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Messaggi di Novembre 2015

MODERNA TECNOLOGIA

Post n°1285 pubblicato il 28 Novembre 2015 da atapo
 

BABBO NATALE 2.0



 

Dopo le lettere a Babbo Natale dei due nipotini fratelli, con l'indicazione dettagliata delle pagine sui cataloghi natalizi di giocattoli, l'altro nipotino, Riccardo, non è stato da meno anzi ho saputo che nella sua letterina (scritta dal papà sotto dettatura) ci sono pure i numeri di codice di ogni giocattolo! Idea che gli altri due hanno apprezzato quando si sono incontrati domenica scorsa e si sono affrettati ad aggiungere i codici anche nelle loro lettere...

Ma non è finita...

Poichè con Riccardo e famiglia non ci incontriamo spesso, ancora meno in questo periodaccio in cui sia noi che loro siamo impegnati con le ristrutturazioni delle nostre nuove case, ecco che mi è arrivata una mail dalla sua mamma, con l'elenco delle preferenze e allegate le pagine dei cataloghi. Mi ha scritto che loro hanno già ordinato su Amazon, visto che hanno pochissimo tempo per girare e cercare...

Potenza delle moderne tecnologie!

Così come per merito della moderna tecnologia (leggi Facebook) ho appreso che Riccardo ha perso il primo dentino... I suoi genitori non telefonano quasi mai, mio figlio è un po' orso come suo padre, sua moglie è timidissima, stavolta mi è dispiaciuto che non ci abbiano chiamato per condividere con noi un momento così importante per il bimbo. Me lo riesco a "godere" molto meno degli altri tre... e questo mi rattrista...

 
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BLA BLA BLA

Post n°1284 pubblicato il 24 Novembre 2015 da atapo
 

UNA LINGUA SPECIALE



 

Qualche mio antico lettore ricorda il MARTINESE ? Cioè lo strano modo di parlare di Martino quando era molto piccolo: era così buffo che aveva meritato un post!

Damiano era stato forse più normale: di carattere più introverso, anche se capiva tutto non è stato molto precoce a parlare, perlomeno in modo “umano”, come racconto nel post dedicato al suo linguaggio. Quando però ha cominciato ha formulato rapidamente frasi complete usando anche parole poco comuni per un bimbo così piccolo.

Ora è la volta di Diletta: lei è un piccolo eco che ripete tutto ciò che gli adulti le dicono, a modo suo s'intende. Chiacchiera volentieri, dice un sacco di parole reali, ma tutte in modo strano, magari solo alcune sillabe o solo le lettere che riesce a pronunciare... così la nonna che non la vede spesso ha grosse difficoltà a capirla. Anche per i suoi genitori non è facile. Chi invece riesce benissimo a comprendere i suoi discorsi sono i fratelli maggiori, che li traducono a noi adulti, ed io spesso mi rivolgo a loro per sapere cosa sta dicendo la bimba. Il fatto che Diletta ascolti queste traduzioni e alla fine dica :-Cì (Sì)- con entusiasmo ci convince della loro esattezza.

Allora ho pensato che fosse giunto il momento di regalare a questi miei nipotini esperti in linguistica infantile una bel libro che avevo conosciuto tempo fa, che mi aveva colpito per la sua dolcezza e commosso per la storia familiare che ci sta dietro: “La lingua speciale di Uri”, scritto da David Grossmann. Chi vuole conoscerne meglio la trama, scoprire chi era Uri e la sua storia... segua questo link, non mi dilungherò a raccontarla, vi lascio la sorpresa...

Il libro è piaciuto molto a Martino e Damiano, si sono identificati subito col coprotagonista, il fratello maggiore, perchè la lingua speciale di Uri assomiglia tanto alla lingua speciale di Diletta...

 
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PRENATALIZIO

Post n°1283 pubblicato il 20 Novembre 2015 da atapo
 

 

LA LISTA

 


 

A casa di mia figlia cominciano i preparativi natalizi. Lentamente, con calma, c'è tempo, ma i genitori entrambi al lavoro e gli impegni dei tre figli più il gatto esigono una buona e previdente organizzazione familiare...

