A Room of One's Own
This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!
Messaggi di Agosto 2007
Post n°233 pubblicato il 25 Agosto 2007 da lilith_0404
Trieste, 9 marzo 1883 – Gorizia, 25 agosto 1957
Ci trovavamo a casa di una compagna di classe, per studiare, ma in realtà sarebbe meglio dire per stare insieme, chiacchierare, mangiare dolci, perché poi il lavoro vero ciascuno di noi se lo faceva a casa, e quello era solo il pretesto per darci un tono da ‘studenti’. A turno poi si doveva esporre il lavoro alla classe, e ricordo i risolini ironici di alcuni ragazzi, quando in una poesia paragonava la moglie a diversi animali, e poi ancora di fronte alla poesia che riporto qui sotto. Allora ricordo che rimasi un po’ mortificata dalle battutine che mi arrivavano. Eppure, questi versi mi hanno accompagnato in questi trent’anni, e mi son tornati in mente ogni volta che mi son trovata a vedere la sofferenza, fosse di esseri umani o di animali : “perché il dolore è eterno, ha una voce e non varia”.
Ho parlato a una capra. Quell'uguale belato era fraterno In una capra dal viso semita
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Post n°232 pubblicato il 20 Agosto 2007 da lilith_0404
Per contro ci sono invece paesi come le Maldive che si stanno accorgendo che rischiano di scomparire, sommersi dall’innalzamento delle acque, se il processo non si inverte.
Intanto, in attesa della conferenza di dicembre organizzata dall’Onu, in Italia si terrà il 12 e 13 settembre, organizzata dal Ministero dell’ambiente, una conferenza nazionale per analizzare sia dal punto di vista scientifico che socio-economico i maggiori rischi presenti sul nostro territorio (desertificazione, ghiacciai e aree a rischio di deglaciazione, dissesto idrogeologico, laguna di Venezia e Alto Adriatico e ambiente marino-costiero in genere ) oltre ai pericoli per la salute connessi ai cambiamenti climatici.
Continuo a sperare che alla fine di tanti discorsi, qualche decisione si riesca anche a prenderla, perché alla fine, come ci insegnano gli economisti, non è che facendo finta di non vedere il problema si risparmino dei soldi: semplicemente si fa pagare il conto a qualcun altro.
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Post n°231 pubblicato il 19 Agosto 2007 da lilith_0404
Questo mi ha fatto ripensare ad un altro incontro che si è svolto in Aprile, una riunione al Consiglio di sicurezza dell’Onu in cui il ministro degli Esteri britannico Margaret Beckett ha cercato di convincere gli altri membri che il riscaldamento globale rappresenta una minaccia alla sicurezza e alla pace internazionale.
Secondo quanto affermato in un documento distribuito dalla Gran Bretagna ai membri Onu il 5 aprile scorso, come conseguenza del riscaldamento del pianeta, gran parte del mondo rischia di divenire inabitabile a causa dell'innalzamento dei livelli del mare, della diminuzione di acqua fresca o di terra adatta all'agricoltura.
Il consiglio di sicurezza dell’Onu che si occupa solo di minacce alla sicurezza e alla pace internazionale potrebbe non sembrare il luogo più appropriato per affrontare la questione, ma secondo quanto scritto nel documento,ci sono stime secondo le quali in conseguenza di questi cambiamenti attesi, fino a 200 milioni di persone rischiano di essere obbligate a spostarsi entro la metà del secolo.
Specialmente le migrazioni lungo i confini internazionali sono potenziali detonatori per instabilità e conflittii e inoltre sempre secondo la Gran Bretagna, il cambio di clima potrebbe anche complicare l'esistente competizione per le risorse energetiche. Ecco dunque un motivo ulteriore, se mai ce ne fosse stato bisogno, per non indugiare oltre nel prendere provvedimenti.
