Ave Socii
Da quanto tempo sentiamo dire dai fascio-buonisti che bisogna accogliere tutti i disperati della Terra? Che le frontiere vanno abbattute? Che non bisogna avere paura dell’altro? Che chi la pensa diversamente dai buonisti vuole solo alimentare lo scontro fra poveri, la divisione, l’odio? Ebbene, oggi ci troviamo a dover fronteggiare un nemico comune, che non fa differenze tra ricchi e poveri, tra benestanti e disperati, tra buonisti e non. Un nemico che le autorità cinesi hanno celato per settimane, forse per evitare che gli affari nel periodo natalizio si contraessero troppo. Un nemico che ora, per l’inerzia più o meno intenzionale della Cina, rischia di divenire una vera e propria pandemia mondiale.
Oramai il danno è fatto. Adesso non c’è più da interrogarsi su chi per primo ha avuto colpa di indolenza. Siamo giunti al punto che ogni Stato inizi a pensare con la propria testa. Interroghiamoci su quali conseguenze può avere un virus contagioso in Stati o interi continenti in cui la salute è tutt’altro che garantita. In Africa, ad esempio. Il continente africano intrattiene rapporti commerciali strettissimi con la Cina. E’ inevitabile che un virus possa proliferare in quei luoghi dove non esiste un’attenzione per l’igiene così sviluppata come la intendiamo noi. Per di più, in aree del genere non è neanche facile rilevare il numero effettivo di contagi.
L’Europa, a questo punto, dovrebbe garantire maggiori controlli lungo le proprie frontiere. Ne va della sicurezza dei cittadini europei. Pensare ora di aprire le porte ai migranti dell’Est e dell’Africa sarebbe un suicidio. Non per i migranti dell’Est e dell’Africa, ma per il concreto rischio di contagio. Chi entra irregolarmente in Europa spesso non è neanche controllato. Come facciamo a sapere se lungo il suo peregrinare ha contratto o meno delle malattie? Già è difficile riscontrare delle malattie attraverso i migliori controlli, soprattutto nelle prime fasi del contagio. Figuriamoci se i controlli non vengono proprio effettuati. Forse nemmeno le frontiere serviranno a molto, in una società globalizzata come la nostra. Nel dubbio, tuttavia, crediamo che in situazioni simili sia meglio averle che non.
Tra comunicati ambigui, da parte dell’Oms, e frontiere colabrodo, da parte dell’Europa, la situazione appare quanto mai incerta. A livello europeo, ma anche italiano, la politica dovrebbe rendersi finalmente conto a quali conseguenze può portare la promozione dell’immigrazione incontrollata. Speriamo, almeno ora, che anche il governo italiano cominci a riscoprire l’utilità delle frontiere. Che chi è contrario all’immigrazione incontrollata non lo è per mera ideologia, ma per utilità pratica e sicurezza. Che spesso ha molta più ideologia in corpo chi vuole l’accoglienza a tutti i costi, sempre e comunque. Che il problema dell’immigrazione non sta nei Paesi che non vogliono accogliere, ma nei Paesi da cui i migranti partono. E che è lì che bisognerebbe garantire più servizi, più istruzione, più lavoro, più salute.
Vostro affezionatissimo PennaNera