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Messaggi di Febbraio 2014

OGGI

Post n°1082 pubblicato il 26 Febbraio 2014 da atapo
 

 

IO E LEI

 


 

Stamattina avevo diverse cose da sbrigare in casa, ma ecco la telefonata di mia figlia: -Vorrei fare un salto da Emmaus, vieni con me?-

Stavo per declinare l'invito, poi mi sono ricordata che già qualche giorno fa mi aveva invitato ad andare in centro con lei ed io avevo dovuto rifiutare perchè avevo un altro impegno... Così ho accettato e dopo pochi minuti eravamo insieme in auto verso la sede di Emmaus, uno di quei grandi capannoni dove si portano e si rivendono le cose che non servono più, a beneficio dei più disagiati.

Ho pensato che questi ultimi giorni, prima dell'arrivo di Diletta sono per lei una specie di quiete prima della tempesta: i due bimbi più grandi vanno all'asilo, lei sta bene, passa tranquillamente le sue giornate, si rilassa ed economizza le forze per i tempi tumultuosi che verranno presto. Mi fa tanto piacere che abbia voglia di passare qualche ora con me e sono davvero contenta di dedicargliela, anche se questo vuol dire riorganizzare poi in fretta parecchie altre cose...

Le spedizioni da Emmaus piacciono a entrambe: frughiamo tra mille oggetti, ammirando, valutando, scoprendo cose curiose e strane, io spesso trovo libri, lei ora cerca e compra per pochissimi euro giocattoli e libretti per i figli. Ma anche se alla fine non comperiamo nulla è un'occasione per stare insieme e chiacchierare un po' in tranquillità. Oggi mi ha raccontato questioni della scuola materna di Martino, dove in questi giorni ha iscritto Damiano per l'anno prossimo, abbiamo parlato del comportamento dei due e delle loro prodezze, dei progetti per la prossima estate, di questa Diletta che sta arrivando: diceva che ora si sofferma ad osservare le figlie delle sue amiche e ha notato quanto siano diversi gli atteggiamenti delle bambine rispetto a quello dei maschi. Mi chiedeva di quando lei e suo fratello erano piccoli e abbiamo ricordato di loro e del passato.

Il tempo è volato, qualche acquisto lo abbiamo fatto, soprattutto abbiamo parlato fra noi, tranquillamente ma intensamente come non ci accadeva da tempo e quando mi ha lasciata di nuovo sulla porta di casa mi dispiaceva che fosse già ora di salutarci... Ma so che è inutile invitarla a pranzo, preferisce riposarsi a casa sua prima di riavere i figli di nuovo intorno. Mi sono rimaste dentro delle belle sensazioni di quelle poche ore rubate al tran tran un po' affrettato delle solite giornate, sentivo di aver dato... una spolverata a sentimenti profondi che a volte lascio un po' sottotono: ora mi accompagneranno e mi daranno serenità a lungo, anche in certi momenti grigi scuri.

 
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EMOZIONI

Post n°1081 pubblicato il 23 Febbraio 2014 da atapo
 
Tag: cronaca

 

FOTO

A Firenze si chiude oggi una mostra fotografica che ho visitato qualche giorno fa: Robert Capa in Italia, 1943-1944”

Conoscete Robert Capa?

 



Penso che la maggior parte risponda di sì e magari anche chi non crede di conoscerlo ha visto qualche sua foto … è stato infatti un grandissimo fotografo del secolo scorso, c'è chi dice addirittura il più grande. Fotografo di guerra, principalmente. Metto qui il link ad una sua breve biografia, una delle tante che si trovano sul web, una che secondo me riassume in breve l'essenziale della sua vita.

Partecipò a cinque guerre come fotografo e le foto esposte a Firenze raccontano, della seconda guerra mondiale, i mesi che vanno dallo sbarco degli alleati in Sicilia alla distruzione di Montecassino. Raccontano, ho usato apposta questa parola, perché le sue immagini dicono tanto, trasmettono emozioni intense... La guerra distruzione, dolore, terrore, rassegnazione, gesti quotidiani di soldati e gente comune che restano come straniati in ambienti e atmosfere di guerra... Paesaggi semidistrutti, contrasti tra gesti e pose militari e la vita quotidiana e di sopravvivenza di chi quella strage la subiva sulla propria pelle... Ritratti di persone: militari, civili, prigionieri, sui visi dei quali leggi con chiarezza i sentimenti più profondi...

