“Non è tanto l’opera che mi interessa ma il modo di guardarla. E questo sta alla base di una mia convinzione: la fotografia non dovrebbe essere mercificabile. Perché non ti sto dando un oggetto ma soltanto un modo di vederlo. Cosa vuoi che ti stia vendendo?” Guido Guidi
Tag: fotografia
Agua
Denisse Ariana Pérez propone la relazione magica e ancestrale che intercorre tra gli esseri umani e l’acqua. E lo fa attraverso le correnti della Scandinavia e i laghi rosa del Senegal.
Meraviglia
Fenicotteri educatamente in posa su una salina delle Ande boliviane. Sullo sfondo nuvole che non rubano ma impreziosiscono la scena. Se fosse un road movie potrebbe essere, benché lo scenario appartenga a latitudini differenti, Nomadland, che ti resta dentro come se i chilometri li avessi macinati tu. Il mondo è bellissimo, accidenti. Ma talvolta serve la maestria di un fotografo, in questo caso del giapponese Junji Takasago, perché si possa avere la certezza che non si tratta di un sogno.
RICHARD AVEDON
“Da piccolo, la mia famiglia dedicava grande cura alle nostre foto, le pianificavano nei minimi dettagli, creando composizioni: indossando i vestiti della festa, ci mettevamo in posa davanti ad automobili costose e case che non erano le nostre. Ci facevamo prestare dei cani. Eravamo lì, perennemente sorridenti, davanti a gazebo e automobili. Tutte le foto del nostro album di famiglia sono state costruite su una qualche menzogna riguardo a chi eravamo e rivelavano verità su chi volevamo essere“.
Richard Avedon, Borrowed Dogs
Chat Baker, New York, 1986
Marilyn Monroe, New York, 1957
Marella Agnelli, New York, 1953
Ronald Reagan, Los Angeles, 1993
Ezra pound, New Jersey, 1958
Richard Avedon fotografato da Irving Penn
Storia di un’ossessione…
… quella di Arne Svenson per i dirimpettai, fotografati a loro insaputa mentre occupavano lo spazio retrostante le finestre. Inferociti al punto da trascinare Svenson in tribunale, dove però viene assolto, quegli anonimi – oggetto di un interesse che per certi versi sconfina nella scopophilia – resteranno imprigionati per sempre nella magnifica serie The Neighbors, che non avrà un seguito proprio per le complicazioni legali che comporterebbe.
In debito con Hitchcock e Mondrian, Svenson rivela di dovere tanto alle “gocce di pioggia sui vetri che danno l’effetto fairyland anche alle zone più povere e, come in Degas e Vermeer, fanno diventare lo spettacolare normale e il normale spettacolare. Non cerco i grandi gesti ma qualcosa di molto più sottile e sfumato. Posso dire che cerco il segreto dell’essere umano?“
“Detesto le belle pose, la vita recitata di chi diventa quello che vorrebbe essere, fake. Mi piace quando le persone indossano l’inconscio sulla faccia. Anche se i volti, e questo è il paradosso del processo, mi interessano meno, preferisco il fianco o l’ombra sul pavimento“.