VACCINI ANTI-COVID – Ritirato in tutto il mondo il vaccino AstraZeneca per gravi reazioni avverse

 

Vaccino AstraZeneca

Covid, AstraZeneca ha ritirato il suo vaccino dopo le ammissioni sugli effetti collaterali .. Trombosi con sindrome trombocitopenica ad esito anche fatale

AstraZeneca ha dichiarato oggi di aver avviato il ritiro mondiale del suo vaccino contro il Covid-19. Lo riportano i media internazionali. L’azienda farmaceutica ha aggiunto che procederà al ritiro delle autorizzazioni all’immissione in commercio del Vaxzevria in Europa.

AstraZeneca giustifica la sua decisione parlando di un “eccedenza di vaccini aggiornati disponibili”. L’azienda anglo-svedese a fine aprile ha ammesso per la prima volta in documenti giudiziari nel corso di un procedimento legale a Londra che il suo vaccino anti Covid può causare trombosi come raro effetto collaterale. L’ammissione potrebbe aprire la strada a risarcimenti multimilionari, secondo i media britannici. ( Fonte ANSA )

REAZIONI AVVERSE DA VACCINO ANTI-COVID DI ASTRAZENECA

Astrazeneca ha ammesso nei documenti giudiziari che il vaccino provoca effetti collaterali come coaguli di sangue e un basso numero di piastrine. La richiesta dell’azienda di ritirare il vaccino è stata presentata il 5 marzo ed è entrata in vigore il 7 maggio, secondo il Telegraph, che per primo ha riportato lo sviluppo.
AstraZeneca, quotata alla Borsa Londra, ha iniziato a dedicarsi ai vaccini contro il virus respiratorio sinciziale e ai farmaci per l’obesità attraverso diversi accordi lo scorso anno, dopo un rallentamento della crescita dovuto al calo delle vendite di medicinali per Covid-19. Il 2 dicembre 2021 i ricercatori annunciarono la scoperta dei rari casi di trombosi: una proteina presente nel sangue viene attratta da una componente chiave del vaccino di Oxford. E così innesca una reazione che coinvolge il sistema immunitario e che può culminare nei coaguli di sangue. «Quello che abbiamo è la causa scatenante, ma ci sono molti passaggi che ancora devono essere capiti», ha spiegato Alan Parker, uno dei ricercatori dell’Università di Cardiff che ha lavorato allo studio. ( Fonte: Open )

 

LA SCOPERTA SCIENTIFICA DEL 2021

ChAdOx1 interagisce con CAR e PF4 con implicazioni per la trombosi con sindrome trombocitopenica

I vaccini derivati dall’adenovirus Y25 dello scimpanzé ( ChAdOx1 ), dall’adenovirus umano di tipo 26 ( HAdV-D26 ) e dall’adenovirus umano di tipo 5 ( HAdV-C5 ) sono fondamentali nella lotta alla grave pandemia respiratoria acuta del coronavirus 2 ( SARS-CoV-2 ). Nell’ambito della più grande campagna di vaccinazione della storia, sono stati osservati effetti collaterali ultrarari non osservati negli studi di fase 3, tra cui la trombosi con sindrome trombocitopenica ( TTS ), una condizione rara simile alla trombocitopenia indotta dall’eparina ( HIT ). Questo studio dimostra che tutti e tre gli adenovirus utilizzati come vettori di vaccinazione contro SARS-CoV-2 si legano al fattore piastrinico 4 ( PF4 ), una proteina implicata nella patogenesi dell’HIT. Abbiamo determinato la struttura del vettore virale ChAdOx1 e l’abbiamo utilizzato in simulazioni computazionali all’avanguardia per dimostrare un meccanismo di interazione elettrostatica con PF4, che è stato confermato sperimentalmente dalla risonanza plasmonica di superficie. Questi dati confermano che PF4 è in grado di formare complessi stabili con adenovirus clinicamente rilevanti, un passo importante per svelare i meccanismi alla base della trombosi con sindrome trombocitopenica ( Fonte: Science Advances: LINK: https://www.science.org/doi/10.1126/sciadv.abl8213 )

ENGLISH VERSION

ChAdOx1 interacts with CAR and PF4 with implications for thrombosis with thrombocytopenia syndrome