 


 

Vedere quelle immagini in bianco e nero ancora così emozionalmente potenti dopo tanti anni muove qualcosa in fondo all'animo, la potenza di uno scatto è incredibile...

Alcune di quelle foto le conoscevo già, vengono riproposte, come dicevo prima, in varie occasioni o documentazioni di guerra, ma l'emozione per me non è stata minore, forse anche perché sono state scattate in luoghi che ho recentemente visitato e il contrasto fra l'oggi e quel periodo terribile mi ha impressionato ancora di più.

 


 

Per mio marito è stata invece una scoperta, non ricordava di averne mai viste. Commentavamo ammirati anche certe inquadrature, certe luci, ripensando ai mezzi tecnici di quegli anni lontani, concludendo che Capa è stato veramente un fotografo formidabile! E alla fine della visita ci siamo trovati subito d'accordo nel comperare il catalogo della mostra, cosa che non facciamo quasi mai visto che i cataloghi d'arte saranno anche bellissimi, ma di solito sono molto ingombranti …

Ho scoperto che Robert Capa ha anche scritto la sua autobiografia, poco prima di morire e non nascondo che ora mi incuriosisce tremendamente...

 


 

Nell'angolino più segreto del mio cuore e dei miei desideri svelavo a me stessa che... oh, come mi piacerebbe essere una fotografa brava anche solo un centesimo di quanto è stato lui! Perchè la fotografia, prima di essere perfetta tecnicamente, credo che debba trasmettere emozioni a chi la guarda, come ogni altro genere di opera d'arte...

 

la foto più famosa di Robert Capa, nella guerra civile spagnola...

 
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MALTEMPO

Post n°1080 pubblicato il 19 Febbraio 2014 da atapo
 
Tag: cronaca

 

IL SURF

 


 

Vento...tuoni... fulmini... acqua a catinelle... grandine... e polvere rossa, dicono che è la sabbia del Sahara arrivata fino al nord Italia...

Ecco quello che è successo oggi a Firenze: dalla finestra ho guardato tutto, la strada era diventata un torrente, ai tombini delle fogne c'erano mulinelli d'acqua... Per fortuna non è durato troppo a lungo, era già più tranquillo, ma non troppo, all'ora in cui dovevo uscire per recarmi alla mia scuola, al corso con i bambini.

Mi inquietano questi rovesci, queste piogge ininterrotte, qui attorno i fiumi sono tutti ingrossati, ieri attraversando l'Arno dal ponte ho visto un lungo tratto di argine distaccato, che sta franando. La settimana scorsa il pericolo per il mio quartiere è stato incombente, ascoltavamo con apprensione tutti i notiziari regionali...

Allora, per alleggerire l'atmosfera e sorridere un poco, ho ripreso un piccolo ricordo delle ore passate lunedì con Riccardo: guardavamo insieme le fotografie che scorrevano nella cornice digitale, lui riconosceva i parenti, ricordava anche (così piccolo!) certi momenti in cui erano state scattate quelle foto... In una, dell'agosto 2012, lui è in acqua sopra la mia tavola da surf, nelle sue imprese quando c'ero anch'io al mare con lui: rideva al ricordo, io gli ho detto: “Sai, ora il surf non è nel camper, ce l'ho qui a casa mia.”

E lui ha commentato: “Bene, così se la casa affonda voi potete andare via con il surf!”

Tutti avevamo riso, immaginando la scena...

Anche vicino casa sua a Montelupo scorre un torrente, lui abita al terzo piano, ma dalla scuola materna un giorno li hanno fatti evacuare in un'altra scuola... e lui sentirà l'atmosfera generale di apprensione, nei suoi tre anni...

 
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FINE DI UN' EPOCA

Post n°1079 pubblicato il 18 Febbraio 2014 da atapo
 

 

IL TERZO MOSCHETTIERE

 


 

E parliamo anche del terzo, quello più lontano, quello che incontriamo meno...

Ieri Riccardo non aveva disponibile la baby sitter così siamo andati noi a Montelupo a prenderlo all'uscita della scuola materna e l'abbiamo portato a Firenze con noi. Appena entrato in casa , alla mia domanda "facciamo la merenda?" rispondeva che non aveva fame e si fiondava verso lo scatolone dei giochi... Certo più interessanti, visto che li ritrova e li usa solo ogni tanto... Però dopo una mezz'ora ha accettato lo yogurt.

