è quello che è stato fatto in azienda da noi. D'altronde siamo in maggioranza donne (capi esclusi) è ovvio che, prima o poi, qualcuna vada in maternità: non è mai stato un dramma.
 
cinico_nick
cinico_nick il 07/04/08 alle 10:42 via WEB
... lavoro da sette anni; nel mio "reparto", oltre a me ci sono due donne; hanno avuto, in totale, tre figli (2+1) assentandosi dall'ufficio per gravidanza circa 14 mesi per ciascun figlio ... ovviamente ho dovuto sopperire alle loro alterne assenze... che dire... (p.s. sono state in astensione col 100% di stipendio)... ciao
 
carpediem56maestral0
carpediem56maestral0 il 11/04/08 alle 08:12 via WEB
<ahref=http://images.google.it/images?hl=it&q=mazzo+di+fiori&gbv=2">GRAZIE
 
 
carpediem56maestral0
carpediem56maestral0 il 11/04/08 alle 08:14 via WEB
<ahref="http://images.google.it/images?hl=it&q=mazzo+di+fiori&gbv=2"Grazie!...
 
   
carpediem56maestral0
carpediem56maestral0 il 11/04/08 alle 08:15 via WEB
Lo sapevo che era troppo bello per essere vero...Cercherò di perfezionarmi, ma non ti stupire se riceverai un altro bel pò di commenti insulsi....Un grosso bacio sempre.....;-))))
 
     
lilith_0404
lilith_0404 il 11/04/08 alle 08:47 via WEB
 
     
carpediem56maestral0
carpediem56maestral0 il 11/04/08 alle 15:26 via WEB
Sì, era un piccolo omaggio per la tua gentilezza che, con classe, avrebbe dovuto aprirsi non appena tu cliccavi sulla parola "grazie"...Non mi sembra che di classe ce ne sia stata molta....;-))))
 
     
lilith_0404
lilith_0404 il 11/04/08 alle 19:30 via WEB
... se può esserti di conforto, sono riuscita ( e se mi ci metto riesco tuttora) a fare anche di peggio :-))
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 14/04/08 alle 07:38 via WEB
Non so che dire lil.Io di astensioni per maternità ne ho fatte tre, due a carico dello stesso datore di lavoro a distanza di quattro anni una dall'altra. La seconda gravidanza iniziò che non ero ancora assunta dall'azienda per la quale lavoravo, ma avevo un contratto di collaborazione. Sapevo di aspettare un figlio e lo sapevano anche loro. Eppure mi fu proposta l'assunzione quando ormai ero quasi al settimo mese di gravidanza. Lavorai fino all'ultimo giorno (per fortuna ho avuto sempre gravidanze tranquille) e sono rientrata al lavoro dopo sei mesi. Con la terza gravidanza più o meno la stessa cosa: ho lavorato fino all'ultimo giorno e poi sono rientrata dopo nove mesi. Nell'azienda per la quale lavoro siamo parecchie donne e di gravidanze, negli anni, ne sono susseguite molte. La maggior parte hanno seguito uno schema come il mio. Un paio di gravidanze a rischio, questo sì, hanno richiesto astensioni più lunghe dal lavoro. Però, nella maggior parte dei casi, fa un gran comodo utilizzare i rari casi di gravidanze patologiche come esempio universale. E come alibi per discriminare, una volta di piùla donna sul lavoro. La tua proposta è applicabile esclusivamente dopo i periodo di astensione obbligatoria che, per ovvi ed evidenti motivi, sono comunque a carico della donna e non tiene in considerazione il tema dell'allattamento materno: palliativi quali la preparazione in anticipo dei biberon con latte materno da somministrare durante la giornata preludono solo a una fine anticipata dell'allattamento stesso.
Vorrei fare un paio di distinguo: i lavori usuranti e i lavori di responsabilità. Nel caso dei lavori usuranti credo sia sacrosanto sostituire la lavoratrice affinchè non vi siano rischi per la sua salute e quella del nascituro. Esistono le sostituzioni per maternità ma chissà perchè sempre più spesso sono i datori di lavoro a non ricorrervi, facendo ricadere gli inevitabili oneri in più sugli altri dipendenti, che, di nuovo, vivono le gravidanze delle loro colleghe come pesi insopportabili. Sui lavori e ruoli di responsabilità, posso capire lo sconcerto e le difficoltà a "passare" un lavoro le cui dinamiche sono spesso conosciute a chi lo svolge. Tuttavia, sarà un caso?, tra le donne che rivestono questi ruoli sempre più spesso io noto una tendenza a mantenere durante i periodi di astensione una sorta di supervisione da remoto.
Diciamo, dopo tutto questo sproloquio, che mi piacerebbe vedere delle numeriche, per verificare quante astensioni per maternità seguono alla lettera lo schema previsto (credo che ora si possa spostare a dopo la nascita del bambino tutta l'astensione obbligatoria) e quante utilizzano estensioni dei periodi di astensione per patologie. Credo che queste numeriche riserverebbero delle sorprese.
 