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Post n°230 pubblicato il 17 Agosto 2007 da lilith_0404
La retorica di questa poesia, imparata da bambina in occasione di qualche festa della mamma, mi appare con desolante evidenza leggendo stamattina sulle pagine dei giornali la notizia della morte di Phusi.
E mi torna anche in mente un’altra notizia, letta tempo fa, nel Rapporto sullo stato delle madri nel mondo 2005, pubblicato dall’associazione ‘Save the children’:
<< 58 milioni di ragazzine nei paesi in via di sviluppo non vanno a scuola.>> , è scritto nel rapporto. << Che ci vadano o meno è questione di vita o di morte: una bambina analfabeta avrà , a confronto di una istruita, maggiori probabilità di vivere in miseria, di sposarsi troppo presto, di morire di parto, di perdere un bambino per malattia, di avere molte maternità ravvicinate, di avere figli destinati a patologie croniche e malnutrizione >>
Mi viene da pensare che anche la madre di Phusi rientra in questa categoria di madri. Una madre analfabeta non sa che il governo del Rajasthan ha varato da due anni una legge per provvedere gratuitamente una bicicletta ai bambini poveri che ne abbiano bisogno per frequentare le scuole. E l’ignoranza e la mancanza di istruzione della mamma ha ucciso Phusi.
Ti da il frutto, il fiore, la foglia,
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Post n°229 pubblicato il 15 Agosto 2007 da lilith_0404
Spesso ci sono anche dei bambini con loro, la più giovane un bambino deve averlo avuto anche di recente, la sua figura ha mostrato chiaramente il procedere della gravidanza, poi per qualche settimana non si è vista, e al ritorno, era di nuovo senza pancione, ma sempre con lo stesso sguardo triste. Ferme in piedi a lato dell’ingresso, salutano chi entra e chi esce, solo un saluto, ma senza chiedere nulla, dopo tanti anni quello che aspettano si sa, non c’è più bisogno di chiedere. Se allunghi la mano con una moneta, porgono il piattino per riceverla e ringraziano, a volte invece il piattino è appoggiato sui gradini , con i pochi spiccioli raccolti. Solo una volta la più vecchia mi ha fermato, all’epoca usavo portare delle gonne ampie e lunghe, molto zingaresche. Ne avevo diverse, le aveva notate, mi chiese se ne avessi di smesse, da regalarle. Ma lo chiese con garbo, senza insistenza, scusandosi di essere forse importuna. Mi ha fatto pensare a loro il post di Rosalux. Mi rendo conto che le ‘mie’ zingare non sono esattamente lo standard. Ha ragione Pelino, nei commenti al post di Rosalux, i nomadi fanno paura alla stragrande maggioranza degli italiani, e non è solo un problema italiano. Leggevo un articolo su una rivista qualche tempo fa, che anche nel loro paese d’origine, in Romania, sono considerati cittadini di serie B, e in Europa in nessuna nazione godono di simpatia e protezione, non sono considerati minoranza linguistica, perché non hanno una lingua scritta, e vivono per lo più ammassati in campi che le popolazioni residenti tollerano molto malvolentieri, perché dove ci sono loro si ha la precisa percezione che aumentino i furti e la criminalità. Pelino ha citato l’operato di don Colmegna a Milano. Ho letto che è stato tra i promotori di quello che è chiamato ‘patto di legalità e socialità’ tra comune di Milano e comunità Rom: chi ha aderito si è impegnato a mandare i bambini a scuola, avere la residenza nel comune, non avere carichi giudiziari pendenti, non essere dedito all’accattonaggio. Chi non ha aderito, ha dovuto lasciare il campo di Via Triboniano, che il comune ha ripulito e reso meno invivibile, dotandolo di container e roulotte in luogo delle tende e dei rifugi di fortuna che lo ingombravano in precedenza. Ma chi è stato allontanato, che fine ha fatto? Lungo i navigli, oppure a occupare case abbandonate prive di luce e acqua, o sotto i ponti, come quella famiglia di cui i giornali hanno parlato in questi giorni. Ricordo che mio papà mi raccontava che quando era bambino, nell’aia della casa di mio nonno gli zingari di passaggio fermavano i loro carri, finché stavano in paese. Si mantenevano facendo piccoli lavori, calderai, stagnini. Ma erano altri tempi, ospiti e ospitanti all’epoca erano tutti povera gente.