Mio marito doveva uscire così me lo sono goduta tutto io questo nipotino. Ha chiesto che giocassi con lui e ci siamo intrattenuti insieme fino all'ora di cena. Intanto controllavo che l'arrosto al latte non si attaccasse: ogni tanto il gioco veniva sospeso per dare un'occhiata insieme ai fornelli. Perchè a lui piace "controllare e aiutare" anche a casa sua. E' buffo ascoltarlo perchè inventa sempre storie nuove coi giocattoli e i personaggi: i cubi diventano case, ogni casa è abitata da un puffo, le case si incendiano quindi il camion dei pompieri ha molto da fare... Le puffette si combattono tra loro, lazo contro spada (sì, abbiamo delle puffette un po'...guerriere) il divano è una parete scoscesa da cui scivola il gatto Birba e cade nel mare-pavimento, dove per fortuna ci sono isole e zattere che lo salvano (ecco l'uso delle piastrelle di gomma con disegnate lettere e numeri). La puffetta capitana è un po' comandina e decide chi salvare e chi dare in pasto ai coccodrilli, che però all'ultimo vengono sempre battuti...

Gli fa un po' impressione la puffetta infermiera che impugna la siringa... le analisi del sangue che ha fatto da poco per il controllo periodico della celiachia gli hanno lasciato sensazioni spiacevoli...

Sembra un bimbo così calmo e tranquillo e con i giocattoli si sfoga a fare lotte e scazzottate, qualcuno vince e qualcuno perde... penso sia uno sfogo necessario... E' divertente ascoltarlo e stare al suo gioco, rilanciargli le proposte e vederne gli sviluppi...

Alle 20 sono ritornati i suoi genitori, che hanno approfittato per fare un po' più tardi, tanto restavano a cena con noi. L'arrosto non si è attaccato troppo, ma Riccardo aveva decretato che non gli piaceva, ha mangiato solo il risotto da cui ha escluso con precisione chirurgica tutti i pezzetti di asparagi...

Al mattino avevo preparato due crostate, una alla ricotta con la farina adatta a Riccardo, una alla cioccolata, come piace al suo papà, cioè mio figlio. E gli ho detto: "Visto che il 19 è il tuo compleanno, possiamo considerare questa cena insieme e questa torta come un festeggiamento. Oppure vuoi la tua "torta di Marco" come tutti gli anni passati, da quando avevi due anni?"

Ha risposto: "No, ormai ho 38 anni, meglio che non ci pensi troppo a questo tempo che passa... Direi che si può sospendere la tradizione, mi basta questa crostata..."

Ecco, fine di un'epoca.

Lui comincia a sentire la malinconia dell'invecchiamento, io... ho sentito una piccola malinconia di mamma pensando ai passati... 36 anni di torte!

 
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DJ

Post n°1078 pubblicato il 15 Febbraio 2014 da atapo
 

 

COLONNA SONORA

Sono andata a vedere uno spettacolo nel mio teatro di periferia, quello dove seguo per il secondo anno un corso “serio”.


Si tratta di “Volevo fare la dj”, spettacolo comico di e con Anna Meacci.

Attrice minore, come lei stessa si definisce, un po' per la sua statura abbastanza... ridotta, un po' perché non è fra le attrici più famose del teatro italiano. Il suo lungo monologo, circa un'ora e tre quarti, non è ciò che forse pare dal titolo: lei ci parla della sua vita, di alcune persone che ne hanno occupato un posto importante, primi fra tutti i genitori, autobiografia insomma, con una carrellata di musiche e canzoni che sono state come la colonna sonora della sua vita privata e della storia che ha attraversato. Canzoni non sempre scelte, a volte anche brutte, ma che però tornano sempre in testa se qualcosa ci fa pensare a...

Se si potesse essere dj delle musiche della nostra vita, forse ne elimineremmo alcune dalla nostra personale colonna sonora, ma non si può, quelle ogni tanto ci martellano ancora in testa e restano a ricordarci che... ci fu anche quel fatto, quell'esperienza... che in fondo ci ha fatto diventare ciò che siamo!

Spettacolo di pura emozione, ma spassosissimo, tra aneddoti privati e rievocazioni di momenti collettivi, canzoni intonate insieme al pubblico, un buffo gioco del musichiere con gli spettatori coinvolti... alla fine eravamo tutti sul palco a ballare con lei, come fosse una discoteca, e ci guardavamo complici, perché ciò che aveva messo in scena faceva parte della vita di tutti.

