Trattamento COVID-19: Paxlovid può interagire con i comuni farmaci per il cuore

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I pazienti COVID-19 con una storia di malattie cardiovascolari hanno un rischio maggiore di sviluppare malattie gravi e potrebbero beneficiare maggiormente del trattamento antivirale con Paxlovid, ma esiste un problema.

Paxlovid può avere interazioni pericolose con alcuni dei più comuni farmaci per le malattie cardiovascolari, comprese alcune statine e terapie per l’insufficienza cardiaca.

Il documento di revisione, pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology ( JACC ), elenca diversi farmaci cardiovascolari, e la loro sicurezza nella somministrazione contemporanea a Paxlovid.

Alcuni farmaci come l’Aspirina sono sicuri da assumere con Paxlovid, secondo il documento, ma altri farmaci potrebbero avere interazioni e, pertanto, il loro dosaggio deve essere aggiustato o i farmaci temporaneamente sospesi mentre un paziente sta assumendo Paxlovid.

Le interazioni tra Paxlovid e alcuni anticoagulanti può causare un aumento del rischio di sanguinamento. Le interazioni tra Paxlovid e alcuni farmaci per il colesterolo come le statine possono essere tossiche per il fegato e le interazioni tra Paxlovid e alcuni farmaci per la pressione sanguigna possono causare ipotensione, vampate e gonfiore.

Nel caso in cui alcuni farmaci cardiovascolari non possono essere interrotti, il medico non dovrà prescrivere Paxlovid.

Paxlovid, un farmaco antivirale orale, è stato autorizzato a dicembre 2021 per il trattamento del COVID-19 da lieve a moderato in persone di età pari o superiore a 12 anni ad alto rischio di malattia grave, ricovero o morte.

CONTINUA SU: https://edition.cnn.com/2022/10/12/health/paxlovid-drug-interactions/index.html

 

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Trombosi nei pazienti affetti da COVID-19: identificazione dei pazienti a rischio e terapia appropriata

 

Trombosi

La trombosi rappresenta una delle principali cause di mortalità dell’infezione da virus SARS-CoV-2. A scoprirlo sono due studi italiani coordinati Francesco Violi del Dipartimento di Medicina interna e Specialità mediche

 

Fonte: Thrombosis and Haemostasis & Haematologica, 2022

Due ricerche condotte da un gruppo di ricercatori della Università La Sapienza di Roma, aprono alla possibilità di riconoscere i malati di COVID-19 a maggior rischio di trombosi, e avere indicazioni più precise per ottimizzare la terapia anticoagulante.

L’elevato rischio di trombosi può presentarsi, nelle persone ricoverate per l’infezione da SARS-CoV-2, sia nel distretto venoso in forma di trombosi venosa profonda o embolia polmonare, sia in quello arterioso in forma di infarto miocardico o ictus.
Circa il 20% dei pazienti COVID può andare incontro a queste gravi complicanze durante il ricovero ospedaliero. 

CONTINUA SU MEDICINA XAGENA: 

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È stata ipotizzata una associazione tra Coxiella …

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Rischi familiari associati alle

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Israele: COVID in ripresa dopo 2 mesi di pausa

Israel

Il coronavirus si sta espandendo di nuovo in Israele secondo i dati diffusi dal Ministero della Salute

Il numero R, che rappresenta il numero medio di persone che ogni portatore confermato del virus infetta, ora si attesta a 1,02, dopo circa due mesi durante i quali era rimasto al di sotto di 1.

La pandemia è in declino fintanto che il tasso di infezione, in costante aumento da metà febbraio, è inferiore a 1. Il numero R, o coefficiente di infezione, si basa su statistiche di 10 giorni prima.

Il Ministero della Salute ha affermato che simili tendenze sono state osservate negli ultimi giorni anche in altri Paesi. Ha esortato gli israeliani a continuare a indossare mascherine e mantenere il distanziamento fisico, anche se quasi tutte le restrizioni relative al COVID sono già state revocate.

