Creato da atapo il 15/09/2007
Once I was a teacher
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MAHATMA GANDHI
"Vorrei che tutte le culture del mondo
potessero circolare liberamente intorno alla mia casa.
"Ma rifiuto che una sola di queste possa travolgere la mia esistenza."
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« Messaggio #32 | Messaggio #34 » |
Storia di K.
Da giovedì, da quando l'ho rivisto, ho spesso in mente K., soprattutto quando leggo le vicende di Sasi sul blog della sua mamma.
Dicevo ieri che Sasi è un bimbo fortunato.
K. no.
E lo pensavo già da tanto tempo: fra i bambini con problemi, dicevo anche quando ero a scuola, ci sono quelli di serie A e quelli di serie B.
K. è cinese, è nato in Italia da genitori giovanissimi: il babbo capisce e parla bene l'italiano, ha una fabbrica di borse, economicamente stanno bene e pare una famiglia già inserita nella realtà italiana.
K. a 4 anni viene iscritto alla scuola materna, ma dato che nella scuola richiesta ci sono già molti alunni provenienti da famiglie non italiane, anche se lui è nato in Italia non viene accettato (politica di quella scuola!), quindi resta a casa ed inizia la sua scolarizzazione solo un anno dopo, a 5 anni.
L'anno successivo è nella scuola primaria, un nome dell'elenco dei miei alunni, senza nemmeno una scheda di accompagnamento perchè la sua materna non fa parte del nostro istituto, quindi il passaggio di informazioni non è obbligatorio.
Perciò noi ins. telefoniamo subito a quelli della sua materna, i quali ci dicono: "E' un po' lento, poco autonomo, però è molto affettuoso."
Lui si presenta il secondo giorno di scuola, in quattro ore riempie di scarabocchi un quaderno intero, poi taglia a pezzettini minuscoli molte pagine, incolla tutti i pezzetti sulle pagine superstiti, urla e si nasconde sotto i banchi se cerchiamo di "contenerlo".
E nei giorni successivi ci rendiamo conto che nel gruppo di bambini di 5-6 anni abbiamo...un fratellino minore, di due anni circa!
Ritelefoniamo agli ins. dell'anno prima, chiedendo come mai non avessero pensato di segnalare questo caso, o almeno di avvertirci, ma ci dicono che non volevano "etichettarlo".
Così tocca a noi iniziare la lunga strada per cercare aiuti.
Purtroppo la mentalità cinese del suo babbo ci ostacolava, perchè non voleva accettare che il figlio maschio, il primogenito, fosse diverso dagli altri bambini, ci chiedeva però di continuo: "Perchè K non scrive e non legge?" E la sua frustrazione nel vedere l'impaccio e la diversità del bambino arrivava a volte a picchiarlo, lasciandogli anche segni...
Dopo tante insistenze ha accettato di iniziare una serie di visite e di controlli, per cercare di capire cosa ha in realtà K, lo ha portato qualche volta dalla logopedista di zona, che non ha però concluso molto.
Alla fine, non ci sono state diagnosi certe, solo un ritardo generico per motivi sconosciuti, forse sofferenza prenatale o neonatale
K ha un impaccio motorio che lo fa camminare tutto storto, quasi saltellante, perde facilmente l'equilibrio, ha poca forza nella gamba destra, trema spesso anche nelle mani, e le controlla con difficoltà.
Il suo linguaggio è come "impastato", si capisce poco, le sue parole e frasi sono incomplete e non solo perchè all'inizio non conosceva bene l'italiano, perchè non lo capivano nemmeno gli altri bambini cinesi quando lui parlava in cinese.
Solo in terza ha dato segno di distinguere e ricordare la maggior parte delle lettere dell'alfabeto, non parliamo dei numeri: non va oltre il 3-4 (lui conta così: "uno, due, uno, tanti").
Emotivamente è ansioso, instabile, si "attacca" a tutti, le situazioni nuove o difficili lo spaventano, ha un forte senso di inadeguatezza di fronte ad ogni nuova proposta che affronta solo se è accompagnato da qualcuno (adulto o anche compagno) che lo tranquillizzi, la sua attenzione prima era scarsa, ora è più vivace e a volte attenta a particolari che gli altri bambini non notano.
