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Astral Night Reverie

Stargazers ride through virgin oceans...

 

 

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The First Oracle

Post n°15 pubblicato il 29 Settembre 2011 da oltre_ogni_suono
 

Avvicinandosi alla distesa d'erba, Dreja e Adren, si resero conto che non erano animali quelli che avevano avvistato; sul corpo da cavallo si innalzava il busto da uomo, o donna, degli abitanti di quella zona: i centauri.
Il loro incedere era maestoso ed elegante. Per un momento lunghissimo il tempo parve fermarsi, tutto si fermò: gli elfi si bloccarono all'imbocco della piana, i centauri si voltarono nella loro direzione e tutto tacque; poi alcuni centauri armati di lancia, corsero a circondare gli elfi. Uno di loro chiese chi fossero, i due elfi si apprestarono a mostrare i loro medaglioni con lo stemma reale e il sigillo di pace dei Saggi e i centauri abbassarono le lance.
I due elfi si inchinarono, chiesero dove fosse la dimora dell'oracolo e furono così condotti all'ingresso di una grotta.

Tutto era silenzioso, solo il suono di qualche goccia d'acqua che cadeva riecheggiava in quella grotta buia. Adren e Dreja portavano una torcia a testa e avanzavano cauti ma rispettosi, in assoluto silenzio.
Camminavano già da dieci minuti buoni quando udirono una voce severa tuonare e prendere corpo tra la roccia dei cunicoli "Chi osa disturbare la mia dimora?"
"Sono Adren, figlio del sovrano della Terra degli elfi Oscuri e la mia compagna di viaggio è Dreja, figlia del re della Terra degli elfi Argentei"
"Cosa cercate in questi luoghi?"
"Desideriamo la pace tra i nostri popoli, siamo qui per chiedere consiglio"
Sì udì un suono di zoccoli che avanzavano lenti e, dinnanzi ai due elfi, comparve un centauro dai lunghi capelli bianchi che si univano ad una folta barba, anch'essa candida come latte. I suoi occhi, grigi e neri, scrutavano i due forestieri con severità, ma allo stesso tempo non incutevano timore; al di sotto del busto, il corpo equino, era bianco perla. Appena apparve tale figura, i due elfi si inchinarono all'oracolo in totale reverenza.
"Non a me, giovani elfi, dovete chiedere consiglio, ma al Grande Oracolo. Egli dimora più a settentrione, in una terra di eterna neve e ghiaccio, potete giungervi solo dopo esservi recati in visita dagli altri oracoli, loro vi indicheranno la via, ma solo dopo aver superato le loro prove. E ora ditemi, affronterete le sfide alle quali vi sottoporrò?"
Un fermo "Sì" fu la risposta di Adren e Dreja all'unisono.
"Bene, potrete riposarvi qui nella mia grotta e rifocillarvi, domani  affronterete la prova".
Detto questo, il vecchio centauro si allontanò lasciando i suoi ospiti alle cure di due centaure.
Più tardi, i due elfi rimasero soli. "Di qualunque prova si tratti, dobbiamo superarla Dreja, non possiamo fermarci all'inizio: è tutta una vita che i nostri Saggi ci allenano, è tempo di mettere a frutto i loro insegnamenti". Dreja annuì e insieme si racchiusero in meditazione.
Adren era teso ed impaziente per la prova dell'indomani mentre Dreja era ansiosa, avrebbe preferito non arrivare impreparata alla sfida dell'oracolo.

Il mattino dopo, al risveglio, le centaure condussero gli elfi fuori dalla grotta e lungo alcuni sentieri che portavano ad un recinto. All'interno vi erano alcuni centauri con il viso dipinto e l'oracolo con un copricapo rosso. Tutto attorno, all'esterno del recinto, vi erano assiepati centauri per assistere alla prova.
Appena l'oracolo alzò le mani, ogni centauro si zittì, così che, l'anziano, poté parlare indisturbato "Oggi, Adren e Dreja, elfi delle terre vicine, sfideranno i nostri più valorosi guerrieri nell'arte della battaglia. Dovranno cimentarsi in sfide e combattimenti con lancia, arco, spada e ascia. Ognuno di loro potrà scegliere due discipline nella quale cimentarsi. Non potete rendere magiche le armi a vostra disposizione."

La prova con l'ascia prevedeva di tagliare precisamente al centro, e con un solo colpo un tronco. La forza del centauro era spettacolare, ma anche la mira, Adren gli tenne testa fino al decimo colpo, poi il centauro si spazientì e perse la concentrazione mancando il centro dell'undicesimo tronco per un centimetro, cosicché Adren potè metter fine alla prima sfida: chiuse gli occhi e, alzata l'ascia per qualche secondo mantenendo la concentrazione, li riaprì, fissò il centro del tronco e con un colpo secco lo recise a metà da sopra a sotto, perfettamente.

La seconda prova era nelle mani di Dreja: una foglia nera era appesa con un filo ad un ramo, l'elfa, trafiggendola con una freccia doveva staccarla e infiggerla nel tronco dell'albero. La giornata era serena ma, di tanto in tanto un flebile soffio di vento muoveva la foglia attaccata al filo. Dreja si concentrò e studiò il vento, la brezza sembrava costante, doveva solo sfruttare il tempo, tra un soffio e l'altro, in suo favore, e lo fece: scoccò la freccia appena la brezza cessò, essa colpì la foglia in pieno e la conficcò nel tronco.

Le ultime due prove erano duelli, la prima a combattere fu Dreja, con la lancia e il suo cavallo, contro una centaura dagli occhi vispi. Le due creature presero la rincorsa e diedero inizio al duello: bisognava disarcionare l'avversaria e Dreja si chiedeva come si potesse disarcionare un centauro, l'unica possibilità era farlo cadere in qualche modo e lei doveva riuscirci.
Il cavallo dell'elfa era un po' disorientato da quello strano cavallo dal busto d'uomo che gli correva contro, Dreja cercò di tranquillizzarlo ma con scarsi risultati. Nei primi momenti del duello, Dreja fu costretta a cercare di mantenere l'equilibrio più che attaccare l'avversaria, ma pian piano il suo cavallo si abituò alla presenza della centaura e l'elfa poté iniziare la controffensiva.

Il duello durava ormai da un'ora, nessuna delle combattenti aveva accennato a cedimenti; l'elfa, all'improvviso, sentì una voce nella sua testa ripetere "Ce la puoi fare Dreja, se solo sapessi di mirare alle sue ginocchia", Dreja ascoltò e riconobbe la voce di Adren in quelle parole. Nell'attacco successivo mirò al fianco della centaura ma all'ultimo istante virò il colpo alle ginocchia delle zampe anteriori, la centaura cadde e gli spettatori, dopo qualche secondo di silenzio, levarono per l'elfa un forte applauso. Adren corse nell'arena, verso la sua compagna e la tirò giù dal cavallo abbracciandola. In quel mentre, Dreja sussurrò un grazie all'amico, quest'ultimo la guardò accigliato e alla fine concluse che si riferisse all'averla aiutata a scendere dal destriero.

L'ultima sfida vedeva Adren coinvolto in un duello con la spada: il centauro era certamente più forte dell'elfo, ma meno agile. Fu una sfida avvincente, Adren volteggiava con la sua lama per schivare i colpi dell'avversario e per attaccarlo, ma nessuno dei due cedeva.

 
 
 
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