Il coefficiente di infezione ha raggiunto il picco a fine dicembre, e si è attestato a 2,12 il mese scorso, prima di scendere a un minimo di 0,66 quando i casi di COVID hanno iniziato a diminuire dopo l’onda Omicron.

Un rapporto dell’intelligence militare pubblicato giovedì ha suggerito tre possibili ragioni per l’aumento: più casi della variante altamente infettiva BA.2, che ha superato l’Omicron come quella dominante in Israele; ridotta immunità tra le persone vaccinate e revoca di alcune restrizioni. Il rapporto rileva inoltre che gli israeliani non rispettano più i mandati della mascherina come prima.

Secondo i dati del Ministero della Salute, venerdì in Israele sono stati confermati 7.081 nuovi casi di COVID, portando il numero totale di casi attivi a 43.454. Di questi, 326 sono in gravi condizioni.

( Fonte: HAARETZ – https://www.haaretz.com/israel-news/covid-in-israel-expanding-again-data-shows-in-first-in-two-months-1.10684931 )

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Coronavirus

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Epatite B cronica

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Ad oggi, solo gli anticorpi monoclonali hanno dimostrato …

EMA: quarta dose del vaccino anti-COVID solo per le persone immunocompromesse

MARCO CAVALERI, EMA

EMA: “ Ragionevole quarta dose di vaccino COVID per le persone immunodepresse. La somministrazione di booster a intervalli troppo brevi può ridurre il livello anticorpale ”

“ Nelle persone con sistema immunitario gravemente indebolito, che hanno ricevuto 3 dosi per la vaccinazione primaria, sarebbe ragionevole che le Autorità sanitarie pubbliche prendano in considerazione la somministrazione di una 4ª dose ” ha spiegato il capo della strategia vaccinale dell’Agenzia regolatoria europea, EMA, Marco Cavaleri.

Riguardo alla quarta dose di vaccino per prevenire il COVID, “ al momento non ci sono dati sulla necessità e sul valore nella popolazione generale e con gli attuali vaccini. Quando ci saranno nuovi dati, sarà rivalutato ”.

Alcuni Paesi hanno deciso la somministrazione del booster a 3 mesi dalla seconda dose, ma “ con intervalli molto brevi può ridurre il livello di anticorpi sviluppato da ogni dose ”, “quindi potenzialmente ridurre l’efficacia della vaccinazione nel tempo – ha dichiarato Cavaleri. Condurre vaste campagne di vaccinazione più volte l’anno è una sfida dal punto di vista operativo e porta a fatica sociale tra i cittadini ”.

Per quanto riguarda il futuro per lo sviluppo di nuovi vaccini contro il COVID “ sarà importante prendere in considerazione non solo vaccini monovalenti ma anche bivalenti e forse anche multivalenti ”, ovvero contro diverse varianti del virus, per avere un “ portafoglio di opzioni ” da prendere in esame per decidere poi quale vaccino mettere sul mercato. “ Vogliamo un vaccino che abbia la copertura più ampia possibile ”, ha spiegato rinviando però all’esame di ulteriori dati. “ Non possiamo escludere che un vaccino solo per la variante Omicron possa dare copertura per tutte le varianti ”, ma “ è difficile dirlo ora ”. Contro il COVID “ potrebbe essere desiderabile sincronizzare le vaccinazioni con l’arrivo della stagione fredda in modo simile a quanto fatto per l’influenza in modo da aumentare la risposta anticorpale proprio nel momento in cui è maggiormente necessario ”.

Giorlandino: i tamponi rapidi non sono attendibili – Per Crisanti meglio le mascherine FFP2 dei tamponi antigenici rapidi

Giorlandino

Covid, Giorlandino: stop ai tamponi rapidi, hanno causato l’aumento dei contagi – I tamponi rapidi non sono attendibili e contribuiscono a diffondere il virus – Per Crisanti meglio le mascherine FFP2 dei tamponi antigenici rapidi  

« Se avessero smesso di distribuire i tamponi antigenici immunocromatografici, l’Unione Europea sarebbe fuori dalla pandemia» di COVID. A dirlo il direttore scientifico di Altamedica, Claudio Giorlandino, contro i test rapidi che « secondo delle metanalisi di Cochrane danno falsi negativi da 7 a 9 volte su 10 » e fanno sì che « gli asintomatici contagiosi, che sono il 60% delle persone colpite dal virus, tranquillizzati dal tampone negativo vadano in giro a contagiare come dei superspreader senza osservare più precauzioni e rassicurando tutti con il loro Green pass ».

