Creato da black_rose_and_moon il 21/07/2011

Astral Night Reverie

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The Drowning Age

Post n°18 pubblicato il 27 Ottobre 2011 da fading_of_the_day
 


Rinchiuso in una gabbia obsoleta, dipingo con vecchi colori le pareti del mondo vittima di una cultura stantia. Nera è la luce del sole che scende dall'alto, attraversa la vita e le colpe che condividiamo.  Non potremo mai coronare il nostro sogno, non riusciremo mai a veder sorgere una nuova nazione dalle ceneri di questo oblio di oppressione; non vedremo mai pienamente sfamata la chimera che sta dilaniando gli ultimi brandelli di dignità umana rimasti.
Presto finiremo a dissotterrare ciò da cui non possiamo fuggire.


Un'ondata di silenzio interruppe il torrente epistolare. La carrozza cigolava sulle sue assi, saltellando ed avallandosi sulla polverosa strada sterrata. La città fuori dalla finestra si snodava come una serpentina di fondali slavati dalla pioggia. La città era un serpente grigio che si rifletteva nei volti scoloriti dalla paura della tirannia. Una tirannia che non aveva nome e cognome, ma una forma indefinita. Era un gas pesante che galleggiava nell'aria, una nube verde e tossica che troncava il respiro delle anime condannate.

Jacques intinse la piuma nel calamaio con un gesto accorto ed esperto, cadenzando bene i tempi tra una buca e l'altra, per evitare che l'inchiostro finisse sul sedile
imbottito di pelle chiara. Aveva il volto tirato di chi non dorme da molte notti ed altrettanti giorni. La mano sovente tremava avvicinandosi al foglio e lui, in uno sforzo di estrema concentrazione, richiamava ogni muscolo, ogni tendine, per riprendere la piena governabilità dell'arto.


I nostri occhi sono spenti, persi in uno sguardo di incentivo inganno. Una luce morta, uno sussurro dona una vibrazione ad i nostri volti. Separati da una scure ostile divorziamo, come orfani del desiderio di questa ultima luce
. Il nostro dolore romperà il sottobosco quando abbandoneremo questa avida terra.


Jacques si interruppe nuovamente. Depose le sue memorie sul sedile di fronte e riflettè per lunghi minuti. Poi decise che era giunto il momento.
Dalla sacca di pelle a tracolla estrasse la lettera. Sul dorso della busta un sintetico "A Jacques". Rimosse la ceralacca rossa e spiegò il foglio contenuto all'interno. La scrittura era come, al solito, fitta ma ordinata. Le vocali compivano anse rotonde e si potevano scorgere nitidamente le stanghe delle consonanti lunghe. La calligrafia era quella di una mano ferma e dignitosa.


Minerve - A.D. 1210, 24 giugno

Amato Jacques,

in questi giorni ho cercato la forza di scrivervi. Non è stato per nulla semplice.
Due giorni fa le truppe papali sono entrate in città e ci stanno portando allo stremo delle forze.  Scarseggiano acqua ed alimenti. La vista mi si è annebbiata, la mano non è più stabile come nei giorni migliori. Ma non mi lamento. Ho affidato questa lettera a Martin che ha avuto salva la vita perchè, come altri, ha fatto voto di conversione. Spero vi arrivi al più presto.

Durante le ultime notti sto facendo brutti sogni. Mi trovo distesa in una cassa di legno a mani congiunte sul petto. Sono vigile ma non apro gli occhi. Sento nell'aria risuonare la voce suadente di entità impalpabili, forse fantasmi, che mi chiamano per nome. Li sento ma non riesco ad alzarmi. Forse questi sogni sono l'oscuro presagio di ciò che mi accadrà domani sera.



Jacques alzò gli occhi per un momento e guardò fuori dal finestrino. Un cielo grigio si trascinava al di sopra delle montagne, a est e il bosco, sotto quella luce bianca e smorta,  sbiadiva le sue sgargianti sfumature di verde. Distolse lo sguardo, Jacques, e, riflesso nel vetro, gli parve di vedere il volto di Marie, sereno, composto nell'impenetrabilità delle sue iridi azzurre. Era esterrefatto dalla sua forza d'animo, da dove riuscisse mai a trovare la solidità interiore per mantenere quella calma.


