Creato da atapo il 15/09/2007
Once I was a teacher
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MAHATMA GANDHI
"Vorrei che tutte le culture del mondo
potessero circolare liberamente intorno alla mia casa.
"Ma rifiuto che una sola di queste possa travolgere la mia esistenza."
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Nickname: atapo
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EREDITA' IN CUCINA
Quando mi sposai, non ero molto esperta tra i fornelli e confesso che passai il mio primo anno di matrimonio a cucinare per gran parte delle ore dopo il lavoro. Molto del mio tempo casalingo lo dedicavo a questa nuova arte con cui dovevo assolutamente prendere confidenza e che, in fondo, mi piaceva: seguivo puntigliosamente le ricette delle riviste, non osavo ancora sperimentare...
Da brava mogliettina desiderosa di compiacere il maritino, gli chiesi se mi indicava alcune delle ricette che gli cucinava sua madre e che lui preferiva. Dopo pochi giorni arrivò da parte di mia suocera un quattro pagine di quaderno in cui lei, con scrittura ordinatissima, aveva descritto meticolosamente alcune ricette della loro tradizione familiare. Ed io, con buona volontà e tanto amore, mi accinsi a sperimentare. Mi resi conto in fretta che quelle ricette erano quasi di un altro mondo, piatti abbastanza diversi da quelli a cui ero abituata, ah, solo da una regione ad un'altra (Veneto contro Emilia) come cambiavano le cose!
Ne provai alcune e mi accorsi che erano ricette lunghe, che obbligavano ad una permanenza assidua nei preparativi e davanti ai fornelli per varie ore, per impastare, elaborare, controllare le cotture... Io non ero fatta per questo!!! Stavo fuori casa per lavoro molte ore, poi arrivarono i figli, chi poteva permettersi di dedicare alla cucina tutto quel tempo? Cominciai a intuire di che pasta fosse fatta mia suocera... agli antipodi di me! Sì, continuavo a sforzarmi, solo per amore, ma sempre meno convinta:
i crostoli, che sarebbero i cenci toscani (o sfrappole bolognesi) andavano impastati col vino e solo un uovo, l'impasto era durissimo e sudavo sette camicie;
il baccalà alla vicentina andava comperato secco, battuto con forza, tenuto in ammollo diversi giorni impestando tutto l'appartamento, poi cucinato per tante ore controllando spesso che non attaccasse;
nel minestrone di fagioli i fagioli andavano passati a mano col passaverdure;
per non parlare delle testine di agnello al forno, così sanguinolente che solo a vederle mi facevano vomitare.
Ci provavo, per poi sentirmi dire: “E' buono, ma non è venuto come quello di mia mamma!” E all'inizio ci rimanevo pure male (ma solo all'inizio)
E il baccalà a lui piace solo cucinato così, non ha mai gradito il baccalà cucinato in altri modi
E il minestrone di fagioli deve essere solo quello, non gradisce nessun'altra ricetta (anche mia mamma o faceva buono, dico io, ma non è “QUELLO”...)
Col passare degli anni mi si sono aperti gli occhi (oh, come si cambia!!!) e l'ho mandato a quel paese: il minestrone di fagioli lo frullo col mixer a immersione, la ricetta dei crostoli l'ho “ammorbidita”, il baccalà alla livornese, o fritto, o con i porri, se ne ho voglia me ne compro una porzione in rosticceria, a lui lascio l'onere, quando non ha di meglio da fare, o vuole farsi onore con qualcuno, di prepararsi il suo baccalà alla vicentina. Le testine d'agnello...ci ho fatto il callo, ma credo di metterle nel tegame quasi ad occhi chiusi e la cottura poi se la controlla da solo.
E lui si è rassegnato...anche perchè, a dire il vero, sono abile in altre ricette con cui sono riuscita finora a prenderlo per la gola!
La mia mamma, anche lei imparò da sola a cucinare essendo rimasta orfana da piccola, aveva capito da subito di che stampo ero io, sospirava che una figlia così poco casalinga...chissà...era meglio che studiassi per potermi permettere la donna di servizio (e lo diceva sul serio!).
Mi diede qualche suo antico libretto di ricette, tipo il Ricettario Bartolini, e non insisteva più di tanto ai miei giovanili rifiuti di imparare a cucinare: “Ti arrangerai” concludeva.
Lei era brava: tortellini, tagliatelle, cotolette, dolci, crescentine, che uscivano dalle sue mani e dai suoi tegami erano sempre squisiti, piacevano pure a mio marito! Soprattutto era abbastanza pratica e col tempo, e con i figli piccoli, imparai a chiederle e ad apprezzare i suoi consigli utili.
Una volta (abitavo già a Firenze) le chiesi per telefono la ricetta delle “castagnole”, delle palline fritte di pasta dolce che si fanno a Bologna per Carnevale. Lei me la dettò ed io presi nota con diligenza. Provai a farle, un disastro! Riprovai...nulla, tutt'un'altra cosa da ciò che ci offriva quando andavamo a trovarla! Confesso che tentai molte volte e per vari carnevali, inutilmente, non venivano bene ed io davo la colpa a questo o a quest'altro...finchè mi decisi e mi ricordai (allora non ci telefonavamo spesso) di parlargliene.
Le ripetei la ricetta che mi aveva dettato ...e lei si mise a ridere! Disse che gli ingredienti erano giusti, ma quelle dosi me le aveva dette un po' a caso, perchè sapeva quanto io ci tenessi alle dosi, ma che lei in realtà misurava sempre ...a occhio, a pugni, a pizzichi! Non pesava mai nulla, o solo in occasioni davvero importanti! Ed era vero...
Insomma, io ho continuato i miei tentativi con le castagnole quasi ogni anno, ma devo confessare che finora, anche se sono buone, non sono MAI venute uguali a quelle della mia mamma e ogni volta che le faccio, variando un po' qui o un po' là, è sempre una sorpresa!
Ma ho ancora molti anni davanti a me... e mia figlia, dopo aver riso su questa storia quando mi ha chiesto la ricetta, ha già iniziato a provarci per conto suo...glielo lascio in eredità, questo mistero culinario!
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