Vogliono preparare dei PONPON da mettere sull'albero di Natale: scoperto che a Martino piace moltissimo ogni attività manuale e vi si dedica con grande impegno e, diciamolo pure, abilità, ecco un ottimo modo per incanalare la sua esuberanza motoria che gli ha già causato due fratture...

Questo mi ha permesso di liberarmi di un sacco di avanzi di gomitoli di lana di vari colori, residui di quando confezionavo all'uncinetto qualche maglia per i miei figli: l'uncinetto mi piaceva molto e mi rilassava...

Li ho portati a loro e gli ho insegnato a fare le bamboline di lana, è sempre attività di avvolgimento come i ponpon e dopo basta qualche passaggio in più...

 


 

Così ho passato qualche ora con loro a svolgere e ad avvolgere lana... si è sentito coinvolto anche il gatto Beto che si lanciava sui gomitoli, poi si perdeva a giocherellare con i lunghi pezzi di filo che gli avevamo regalato per evitare intrusioni dannose...

I due fratelli mi hanno detto che avevano già scritto le lettere a Babbo Natale Martino da solo e Damiano dettandola al babbo, naturalmente le ho dovute leggere.

C'è un discreto elenco di giocattoli molto maschili, molto moderni, molto... mostruosi, dal mondo dei dinosauri, a quello dei Gormiti, ad altri mondi a me sconosciuti dai nomi impronunciabili...

E ho riso tanto, perchè la lista era compilata così:

"giocattolo XYZJJO, dal catalogo Conad pag.25"

Ogni regalo aveva le indicazioni precise di dove poterlo reperire!

Per metterli un po' in crisi, gli ho chiesto: -Ma siete sicuri che Babbo Natale va a fare la spesa in questi supermercati? Perchè io sapevo che andava al Carrefour (l'unico che non era citato)...-

Non si sono scomposti, hanno detto che si sarebbero procurati anche quel catalogo che gli mancava e avrebbero aggiornato (cioè allungato) la lista...

Io e mia figlia meditavamo, visti i prezzi stratosferici, di fare un consorzio tra parenti...

Diletta è ancora fuori da queste manovre, lei si accontenta per ora di giocare con le bamboline di lana che fa la nonna...


 
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HANNO DETTO, HANNO SCRITTO

Post n°1282 pubblicato il 16 Novembre 2015 da atapo
 

OGNI  CASO

 


 

Poteva accadere.
Doveva accadere.
E’ accaduto prima. Dopo.
Più vicino. Più lontano.
E’accaduto non a te.
Ti sei salvato perché eri il primo.
Ti sei salvato perché eri l’ultimo.
Perché da solo. Perché la gente.
Perché a sinistra. Perché a destra.
Perché la pioggia. Perché un’ombra.
Perché splendeva il sole.
Per fortuna là c’era un bosco.
Per fortuna non c’erano alberi.
Per fortuna una rotaia, un gancio, una trave, un freno,
un telaio, una curva, un millimetro, un secondo.
Per fortuna sull’acqua galleggiava un rasoio.
In seguito a, poiché, eppure, malgrado.
Che sarebbe accaduto se una mano, una gamba,
a un passo, a un pelo
da una coincidenza.
Dunque ci sei? Dritto dall’animo ancora socchiuso?
La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì? Non c’è fine al mio stupore, al mio tacerlo.
Ascolta
come mi batte forte il tuo cuore.

Wislawa Szymborska

 
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TRAGEDIA

Post n°1281 pubblicato il 15 Novembre 2015 da atapo
 
Tag: Francia

CI SIAMO TUTTI DENTRO

 


 

Ho passato metà dell'altra notte attaccata alla televisione e al computer, a seguire in diretta ciò che stava accadendo a Parigi... cercando canali e siti francesi, sforzandomi di capire e di poter riferire qualche dettaglio in più a mio marito, incredula quasi per ciò che comprendevo, come avrei voluto sbagliarmi ed invece era tutto tragicamente vero! Con amarezza ho ricordato per un attimo di aver appena scritto qui che l'ascolto era l'unico modo che mi restava di praticare la lingua francese, ma non avrei mai voluto ascoltare e seguire cronache di questo tipo...

