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RITORNO

Post n°946 pubblicato il 01 Aprile 2013 da atapo
 

 

NON CI POTEVO CREDERE...

 

pianura attorno a Firenze

Ieri, giorno di Pasqua, nella tarda mattinata percorrevo in auto una delle strade che tagliano la pianura qui attorno a Firenze: guardavo il cielo plumbeo, gli alberi da frutto con poche fioriture (fiori già spazzati via dal vento o nemmeno aperti per il freddo?), i campi verdissimi per effetto di tutta questa pioggia, i canali e gli stagni ripieni fino all'orlo che riflettevano il grigio del cielo... ed ecco che ad un tratto ho visto qualcosa attraversare velocemente il cielo... e poi ancora...e ancora...

Ho guardato con attenzione, non ci potevo credere, pensavo fossero i soliti e invadenti storni, invece NO!

Erano rondini! Sì, proprio RONDINI !

E non una o due in avanscoperta, in anticipo rispetto al grosso delle compagne...

...ma un intero stormo: volavano dappertutto e facevano acrobazie salendo fino a diventare quasi invisibili poi scendendo in picchiata, qualcuna sfiorava le superfici d'acqua a prendere nel becco qualche goccia o qualche insetto...

La mia meraviglia è stata grande, mai avrei creduto che con la stagione fredda di quest'anno sarebbero arrivate così presto! Non avranno vita facile in questi giorni, poverine, pare che continuerà a piovere ancora. Però le rondini sono sempre un segno di speranza, di gioia, di rinascita, la loro tenacia è un invito a non mollare mai...

Ieri, contemplando la scena con una punta di allegria in più nel cuore, mi sono venuti in mente alcuni versi di una poesia di Quasimodo che mi piaceva tanti anni fa, forse perchè il paesaggio che avevo davanti dentro il quale sfrecciavano le rondini era proprio come quello che mi immaginavo quando allora leggevo quella poesia. Allora tornata a casa l'ho ricercata (grazie Google!) ed eccola qui:

Già la pioggia è con noi,

scuote l’aria silenziosa.

Le rondini sfiorano le acque spente

presso i laghetti lombardi,

volano come gabbiani sui piccoli pesci;

il fieno odora oltre i recinti degli orti.

Ancora un anno è bruciato,

senza un lamento, senza un grido

levato a vincere d’improvviso un giorno.

(Salvatore Quasimodo)


Mi piaceva Quasimodo quando ero alle scuole superiori, a volte lo imitavo quando scrivevo poesie come fanno tutti i ragazzi a quell'età.

Questi versi parlano della Lombardia, pare alludano all'autunno. Ma il paesaggio era come il mio toscano di ieri attorno a Firenze, una pianura verde di campi e azzurra di acque sotto il cielo grigio. Potrebbe essere di sicuro anche la primavera al posto dell'autunno: “ancora un anno è bruciato”, non era forse considerato il capodanno in primavera tanto tempo fa?

E ho pensato con malinconia a questo ultimo mio anno, quello che iniziò all'incirca proprio un anno fa quando lentamente cominciò a bruciare, poi divampò sempre più forte, più distruttivo, più difficile, quando ho dovuto soffocare dentro di me molte volte lamenti e grida... ed ora mi consegna ad una nuova primavera con un bagaglio pesante di prove e di esperienze... che a qualche cosa serviranno pure... forse a nuovi viaggi della mente e del cuore... o a ritorni, ostinati e fedeli come le rondini.

 
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