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Post n°228 pubblicato il 12 Agosto 2007 da lilith_0404
“Lo hanno cercato per portarlo in salvo, ma lui non c'era già più: il delfino dello Yangtze è scomparso dalla faccia del Pianeta, spinto all'estinzione dalla sempre più frenetica corsa verso il progresso del popolo cinese” scrive NeverInMyName nel post 478. E non riesco a scrollarmi di dosso un senso di irrimediabile impotente sconforto … e il sentimento che la campana stia suonando anche per noi.
E dai boschi e dal mare ritorna la vita,
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Post n°227 pubblicato il 08 Agosto 2007 da lilith_0404
. Per la verità ero un po’ dubbiosa di riuscire a trovare qualcosa che meritasse di essere raccontato, ma avevo promesso, e ci ho pensato, ed ecco levarsi uno dopo l’altro e ripresentarsi alla mente scuotendosi di dosso la polvere dell’oblio con cui il tempo trascorso li aveva coperti, tutta una galleria di personaggi , alcuni con cui ho avuto a che fare direttamente, altre semplici comparse, e ricompongono nella memoria la scena del paese come era intorno a me bambina, che lo accettavo come scontato e che solo ora, nel ricordo, mi appare come singolare. . Tra i ricordi più remoti della mia infanzia spiccano le suore dell’asilo. Simili apparentemente una all’altra, ma diversissime in realtà: suor Giovannina, una figura morbida e il sorriso dolce, e un fare materno e gentile; suor Santina, lunga e magra e un’aria un po’ acida e un aspetto un po’avvizzito nonostante l’età ancora giovane; e suor Vincenza, la severa maestra dei ‘grandi’ che ci faceva ritagliare le figure praticando meticolosamente con un punteruolo lungo il contorno una fitta fila di buchini, finché alla fine con una leggera pressione la sagoma punteggiata si staccava dal foglio; e infine la suora di cucina, di cui non ricordo il nome, pingue e gioviale, e con un’aria sempre un po' trafelata e accaldata, che di tanto in tanto emergeva dalla sua cucina indossando al posto della lunga veste nera con il velo fissato con gli spilli, una veste bianca e una cuffia di tela bianca, la cui foggia aderente metteva in evidenza la rotondità della sua testa e faceva ancora più risaltare il colorito rubizzo delle sue guance. . E poi c’era la signora Gina, che non era una suora ma l’inserviente che si occupava delle pulizie, e la vedevi andare in giro con quelle palette con il manico lungo, con cui raccoglieva la spazzatura senza doversi chinare, e che a me sembrava una sua prerogativa speciale, perché a nessun altro l’avevo mai vista usare. . E c’era la signora Maria, che aveva la bottega all’angolo della strada in cui si trovava l’asilo. Era un negozietto angusto e sempre un po’ in penombra, ma con i vasi delle caramelle allineati ai bordi del bancone, e la signora Maria, una figura vagamente allampanata, il viso lungo e grigio dietro gli occhiali dalle lenti bifocali, grigio il vestito e grigi i capelli raccolti in una sottile treccia avvolta a spirale e fermata con le forcine sulla nuca, da dietro il bancone distribuiva i suoi cartoccetti con dieci lire di caramelle ai bambini che in processione facevano tappa da lei prima di entrare dalle suore. Cerano diversi tipi di caramelle: gli zuccherini colorati, o quelle con il cuore di liquirizia erano le mie preferite. Le facevamo scivolare nella tasca del grembiulino e avrebbero consolato il leggero dispiacere di vedere la mamma allontanarsi dopo averci affidato a una delle suore. . La regola del gioco vorrebbe come di consueto che indicassi alcuni blogger a cui passare il testimone, ma in questa vigilia di ferragosto e il fuggi fuggi verso le mete di vacanza ho perso un po' il filo di chi c'é e chi non c'é, perciò lascio libertà a chi vuole di raccogliere l'invito a continuare il gioco. . .