Vaccines derived from chimpanzee adenovirus Y25 (ChAdOx1), human adenovirus type 26 (HAdV-D26), and human adenovirus type 5 (HAdV-C5) are critical in combatting the severe acute respiratory coronavirus 2 (SARS-CoV-2) pandemic. As part of the largest vaccination campaign in history, ultrarare side effects not seen in phase 3 trials, including thrombosis with thrombocytopenia syndrome (TTS), a rare condition resembling heparin-induced thrombocytopenia (HIT), have been observed. This study demonstrates that all three adenoviruses deployed as vaccination vectors versus SARS-CoV-2 bind to platelet factor 4 (PF4), a protein implicated in the pathogenesis of HIT. We have determined the structure of the ChAdOx1 viral vector and used it in state-of-the-art computational simulations to demonstrate an electrostatic interaction mechanism with PF4, which was confirmed experimentally by surface plasmon resonance. These data confirm that PF4 is capable of forming stable complexes with clinically relevant adenoviruses, an important step in unraveling the mechanisms underlying TTS.

 

 

 

Roberto Speranza: ” La quarta dose del vaccino COVID andrà fatta per i fragili e gli over 60 “

Speranza Roberto

Vaccino contro il COVID – L’appello per la quarta dose del Ministro della Salute Roberto Speranza

C’è chi dice, dopo due anni di pandemia, che oggi i vaccini non servono più: contro il Covid ci sono i medicinali… «Gli antivirali sono arrivati in un secondo momento, in questo momento abbiamo farmaci specifici contro il Covid e li stiamo usando di più rispetto agli altri Paesi europei», prosegue il ministro. «Si cercano argomenti per dire che i vaccini non servono, ma voglio dire verità a testa alta: in questa battaglia difficilissima contro la pandemia c’è un prima e un dopo, il 27 dicembre 2020 quando è iniziata la campagna vaccinale. Oggi è previsto l’ok dell’Ema, il 5 settembre toccherà all’Aifa sui vaccini aggiornati, le prime forniture dovrebbero arrivare entro la prima decade di settembre. Ripeto, facendo un appello chiaro: la quarta dose andrà fatta per i fragili e gli over 60».

Dall’intervista di Roberto Speranza a La Stampa LINK

I booster di Pfizer / Biontech [ Comirnaty Original / Omicron Ba.1 ] e di Moderna [ Spikevax Bivalent Original / Omicron Ba.1 ], appena approvati dall’EMA ( European Medicine Agency ) verranno somministrati in autunno. Questi booster, di cui parla il Ministro Speranza, sono diretti contro la variante Ba.1 di Omicron, già superata dalle varianti Ba.4 e Ba.5.  In inverno verrà invece somministrata la 5.a dose di vaccino ( terzo booster ) contro le varianti Ba.4 e Ba.5 di Omicron, in fase di valutazione da parte dell’EMA.

 

Quasi 3 milioni persone ( 2.983.997; 5.04% della popolazione ) hanno già ricevuto la 4.a dose di vaccino non-aggiornato. Quindi se queste persone dovessero sottoporsi al Booster aggiornato ( Ba.1 ) avrebbero ricevuto 5 dosi in 2 anni, e con il prossimo aggiornamento ( Ba.4 / Ba.5 ) ben 6 dosi ( Fonte: Il Sole 24 Ore )

 

 

