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« PASQUA 2012RITORNO »

PASQUETTA

Post n°827 pubblicato il 09 Aprile 2012 da atapo
 
Tag: memoria

 

UOVA SODE

Dopo la pioggia di Pasqua, che giornata piena di sole il giorno di Pasquetta! Da fare una bella passeggiata all'aperto, a un picnic, a una sagra. Mio marito però è stanco dall'overdose pasquale dei nipotini quindi ha deciso di studiare, io oggi non ho voglia di andarmene in giro da sola, in casa ci sono mille cosette da fare, guardo il sole dalla finestra in attesa della sera, perchè andremo al cinema...almeno quello!

E girello qui tra i blog...così un post letto da Oretta mi ha fatto tornare in mente...tanto tempo fa...tradizione della Pasquetta bolognese...



 

Sulle prime colline bolognesi si trova il santuario della madonna di San Luca, che sovrasta tutta la città: il primo segnale che annuncia Bologna a chi vi arriva da ogni punto cardinale. I pendìì attorno al santuario sono ancora oggi ricoperti di boschi, prati e campi, nonostante la città si sia allargata da quando io ero piccola, piccolissima...Quella Madonna occupa un posto importante nel cuore di noi Bolognesi, credenti e non credenti: un'immagine e una tradizione che ci è familiare e piena di affetto.

C'è un lunghissimo portico, più di due chilometri, che, affiancandosi alla strada, sale dalla città al santuario, molto famoso e citato in ogni guida turistica.

Salire alla Madonna di San Luca” era una bella scampagnata per un Lunedì dell'Angelo pieno di sole.

E mi è tornata in mente questa gita, con i miei genitori, una delle rare occasioni in cui uscivamo tutti insieme: io piccolissima insieme a loro (non mi ricordo che ci fosse già mio fratello), dopo l'autobus da casa nostra all'inizio del portico, salivo sotto le arcate, correvo avanti, tornavo indietro, come fanno tutti i bambini, mi affacciavo ogni tanto dalle arcate a vedere laggiù la città sempre più piccola, mentre babbo e mamma, che salivano lentamente chiacchierando, per tenermi un po' calma mi indicavano i luoghi: “Vedi, di là abita lo zio...dall'altra parte la zia...dov'è la nostra casa? Ora non si vede, bisogna arrivare in cima perchè è dall'altra parte del monte...”



 

Ogni tanto il panorama era nascosto da alti cespugli, mi ricordo che c'erano molti biancospini già fioriti, mi piacevano tanto e cercavo di prenderne qualche ramo, sfidando le spine che mi bucavano sempre: che pianta dispettosa! Ma io continuavo ad esserne attratta, come in tutte le occasioni di sfide difficili da vincere...

A metà del cammino c'era qualcosa che sempre smorzava la mia allegria, più degli affreschi sbiaditi con le scene tragiche della via Crucis sotto le arcate: ci sedevamo a riposare sul muretto, dal portico si vedeva un edificio (c'è ancora) e papà mi diceva: “Siamo a metà, ecco il collegio delle orfanelle” Infatti era (ora è stato chiuso) un orfanotrofio che ospitava bambine sole o con situazioni difficili, era da poco finita la guerra! Io allungavo il collo, per vedere se nel giardino ci fosse qualche bambina, ma mai nessuna stava all'aperto! Però le avrei viste quelle bambine, quando in ogni mese di maggio alla processione dietro a quella Madonna, nel centro di Bologna, esse sfilavano in divisa, compunte e ordinate accompagnate dalle suore. E in quelle due occasioni mi correva un brivido lungo la schiena: le orfanelle! Quasi un carcere, come prigioniere, nella mia immaginazione nutrita da fiabe e da trasmissioni che ascoltavo alla radio...E lo spettro del collegio, minaccia a cui ricorrevano i miei genitori quando il mio comportamento sfidava le loro capacità di sopportazione...E la solitudine, senza mamma e papà...perchè sapevo anche che tra quelle bambine c'erano due mie cugine, rimaste orfane a causa della guerra, che a volte venivano a casa mia per qualche ora, o passavano alcuni giorni al mare con noi d'estate. I miei genitori dicevano che erano state molto fortunate ad essere state accolte in quel bel collegio, che a me invece sembrava tristissimo...

 


 

Poi la salita riprendeva e presto la malinconia passava, attratta di nuovo dal paesaggio e dalla basilica che ormai era enorme sopra di noi. Arrivati lassù, una doverosa visita in chiesa, davanti all'immagine venerata, ricoperta da argento e da fiori, poi via alla ricerca del prato su cui fare il pic nic. C'erano sempre, immancabilmente, le uova sode, di cui io e papà eravamo golosi: che gusto addentarle così senza forchetta e coltello, poi un boccone di pane, poi l'acqua che versavo dalla borraccia di metallo in quel bicchierino richiudibile formato da tanti anelli che si alzavano uno sull'altro e che a volte si richiudevano all'improvviso inondandomi la gonna di acqua e procurandomi un ennesimo rimprovero...

Probabilmente c'erano anche i panini con la mortadella, forse erano panini dolci, altre nostre passioni alimentari di quel tempo...e poco altro, eravamo poveri. Ma più di tutto il sapore di Pasquetta è quello di un uovo sodo addentato voracemente sui prati di san Luca, mentre il vento di primavera scompigliava i riccioli a me e alla mia bellissima mamma.