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Post n°226 pubblicato il 05 Agosto 2007 da lilith_0404
Lo so che ora farò la figura della volpe che non può prendere l’uva. . Ma sarà che sono pigra. Sarà che al mare non mi ci hanno abituato da piccola, e mi lascia piuttosto indifferente, o sarà che sono propria strana di natura, ma la mia idea di vacanza è molto simile a quella di Regina Crimilde nei commenti al post n. 455 di MARIONeDAMIEL, e non mi sento affatto un blog-verme, come Marion se non posso annunciare urbi et orbi che parto per destinazioni più o meno esotiche e rinomate.
Il fatto è che io a casa mia ci sto bene. Il fatto è che non riesco a trovare rilassante andarsene in giro carichi di bagagli e in mezzo ad una moltitudine vociante di persone. Il fatto è che mi piace girare in città e trovare facilmente parcheggio, e poca gente in giro, e un’atmosfera un po’ sonnolenta e silenziosa, che solo a ferragosto e dintorni si può avere. Il fatto è che detesto dover fare le code per entrare nei posti, e camminare stanca e sudata sotto il sole , e dover metter mano al portafoglio per qualsiasi cosa si voglia, da un bicchiere d’acqua, al caffè, a una sedia per sedersi, e non poter avere le mie cose a disposizione, dai libri al computer, dalle scarpe all’asciugacapelli, perché comunque non tutto puoi metterlo in valigia. . Insomma, mi fa piacere per quelli che partono, ma, please, io preferisco restare. .
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Post n°225 pubblicato il 02 Agosto 2007 da lilith_0404
Poi leggo l’età, 60 anni, e forse un poco riesco a capirlo. Perché mi rendo conto che chi è della generazione precedente alla mia con internet non ha molto feeling. Già tra i miei coetanei, son pochi quelli che conosco che hanno dimestichezza con e-mail, blog, altre diavolerie simili. I più nutrono una tranquilla indifferenza, quando non un vero e proprio rifiuto. Penso a quando ho cominciato a usarlo io, non sono neanche dieci anni. Prima di allora, al massimo c’erano il fax e il telefono. Dieci anni in cui le abitudini per tutto ciò che è comunicazione sono talmente cambiate, che a volte mi chiedo come si potesse sopravvivere prima. Me ne accorgo in questi giorni, in cui in ufficio siamo senza ADSL, perché Telecom ha pensato bene di scegliere questa vigilia di ferie in cui avrei bisogno di una velocità raddoppiata per lasciarmi con una misera connessione a 56 K funzionante su un unico terminale. Mi sembra impossibile che solo tre o quattro anni fa questa fosse la regola, ma mi accorgo anche di quanto siamo diventati vulnerabili, perché credo che potrebbe bastare davvero pochissimo a mandarci in tilt. Con tutto questo, mi permetto di dissentire dall’opinione di Elton John, quando dice che ‘’per colpa del web la gente non esce più, non socializza’’. Chiaramente posso solo far riferimento alla mia esperienza personale, che per forza di cose è limitata e non generalizzabile. Ma non ho mai ‘’socializzato’’ con tante persone come da quando frequento internet. E non mi sento di considerare questo modo di rapportarsi come un modo di serie B, come a volte sento affermare da chi sostiene che ‘la vita vera’ è altrove. Le persone sono tali dentro e fuori dalla rete, ed è solo il modo in cui ci si pone, e non il luogo in cui ci si incontra a fare la differenza. Secondo me. |
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