Aggiornamento sui Vaccini anti-COVID & Paralisi di Bell

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Aggiornamento in Medicina

Paralisi di Bell dopo vaccini anti-COVID

La paralisi di Bell è un raro evento avverso riportato negli studi clinici sui vaccini COVID-19.
Tuttavia, nessuno studio basato sulla popolazione ha valutato l’associazione tra i vaccini SARS-CoV-2 inattivati e la paralisi di Bell.
In questa serie di casi e studio caso-controllo nidificato condotti a Hong Kong, è stato valutato il rischio di paralisi di Bell entro 42 giorni dalla vaccinazione con BNT162b2 ( Fosun-BioNTech, equivalente a Pfizer–BioNTech ) o CoronaVac ( da Sinovac Biotech, Hong Kong ), utilizzando i dati della segnalazione di sorveglianza volontaria con l’Autorità ospedaliera, il sistema di segnalazione online di eventi avversi sui vaccini COVID-19 per tutti gli operatori sanitari e le cartelle cliniche elettroniche a livello territoriale dell’Autorità ospedaliera dal sistema di analisi e segnalazione dei dati clinici.
Sono stati descritti i casi segnalati di paralisi di Bell tra i vaccinati di età compresa tra 18 e 110 anni per CoronaVac e di età compresa tra 16 e 110 anni per BNT162b2.
È stata confrontata l’incidenza stimata standardizzata per età dei casi clinicamente confermati tra gli individui che avevano ricevuto la vaccinazione CoronaVac o BNT162b2 ( fino a 42 giorni prima della presentazione ) con l’incidenza di fondo nella popolazione. CONTINUA SU VACCINI.NET 
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La FDA ha limitato in modo drastico l’uso del vaccino COVID di Johnson & Johnson a causa di rari ma gravi coaguli ematici

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FDA: Il vaccino COVID di Johnson & Johnson può causare trombosi con sindrome da trombocitopenia – 60 casi e 9 decessi su quasi 19 milioni di vaccinazioni

L’Agenzia regolatoria degli Stati Uniti, FDA ( Food and Drug Administration ) ha imposto nuove restrizioni al vaccino contro COVID-19 di Johnson & Johnson, affermando che il rischio di una rara sindrome da coaguli di sangue, ma pericolosa per la vita, ha superato i benefici per le persone di età pari o superiore a 18 anni che possono utilizzare un vaccino a RNA messaggero ( mRNA ).

La FDA ha affermato che solo le persone che non sono in grado di ricevere altri vaccini perché non sono accessibili o non clinicamente appropriati, dovrebbero ricevere il vaccino di Johnson & Johnson.

Il vaccino Johnson & Johnson è stato associato a una rara sindrome da coagulazione del sangue e sanguinamento, ma potenzialmente mortale, denominata trombosi con sindrome da trombocitopenia ( TTS ).

La condizione di solito si verifica entro 1 o 2 settimane dalla vaccinazione, e un trattamento comunemente usato per affrontare i disordini coagulativi, l’Eparina, può causare ulteriori danni.

I funzionari del CDC ( Centers for Disease Control and Prevention ) a dicembre 2021 avevano già raccomandato l’uso di altri vaccini invece del vaccino di Johnson & Johnson, ma un’ulteriore analisi ha convinto la FDA ad apportare modifiche sostanziali all’autorizzazione all’uso di emergenza del vaccino.

Negli Stati Uniti sono state somministrate circa 18.7 milioni di dosi del vaccino di Johnson & Johnson, contro i 340.6 milioni dei vaccini Pfizer-BioNTech e ai 217.5 milioni di Moderna.

Il vaccino di Johnson & Johnson è stato autorizzato nel febbraio 2021, e presentava una schedula semplice: una sola somministrazione ( one-shot ).

Un’analisi aggiornata dei dati sulla sicurezza fino al 18 marzo ha rilevato che ci sono stati 60 casi confermati di sindrome della coagulazione ematica, con 9 decessi.

Anche con un trattamento rapido, la patologia può peggiorare rapidamente, con conseguenze sulla salute a lungo termine.

La FDA ha affermato che ci sono stati 3.23 casi di sindrome della coagulazione per milione di dosi di vaccino somministrate e 0.48 decessi per milione di dosi di vaccino somministrate.

Le persone che potrebbero ancora prendere in considerazione il vaccino di Johnson & Johnson sono coloro che hanno manifestato una reazione anafilattica ai vaccini a RNA messaggero ( mRNA ) o persone che altrimenti non sarebbero vaccinate.

Fonte: Washington Post

https://www.washingtonpost.com/health/2022/05/05/fda-johnson-and-johnson-vaccine/

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Nuvaxovid: il nuovo vaccino a proteine ricombinanti

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Il nuovo vaccino anti-COVID prevede un ciclo di due dosi a distanza di tre settimane l’una dall’altra

Il nuovo vaccino anti-COVID di Novavax, Nuvaxovid, basato su proteine ricombinanti, è riservato alle prime dosi e per coloro i quali hanno avuto dubbi sui vaccini vettoriali e a base di RNA messaggero ( mRNA ).

