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La mia rinascita

Post n°84 pubblicato il 26 Aprile 2008 da laura_brustenga
 

La seconda fase è quella che ci libera dal dolore insopportabile, almeno quando non ci fermamo col pensiero a ripercorrere tutto, e che toglie il peso più grande per dare spazio alla metabolizzazione degli eventi. Il vissuto è ancora tanto vicino, eppure  sembra già lontanissimo: questo è il percorso che la memoria fa quando non riceve più gli imput che arrivano a colpire emozionalmente il cuore. Cioè quando qualcosa viene interrotto e si smette di ricevere le forti emozioni che eravamo abituati ad avere e che ci facevano sentire "vivi". Si chiama "nostalgia", il "non avere più", è l'assenza di certi benesseri interiori che all'inizio dobbiamo sopportare come una specie di "disintossicazione", detto volgarmente, ma che è realmente una terapia per riabilitarsi alla normalità dopo aver vissuto inebriati. Un mese è stato lunghissimo per me, in questo mese non so quanto la mia mente abbia pensato alle cose quotidiane della vita, perchè è stata totalmente coinvolta nei ricordi, nel dolore e nella non accettazione dei fatti. E' stata dura, tanto dura da non aspettarmi un disagio di tale entità, pur sapendo che lui era per me e per la mia vita, molto importante. Poi i giorni, la solitudine cercata, i pensieri, la voglia di tornare a sorridere e l'amore per questa vita che mi ha regalato una realtà inaspettatamente più grandiosa del sogno...mi hanno lentamente adagiata su un letto di serenità interiore. Ho fatto tesoro delle parole di karol, e ho deciso di vivere la mia vita esattamente come lui mi ha detto di fare, sorridendo nel suo ricordo e abbandonandomi alla gioia del nostro meraviglioso incontrarci, tanto melodioso quanto sofferto, per far si che io possa capire che di lui solo il corpo fisico ha concluso il suo viaggio, ma che la sua anima esiterà eternamente, e che la sua presenza in me sarà viva e a volte anche misteriosamente avvertita. Il tempo aiuta, ma non perchè dimentichiamo: ci aiuta a prendere in mano il nostro dolore, ad osservarlo, ad ascoltarlo per cercare di capire i suoi "perchè". E non c'è nulla di più vero del fatto che proprio nel dolore si riesce a capire tanto. La felicità terrena può sembrare meravigliosa, e forse lo è: ma non ti dà nulla di più. Non ti arricchisce dentro, ed è un vero peccato. Se tornassi indietro e mi chiedessero di scegliere...io sceglierei senz'altro la vita di Karol e non certo il mio dolore per la sua morte. Ma non butterò via un dolore così grande, io non l'ho sofferto inutilmente: ne sto facendo piano piano...una vera ricchezza interiore. Come lui, dopo il suo coma, mi obbligò di farsi promettere. E adesso non sento più quel dolore lancinante, no. Adesso io sto rinascendo verso una vita decisamente migliore. Non guarderò mai con odio...il mio dolore.

 

laura

 

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