Certo per tutta la prima non si erano fatti passi avanti, vista la resistenza del padre e il disinteresse del dirigente e del neuropsichiatra, tanto che noi ins.avevamo minacciato di segnalare al tribunale dei minori la trascuratezza che questa famiglia mostrava nei confronti delle necessità educative particolari del bambino.
Solo a metà della seconda il babbo ha accettato la certificazione che gli garantiva delle ore dell'ins. di sostegno. Però le persone sempre nuove e non sempre all'altezza che si avvicendano in questo ruolo non riescono a fare un discorso proficuo, vista la difficoltà.
Comunque i rapporti del padre col neuropsichiatra di zona e con la logopedista non sono continuativi nè costruttivi e un piano riabilitativo serio che non copra solo le ore di scuola non è mai stato attuato: K dovrebbe fare ginnastica, esercizi di rieducazione del linguaggio, dovrebbe fare esperienze significative, passeggiate, cinema, socializzare anche fuori di scuola, invece resta nella sua casa con mamma e sorellina e dagli altri parenti e conoscenti cinesi è trattato come uno scemo (ci è stato detto espressamente).
E' naturale che lui sia così contento di venire a scuola: nella classe si è
inserito bene, è amato e aiutato dai compagni, anche nel resto della scuola è
amato, forse lo aiuta anche il suo aspetto fisico gradevole, sembra un
bambolotto.
Per questo non l'abbiamo mai bocciato, non aveva senso
toglierlo dai legami e dalle sicurezze che con fatica si stava
costruendo.
A volte mi pare che K abbia tanto dentro di sè, tante idee, pensieri, opinioni, voglia di fare che però non sa come esprimere e questo gli provoca sconforto e agitazione.
Pochi finora si sono interessati seriamente a lui e se il padre continuerà questo atteggiamento poco collaborativo ne farà un disgraziato, come in realtà crede che sia. Probabilmente anche il padre andrebbe seguito...Ma il neuropsichiatra pubblico, di zona, è un personaggio particolare pure lui...
Insomma, K mi fa tanta pena e il suo futuro mi sembra così difficile...
Da giovedì, da quando l'ho rivisto, ho spesso in mente K., soprattutto quando leggo le vicende di Sasi sul blog della sua mamma.
Dicevo ieri che Sasi è un bimbo fortunato.
K. no.
E lo pensavo già da tanto tempo: fra i bambini con problemi, dicevo anche quando ero a scuola, ci sono quelli di serie A e quelli di serie B.
K. è cinese, è nato in Italia da genitori giovanissimi: il babbo capisce e parla bene l'italiano, ha una fabbrica di borse, economicamente stanno bene e pare una famiglia già inserita nella realtà italiana.
K. a 4 anni viene iscritto alla scuola materna, ma dato che nella scuola richiesta ci sono già molti alunni provenienti da famiglie non italiane, anche se lui è nato in Italia non viene accettato (politica di quella scuola!), quindi resta a casa ed inizia la sua scolarizzazione solo un anno dopo, a 5 anni.
L'anno successivo è nella scuola primaria, un nome dell'elenco dei miei alunni, senza nemmeno una scheda di accompagnamento perchè la sua materna non fa parte del nostro istituto, quindi il passaggio di informazioni non è obbligatorio.
Perciò noi ins. telefoniamo subito a quelli della sua materna, i quali ci dicono: "E' un po' lento, poco autonomo, però è molto affettuoso."
Lui si presenta il secondo giorno di scuola, in quattro ore riempie di scarabocchi un quaderno intero, poi taglia a pezzettini minuscoli molte pagine, incolla tutti i pezzetti sulle pagine superstiti, urla e si nasconde sotto i banchi se cerchiamo di "contenerlo".
E nei giorni successivi ci rendiamo conto che nel gruppo di bambini di 5-6 anni abbiamo...un fratellino minore, di due anni circa!
Ritelefoniamo agli ins. dell'anno prima, chiedendo come mai non avessero pensato di segnalare questo caso, o almeno di avvertirci, ma ci dicono che non volevano "etichettarlo".
