Creato da atapo il 15/09/2007
Once I was a teacher
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MAHATMA GANDHI
"Vorrei che tutte le culture del mondo
potessero circolare liberamente intorno alla mia casa.
"Ma rifiuto che una sola di queste possa travolgere la mia esistenza."
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Messaggi del 15/02/2015
STORIA QUASI D' AMORE
Questo san Valentino mi ha fatto ripescare dalla memoria di anni lontani una storia... io come Cupido... peccato che Libero ieri sera mi facesse strani scherzi e non pubblicava...
Avevo quasi 17 anni, frequentavo la parrocchia per il catechismo d'ordinanza, che a quell'età consisteva in incontri di formazione per “tenere sotto controllo” le nostre turbolenze adolescenziali, avevo lì un gruppo di amici e amiche circa della mia età con cui ci incontravamo quasi quotidianamente sotto il campanile per momenti di chiacchiere e svago, verso sera prima di cena.
Lì conobbi A., che invece aveva diversi anni più di me, studente di ingegneria quasi alla laurea, con fama di grande studioso (secchione) e serissima persona. Tutti lo chiamavano “A.*****ino”, diminutivo che farebbe pensare ad una statura minuscola, in realtà era tutto il contrario: magro e allampanato, con un ciuffo di capelli dritto sulla testa che lo faceva sembrare ancora più alto. Forse il diminutivo era suggerito dalla sua estrema riservatezza, gentilezza, timidezza: studiava, aveva impegni in parrocchia tra cui quello di tenere aperta la biblioteca parrocchiale, ma non partecipava alle nostre riunioni serali chiassose o ad altri momenti di divertimento. Io conoscevo già sua sorella maggiore che era molto simpatica e faceva attività di coordinamento negli incontri di formazione per noi ragazzetti.
Credo che fu proprio lei a suggerirmi di andare in biblioteca e prendere libri in prestito per la mia insaziabile fame di letture, così in biblioteca incontrai A. Aveva due immensi occhi azzurri, io sempre curiosa di conoscere le persone parlavo volentieri con lui. E lui cominciò a uscire dalla sua “tana”, a fermarsi la sera insieme a noi, a mettersi sempre vicino a me, a fare con me un tratto di strada al ritorno verso le nostre case, poi io svoltavo, lui proseguiva... mai che mi accompagnasse fino a casa mia.
Gli piacevo, era chiaro, forse si stava innamorando di me. A me stava simpatico, ma a volte mi annoiava: così serio, così compìto, così timido... Non provavo fremiti né forti emozioni alla sua presenza, era tutto così tranquillo, ero sicura che da parte mia non ci fosse nulla di vagamente assomigliante all'amore. In quel periodo poi (era la primavera del 1968) mi impegnavo anche nei collettivi studenteschi, conoscevo ragazzi dal carattere forte, un po' ribelli con impegni sociali e ideali rivoluzionari che mi attiravano molto di più. Però trovavo piacevole rilassarmi con A..
Parlai di lui alla mia mamma: lei conosceva la sua famiglia e fu contentissima di questo corteggiamento: -E' un ottimo ragazzo, serio, quasi laureato, comportati bene con lui, non fare la matta!- Naturalmente questa sua entusiastica approvazione, per bastian contrario adolescenziale, mi rese ancora più diffidente nei suoi confronti mentre lui si faceva sempre più appiccicoso: se piaceva tanto alla mamma senz'altro non era l'uomo giusto per me!
...continua in una seconda puntata...
perchè Libero dice che il messaggio è troppo lungo, boh?! E non mi lascia fare nemmeno altre cose, che sta succedendo?
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