Secondo le indicazioni della Commissione tecnico scientifica dell’AIFA, verrà utilizzato nella somministrazione come ciclo primario di vaccinazione e non come booster, ovvero non per il richiamo successivo. La vaccinazione prevede un ciclo vaccinale primario di due dosi a distanza di tre settimane l’una dall’altra.

Il vaccino ha un’efficacia che si attesta intorno al 90%, secondo gli studi condotti in Messico, negli Stati Uniti e nel Regno Unito.

Nuvaxovid ( Covovax in India ) è un vaccino proteico, ossia contiene frammenti prodotti in laboratorio della proteina Spike, che si trova sulla superficie del virus Sars-CoV-2, e un adiuvante, la saponina.

Diversamente dai vaccini Pfizer, Moderna, Astrazeneca, Johnson & Johnson, Sputnik, che usano tecnologie a mRNA o vettore virale, quello prodotto dalla Novavax non è un vaccino genico ed è stato creato attraverso la tecnica delle proteine ricombinanti.

Una tecnologia delle proteine ricombinanti è già stata ampiamente sperimentata fin dagli anni ’80 ad esempio contro l’epatite B e la pertosse.

Nuvaxovid ha come obiettivo quello di stimolare il sistema immunitario e di indurre una risposta contro un agente esterno ( proteina spike ). È composto da frammenti proteici della proteina virale spike, inseriti in un baculovirus. In una fase successiva, alcune cellule vengono infettate dal virus e quando il materiale è all’interno, il baculovirus libera il materiale genetico utile alla produzione della proteina spike. Proteina che, in seguito, viene rilasciata al di fuori delle cellule.

Le nanoparticelle virali di Nuvaxovid contengono fino a 14 proteine spike, a cui si aggiunge un adiuvante che stimola il sistema immunitario.

Gli effetti indesiderati osservati negli studi sono stati generalmente lievi o moderati e sono scomparsi entro un paio di giorni dopo la vaccinazione. Molto simili a quelli degli altri vaccini già noti. I più comuni sono risultati sensibilità o dolore al sito di iniezione, stanchezza, dolori muscolari, mal di testa, sensazione generale di malessere, dolori articolari e nausea o vomito.

https://www.ilrestodelcarlino.it/cronaca/novavax-italia-febbraio-1.7274352

 

 

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EMA: quarta dose del vaccino anti-COVID solo per le persone immunocompromesse

MARCO CAVALERI, EMA

EMA: “ Ragionevole quarta dose di vaccino COVID per le persone immunodepresse. La somministrazione di booster a intervalli troppo brevi può ridurre il livello anticorpale ”

“ Nelle persone con sistema immunitario gravemente indebolito, che hanno ricevuto 3 dosi per la vaccinazione primaria, sarebbe ragionevole che le Autorità sanitarie pubbliche prendano in considerazione la somministrazione di una 4ª dose ” ha spiegato il capo della strategia vaccinale dell’Agenzia regolatoria europea, EMA, Marco Cavaleri.

Riguardo alla quarta dose di vaccino per prevenire il COVID, “ al momento non ci sono dati sulla necessità e sul valore nella popolazione generale e con gli attuali vaccini. Quando ci saranno nuovi dati, sarà rivalutato ”.

Alcuni Paesi hanno deciso la somministrazione del booster a 3 mesi dalla seconda dose, ma “ con intervalli molto brevi può ridurre il livello di anticorpi sviluppato da ogni dose ”, “quindi potenzialmente ridurre l’efficacia della vaccinazione nel tempo – ha dichiarato Cavaleri. Condurre vaste campagne di vaccinazione più volte l’anno è una sfida dal punto di vista operativo e porta a fatica sociale tra i cittadini ”.