Dopo mi sono messa a ripensare ad una possibile “colonna sonora” della mia vita... Alcune delle musiche dello spettacolo sono anche le mie, direi generazionali visto che Anna è poco più giovane di me, ma... ci sono canzoni solo mie, di momenti solo miei?

Oh sì, per esempio...

Alcune dei primi Sanremo cantate dalla mia mamma mentre sfaccendava, per non parlare di quella proibitissima “Faccetta Nera” di cui qui già raccontai...

La marcia trionfale dell'Aida ed altre arie di opere liriche che ascoltavo col mio papà...

Notte di ferragosto” di Gianni Morandi per la mia più splendida estate al mare, quando capii che stavo diventando grande...

L'amore” di Don Backy per il mio primo grande amore bellissimo e perdutissimo...

Mi sono resa conto anche che c'è un lunghissimo periodo della mia vita privata senza colonna sonora, un tempo forse troppo difficile, troppo pieno, troppo impegnato, senza spazio per ascoltare musica così per diletto...

Poi ci fu l'epoca dei canti popolari, di quelli partigiani, delle ninne nanne... molto spesso per lavoro, però mi appassionavano, musiche che sentivo mie più di quelle alla moda in quegli anni.

Sapete, Anna Meacci da gennaio è insegnante al corso di teatro serio che sto frequentando. Io ho ripreso in febbraio, dopo Lanzarote, ma sono entrata subito in sintonia con lei, ora la chiamo “l'Anna” come i miei compagni di corso.

Il suo compito è stato di farci lavorare sulla comicità e nelle lezioni ha ripreso soprattutto il tema dell'autobiografia, collegandosi al suo spettacolo. E' stato interessante raccontarci (sempre in modo teatrale) aneddoti della nostra vita, poi vederli trasformati con il suo aiuto, arricchiti e presentati nel modo più coinvolgente per il pubblico, con ironia e comicità... peccato che il suo compito con noi sia terminato, dalla prossima settimana avremo un altro attore come insegnante, perché al secondo anno è così, bisogna conoscere nuova gente di teatro, modi nuovi di mettere in scena e di recitare, imparare velocemente a capire testi e registi... sempre più difficile!

Vi lancio una proposta, un piccolo gioco, amici lettori... perchè non provate a costruire la colonna sonora della vostra vita? Magari avete delle sorprese...

 

L'Anna durante lo spettacolo

 
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ULTIME DAI MOSCHETTIERI

Post n°1077 pubblicato il 12 Febbraio 2014 da atapo
 

 

IL SUPEREROE



 

Ieri siamo andati ad assistere al “saggio” di musica di Martino: un corso extracurriculare nella sua scuola materna, tipo quello che tengo io di teatro ai bambini più grandi.

Una dozzina di piccoletti di 5 anni, ognuno in possesso di uno strumento musicale: tamburi, nacchere, triangoli, legnetti... a suonare, cantare, “accompagnare” la musica di Brahams... tutti molto impegnati, a parte qualche divagazione non programmata... E mio nipote è tra quelli che si fanno più notare, tra i più svegli del gruppo. C'è fierezza di nonna... la nonna-maestra pensa però ai colleghi che l'anno prossimo si godranno Martino in prima elementare!

In questo periodo non ci siamo visti molto, ieri l'occasione non ce la siamo certo lasciati sfuggire...

Però mia figlia era venuta da noi una mattina, mentre i due erano all'asilo, per il rito che si è già compiuto prima della nascita di ogni nipotino: frugare tra i vestitini di quando i miei figli erano piccoli a cercare se qualcosa può essere utile per il nascituro... Stavolta c'erano tanti abitini “femminili”, ancora ripiegati da anni... molti erano stati fatti dalla mia mamma e mia figlia li aveva indossati pochissimo, qualcuno lo aveva usato anche per vestire le sue bambole, ancora non erano stati presi in considerazione nelle tre nascite precedenti, tutte al maschile. Ci siamo quasi commosse, ai ricordi e alle narrazioni...

E intanto mi raccontava le ultime prodezze dei suoi due moschettieri...

Pare che a tavola in qualunque posizione vengano sistemati, trovino sempre il modo di farsi dispetti e darsi noia (come tutti, non è certo una novità), per questo i genitori spesso li cambiano di posto. Un giorno Martino ha sentenziato: “Visto che il nome alla sorellina glielo avete scelto voi, almeno il posto a tavola per la sorellina lo potrò scegliere io!!!”