Ho provato più volte a capire tutto questo, a capire il senso della tirannia, della repressione. Ho provato  più volte a capire perchè menti indottrinate si rendano artefici proprio di quelle malvagità contro cui loro stesse pregano. Ci sono state mosse colpe inqualificabili, ingiuste nella loro violenza e crudeltà. Ci accusano di eresia, di praticare riti pagani, solo perchè non professiamo la loro stessa religione. La verità è che siamo il capro espiatorio di disagi ancor più grandi. Più grandi di noi e di loro. Per questo ci è stata tolta la libertà e domani siamo attesi dal rogo.

Mio amato, sappiate che tutto questo non cambierà nulla di ciò che provo per voi. Non cancellerà i meravigliosi pomeriggi passati insieme, le notti d'amore, i vostri sguardi ardenti che mi imbarazzavano. Quello che mi accadrà non cancellerà i vostri baci, le vostre carezze.
E no, per favore, non piangete. Non voglio abbandonarvi con un'immagine triste di voi. Io vi amerò per sempre ovunque andrò dopo la vita terrena.

Sarò sempre la vostra Marie.

Vi amo.



Jacques non potè trattenere le lacrime. Ci era riuscito fino alle ultime righe. Ma quel "sarò sempre la vostra Marie" era il toccante, estremo lamento della donna che amava. Un grido di dolore che non poteva raccogliere e che rimaneva pendente tra gli spazi bianchi di quelle righe. Solo ed inascoltato.

Decise che voleva contraccambiarlo in qualche modo.


Adorata Marie,

non so se leggerete mai questa lettera, ho paura che non mi daranno il permesso di consegnarvela prima di domani sera. Appena ho saputo della gravità degli eventi che hanno sconvolto Minerve, ho preso la prima carrozza disponibile e proprio ora sono in viaggio. In questo momento non ho l'animo per esprimere nulla, nessun sentimento, nessuna presa di posizione su questo massacro insulso ed inqualificabile. In questo momento non mi interessa.

Preferisco dedicare queste poche righe interamente a voi, per descrivervi, se mai riuscirò, tutto l'amore che provo. Leggendo la vostra lettera mi sono commosso e, non lo nego, sono venuto meno alla vostra richiesta di non versare lacrime. Non ce l'ho fatta e spero mi scuserete per questo.

Sapete, proprio la scorsa settimana, stavo ragionando su di noi. Mi prefiguravo come sarebbe stata la nostra vita insieme. Come sarebbe stato svegliarmi ogni mattina e vedervi al mio fianco. Come sarebbe stato tornare a casa la sera e cenare insieme. Sono cose futili, immediate per qualsiasi coppia, cose a cui molto spesso non si dà importanza. Eppure io ci ho riflettuto e mi sono risposto che sarebbe stato bellissimo.

La cosa che più avrei desiderato al mondo.

Ecco, vi basti sapere questo.


Vi adoro.

Vostro Jacques.

Jacques abbandonò dolcemente la lettera sulle cosce.
Fuori lo scorrere lento del paesaggio e della pioggia che prese stancamente ad imbrattare la strada rendevano ancor più dimesse le tinte fosche di quel cielo d'ebano,  perfetto scenario per il tetro rintocco delle note d'organo.

Il coro della morte avrebbe emesso ancora la sua sentenza che, avida ed inchiostrata,
si sarebbe stampata su una nuova pagina della storia. La bestia maledetta avrebbe di nuovo plasmato dolore attraverso le sue narici fumanti. Avrebbe consumato ancora una volta il suo lauto pasto, nella quieta indifferenza di vaporosi paesaggi isolati, gli unici silenziosi spettatori del naccherio dei suo zoccoli.


Porterò la tua memoria sempre vicino al mio cuore,
meravigliosa e brillante stella che mi guidi,
finquando anch'io non partirò per la lunga notte che ora ti accoglie. 

 
 
 
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