« L’esempio che i tamponi rapidi siano la causa dell’aumento dei contagi è quanto accaduto in Israele, dove a marzo stava finendo tutto, ma a luglio il primo ministro Naftali Bennett ha dato la possibilità di vendere in farmacia i tamponi antigenici: 15 giorni dopo il numero dei contagiati, praticamente assenti in precedenza, è improvvisamente risalito in misura esponenziale ». La stessa cosa che è successa nell’Unione Europea. « A maggio tutta l’Europa era fuori » dall’emergenza.

« Stava finendo tutto. Alcuni ipotizzavano una ripresa dei contagi non prima di ottobre-novembre. Invece a fine luglio, 10 giorni dopo l’introduzione del Green pass in Francia e del conseguente aumento del ricorso enorme ai tamponi rapidi antigenici, l’infezione è esplosa di nuovo in tutta L’Unione Europea ». Questo perché, « se entrano 10 persone infette in farmacia, si fanno il tampone, 9 di queste risultano negative, escono e si tolgono la mascherina perché è normale psicologicamente, almeno per 1 o 2 giorni stanno tranquilli e infettano », avverte Giorlandino. Per questo « vanno fermati questi test, vanno chiusi i gazebo delle farmacie e va assolutamente vietata la vendita degli autotest ».

Diversa la questione per il tampone molecolare « che individua subito il virus e potrebbe essere usato per il rilascio del Green pass anche di una settimana. Ma si potrebbe evitare anche qualsiasi tampone, se si mantengono la mascherina e il distanziamento insieme a severe misure di controllo ».

Fonte: Il Tempo

LINK AL VIDEO: https://youtu.be/d1I389DQA9c

Nuvaxoid il nuovo vaccino anti-COVID basato sulle proteine ricombinanti

NovaVax

Nuvaxoid di Novavax è un vaccino anti-COVID tradizionale che utilizza le proteine ricombinanti, come gli attuali vaccini per la pertosse e per la meningite

Novavax è diverso dagli altri vaccini perché è composto dalle proteine del virus SARS-CoV-2. Queste contengono la parte del virus che muta meno ed è per tale motivo che si ha la speranza che possa essere efficace con più di una variante”, ha dichiarato Silvio Garattini, presidente dell’Istituto Mario Negri di Milano.

Nuvaxoid, questo il nome commerciale, è stato creato da un’Azienda biotech statunitense, Novavax, e utilizza la tecnica delle proteine ricombinanti, già alal base dei vaccini tradizionali contro la pertosse, l’epatite o la meningite.

Il vaccino è stato valutato come molto efficace, inoltre appare ben tollerato. Per conservare il vaccino Nuvaxoid non è necessaria la catena del freddo.

Nuvaxoid non funziona come i vaccini a mRNA ( Pfizer e Moderna ) o a vettore virale ( AstraZeneca e Johnson & Johnson ). Non funziona cioè grazie alle molecole di Acido Ribonucleico messaggero ( RNA ) che contengono le istruzioni affinché le cellule della persona che si è vaccinata sintetizzino le proteine Spike.

Con la vaccinazione con Nuvaxoid vengono somministrate le proteine del virus con successiva reazione immunitaria perchè ritenute estranee all’organismo. Il Novavax utilizza un adiuvante, la saponina, una sostanza chimica che rafforza la risposta immunitaria.

 

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Fauci: la variante Omicron non appare essere più aggressiva della Delta – Dati preliminari

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FAUCI: “LA VARIANTE OMICRON NON È PIÙ GRAVE DELLA DELTA” – QUESTE LE PRIME INDICAZIONI

Secondo Anthony Fauci, quasi certamente la variante Omicron non è più grave della variante Delta, anzi potrebbe anche essere meno grave. In ogni caso ci vorranno almeno un altro paio di settimane in Sudafrica e poi, man mano che si avranno più infezioni nel Resto del Mondo, si potrà stabilire il livello di gravità.