Secondo me questo nome, Diletta, non l'ha ancora “digerito” e vuole far valere i diritti della primogenitura...

Damiano invece vorrebbe indossare i vestitini che la mamma sta preparando e di fronte all'evidente impossibilità dice: “Allora me li metto quando ritorno piccolo. Vero mamma che poi ritorno piccolo?”

Prevedo gelosia...

Entrambi, in questo periodo di carnevale, si travestono: la mamma gli ha fatto uno scatolone con vestiti e accessori (a cui anch'io ho contribuito...). Martino ci gioca un po' poi li lascia, Damiano invece si rimira a lungo davanti allo specchio, passa il resto della giornata travestito e corre per la casa gridando: “Sono un supereroe!!!”

E ormai facciamo il conto alla rovescia, manca un mese...

 

 
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FISIOTERAPIA

Post n°1076 pubblicato il 09 Febbraio 2014 da atapo
 

 

GIORNATE A META'

 

Al ritorno dal viaggio Londra-Parigi cominciai ad avere male alla spalla destra.

Pensai fosse dovuto al trascinamento delle valigie per strade e scale delle metropolitane, mi ricordai che prima ancora, a Fano, avevo preso un piccolo "strappo" senza conseguenze scendendo dagli scogli... Con un po' di riposo e pomate antiinfiammatorie sarebbe passato.

Invece no. Quando iniziai a svegliarmi di notte col braccio intorpidito e la spalla dolorante... meglio prendere provvedimenti!

Ecco dunque la trafila: dottoressa, risonanza magnetica, di nuovo dottoressa che storce il naso davanti all'esito per me incomprensibile, ortopedico. Questi sentenzia: "E' tutto allentato!", ancora non da protesi (sospiro di sollievo), ma da fisioterapia "il prima possibile", scrive sulla ricetta.

Le cause? Certo lo strappo, le valigie, ma soprattutto... una botta di vecchiaia... l'età non aiuta!

Però la fisioterapia a ridosso delle vacanze di Natale, poi col viaggio già preventivato... improponibile! Ancora più impossibile trovare la possibilità di farla subito dopo, al mio ritorno, in luoghi convenzionati con l'ASL: avrei dovuto aspettare circa 8 mesi...

Così l'ho fatta a pagamento in un centro non troppo distante da casa mia, solo 15 minuti di bus, nelle settimane scorse.

Tutte le mattine, fino a mezzogiorno, ero là: un'ora abbondante di ginnastica, poi attaccata a vari macchinari di onde e scariche assortite...

Mi venivano in mente i mesi successivi alla protesi, quando per tornare a camminare decentemente era la stessa storia: mattinate intere alla riabilitazione! Allora però nel pomeriggio mi riposavo, non facevo quasi nulla, stavo in casa...

Ora invece... tutti gli impegni pomeridiani già preventivati erano lì ad attendermi, ho potuto farmi pochissimi sconti, le mie giornate si erano dimezzate, ma non le cose da fare dentro e fuori casa, i pomeriggi finivano sempre in un attimo... insomma, ero stravolta dalla stanchezza, sono arrivata alla fine con la spalla migliorata (forse) ma distrutta in tutto il resto!

Se Dio vuole da domani ricomincia la normalità... speriamo senza imprevisti almeno per qualche giorno!

Ecco perchè qui sono stata un po' latitante... chissà se qualcuno se ne era accorto...

micio di Lanzarote, rilassato e rilassante

 
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LANZAROTE 4

Post n°1075 pubblicato il 07 Febbraio 2014 da atapo
 

 

INNAMORAMENTO LENTO

Lanzarote e le sue spiagge... di alcune ho già messo qualche foto quando ero laggiù e nella prima settimana io e il marito da soli facevamo brevi escursioni in auto nei paesi e nelle spiagge vicine all'hotel, il tempo era abbastanza bello e passavamo qualche ora di relax sotto le palme davanti alle onde... Io mi abbronzavo, avrei anche fatto il bagno, ma o non avevo portato il costume, o non avevo le scarpe da scogli (...nella spiaggia con gli scogli affioranti sulla riva), o era troppo ventoso.

