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OTTOBRE PIENO

Post n°1380 pubblicato il 23 Ottobre 2016 da atapo
 

SOSTA


Ieri ho fatto un mercatino, in un circolo culturale di Firenze. Luogo molto piacevole, organizzatori simpatici e disponbili per mettere tutti a proprio agio. Non c'era molta frequentazione, ma sono state discrete le vendite e simpatici gli incontri con le persone. Probabilmente sarà l'ultimo mercatino dell'anno, con la stagione fredda mi diventa troppo faticoso, sono giornate intense e stancanti.
Così oggi è giorno di sosta e di riposo.
Dopo il bel sole di ieri oggi è tutto grigio e umido, non si può pretendere troppo dalla stagione...
Ma questo grigio mi scende anche un po' dentro, mi rivolgo al mio mondo interiore di ricordi, di riflessioni, di nostalgie... tutto ciò che avrei da fare per casa lo dimentico proprio, è quel tempo del "cazzeggio" come dice il colorito linguaggio contemporaneo.

La malinconia mi avvolge come un mantello morbido ricamato di sogni e desideri che non si possono realizzare o che si sono perduti. Il tempo d'autunno ha ormai preso possesso di tutto, con la sensazione di questo scivolare veloce e inarrestabile verso la fine dell'anno, un altro anno, con sogni, progetti e speranze da traghettare oltre, da non abbandonare anche se talvolta sembra troppo faticoso e quasi inutile...
Domani sarà un altro giorno tutto per me: mio marito deve andare a Bologna per l'ennesimo incontro con l'avvocato per l'eredità... e non sarà risolutivo. Io vorrei riempire quelle ore con qualcosa che sia solo mio, che tenga lontano ansie e malinconie...

Intanto mi sorprendo, in giardino, a guardare i miei piccoli crisantemi in piena fioritura: sono così allegri e colorati! Finora non mi piacevano i crisantemi, perchè sono fiore dei morti, questi li ho comperati colpita dai loro colori luminosi... e se ne aprono sempre dei nuovi, piccoli soli caldi nel giardino autunnale. Fanno di tutto per farsi voler bene da me... ci sono riusciti e guardarli mi regala serenità.


 
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PICCOLAVIOLETTA6
PICCOLAVIOLETTA6 il 23/10/16 alle 23:30 via WEB
Salve, buona serata, ti auguro uno splendido inizio di settimana, un sorriso. Sia lode al Signore. Un pensiero… Voglio richiamare l’attenzione su questo brano del Vangelo “Il fariseo e il pubblicano.”… Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 18,9-14) In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: "O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo". Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: "O Dio, abbi pietà di me peccatore". Io vi dico: questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato». Parola del Signore. *** RIFLESSIONI La differenza sostanziale tra il fariseo e il pubblicano si trova nella preghiera di ringraziamento che fanno. Il fariseo anche se nomina Dio, in realtà ringrazia se stesso, loda la sua bravura nel pagare le decime ma dimentica che i soldi li aveva rubati ai cittadini onesti. Il fariseo presenta i suoi meriti e glorifica se stesso più che Dio, ripete parole ricolme di superbia e si mette al posto di Dio. In questo comportamento emerge la superbia della vita, una delle tre concupiscenze, e concupiscenza indica intemperanza e frenesia impulsiva, un atteggiamento insito nella persona e che rimane attivo in ogni circostanza. La superbia come l’orgoglio è un danno gravissimo per ognuno. La superbia equivale ad amor proprio, arroganza, sdegno, vanagloria, altezzosità, presunzione, fierezza, autosufficienza, fatuità, vanità. La superbia avvelena l'anima fin dal profondo e rende perennemente infelici, vuoti e scontenti della vita. Tra i sette vizi capitali, la superbia è l’unico che rende inconsapevoli della propria arroganza, anzi nemmeno si considera un vizio. Occorre umiltà per ammettere che non siamo i migliori di tutti, basta comunque un po’ di buon senso. Anche le persone più buone possono cadere nei pensieri di vanagloria, non bisogna sorprendersi e semmai occorre vigilare. Se il fariseo glorificò se stesso, posizionandosi anche più vicino al Santo dei Santi o Sancta Sanctorum, ed era l’area più sacra del tabernacolo prima e del Tempio di Salomone dopo, nei quali era custodita l’Arca dell’Alleanza; il pubblicano non ebbe la presunzione di avvicinarsi, infatti la Parola afferma: “…fermatosi a distanza”. Questo atteggiamento del fariseo indica tanto nell’uomo di oggi, oltre la presunzione di considerarsi giusto mentre si vive come un disonesto immorale, è anche l’ipocrisia dei sepolcri imbiancati, quelli che si atteggiano a buoni e puri solo perché occupano determinati incarichi ma conducono una vita maledetta. Questo comportamento non riguarda i buoni cristiani che pregano e si sforzano di osservare il Vangelo e i Comandamenti. Il pubblicano, invece, rimane in fondo al Tempio, riconosce i suoi errori e ringrazia Dio, rende onore e giustizia alla bontà di Dio. Questo è l’atteggiamento che piace a Gesù e nella parabola esalta la figura del pubblicano, che tutti riconoscevano come uno cattivo, perché esattore delle tasse. «Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”». Non è solo il punto di partenza della loro preghiera a distinguere la spiritualità, è anche il fine verso cui rivolgono le preghiere. Gli atteggiamenti dei due uomini quando pregano e si rivolgono a Dio, spiegano in modo incontrovertibile che non è tanto la vicinanza fisica a renderci spirituali e buoni. È invece la nostra vita, ciò che adora il cuore, se Dio o gli idoli. Non è tanto la recita di moltissime preghiere a rendere automaticamente migliori i credenti, deve esserci la volontà di voler cambiare e abbandonare la mentalità vecchia per rinascere in Gesù Cristo. La posizione occupata nel Tempio dal fariseo e dal pubblicano, dicono che non è sufficiente trovarsi fisicamente in un posto migliore o di comando per essere già perfetti e modelli di santità. Oltre alla posizione occupata all’interno del luogo di preghiera, deve unirsi una vita irreprensibile, virtuosa, coerente, devota, umile. Di sicuro ci sono tantissime persone che non vanno a Messa per varie ragioni, e molto spesso pregano con dolore per la lontananza e l’incapacità di cambiare vita. Proprio come il pubblicano ognuno ripete con amarezza: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Di questi due chi si salverà eternamente? Lo sa solo Dio, noi limitiamoci ad annotare questi comportamenti e impegniamoci nella preghiera umile, costante e fervorosa, chiedendo la conversione di tutti i peccatori. La Madre di Dio ci proteggerà sempre dagli sbandamenti e dai molti pericoli presenti ovunque. Pregare non è un’imposizione, è un dono. Non è una costrizione, è una possibilità. Non è un peso, è una gioia. (San Giovanni Paolo II)
 
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