Astral Night Reverie

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Se Dreja dovesse dire come riuscì a liberarsi dalla stretta delle alghe, non saprebbe raccontarlo: a volte, i sentimenti, ci fanno fare cose impensabili, la rabbia e la frustrazione ci riempiono di forza; sapere che una persona cara soffre ci spinge a lottare anche meglio; tanto più grande è il senso di impotenza tanto più ci aggrappiamo alla vita e siamo decisi a ribellarci. Gli animi forti non si arrendono facilmente. Quelle alghe, che la tenevano incatenata, si tramutarono in polvere.
L'elfa seguì i battiti del cuore del suo compagno che ormai aveva la mente offuscata, si sentiva solo la sua anima agitata e arrendevole; con la mente lo chiamava forte, gridando, ma lui non le rispondeva, non la udiva.

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Adren, in un momento di coscienza, si rese conto che doveva ribellarsi... le parole del saggio gli risuonarono nella testa "E' come se la loro mente si oscurasse...". Qualcosa nel cuore di Adren scattò, le sue labbra pronunciarono la semplicissima parola "luce" e dal corpo della sirena si sprigionò un violento bagliore, breve come un lampo; la creatura acquatica si bloccò e si allontanò dall'elfo in trance, le alghe si ritirarono nell'acqua e lui riprese di nuovo possesso del suo corpo e del suo spirito.
Alle spalle della sirena emerse un viso familiare, dai capelli biondi raccolti in una treccia inzuppata d'acqua e gli occhi chiarissimi, un corpo tanto diverso dalle sirene, un corpo simile al suo; quella creatura lo abbracciò forte.
Adren ricambiò l'abbraccio e baciò le lacrime della sua compagna, ormai confuse alle sue e all'acqua lacustre.

Gli elfi volevano solo andare via al più presto da quella palude, fu per questo che rifiutarono l'offerta dell'oracolo di restare ancora qualche giorno; quest'ultimo segnò per loro il cammino fino al Grande Oracolo e fu così che i due viaggiatori si ritrovarono a seguire un percorso di luce.

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In una serena notte dopo una giornata di cammino Dreja era seduta accanto al fuoco, fissava i giochi delle fiamme, li seguiva con lo sguardo, sentì il corpo di Adren aderirle alla schiena e circondarle la vita con le braccia. Sentì in quell'abbraccio un qualcosa di bellissimo e rassicurante, chiuse gli occhi e poggiò la testa sulla spalla del compagno; Adren cercò le labbra di Dreja per rapirle in un bacio che, senza saperlo, entrambi aspettavano da tanto.
In quella notte magica diedero inizio a qualcosa al di là dell'amicizia che avevano condiviso fino a quel momento: diedero vita al loro amore, a ciò che i loro cuori desideravano da tempo ma che ancora non si erano accorti di voler realizzare; le loro anime divennero un tutt'uno in armonia con i corpi che disegnavano dolci spirali.

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La luce che segnalava la via ai due elfi terminò all'ingresso di un'apertura nel ghiaccio. Tutto era silenzioso ma illuminato: il sole rifletteva sul ghiaccio azzurrino irradiando di fasci di luce la piccola insenatura, al centro si ergeva un blocco di ghiaccio, sulla quale spiccava una grande gemma rossa. La gemma sprigionava una barlume rosato, gli elfi vi si avvicinarono per ammirare meglio quel meraviglioso oggetto, sentirono una voce provenire dal suo interno "Siete giunti fin qui, superando tante prove difficili. So già cosa volete da me, uscite da questa grotta e affacciatevi sulla valle".
Gli elfi eseguirono gli ordini del Grande Oracolo e videro una valle di ghiaccio con tante casette di legno e tende di pelle, era un villaggio dove vi abitavano uomini e donne dalle capigliature rosse, erano gli elfi di rubino, un popolo leggendario e antico.
Quando tornarono dall'Oracolo, questi chiese agli elfi cosa avevano imparato da quel viaggio.
"Abbiamo visto come i popoli di questa terra conducono vite pacifiche ed equilibrate, senza lotte interne o esterne" rispose l'elfo.
"Allora, Adren, secondo te cosa succederebbe se si volesse invadere queste terre, sottometterle e governarle?"
"Ogni popolo si ribellerebbe e non ci sarebbe più pace nemmeno per gli invasori"
"Figli degli elfi argentei e oscuri, la risposta per la pace è in voi due. Vi farò tornare alle vostre Terre, non ho altro da dirvi".

Una fitta oscurità avvolse all'improvviso Adren e Dreja, che si ritrovarono sulle sponde di un ruscello che conoscevano bene, quello dove per la prima volta si erano incontrati, erano a casa.
Inviarono in fretta un messaggio magico ai propri saggi in cui gli chiedevano di raggiungerli con i sovrani.

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I re e le regine elfiche rimasero molto stupiti nel vedere i propri figli insieme, stavano per esprimersi con parole dure, ma furono zittiti dai saggi.
Dreja raccontò del viaggio, poi Adren trasse le conclusioni "Quelle terre non hanno bisogno di altri abitanti e noi non dobbiamo valicare quei confini. Questa guerra fredda non ha significato se non quello di rovinare la nostra tranquillità. Quei popoli vivono ognuno in pace con l'altro, da buoni vicini".

La riunione terminò in silenzio, le parole degli giovani elfi echeggiavano nelle orecchie di tutti, i presenti erano raccolti nei propri pensieri, quasi in tensione: certamente i sovrani non si aspettavano una cosa del genere, i saggi erano più sereni ma preoccupati per le possibili reazioni dei re.

Adren raccolse la sua voce in un flebile sussurro per Dreja "Non mi importa se i nostri genitori si odiano, voglio stare con te" e dolcemente le afferrò le mani.
Entrambi erano decisi a lottare per realizzare il loro sogno di vita insieme, anche a costo di lasciare quelle terre ed espressero il loro desiderio ai genitori. Fu a quel punto che i sovrani si resero conto dei loro egoismi e dell'inutilità dei loro pensieri: videro la sincerità negli occhi dei propri figli e un amore sbocciato da poco destinato a donare tanta gioia.

La freddezza tra le genti sarebbe sparita solo con il tempo, ma poco a poco i due popoli si sarebbero fusi.

***

Adren e Dreja si guardano negli occhi, finalmente avevano capito cosa aveva inteso dire l'oracolo riferendosi alla "risposta in loro".

"Se le basi del nostro presente sono solide, insieme, potremo costruire un meraviglioso futuro".