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11 NOVEMBRE

Post n°1171 pubblicato il 12 Novembre 2014 da atapo
 
Tag: memoria

 

FARE SAN MARTINO

 

Ieri, 11 novembre giorno di san Martino, pensieri e ricordi mi sono passati per la testa...

Stavolta non si è trattato di Martino, il mio nipotino più grande,

non del famoso santo che mi sta così simpatico, di cui ho visitato la bella città di Tours qualche estate fa restando con la voglia di un nuovo viaggio da quelle parti,

nemmeno della ricorrenza della fine “ufficiale” della seconda guerra mondiale, data che in Francia è festa nazionale.

Cercavo ispirazione per il raccontino settimanale nei 400 caratteri, per il gruppo di Facebook , le due parole (bidone/scritta) non erano semplici, mi era balenata l'idea di viaggio... trasloco... e a un tratto tra le idee che mi nascevano in testa e si scontravano tra loro ho risentito qualcosa che diceva la mia mamma: “Fare San Martino” per dire di traslocare o fare grandi spostamenti di cose ingombranti.

 


 

Io ancora piccola le chiedevo cosa c'entrasse San Martino in quelle faccende e lei mi spiegava che una volta i traslochi si facevano l'11 novembre. Io ridevo e insistevo (già un po' ribelle alle regole preconfezionate): “E se uno voleva traslocare in un altro giorno cosa succedeva?”

Le solite sue risposte laconiche: Nulla, però il giorno era quello” e il discorso si chiudeva lì, mentre io rimuginavo sul perché si dovesse scegliere proprio un giorno d'autunno che, anche se si sperava nell'estate di San Martino, almeno a Bologna era spesso umido e nebbioso.

Poi uscì il bellissimo film “L'albero degli zoccoli”, ero già adulta e capii qualcosa di più: nelle cascine della pianura padana i contadini che alla fine dell'anno agrario (il 10 novembre) non si vedevano rinnovare il contratto dal padrone dovevano andarsene il giorno dopo a cercare lavoro in un'altra cascina, portandosi via famiglia e masserizie, un trasloco insomma: tutto caricato sul carro, un bue o un cavallo a tirare e via, nella nebbia della pianura. Che vita...


 

La sequenza di questo triste sgombero, che vidi nel film, negli anni successivi mi fornì le immagini per una mia personale e tutta interiore immaginazione di un'altra scena che era avvenuta realmente nella vita della mia mamma, nel 1929, storia tragica che avevo già raccontato:

un carro caricato con povere masserizie, un uomo che aveva appena perduto la moglie e aveva caricato sul carro i suoi otto figli, le maggiori che stringevano i più piccoli a dargli un'idea del calore della mamma perduta... In tutti il cuore gonfio di dolore e di preoccupazione per il futuro incerto, un viaggio triste da un paesino di montagna che ora non esiste più, fino alla grande città, a Bologna, dove avrebbero dovuto ricominciare tutto.

Non so se andò proprio così, non so se avvenne proprio il giorno di San Martino, forse la mia mamma mi ha raccontato a volte qualcosa che ha aiutato la mia fantasia a creare queste immagini... Ne parlava così poco e così malvolentieri, però il detto “fare San Martino” lo usava spesso. Io l'avevo dimenticato, fino a ieri...

E allora l'ispirazione per il raccontino si è organizzata in 400 caratteri:

ALBA DI SAN MARTINO

Un bidone con gli oggetti di casa, le valigie con la biancheria, tutto era già sul carro. L'uomo aiutò moglie e figli a salire e a sistemarsi avvolti in coperte.

Il cavallo puntò e lento il carro si mosse.

L'aria bagnava fino alle ossa, il sole saliva bianco tra la nebbia: silenzio e ombre nella pianura.

La strada per la nuova cascina in cui avrebbero lavorato era scritta su un foglio spiegazzato...


 
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