Però le spiagge più famose, quelle indicate sulle guide e su internet come le più belle, erano più lontane e le abbiamo lasciate a quando avremmo viaggiato in compagnia dei nostri amici. Così poi abbiamo scoperto delle spiagge talmente belle da togliere il fiato, da camminarci per ore, da scoprirci mille meraviglie naturali, piante, conchiglie, resti di animali, da fermarsi lì fino a sera ed anche oltre, la notte davanti all'oceano prometteva di essere intrigante... se già affascinava così la luna riflessa sull'acqua che vedevo dalla camera dell'hotel!

 


 

Ci sono spiagge di ogni tipo e colore: di sabbie o sassi nerissimi vulcanici, certe dorate, quelle bianchissime, una che abbiamo visto rosata, forse, abbiamo pensato, per le briciole di gusci e coralli... sì, ci sono anche i coralli e le madrepore lì sotto le onde dell'oceano!

 


 

Il vento è sempre presente... e con lui i surfisti e gli abili giocolieri del wind surf... ed io mi incantavo alle loro acrobazie.

 


 

Ci sono spiagge famosissime, quelle attorno Playa Blanca, insenature sotto rocce a strapiombo, una zona protetta dove si pagano 3 euro d'ingresso per starci tutto il giorno, ma mio marito ha detto che gliene avrebbe dati anche 20 vista la bellezza!

 

La più conosciuta è quella del Papagayo: ci si arriva per una discesa un po' ripida, ma è un punto d'onore stendersi in quella piccola baia e ammirare le sfumature dell'acqua... così è un po' più affollata delle altre...

 


 

Anche sulle spiagge più selvagge e naturali si trova facilmente un piccolo ristorante con piatti tipici e i tavolini all'aperto negli angoli riparati dal vento.

Sempre il vento... negli ultimi giorni il tempo era peggiorato, ci ha impedito di fare il bagno in queste spiagge da sogno, anche se qualche volta potevamo stare in costume e l'acqua non era troppo fredda, nell'uscire poi saremmo stati sferzati dal vento... ci abbiamo rinunciato, a malincuore.

Altre volte invece potevamo stare sulla spiaggia solo con giacca e cappello ben calcato in testa, un occhio alle meraviglie e un occhio a certi nuvoloni che correvano... se si avvicinavano a noi era garantito, dopo qualche minuto di pioggerellina finissima e delicata, uno scroscio d'acqua di una potenza tale che ci avrebbe bagnati fino alle mutande e l'ombrello si sarebbe disintegrato per le ventate. Abbiamo imparato subito, se c'erano queste nuvole in giro, a non allontanarci troppo dall'auto in cui siamo sempre riusciti a rifugiarci appena in tempo!

Verso il nord le ultime spiagge visitate sono state per me le più incantevoli... non dico altro, lascio a voi giudicare...

 


 

E l'ultima gita, verso La Santa, a ovest, ci ha riservato una sorpresa: onde altissime, dal fascino inquietante, dai colori cangianti... così alte e paurose non ne avevo viste mai...

 


 

Alla fine della mia vacanza, mi sono scoperta innamorata: il fascino di questa isola che all'arrivo mi pareva fatta di nulla mi ha conquistato a poco a poco, un giorno dopo l'altro, mi ha offerto le sue bellezze ed ora, al momento di ripartire, sentivo una grande malinconia come a lasciare un nuovo amico del cuore... e una grande dolcezza, per la tranquillità e le sensazioni belle che mi aveva regalato e che si sarebbero trasformate in ricordo...

 


 
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LANZAROTE 3

Post n°1074 pubblicato il 01 Febbraio 2014 da atapo
 

 

LE CASE BIANCHE

Ogni mattina alle 7,45 il sole sorge a Lanzarote. E nella nostra stanza rivolta ad est, con vista mare e alba, io spesso mi divertivo a fotografare le albe... così diverse una dall'altra...

Impossibile però trarre auspici sul tempo della giornata: i capricci del vento, le pazzie ancora più forti di questo strano inverno... spesso dopo un'alba luminosa

 


 

c'erano umide e ventose sorprese, mentre non era scontato che dopo un'alba nuvolosa ...

 


 

non si liberasse rapidamente il cielo per una giornata piacevole e calda.

Ma questo non ci impediva di partire per lunghi giri di esplorazione attraverso l'isola, con l'auto rifornita di asciugamani, costumi da bagno e creme solari, insieme a ombrelli, sciarpe e giacche a vento. E tutto, prima o poi, ci è servito!