Per quanto riguarda il futuro per lo sviluppo di nuovi vaccini contro il COVID “ sarà importante prendere in considerazione non solo vaccini monovalenti ma anche bivalenti e forse anche multivalenti ”, ovvero contro diverse varianti del virus, per avere un “ portafoglio di opzioni ” da prendere in esame per decidere poi quale vaccino mettere sul mercato. “ Vogliamo un vaccino che abbia la copertura più ampia possibile ”, ha spiegato rinviando però all’esame di ulteriori dati. “ Non possiamo escludere che un vaccino solo per la variante Omicron possa dare copertura per tutte le varianti ”, ma “ è difficile dirlo ora ”. Contro il COVID “ potrebbe essere desiderabile sincronizzare le vaccinazioni con l’arrivo della stagione fredda in modo simile a quanto fatto per l’influenza in modo da aumentare la risposta anticorpale proprio nel momento in cui è maggiormente necessario ”.

Reumatologia: quasi un terzo dei regimi farmacologici è stato cambiato al momento della vaccinazione contro il COVID-19 – Il peso crescente del paziente nelle decisioni terapeutiche

Reumatologia.net

Il 27.9% dei regimi immunomodulatori o immunosoppressivi è stato modificato nel periodo della vaccinazione COVID-19, con i pazienti responsabili della maggior parte delle modifiche.

A causa dei timori sulla alterazione immunitaria e sull’immunosoppressione, i pazienti con malattie reumatiche sistemiche potrebbero modificare i propri farmaci al momento della vaccinazione COVID-19 per ottimizzare la loro risposta immunitaria e mitigare gli effetti collaterali del vaccino.

Per esaminare i cambiamenti del trattamento al momento della vaccinazione COVID-19 tra i pazienti con malattia reumatica, Barbhaiya e colleghi del Hospital for Special Surgery di New York ( USA ) hanno inviato tramite e-mail un questionario a 7.505 persone che erano state visitate almeno una volta in un grande Centro di reumatologia a New York tra il 1 aprile 2018 , e il 21 aprile 2020.

L’indagine ha raccolto dati sui farmaci immunomodulatori e immunosoppressivi durante la vaccinazione COVID-19, comprese le informazioni sul fatto che le dosi fossero state assunte prima del previsto, ritardate o saltate del tutto. Agli intervistati è stato anche chiesto chi avesse avviato il cambiamento: un reumatologo, un altro medico o loro stessi.

Tra i 2.753 individui che hanno risposto al sondaggio a marzo, un totale di 1.852 ha riferito di aver ricevuto almeno una dose di vaccino e ha fornito risposte complete alle domande sulla modifica del farmaco, e sono stati quindi inclusi nell’analisi corrente.

Cambiamenti terapeutici effettuati prima della vaccinazione

Secondo i ricercatori, al momento della prima dose di vaccino c’erano 1.373 segnalazioni di uso di immunomodulatori o corticosteroidi.

Prima della prima dose di vaccino, è stato modificato il 15.7% dei programmi di trattamento. Tra questi, 41 ( 19.1% ) farmaci sono stati assunti prima del previsto mentre 174 ( 80.9% ) sono stati ritardati o saltati.

I farmaci, coinvolti nel cambiamento, includevano: farmaci biologici, farmaci antireumatici modificanti la malattia sintetici convenzionali( csDMARD ), Idrossiclorochina, corticosteroidi e piccole molecole.

Tra queste categorie, le più comuni alterazioni hanno riguardato gli inibitori del TNF ( 22.8% ) e il Metotrexato ( 26.5% ) e avevano maggiori probabilità di essere ritardati o saltati intorno alla vaccinazione COVID-19, piuttosto che presi in anticipo. Pazienti e medici erano ugualmente responsabili delle modifiche alla prima dose di vaccino.

Alla seconda dose, il 27.9% di 899 regimi di trattamento è stato alterato. Tra queste modifiche ai farmaci, il 41.8% è stato ritardato o saltato tra la prima e la seconda dose di vaccino, il 16.3% è stato assunto prima del previsto e il 41.8% è stato ritardato o saltato dopo la seconda dose di vaccino. Gli inibitori del TNF hanno rappresentato il 16.3% delle alterazioni mentre il Metotrexato ha rappresentato il 33.5% delle variazioni intorno alla seconda dose di vaccino.

