Creato da atapo il 15/09/2007
Once I was a teacher
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MAHATMA GANDHI
"Vorrei che tutte le culture del mondo
potessero circolare liberamente intorno alla mia casa.
"Ma rifiuto che una sola di queste possa travolgere la mia esistenza."
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QUESTO NOVEMBRE
Stasera c'era un tramonto stupendo, con nuvole rosa carico sull'azzurro luminoso del cielo, un quarto di luna brillante già in alto mentre il sole a pelo dell'orizzonte illuminava ancora i tetti, le cime degli alberi ingialliti e il monte verso nord.
Quasi uno spaesamento, non sembrava neppure novembre...
Questo difficile novembre in cui è dominante il grigio, l'umido, qualche brivido di freddo, fuori e dentro di me. Come mi sento autunnale!
E' stato faticoso prima e continua ad esserlo questo tentativo di ricostruzione di una normalità che, chissà, forse non esiste, forse è un'illusione, perchè pare evidente solo la necessità di adattarsi, di resistere, di sopravvivere, di andare avanti scegliendo, cancellando, dimenticando, nell'impegno di esserci, di ascoltare, di dire o non dire, di fare o non fare, di capire i momenti giusti...
Sto ascoltando molto, ultimamente. C'è qualcuno, vicino a me, che sente il bisogno di raccontare e questo è un bene per lui che in altri tempi si arroccava nelle sue certezze pontificando il dovere e il dover essere. Poi ci sono le sue ore del nulla, dello sguardo fisso a qualsiasi telefilm in TV dalla mattina alla sera, delle diecimila cose iniziate e lasciate a mezzo, degli impegni dimenticati o rimandati, del non ascoltare o non rispondere quando gli parlo o gli chiedo, del sostenere a spada tratta: “Ma sì che te l'avevo detto, sei tu che...dimentichi... non fai... non capisci...” E si intravedono scenari non facili anche nei rapporti con altri membri della famiglia per le future, obbligate, decisioni...
Io non piango ai funerali, se ho dentro grandi tristezze ho smesso da anni di piangere in pubblico, ho preso da mia madre questa apparente freddezza e lucidità, ma tengo tutto dentro e ormai piango quasi soltanto di sera o di notte, per conto mio, quando mi sembra che dei fantasmi si agitino per uscire dal mio cuore. Di giorno le mie tristezze compaiono filtrate, perchè ho sempre timore di dare fastidio e che ad altri non interessi un granchè poiché ognuno ha i suoi problemi. Le perdite poi sono fra le cose che mi fanno soffrire di più, in ogni caso. Ho questo difetto: mi affeziono, forse troppo, trovo importanti le persone che incrociano il mio cammino e, fino a che non mi danno prova contraria, vedo in ognuno del buono e amo ciò che ciascuno mi dà. Vorrei che tutto e tutti restassero sempre nel mio mondo.
Sembrano stracciati in mille pezzi quei mesi, oh, ormai quanti mesi fa!, quando ringraziavo il periodo con i nostri amici in vacanza perchè aveva cambiato molto la vita per noi, era sbocciata più leggerezza, più complicità e condivisione, in una parola: eravamo più felici. E speravo di non tornare più indietro, ma le conquiste non sono mai certe una volta per tutte e viene il momento in cui bisogna rimettersi in gioco.
Le cure per questa malattia stanno in qualcosa che mi piaccia, che riempia di positività gli altri momenti della giornata, e, poiché non mi voglio arrendere, mi dò da fare per cercarne. Ci riesco? Non sempre, mi dico che è fisiologico in questo momento e ci aggiungo un FORSE, un NON AVERE FRETTA, un PORTA PAZIENZA.
Ma poi, basta che per caso io ascolti una canzone come questa sotto... qualcosa mi si scioglie dentro e annulla ogni difesa ed ogni cura... ripensando a certe ULTIME VOLTE e a come ci si sente quando ritornano in mente...
(Scusate questo scritto-sfogatoio, ma ogni tanto ci vuole...)
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