 


 

Una caratteristica che forse avrete notato già nelle foto che ho pubblicato sono le case: della loro non-altezza ho già parlato, è una scelta ecologica. Ora aggiungo che, di colore, sono quasi tutte bianche. E anche le forme sono caratteristiche: è come se fossero tutte nate partendo dal modulo CUBO, poi moltiplicato, rimpicciolito, messo di traverso, tagliato... Ci sono zone in cui le porte, gli infissi, le terrazze, sono tutti marroni, altri in cui sono tutti blu o tutti verdi. In alcune case le parti bianche si alternano a parti o rifiniture di pietra lavica nera. Nell'insieme sono sempre molto gradevoli da vedere. Il bianco e il nero giocano anche nelle chiese, negli edifici pubblici, nei giardini pubblici sempre molto curati, con fontane, palme e piante tropicali, macchie colorate di fiori.

 


 

Girare per le cittadine è un piacere per gli occhi, è un contrasto con l'aridità di gran parte del territorio. In alcune zone del centro però la roccia vulcanica è ricoperta di cespugli e la valle della città di Haria è piena di palme. Tutte le cittadine sono molto tranquille, ci è stato detto che non ci sono problemi di ordine pubblico e di delinquenza.

 

Era veramente piacevole, dopo chilometri e chilometri su e giù tra i vulcani, arrivare in una di queste cittadine, parcheggiare senza problemi e fare una bella passeggiata per le vie, esplorarne i negozietti, ammirare la chiesa o i palazzi più importanti, arrivare nell'immancabile punto panoramico verso paesaggi incredibili, dalle onde di coni vulcanici a strapiombi di vallate, allo scintillio delle onde oceaniche... Ogni paese con la sua caratteristica: il presepio che aveva ricostruito tutti i punti tipici dell'isola,

il museo del timple (mandolini) e delle maschere locali,

 

 

 

un museo antropologico che dice tutto sulla vita nell'isola nei tempi passati,

 


 

il castello che ospita il museo della pirateria dove impari quanto le isole Canarie siano state rifugio e preda di pirati e corsari non solo Europei, ma anche Algerini, con storie terribili di stragi e devastazioni...

 


 

Una sola volta alla settimana, in una sola cittadina, c'è confusione: il mercato della domenica a Teguise, che era stata l'antica capitale prima di Arrecife. Seguendo i consigli della mia guida, ci eravamo stati in un giorno qualsiasi, godendoci tra rari turisti la sua calma quasi sonnolenta, gli edifici e i giardini. Poi ci siamo tornati di domenica, quando tutta, dico tutta, la città era riempita di bancarelle con ogni tipo di mercanzia e i pullman dei turisti arrivavano da tutta l'isola: è il mercato più importante! Lì abbiamo pranzato con cibi di strada tipici, il più tipico senz'altro è il menù a base di cactus: spiedino, frittata e muffins. Buono tutto!

 



 

E io a scattare foto su foto... non avrei voluto dimenticare nulla...

Invece qualcosa ho dimenticato, l'ho scoperto ora riguardando e mettendo a posto: a Lanzarote si raccoglie e si lavora una pietra vulcanica semipreziosa: l'olivina.

pezzetti di olivina grezza venduti per strada

Spesso unita alla lava, viene usata per fare gioielli: i più raffinati si trovano nelle gioiellerie, ma collane, braccialetti, orecchini con l'olivina sono venduti dappertutto nei mercati e nei negozi per turisti. Ebbene, non ho nemmeno una foto di tutto questo! Forse perché mi incantavo a guardare i gioielli...

A volte in certi buchi di negozietti abbiamo trovato cose pregevoli e originali... ed io ho comperato proprio lì, a prezzo irrisorio, qualcosa di unico che non ho visto da nessun'altra parte...

 

collana di olivina e quarzo rosa

 

anello d'argento con olivina

La venditrice, nel darmi l'anello, ha detto che avevo fatto un'ottima scelta perché la pietra è tagliata molto bene ed ha un alto grado di purezza, senza intrusioni...

Spesso coi i negozianti, oppure con gli osti, facevamo qualche chiacchiera, in un miscuglio di spagnolo, inglese, italiano; ricordo persone gentilissime, simpatiche, che spiegavano del loro lavoro, ci davano suggerimenti e informazioni sui luoghi e... i ristoranti migliori!