Il Consigliere medico del presidente Usa Joe Biden ha suddiviso le conoscenze e le incognite sulla variante Omicron in tre aree principali: trasmissibilità, quanto riesce a sottrarsi all’immunità da infezioni e vaccini precedenti e gravità della malattia.

Per Fauci, la nuova variante Omicron è altamente trasmissibile, molto probabilmente più di Delta, l’attuale ceppo globale dominante.

I dati epidemiologici raccolti in tutto il mondo indicano che le reinfezioni sono più alte con Omicron.

I risultati degli esperimenti di laboratorio che hanno testato la potenza degli anticorpi e degli attuali vaccini contro Omicron dovrebbero arrivare nei prossimi giorni, massimo una settimana.

Quasi certamente Omicron non è più grave della Delta. C’è qualche indicazione che Omicron potrebbe anche essere meno grave, perché se si guarda alle statistiche del Sudafrica il rapporto tra il numero di infezioni e il numero di ricoveri sembra essere inferiore a quello riscontrato con Delta.

Tuttavia, Fauci ha sottolineato che è necessario in questa fase essere prudenti perché la popolazione presa in considerazione è composta da giovani e quindi con meno probabilità di essere ricoverati. ( Fonte: IlTempo )

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Gran Bretagna – La strategia di Boris Johnson: lasciar correre il virus durante i mesi caldi per arrivare all’inverno con un buon livello di immunità di gregge

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La strategia inglese dell’immunità naturale durante l’estate appare vincente

Le immagini degli scontri nelle capitali europee campeggiavano sulle prime pagine dei giornali inglesi: Londra guarda con incredulità e stupore all’Europa che si dibatte nelle spire del COVID, tra contagi che salgono alle stelle, restrizioni a raffica e battaglie nelle strade. E soprattutto si chiede: abbiamo avuto ragione noi fin dall’inizio ?

Il ministro della Salute, Sajid Javid, ha sottolineato come il Governo britannico abbia « preso una decisione difficile all’inizio dell’estate », ossia ABBANDONARE OGNI RESTRIZIONE, « mentre altri Paesi non hanno seguito la nostra linea ».

Ed è questa scelta, che a suo tempo qualcuno aveva bollato come criminale, che ha fatto la differenza, stando anche agli scienziati. « Una delle cose interessanti – ha osservato sir John Bell, professore di medicina a Oxford – è che potrebbe ben essere che il ritardo nel lockdown e il vasto livello di circolazione della malattia ci abbia fornito una protezione a lungo termine ».

In altre parole, l’alto numero di casi ha dato un vantaggio ai britannici rispetto agli europei: Grazie all’esposizione al virus molte persone hanno avuto una infezione naturale. QUESTA ERA LA STRATEGIA NASCOSTA DEL GOVERNO DI BORIS JOHNSON: LASCIAR CORRERE IL VIRUS DURANTE I MESI CALDI PER ARRIVARE ALL’INVERNO CON UN BUON LIVELLO DI IMMUNITÀ DI GREGGE.

L’opinione pubblica inglese ha accettato l’idea che si debba convivere con il virus che causa il COVID e che un certo numero di decessi è inevitabile, come con qualsiasi altra malattia. E questo nonostante il fatto che i contagi siano oltre 40.000 al giorno e i morti quotidiani oltre cento: numeri che in Europa sarebbero sufficienti a scatenare il panico, ma che a Londra sono considerati un punto di equilibrio sostenibile, soprattutto dal punto di vista del Sistema sanitario. ( Tratto da Corriere della Sera )

LINK: https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/mentre-rsquo-europa-si-prepara-nuovi-lockdown-gran-bretagna-sono-290410.htm

Haaretz – COVID in Israele: i nuovi casi rimangono stabili ma il tasso di infezione è in aumento