I pazienti erano responsabili del 49.4% delle modifiche alla seconda dose, rispetto al 46.2% raccomandato da un reumatologo e al 4.4% da un altro medico. Tra i farmaci immunosoppressivi o immunomodulatori assunti prima della seconda dose di vaccino, il 73.2% è stato iniziato dai pazienti. Nel frattempo, i reumatologi erano responsabili del 52.4% dei trattamenti ritardati o saltati dopo la seconda dose di vaccino.

I ricercatori sono rimasti sorpresi dalla scoperta che molte delle modifiche ai farmaci al momento della vaccinazione anti-COVID erano dirette dal paziente e non sotto la guida del loro reumatologo. Alcune modifiche ai farmaci, come quelle relative alla modifica dei programmi di dosaggio del Metotrexato prima della dose del vaccino, o qualsiasi modifica relativa agli inibitori del TNF o all’Idrossiclorochina, non erano coerenti con le migliori pratiche consigliate dalla task force dell’American College of Rheumatology.

Fonte: The Lancet Rheumatology, 2021

Israele: il primo ministro Bennett rompe gli indugi ed offre la 4a dose di vaccino anti-COVID al personale sanitario e agli over 60 – Parere contrario alla iper-vaccinazione da parte di alcuni medici: rischio di alterazione della risposta del sistema immunitario

Israele.Sanitari

Israele: 4a dose di vaccino anti-COVID al personale sanitario e alle persone di età superiore ai 60 anni – La protezione offerta dalla terza dose è solo di pochi mesi – La decisione della 4a dose è prevalentemente politica – Diversi medici avevano espresso parere contrario riguardo all’alta frequenza di vaccinazione ( 4 dosi in 1 anno, 1 ogni 4 mesi ) per la possibile alterazione della risposta immunitaria [ cellule T ] delle persone iper-vaccinate

Il primo ministro israeliano Naftali Bennett ha dato il via libera alla somministrazione della 4a dose di vaccino contro il COVID alle persone di età superiore ai 60 anni e al personale sanitario con l’obiettivo di fronteggiare la variante Omicron.

In precedenza, Israele aveva approvato una quarta dose del vaccino Pfizer-BioNTech, un secondo booster, per le persone immunocompromesse e gli anziani che risiedono in case di cura.

” Israele sarà ancora una volta pioniere nello sforzo di vaccinazione globale “, ha dichiarato Bennett.

In precedenza, il direttore generale del Ministero della Sanità, Nachman Ash, aveva affermato che Israele potrebbe raggiungere l’immunità di gregge con l’aumento delle infezioni da Omicron.

L’immunità di gregge è il punto in cui una popolazione è protetta da un virus, attraverso la vaccinazione o da persone che hanno sviluppato anticorpi contraendo la malattia.

La variante Omicron altamente trasmissibile ha causato un’ondata di casi, con infezioni in tutto il mondo che hanno raggiunto livelli record. Tuttavia, i decessi non sono aumentati nella stessa misura, facendo sperare che la nuova variante sia meno letale.

L’obiettivo di Ash di raggiungere l’immunità di gregge mediante la vaccinazione di molte persone, e non con i contagi, è ritenuto non raggiungibile da Salman Zarka, capo della task force sul coronavirus del Ministero della Salute di Israele. ” L’immunità di gregge è tutt’altro che garantita, perché l’esperienza degli ultimi 2 anni ha dimostrato che alcuni pazienti COVID-19 guariti sono stati successivamente reinfettati “.

Il Ministero della Salute israeliano ha dichiarato che circa il 60% dei suoi 9.4 milioni di abitanti sono completamente vaccinati, quasi tutti con il vaccino Pfizer-BioNTech, il che significa che hanno ricevuto tre dosi o hanno ricevuto la seconda dose in tempi recenti.

Ma centinaia di migliaia di coloro che avevano diritto non hanno accettato la terza dose.

Fonte: Reuters

Moderna & Pfizer: la variante Omicron potrebbe ridurre l’efficacia dei vaccini anti-COVID

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Moderna & Pfizer hanno dichiarato che la variante Omicron potrebbe ridurre l’efficacia dei propri vaccini anti-COVID. A fine dicembre si saprà di quantoL’aggiornamento degli attuali vaccini per contrastare la variante Omicron è un business da 50 miliardi di dollari

Il produttore di vaccini contro il coronavirus Moderna ha lanciato campanelli d’allarme nei mercati finanziari avvertendo che i vaccini attuali potrebbero essere meno efficaci nel combattere la variante Omicron rispetto ai ceppi precedenti.