E' stato tutto così orribile e insensato, ancora peggio perchè si intuisce che nessuno può dirsi al sicuro in nessun luogo. Errori storici e politici del passato ci stanno trascinando in un nuovo genere di guerra di cui ancora non si capisce bene la portata nè si intravedono modi certi per combatterla, le atrocità da cui ci ritenevamo al sicuro colpiscono all'improvviso, i danni e le perdite umane inaspriscono le coscienze e il terrore rischia di soffocare i sentimenti di vera umanità...

L'emozione mi ha sconvolta con un malessere quasi fisico, come quando accadde la strage alla stazione di Bologna: colpita gente innocente proprio in luoghi a cui sono così legata: nel mio primo soggiorno a Parigi abitavo in place de la République e le strade ad est e sud-est della piazza, la zona della maggior parte degli attacchi, sono state le prime che ho conosciuto durante le lunghe passeggiate a piedi, "flaner", una delle attività più belle da fare a Parigi...

Parigi è il simbolo di molte cose, non ultimo di quella gioia di vivere e di quella libertà di esprimersi che è il primo bersaglio dei terroristi...

Ieri avevo molto da fare in giro per la città, c'era il sole di un autunno radioso e pareva impossibile che la notte fosse passata in quel modo, ma bastava che gettassi l'occhio su una locandina nelle edicole per risentire i brividi...

Nel pomeriggio ho voluto passare dall'Istituto Francese in piazza Ognissanti, a cui sono così legata: era chiuso, davanti al portone e alla saracinesca abbassata dei locali a piano terra c'era una distesa di fiori e molti lumini accesi. Diverse persone sostavano sulla piazza, in silenzio e forse in preghiera. Ho riconosciuto una delle segretarie dell'istituto, ci siamo abbracciate commosse e siamo rimaste vicine in silenzio per un poco, poi mi ha detto che al mattino avevano dovuto aprire ai corsi, perchè arrivavano studenti ancora ignari, ma appena possibile hanno chiuso per lutto, come erano chiuse tutte le scuole a Parigi, insieme ai luoghi pubblici. Allora mi sono azzardata a chiederle se era rimasto coinvolto qualcuno di loro conoscenza, lei ha annuito con la testa dicendo: -Era dentro alla sala del concerto: speriamo che ce la faccia...- Io non ho osato chiederle altro.

Col cellulare ha scattato qualche foto ai fiori e ai lumini:-E' per l'Istituto.- mi ha spiegato. Io non avevo con me la macchina fotografica, volutamente non l'avevo presa, certe cose so che non le dimenticherò mai, anche senza foto.

Poi ci siamo salutate, io le ho detto: -Auguri per...- E lei: -Ce la farà, sì, ce la farà.-

Avevo messo la mia firma sul quaderno lasciato all'ingresso della libreria francese, però avrei voluto lasciare anche un altro piccolo segno di partecipazione, ma non avevo fiori nè lumini...

Dopo sono andata, lì vicino, in un'associazione di volontariato che aiuta gli stranieri e i migranti attraverso corsi di lingua, sportelli di ascolto, cooperazione internazionale e cose simili. Per sovvenzionarsi ogni tanto organizzano mercatini di artigianato e di usato, spettacoli musicali, merende e thè con cibi che vengono da lontano e che preparano insieme agli stranieri che frequentano l'associazione. Ci "lavora" anche una mia ex scolara, una delle ragazze più in gamba che io abbia mai avuto. Se posso vado a queste iniziative, compero qualcosa, leggo le novità della loro organizzazione...Sono tutti giovani ed entusiasti, c'è sempre musica e confusione allegra... che contrasto, che speranza per un futuro migliore...