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 14/04/08 alle 07:39 via WEB
scusa la prolissità!
 
   
lilith_0404
lilith_0404 il 14/04/08 alle 08:29 via WEB
il periodo di astensione obbligatoria può essere posticipato di un mese, prima del parto, fermo restando la durata di cinque mesi complessivi. L'astensione facoltativa poi é già attualmente suddivisibile tra i genitori, ed é previsto anche una sorta di 'premio',nella forma di un maggior periodo che può essere richiesto, se a richiederlo é il padre. Ma essendo rimessa alla discrezione degli interessati, questa opportunità non mi risulta che sia molto sfruttata, ed é invece di solito solo la mamma a optare per i sei mesi di astensione facoltativa successivi ai cinque di astensione obbligatoria, spesso legandoli anche alle ferie che nel frattempo si sono accumulate.... Un amico invece che lavora all'ufficio della Dpl preposto al rilascio delle autorizzazioni per le astensioni anticipate mi conferma la tendenza sempre maggiore a richiederla con motivazioni che non stanno in piedi neanche con le grucce. I settori a prevalente presenza femminile credo che abbiano in qualche modo metabolizzato la questione, quelli che invece non credo che la accetteranno mai sono le realtà lavorative piccole o piccolissime: qui é vero che la persona assente può essere sostituita, e il sostituto beneficia anche di uno sgravio contributivo che rende meno onerosa la sua assunzione, ma rimane comunque una quota di costo residua a carico dell'azienda, e per quanto modesta é subita dai datori di lavoro come una disgrazia. Oltre a questo c'é il disagio di dover inserire una persona che non ha esperienza del lavoro, con gli inconvenienti che inevitabilmente questo comporta. La mia impressione, poi, nei casi di donne che ricoprono ruoli di responsabilità, é che molto più spesso che in altre situazioni lavorative la scelta sia di evitare del tutto il problema, scegliendo appunto di privilegiare il lavoro e rinunciando alla maternità...
 
lakonikos
lakonikos il 15/04/08 alle 13:03 via WEB
Non penso che possano esistere soluzioni "normative" a questo problema. Esiste solo il buon senso delle parti, e, vogliamo dirlo, con le assunzioni a tempo determinato, il ricatto occupazionale. Le donne che occupano posizioni di responsabilità, questa è la mia esperienza, fanno di tutto per stare a casa il meno possibile. Per le altre esiste la sostituzione maternità che viene esercitata dal datore di lavoro in modo diverso in base alle dimensioni dell'azienda. Se è media-grande non vi fa quasi mai ricorso. Se è piccola, invece pure, perché il problema non è tanto quello di avere due braccia ma di perdere per un certo tempo una collaboratrice, magari l'unica, insostituibile o inaddestrabile nel periodo. Trovo il problema di dimensioni fisiologiche con una certa penalizzazione dei piccoli imprenditori. Ma questo è un discorso che porta a certi risultati elettorali freschi, freschi.
 
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