Penso che ci sarà un calo. Solo non sappiamo di quanto perché dobbiamo aspettare i dati. Ma tutti gli scienziati con cui ho parlato hanno confermato questo scenario'”, ha detto al Financial Times in un’intervista Stéphane Bancel, amministratore delegato di Moderna.

Bancel ha anche affermato che la variante potrebbe comportare modifiche sostanziali agli attuali vaccini già a partire dal prossimo anno ( 2022 ).

La tedesca BioNTech e il suo partner Pfizer hanno affermato che stanno lavorando per capire quale livello di protezione offra l’attuale vaccino e come adattarlo.

Regeneron Pharmaceuticals, che ha sviluppato il cocktail di anticorpi monoclonali REGN-COV2 ( Casirivimab / Imdevimab ), utilizzato come trattamento sui pazienti che hanno contratto il COVID-19, potrebbe anche essere meno efficace contro la variante Omicron.

Fonte: Washington Post 

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Terza dose: agli anziani somministrata una dose più alta del vaccino Moderna 100 microg anzichè 50

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Report: troppo vaccino agli anziani, l’errore di Aifa su Moderna che ha portato a somministrare dosi in più – Tra settembre e ottobre gli anziani hanno ricevuto una quantità sbagliata di vaccino Moderna. Una dose intera invece di metà, come consigliava l’Azienda

Tra settembre e ottobre, durante la campagna di immunizzazione, gli anziani hanno ricevuto una quantità sbagliata del vaccino di Moderna. Il tutto a causa di un errore di comunicazione tra AIFA e Ministero della Salute.

Lo ha svelato “Report” in un servizio sulla terza dose firmato da Manuele Bonaccorsi e Lorenzo Vendemiale, anticipato su il Fatto Quotidiano.

L’errore è nato con la terza dose e il via libera per le persone fragili e gli over 60. Quando il 9 settembre Aifa ha dato il via libera al booster ha indicato l’uso di un vaccino a mRNA. Ovvero o Pfizer e Moderna. Ma a dosaggio intero. Mentre per gli immunodepressi si parla di “dose addizionale”, per gli anziani è un booster, ovvero un rinforzo per ripristinare la protezione. Per questo, spiga il servizio, la dose di Moderna doveva essere somministrata a un dosaggio minore ( 50 microg anzichè 100 microg ). ( Fonte: Il Fatto Quotidiano )

Non c’è due senza tre

Ancora non abbiamo finito di vaccinare tutta la popolazione e già si parla di una possibile terza dose. In Italia per il momento la stiamo somministrando alle categorie fragili e agli over 60, ma i contagi tornano a salire e l’ipotesi di un nuovo richiamo per tutti diventa sempre più probabile. Ma quanto dura davvero la protezione dei vaccini anti-Covid, e cosa sappiamo sull’utilità e la sicurezza del cosiddetto booster? Report vi porterà negli Stati Uniti, dove con interviste esclusive ai commissari dell’Fda, la prestigiosa agenzia regolatoria americana, vi racconteremo tutti gli interessi economici e le pressioni politiche che ci sono dietro una decisione che dovrebbe essere solo scientifica. Siamo stati anche in Israele, che invece sostiene che la protezione del siero Pfizer è svanita e per questo ha già immunizzato di nuovo quasi tutta la popolazione. Il mondo intero è a un bivio da cui dipende la nostra vita nel prossimo futuro. Compreso il futuro del tanto discusso green pass, che il governo ha deciso di estendere fino a 12 mesi. Spiegheremo su quali dati è stata presa questa decisione e se, alla luce delle ultime evidenze scientifiche, la certificazione verde crea davvero degli ambienti sicuri, e per quanto tempo. A capirlo ci avrebbe dovuto aiutare uno “studio fantasma” promesso dalle autorità italiane, di cui però si sono perse le tracce. ( Fonte: Ufficio Stampa RAI )

VIDEO REPORT RAI3: NON C’E’ DUE SENZA TRE

 

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