Stavolta avevano preparato, fra l'altro, cibi della costa d'Avorio, ma io ero così triste che non avevo voglia di assaggiarli.A un tratto è entrato un indiano venditore di rose dei ristoranti, mi ha chiesto se ne volevo comperare. Io prima ho detto di no, non ne compero mai perchè hanno vita brevissima, ma poi l'ho richiamato:-Quanto costano?-

-Cinque euro.-

-L'una?-

-Una...due...tre, uguale, come vuoi.-

Che strano, ho pensato, forse voleva farmi un prezzo di favore visto il luogo in cui eravamo...

Mi è venuta un'idea: ne ho prese due, sono tornata indietro all'Istituto e le ho lasciate per terra, insieme agli altri fiori: una da parte mia, una da parte di una persona che so amante della Francia come me, ma che ora è molto lontana...

dal web, ieri mattina davanti all'Istituto francese di Firenze

 
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DOMMAGE...

Post n°1280 pubblicato il 12 Novembre 2015 da atapo
 
Tag: teatro

...C' EST FINI !

 

Parigi, Opera Garnier, interno

Ci avevo sperato, molto e molto a lungo. Era arrivata la solita mail della mia amica organizzatrice per “lanciare “ anche quest'anno il gruppo di teatro in francese e per raccogliere le adesioni...

Purtroppo sono state pochissime. Già l'anno scorso facemmo fatica a raggiungere un numero di persone che permettesse il lavoro e che non ci costringesse a pagare una cifra esorbitante, quest'anno ancora peggio.

Chi non può a causa del giorno o dell'orario, chi, insegnante, ha avuto il posto di ruolo lontano (buon per lui, ma ci ha lasciati...), chi ha cambiato città, chi... i motivi sono i più svariati, ma la conclusione è tristemente unica: l'esperienza del gruppo teatrale in francese non potrà continuare.

Il nostro gruppo funzionava un po' diversamente dai corsi normali dell'istituto: avevamo una convenzione particolare, come un “affitto” complessivo da suddividere tra i partecipanti: più eravamo e meno si spendeva. Ecco perchè sotto un certo numero di partecipanti non è più alla portata di tutti, il numero ideale, sia economicamente sia dal punto di vista organizzativo stava sui 15-18 iscritti.

Ci sarebbe all'istituto un corso di teatro più “tradizionale”, tenuto sempre dal nostro regista, ma è appunto un CORSO, con il prezzo molto alto come tutti i corsi di lingua dell'istituto. Io a questo punto non credo proprio di avere bisogno di un altro corso, dopo i tre anni in cui ho studiato al teatro delle Spiagge certe basi le ho già apprese. Inoltre è di sabato mattina: figuriamoci se mi andrebbe proprio il fine settimana!

Così, dopo sei anni... c'est fini.

Mi dispiace non frequentare più il nostro eclettico regista canadese, che potrò incontrare solo se sarò spettatrice a qualche suo spettacolo o evento a cui lui parteciperà, mi dispiace immensamente perdere questa opportunità di usare la lingua francese, l'ultima chance che mi era rimasta dopo che ho lasciato anche i corsi per i bambini della scuola. Sarà difficile mantenermi ad un buon livello linguistico solo con saltuarie letture, qualche film sottotitolato o qualche ascolto, ora poi che di viaggi non se ne parlerà per un pezzo...

Di teatro in italiano me ne resta, è vero, più avanti ne parlerò, ma questo era un'altra cosa, aveva un valore aggiunto: la lingua straniera.

Questo per me è un lungo e difficoltoso periodo di perdite, di riadattamenti, di incertezze e così via... Mi sento un po' sbandata... vedremo come finirò...

 
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STRESSSSS...

