Creato da atapo il 15/09/2007
Once I was a teacher
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MAHATMA GANDHI
"Vorrei che tutte le culture del mondo
potessero circolare liberamente intorno alla mia casa.
"Ma rifiuto che una sola di queste possa travolgere la mia esistenza."
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IL LAVORO STRANO
Questa mattina sonnecchiavo ancora senza decidere di alzarmi (dopo lo spettacolo di ieri sera e un assaggio di Notte Bianca fiorentina...). Ascoltavo dalla implacabile radio sveglia il programma “Il ruggito del coniglio”: i conduttori avevano chiesto interventi telefonici su “Qual è il lavoro più strano che tu abbia mai fatto?” e se ne sentivano delle belle: chi aveva raddrizzato gli ostacoli che i cavalli abbattevano durante le gare (stando attento a schivare i cavalli che sopraggiungevano al galoppo), chi aveva inventato un percorso olfattivo per gruppi organizzati,che annusavano l'aria profumata del suo orto di piante officinali...
La fantasia non ha limite...
Mi è venuto in mente che anch'io una volta feci un lavoro...
Erano i miei anni più difficili, appena dopo la morte di papà, quando sbarcare il lunario in famiglia era un'impresa, io tentavo di frequentare l'università, cercavo lavoretti che me lo permettessero, davo lezioni private a più non posso, d'estate lavoravo nelle colonie...perchè il posto come maestra era ancora un sogno.
Una volta, in settembre, risposi a un annuncio: cercavano ragazzi per vendere... dolci! Già la merce si prospettava interessante...
Funzionava così: eravamo un gruppetto di ragazzi disperati quasi come me, studenti o disoccupati, il luogo di ritrovo era la casa del “padrone”, che ci caricava su un pulmino e ci accompagnava in certi quartieri periferici che io conoscevo appena. Ci distribuiva lungo le strade, meglio quelle costeggiate da enormi palazzoni a molti piani delle case popolari, a ciascuno assegnava una “zona” e un borsone pieno di confezioni di dolciumi assortiti: ogni pacco conteneva merendine, pasticceria secca e simili. Noi dovevamo suonare a tutti i campanelli e tentare di vendere le nostre prelibatezze. Nel caso, fortunato, in cui svuotassimo il borsone ci fermavamo sulla strada: il pulmino ripassava ogni tanto e ci avrebbe rifornito. Dopo il primo giorno in cui venni affidata ad un ragazzo più esperto per apprendere il mestiere, partii da sola.
In fondo questo lavoro mi era simpatico: vedevo tante persone, tante situazioni, mi sentivo stimolata a trovare la strategia migliore di vendita ad ogni porta che si apriva e io dovevo in pochi secondi intuire che personaggio mi stava davanti... e vendevo! Forse aiutava essere una ragazza così acqua e sapone, forse per un po' di compassione, forse il fatto che quel prodotto era facilmente utilizzabile: in quale famiglia non si fa colazione o merenda? Qualche confezione la vendevamo anche fuori orario di lavoro, ad amici e parenti, per... incrementare: i prodotti erano buoni, la speranza era che ce ne avrebbero richieste altre...
Indubbiamente un lavoro con qualche rischio... ma cercavo di non pensarci, o meglio, ci pensavo e speravo che quell'intuito di cui ho parlato mi aiutasse. Il padrone comunque ci controllava anche in questo senso, voleva che ogni tanto ci facessimo vedere non per il rifornimento, ma per sapere che tutto era a posto. Era un brav'uomo, lui e sua moglie che stava a casa a organizzare il … lavoro di segreteria, erano persone con cui mi trovavo a mio agio. Così come con i ragazzi che lavoravano con me, ogni giorno era quasi un'avventura.
Venivamo pagati a cottimo naturalmente, alla fine della settimana. La prima settimana si considerava “di prova”, pagata regolarmente comunque. Ma alla mia mamma non piaceva che io continuassi, temeva per me e considerava quel tipo di lavoro non adatto per una “signorina di buona famiglia” come voleva che fossi... che magari faceva la fame, ma davanti agli altri doveva mantenere un certo decoro... La sua mentalità, la sua continua illusione di una vita che la morte di mio padre aveva tragicamente cambiato...
Così, nel ritirare la paga alla fine della prima settimana, dissi che non avrei continuato. I padroni erano dispiaciuti perché ero stata fra quelli che avevano venduto di più.
Io, era settembre, ricominciavo la ricerca di ripetizioni, doposcuola e simili... e intanto studiavo...
Eccolo il mio lavoro strano... lo dedico a questo primo maggio e a tutti i ragazzi che stanno cercando lavoro e che trovano oggi così tante difficoltà e disillusioni...
(forse vi aspettavate che parlassi dello spettacolo di ieri... c'è tempo e vorrei avere anche qualche foto, finalmente!)
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