Uno in particolare mi ha colpito: un ceramista di Haria, dall'aspetto fiero di un antico Guanche, che ha fatto sotto i nostri occhi un vaso secondo un'antica tecnica originale, senza tornio né colombino: eccolo nella sua bottega... Naturalmente gli abbiamo comperato due ciotole, sfidando il peso Ryanair...

 


 

Quanto ancora vorrei raccontare di questa vita tranquilla e serena, almeno all'apparenza, su questa isola!

Dirvi delle coltivazioni che crescono grazie ai sassolini di lava sparsi a ricoprire i campi, in modo da trattenere tutta la scarsa umidità...

 


 

delle vigne che producono ottimo vino e che crescono basse, ciascuna protetta dal suo muretto di sassi di lava e questi muretti sembrano decorazioni su interi versanti delle montagne...

 


 

dei gatti, numerosi ed enormi, visti in giro dappertutto, dallo sguardo selvaggio, ma disponibilissimi a farsi coccolare...

 


Ma ora finisco, regalandovi una storia, o forse una leggenda: a Teguise dicono che la casa più bella sia il palacio Ico, Ico era una principessa, laggiù su un antico documento visto in un museo ci sono stata mezz'ora a leggere la sua leggenda e a tradurla dallo spagnolo... Tornata in Italia, l'ho ritrovata in internet, già tradotta...

Regnava Re Zonzamas, sposo di Fayna e padre dei principi Timanfaya e Guanareme, quando il navigatore spagnolo Martin Ruiz de Avendaño ebbe l'avventura di gettare l'ancora di fronte alle coste dell'isola a causa di una violenta tempesta. Correva l'anno 1377. Comprese le intenzioni pacifiche, fu proclamato un periodo di festa. Infine Ruiz de Avendaño fu ospite nella dimora del Re Zonzamas, ad Acatife, per parecchi giorni, fino alla sua partenza verso altri lidi.

Nove mesi dopo..., Fayna diede alla luce una stupenda pargoletta, chiamata Ico. La piccola presentava una particolarità: la carnagione era lattea ed i capelli rossi, stranamente proprio come quelli di quello straniero ospitato pochi mesi addietro... In fondo "l'ospitalità di letto" non era certo un peccato, anzi era una regola, ed era lo stesso sposo ad offrire all'ospite il talamo nuziale! Col tempo, Ico divenne una splendida ragazza dall'incarnato sempre più chiaro e dai capelli sempre più fulvi, allevata con affetto dall'anziana Uga, fedele governante della famiglia reale. Zonzamas e Fayna, come vuole la legge della natura, passarono quindi a miglior vita ed il trono fu affidato dal Consiglio dei nobili, i Guaires, al giovane Timanfaya.

Da qui in poi la storia si complica e si intrecciano varie versioni; quella che abbiamo scelto è quella più semplice, quella per noi turisti: navi spagnole alla ricerca di schiavi sbarcarono sull'isola, uccidendo, razziando e facendo prigionieri una moltitudine di abitanti. Gli uomini capaci al lavoro furono deportati verso i mercati di schiavi e Timanfaya fu uno di questi. Con la scomparsa del Re, i Guaires si riunirono per deciderne il successore, che avrebbe dovuto essere Guanareme; però nessuno si sentì di avanzarne la nomina per via delle "incerte" origini di Ico, dalla pelle chiara e dai rossi capelli: se Ico non era figlia di Zonzamas, come tutti pensavano, non avrebbe potuto portare la corona di regina e quindi neppure Guanareme, fratello e sposo, avrebbe potuto regnare. Dopo lunghe sedute di consiglio, si deliberò la "prova del fumo": rinchiusa ermeticamente in una caverna riempita di fumo, assieme ad altre tre donne del popolo, se il suo sangue fosse stato davvero nobile, sarebbe sopravvissuta. Al contrario, sarebbe morta come sarebbero dovute morire le altre poverette. Con il pretesto di farle animo, la vecchia ed astuta Uga le portò una spugna, raccomandandosi di impregnarla d'acqua e di tenersela sul viso per tutta la durata della prova. E così fece Ico: alla riapertura della caverna, la principessa poté uscire con le proprie gambe, certamente un poco affumicata ma viva, al contrario delle tre incolpevoli compagne di sventura, asfissiate tra atroci tormenti. Da quel momento nessuno mise più in dubbio la nobiltà di Ico, e vissero tutti felici e contenti.



 
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