Post n°1279 pubblicato il 08 Novembre 2015 da atapo
 

NON SE NE PUO' PIU'



 

I benefici del sabato montagnolo bolognese si sono dissolti rapidissimamente, demoliti da trapani e martelli dei muratori che per tutta la settimana hanno lavorato a più non posso (per avvantaggiarsi prima che torni il brutto tempo?) sul tetto e soprattutto sulle pareti esterne a togliere l'intonaco che dovrà essere rifatto per accogliere il preziosissimo cappotto (ma di date ancora non si parla...). Otto ore al giorno di questa musica... e un sospiro di sollievo quando stavo fuori casa! Finivano dopo le 17, ormai al buio.

Così venerdì quando se ne sono andati io mi sono precipitata sotto il portico per avviare la lavatrice, la prima di quelle che riesco a fare nel weekend senza le maestranze in giro: lavare, stendere e asciugare a getto continuo fino alla domenica sera in cui tutto deve sparire dal portico... E ciò che non si riesce a lavare si accumula! Già questo è un incubo, ma è diventato ancora peggio quando ho scoperto che, nella settimana di smantellamento, polvere e calcinacci sono caduti nel mobile di legno che contiene detersivi, secchi e mollette e tutto era insozzato! Pulizie straordinarie...

Lunedì cominceranno a ristrutturare il casotto esterno, in fondo al giardino: è un po' pericolante e malridotto, va messo in sicurezza perchè sarà il regno di mio marito e del suo bricolage. Appena facemmo trasloco fu il primo spazio ad essere riempito e sistemato con gli attrezzi di mio marito ed altro: ora naturalmente a causa dei lavori va completamente svuotato... ed ecco come trascorrere un bel fine settimana a fare sollevamento pesi e spostamento... dove depositare il tutto? Ma dentro casa naturalmente! E vai... e metti scatoloni, scaffali, ante di armadietti: dove c'era uno spazio libero... ora non c'è più.

ANCHE PERCHE'...

Domenica scorsa andammo nel paese vicino a Bologna dove abita il fratello più piccolo (n°4) di mio marito. A casa sua, dove c'è molto spazio, praticamente alcune stanze in più a disposizione, ha raccolto tutti i mobili e gli oggetti che provengono dall'appartamento in cui abitavano i miei suoceri a Bologna e che, finalmente se Dio vuole, è stato venduto! Il fratello 2 (il cognataccio) si è preso quel che gli pareva e gli altri devono dividersi il resto. Era stabilito da molto tempo che mio marito prendesse una cassapanca e una credenza (sono fra i mobili che ci mancano e che ci costringono ancora agli scatoloni), per l'occasione sarebbe venuto anche il fratello 3 così avrebbero suddiviso tutto il resto: questi erano gli accordi. Il fratello 4 ci ha fatto caricare sul furgone (noleggiato) un sacco di scatoloni elencandoci sommariamente il contenuto, un po' di tutto (i miei suoceri avevano una casa che era una via di mezzo tra l'emporio e il museo...), dicendo di tenere ciò che volevamo e che il resto sarebbe stato per i mercatini, visto che io ormai sono entrata nel giro... Il fratello 3 non commentava, per cui ritenevo che anche lui avesse già fatto le sue scelte. Così anche questi scatoloni si sono ammucchiati a casa nostra, ora è quasi peggio di quando traslocammo, si sono azzerati tutti i progressi di questi mesi!!!

Comunque pensavo che avvicinandoci al Natale tanti oggetti e ninnoli si sarebbero venduti facilmente nei mercatini e con impegno avevo cominciato a sceglierli, suddividerli, imballarli come si deve... Invece ALT! Pare che il fratello 3 debba ancora scegliere (giusto, ma perchè non l'ha fatto domenica o anche prima, visto che spesso va a far visita a fratello 4?) e che nemmeno il fratello 4 abbia passato in rassegna proprio tutto (ma se sono mesi che ha la roba in casa!), quindi dopo che abbiamo scelto noi si deve riportare tutto nel bolognese in modo che gli altri scelgano; successivamente decideranno se fare i mercatini o altro con ciò che avanza... Questo è saltato fuori dalle telefonate tra di loro in questi ultimi giorni. Ma che andassero a quel paese e si decidessero una buona volta!