 
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Commenti al Post:
la.cozza
la.cozza il 09/04/12 alle 19:47 via WEB
Ce l'ho ancora dentro la borsa uno di quei bicchieri. Da quel che ho letto è stata una Buona Pasqua, dolce di presente e passato e ne sono felice per te. Molte delle cose che scrivi le vivo anch'io per fortuna, anche se a me i ricordi strappano ancora troppe lacrime forse perchè i miei lutti sono troppo recenti.Però penso che siamo fortunate ad avere dei ricordi così e mi ritengo fortunata anche a poterli condividere.Un abbraccio.
(Rispondi)
 
atapo
atapo il 10/04/12 alle 12:02 via WEB
Non credere, anche a me a volte tornerebbero lacrime...però la vita continua con altre cose belle, allora cerco di concentrarmi su queste, magari le scrivo per non dimenticarle più. Ricambio l'abbraccio
(Rispondi)
Lolablu7
Lolablu7 il 09/04/12 alle 20:13 via WEB
Mentre della Pasqua ho ricordi netti, come ho narrato nel post, della Pasquetta di me bambina non ne ho alcuno. Chissà, forse non usavamo festeggiarla. Forse un ricordo è legato alle gare ippiche di Piazza di Siena. Ma di Pasquetta è possibile? Non credo! Più probabile una passeggiata al Lungotevere o allo Zoo, con papà. Beata te che hai avuto il sole! Io una bufera! Ciao:-))
(Rispondi)
 
atapo
atapo il 10/04/12 alle 12:04 via WEB
Ho letto il tuo post, l'anno scorso avevo scritto anch'io dei miei ricordi di Pasque passate. Ciò che ho scritto ieri mi era tornato in mente così, all'improvviso. Qui il sole regge, ma si sta indebolendo...
(Rispondi)
trampolinotonante
trampolinotonante il 09/04/12 alle 21:14 via WEB
Carissima Renata!!
A differenza di tante persone purtroppo di mia conoscenza( ora non più, per fortuna!), sento che tu hai un grande cuore, perchè il racconto delle passate cose emerge purissimo e cristallino, accompagnandosi al presente e allora tu così corri nello spazio della vita vissuta e che stai vivendo. C'è in tutto quel che narri una stupita coscienza di un fatto, di un suono, di un luogo, c'è la bellezza di un passato stupore, come se tu cercassi di riprendere il vissuto in tutta la sua interezza. A volte sembri uscita da quel film bellissimo, incancellabile, impareggiabile di Pupi Avati. Parlo di " GITA SCOLASTICA". Non so se abbia avuto occasione di vederlo. Ma al posto tuo, se non l'hai visto, lo cercherei!! E' un capolavoro di tenerezza, specie per te, che sei stata un'insegnate modello, a dispetto chi dice di esserlo ma è tutt'altro!! Grazie di questi tuoi ricordi. Ho fatto quella salita per ben due volte, na volta ero in avanguardia, l'altra ero in coda!!Ciao, carissima! tt
(Rispondi)
 
atapo
atapo il 10/04/12 alle 12:09 via WEB
"Riprendere il vissuto in tutta la sua interezza"...ci provo davvero, vorrei fissare così quello che è stato (magari nel ricordo lontano è un po' trasfigurato, chissà) per non farmelo sfuggire mai più! Questa è la potenza della parola, della scrittura: io ero quello che ho scritto e lo sarò per sempre. Conosco benissimo quel film e mi è piaciuto tanto, hai ragione, lo sento vicino per diversi motivi. E sulla salita a San Luca, avrei altro da raccontare, perchè ad ogni età quella salita si fa in modo diverso...
(Rispondi)
quinlori
quinlori il 09/04/12 alle 21:52 via WEB
Anche nella mia infanzia c'è il ricordo di un ricovero di orfane di guerra. Il giovedì santo era tradizione di famiglia visitare i sepolcri dopo cena e facevamo il giro di tutte le chiese della citt. Tra queste c'era una chiesetta all'interno di questo ricovero sul lungomare. Le orfane erano sedute sui banchi e io avevo paura di incrociare i loro sguardi. Alcune di loro avevano un handicap, altre forse avevano problemi mentali,ma per i pregiudizi del tempo erano chiamate " le matterelle". Così non vedevo l'ora che la visita al sepolcro finisse subito.Oggi il ricovero è diventato una casa di cura per anziani e porta il nome di quella ragazza uccisa da un masso tirato da un ponte dell'autostrada.Ciao!!!
(Rispondi)
 
atapo
atapo il 10/04/12 alle 12:13 via WEB
Le orfanelle che ricordo io, che vedevo alla processione, erano bambine normali, ma per lo più brutterelle e tanto, tanto tristi. Ma chi non lo sarebbe in quelle condizioni? Con una delle due cugine ospitate in quel collegio sono rimasta legata per molti anni, le ho telefonato anche recentemente, erano molto affezionate ai miei genitori, ma questa sarebbe un'altra storia della mia famiglia...
(Rispondi)
ferrarioretta
ferrarioretta il 10/04/12 alle 14:12 via WEB
:))))))))) Bellissimo Renata....sembrava di esseri.. Certo che se ci fermiamo un pò,ce ne sono di cose belle da ricordare.. Come dici bene tu,si aveva meno,ma forse per questo si gioiva di più della vita;e credo che questa sia una buona cosa da tenere presente anche oggi,nell'educare i figli.. Oretta^_^
(Rispondi)
 
atapo
atapo il 11/04/12 alle 12:21 via WEB
Poi, nei ricordi, spesso diventano più belle e più dolci anche le cose che magari quando accadevano non sembravano tanto positive...
(Rispondi)
odio_via_col_vento
odio_via_col_vento il 13/04/12 alle 21:40 via WEB
Un bel racconto, come sempre,
(Rispondi)
 
atapo
atapo il 13/04/12 alle 22:14 via WEB
Grazie, stavolta l'ispirazione è stata improvvisa e sentivo che DOVEVO scrivere...
(Rispondi)
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