Così tocca a noi iniziare la lunga strada per cercare aiuti.
Purtroppo la mentalità cinese del suo babbo ci ostacolava, perchè non voleva accettare che il figlio maschio, il primogenito, fosse diverso dagli altri bambini, ci chiedeva però di continuo: "Perchè K non scrive e non legge?" E la sua frustrazione nel vedere l'impaccio e la diversità del bambino arrivava a volte a picchiarlo, lasciandogli anche segni...
Dopo tante insistenze ha accettato di iniziare una serie di visite e di controlli, per cercare di capire cosa ha in realtà K, lo ha portato qualche volta dalla logopedista di zona, che non ha però concluso molto.
Alla fine, non ci sono state diagnosi certe, solo un ritardo generico per motivi sconosciuti, forse sofferenza prenatale o neonatale
K ha un impaccio motorio che lo fa camminare tutto storto, quasi saltellante, perde facilmente l'equilibrio, ha poca forza nella gamba destra, trema spesso anche nelle mani, e le controlla con difficoltà.
Il suo linguaggio è come "impastato", si capisce poco, le sue parole e frasi sono incomplete e non solo perchè all'inizio non conosceva bene l'italiano, perchè non lo capivano nemmeno gli altri bambini cinesi quando lui parlava in cinese.
Solo in terza ha dato segno di distinguere e ricordare la maggior parte delle lettere dell'alfabeto, non parliamo dei numeri: non va oltre il 3-4 (lui conta così: "uno, due, uno, tanti").
Emotivamente è ansioso, instabile, si "attacca" a tutti, le situazioni nuove o difficili lo spaventano, ha un forte senso di inadeguatezza di fronte ad ogni nuova proposta che affronta solo se è accompagnato da qualcuno (adulto o anche compagno) che lo tranquillizzi, la sua attenzione prima era scarsa, ora è più vivace e a volte attenta a particolari che gli altri bambini non notano.
Certo per tutta la prima non si erano fatti passi avanti, vista la resistenza del padre e il disinteresse del dirigente e del neuropsichiatra, tanto che noi ins.avevamo minacciato di segnalare al tribunale dei minori la trascuratezza che questa famiglia mostrava nei confronti delle necessità educative particolari del bambino.
Solo a metà della seconda il babbo ha accettato la certificazione che gli garantiva delle ore dell'ins. di sostegno. Però le persone sempre nuove e non sempre all'altezza che si avvicendano in questo ruolo non riescono a fare un discorso proficuo, vista la difficoltà.
Comunque i rapporti del padre col neuropsichiatra di zona e con la logopedista non sono continuativi nè costruttivi e un piano riabilitativo serio che non copra solo le ore di scuola non è mai stato attuato: K dovrebbe fare ginnastica, esercizi di rieducazione del linguaggio, dovrebbe fare esperienze significative, passeggiate, cinema, socializzare anche fuori di scuola, invece resta nella sua casa con mamma e sorellina e dagli altri parenti e conoscenti cinesi è trattato come uno scemo (ci è stato detto espressamente).
E' naturale che lui sia così contento di venire a scuola: nella classe si è
inserito bene, è amato e aiutato dai compagni, anche nel resto della scuola è
amato, forse lo aiuta anche il suo aspetto fisico gradevole, sembra un
bambolotto.
Per questo non l'abbiamo mai bocciato, non aveva senso
toglierlo dai legami e dalle sicurezze che con fatica si stava
costruendo.
A volte mi pare che K abbia tanto dentro di sè, tante idee, pensieri, opinioni, voglia di fare che però non sa come esprimere e questo gli provoca sconforto e agitazione.
Pochi finora si sono interessati seriamente a lui e se il padre continuerà questo atteggiamento poco collaborativo ne farà un disgraziato, come in realtà crede che sia. Probabilmente anche il padre andrebbe seguito...Ma il neuropsichiatra pubblico, di zona, è un personaggio particolare pure lui...
Insomma, K mi fa tanta pena e il suo futuro mi sembra così difficile...
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