Ora non continuo certo più a riordinare tutte quelle cose, rovisto, scelgo insieme al marito (poco, ma qualcosa anche per i nostri figli) e richiudo. Se poi dovremo riportare indietro ci toccherebbe noleggiare ancora il furgone, se aspettiamo che 3 e 4 trovino il tempo di venire a Firenze e soprattutto abbiano voglia di perderci ore a guardare tutto... passeranno anni! Ci mancava anche l'eredità ad ingombrarci,. visto che non ne abbiamo abbastanza!

Per concludere, la cassapanca nostra non riusciamo ad aprirla e la credenza ha gli sportelli e i ripiani tutti da montare: ma non c'è fretta, tanto per adesso davanti allo scheletro della credenza abbiamo dovuto appoggiare le assi del casotto esterno!

 
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SOGNI

Post n°1278 pubblicato il 04 Novembre 2015 da atapo
 

GATTI   PER   FREUD

 


 

Sono per strada, davanti al cancello della scuola in cui insegnavo. Come faccio ogni tanto, voglio andare a salutare i colleghi di quel tempo. E' una bella giornata d'autunno, serena e soleggiata, ma in lontananza sento a tratti il brontolio dei tuoni.

-Strano, mi dico, eppure non ci sono nuvole. Se verrà a piovere, sarò al coperto dentro la scuola.-

Nell'atrio c'è silenzio, troppo silenzio. La custode mi informa:- Sono tutti fuori nel giardino dietro la scuola: sono arrivati i partners europei e c'è la festa di accoglienza.-

Contenta e incuriosita vado nel giardino: tutto è addobbato con le bandierine, come si faceva ai tempi in cui ero io a curare i progetti europei e gli scambi con le classi francesi.

C'è un lungo tavolo con i microfoni, ci sono il dirigente, i "pezzi grossi" della scuola, altri sconosciuti che immagino siano i colleghi ospiti. Parlano a turno, salutano, raccontano...

Di fronte a loro tante file di seggiole, tutti i bambini della scuola e quelli ospiti che ascoltano, ordinatissimi, composti e silenziosi. Ma c'è di più: tutti hanno la divisa, mi pare maglietta arancione e pantaloni blu, tutti perfetti...

La grande disciplina, la divisa... tutto ciò mi stupisce molto: impensabile e mai accaduto nella mia scuola sgarrupata di estrema periferia!

Gli insegnanti siedono all'esterno, di fianco alle file dei bambini. Si continuano a sentire i tuoni, ma il cielo è sereno e nessuno se ne cura.

Da una parte, proprio da dove arrivo io, c'è un lunghissimo tavolo pieno di ogni ben di Dio commestibile: tutto è pronto per la merenda che concluderà la festa.

Guardo meglio e... resto di stucco: su questo tavolo girellano indisturbati diversi gatti, bei gattoni, molti a pelo lungo. Sapete come fanno i gatti sui tavoli: annusano tutto, sono abili a passare tra una stoviglia e l'altra senza lasciare traccia delle loro zampette, magari un colpo di coda fuori controllo può "accarezzare" qualche cibaria, ma nulla di più. Ecco, quei gatti si comportano proprio così, spudorati e indisturbati. Perchè nessuno si sogna minimamente di allontanarli. Io lo faccio notare sottovoce all'insegnante che ho più vicina, ma questa non si scompone:-Vedrai che appena i bambini si precipiteranno a mangiare, i gatti scapperanno via.- mi dice.

E resto lì perplessa a guardare quei gatti...

... finchè non mi sveglio!

E' accaduto alcune notti fa, che sogno strano e ricco di particolari! E come lo ricordo nitidamente! Ho tentato di spiegarmelo, ma non sono arrivata a nessuna conclusione. Chissà cosa ne avrebbe tirato fuori il nostro caro Freud?

 
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