Israele COVID Adolescenti

COVID in Israele: i nuovi casi rimangono stabili, ma il tasso di infezione è in aumento

Le infezioni da COVID tra i bambini rappresentano il 49% di tutti i nuovi casi. Dopo una tendenza al ribasso la pandemia potrebbe riprendere a crescere

Primo ministro israeliano Naftali Bennett: La pandemia di coronavirus continuerà per ” un altro anno o due “

 

Il tasso di infezione da COVID-19 in Israele noto come numero R ( numero medio di persone infettate da ciascun portatore di coronavirus ) è salito a 1.04, secondo i dati del Ministero della Salute, indicando che la pandemia ha smesso di ridursi dopo una lunga tendenza al ribasso.

Gli Esperti sanitari ora temono che la diminuzione dei casi giornalieri venga invertita. Il numero di pazienti gravemente malati è attualmente pari a 131, di cui 80 sui ventilatori.

Un Comitato consultivo del governo israeliano ha raccomandato una dose di richiamo per i bambini di età compresa tra 12 e 15 anni.

La raccomandazione si basa su studi condotti su adulti piuttosto che sulla fascia di età dai 12 ai 15 anni, che hanno dimostrato che la protezione offerta dalla seconda dose diminuisce dopo 6 mesi.

Le dose di richiamo COVID sono attualmente disponibili per gli israeliani di età pari o superiore a 16 anni.

Tra gli adulti, è stato dimostrato che la protezione offerta dalla seconda dose scende a livelli molto bassi dopo circa 6 mesi.

I bambini che vivono in Israele nella fascia di età dai 12 ai 15 anni hanno iniziato a vaccinarsi alla fine di giugno, quindi si stanno rapidamente avvicinando ai sei mesi dalla loro seconda dose.

Il Comitato consultivo israeliano ha inoltre raccomandato che i bambini tra i 5 e gli 11 anni ricevano la prima e la seconda dose a distanza di tre settimane, come fanno gli adulti. Ciò avviene dopo che il Ministero della Salute ha approvato la somministrazione del vaccino COVID-19 di Pfizer ai bambini.

Poiché una grande percentuale di casi di infezioni virali in Israele si sta verificando in questa fascia di età, il Panel degli Esperti ha affermato che è preferibile che vengano vaccinati completamente il prima possibile piuttosto che estendere le due dosi su un intervallo più lungo.

Il primo ministro Naftali Bennett ha dichiarato che Israele è “sull’orlo di quella che sembra essere un’ondata di infezioni da coronavirus tra i bambini” e ha osservato che “siamo stati testimoni di una gravissima ondata di infezioni che affligge molte parti d’Europa, con un certo aumento del tasso di infezione anche in Israele”.

Il primo ministro israeliano ha osservato che le infezioni tra i bambini rappresentano il 49% di tutti i nuovi casi.

Bennett ha anche aggiunto che si aspetta che la pandemia di coronavirus continui per ” un altro anno o due “, sottolineando l’importanza di somministrare dosi di richiamo a coloro che sono già stati vaccinati prima di vaccinare il resto della popolazione. ( Fonte: Haaretz )

Virologia: esiti del trapianto di polmone nei pazienti con grave forma di COVID-19

Trapianto di polmone per forma grave di COVID-19

Il trapianto di polmone è un trattamento salvavita per i pazienti con malattia polmonare allo stadio terminale; tuttavia, è raramente considerato per i pazienti con sindrome da distress respiratorio acuto ( ARDS ) attribuibile a cause infettive.

È stato descritto il decorso della malattia e i primi esiti post-trapianto in pazienti critici con COVID-19 che non sono riusciti a mostrare il recupero polmonare nonostante una gestione medica ottimale e sono stati ritenuti a rischio imminente di morte a causa di complicanze polmonari.

CONTINUA SU: VIROLOGIA.NET:  https://www.virologia.net/articolo/primi-esiti-dopo-il-trapianto-di-polmone-per-covid-19-grave-una-serie-di-primi-casi-consecutivi-da-quattro-paesi

 

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Persistenza del virus Zika nei

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