Creato da atapo il 15/09/2007
Once I was a teacher
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MAHATMA GANDHI
"Vorrei che tutte le culture del mondo
potessero circolare liberamente intorno alla mia casa.
"Ma rifiuto che una sola di queste possa travolgere la mia esistenza."
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« 2 GENNAIO 2024 | PROGETTI » |
E LE ORTENSIE…?
Le ortensie in città mi lasciano indifferente, anzi spesso nei giardini non le noto nemmeno. In montagna però, non so perché, mi piacciono moltissimo: quei cespugli fitti, che ornano spesso le vecchie case di pietra nei paesini, d’estate si riempiono di fiori, formano grossi palloni colorati e hanno colori così diversi. Nelle frequentazioni appenniniche di questi ultimi anni ho visto una grande varietà di colori che prima non avevo mai immaginato, non solo le classiche rosa e azzurre, ma vanno dal bianco al verdolino, alle tonalità del celeste e del color lavanda, a certune rosse e perfino bordeaux. Pare sia la composizione del terreno a provocare i diversi colori e questa faccenda mi incuriosisce: come concimare per avere un certo colore? Ripenso alle poche nozioni di chimica studiate a scuola…
Poi mi affascina vedere come sono resistenti al caldo, al freddo, alla neve, alle gelate… perché lassù sopravvivono anche accanto a quelle case che vengono aperte e abitate solo nella stagione estiva, le ritrovo intatte, anzi cresciute, da un anno all’altro.
Così, da quando abbiamo la casa in montagna, ho cominciato a proporre al marito di mettere qualche ortensia nel terreno attorno all’edificio, i nostri vicini sulla strada ne tengono dei vasi pieni.
Lui non ne voleva sapere.
-Veniamo qui così poco! Non le curiamo. -
Non si convinceva se gli ripetevo che secondo me sarebbero sopravvissute da sole se le piantavamo in terra e non in vaso.
Due estati fa, un’altra vicina mi invitò in casa sua e mi mostrò il suo giardino, terrazzato sul fianco del monte: lei e il marito ci abitano molti mesi all’anno, lui ha fatto i terrazzamenti, ci ha messo un sacco di piante, dalle aromatiche a vari alberi da frutta, e tante ortensie dalle bellissime sfumature di blu e di azzurro, colore ottenuto, diceva lei, seppellendo nel terreno i coperchi metallici dei vasetti dei sottaceti. Io le raccontavo le mie idee e quelle di mio marito, lei mi promise che avrebbe tagliato qualche rametto, fatto radicare e me l’avrebbe dato.
Infatti l’agosto scorso mi ha donato cinque piccoli vasi con cinque piantine di ortensia, alte circa una dozzina di centimetri. Io, che in tanti mesi avevo dimenticato la sua promessa, ne sono stata molto felice. Poichè a caval donato ecc. ecc… mio marito stavolta non ha detto niente.
Avevo già pensato dagli anni precedenti dove collocarle: di fianco alla casa c’è un piccolo prato dove parcheggiamo l’auto, oltre il prato c’è il casotto degli attrezzi, ecco, lungo il muro del casotto sarebbero state benissimo, protette dal vento, e avrei goduto la loro vista appena uscita di casa. Così tre le abbiamo piantate lì, tutte e cinque ci sembrava che stessero troppo fitte, una quarta messa più sul retro, dove inizia il versante boscoso del monte; la quinta l’abbiamo regalata a mio figlio per il suo giardino.
Il trapianto andava bene, le foglioline aumentavano. Prima di tornare a Firenze, con le pietre tolte nel dissodare il terreno, avevo fatto un piccolo recinto attorno alle ortensie del casotto: una protezione più che altro simbolica, come a dire: “Attenzione, vorremmo che crescessero indenni...”
Contavo di tornare in settembre, magari di transennare meglio, invece causa la fisioterapia si sa come finì. Quando in ottobre mio marito stette lassù una settimana per fare qualche lavoro, gli chiesi subito notizie delle ortensie e lui mi rassicurò: crescevano, tutto a posto.
E arriviamo a mercoledì 3 gennaio. Da tempo volevamo salire in montagna, dovevamo riportare delle cose, dare una controllatina generale, ma c’era sempre qualche contrattempo che faceva saltare tutte le date, rimanda rimanda… o si andava mercoledì o chissà, visto che pare stia per arrivare il vero freddo e la neve.
Mercoledì è stata una bellissima giornata di sole, nemmeno dentro casa era troppo umido, quando arrivo lassù mi pare di respirare meglio, ci sto così bene, a malincuore dobbiamo scendere prima che faccia buio, dato che non c’è il riscaldamento. Ora, in inverno, il ruscello accanto alla casa è pieno d’acqua che scende dal monte e, dopo aver attraversato l’orto, si getta nel torrente molto più in basso.
Tutto a posto lassù? Quasi: le ortensie sono sparite!!!
Il prato-parcheggio tosato, il recinto di pietre abbattuto, le tre piantine… capitozzate, solo piccoli pezzi di gambo spuntano dal terreno! Ho avuto un tuffo al cuore e una gran rabbia: probabilmente è stato il Comune a tagliare l’erba senza guardare troppo per il sottile, ma possibile che le pietre a recinto e le piantine già alte non suggerissero di avere un po’ di attenzione? Guardando meglio, ho scoperto che per fortuna in cima ai rametti rimasti ci sono alcune foglioline che si stanno aprendo: ce la faranno a sopravvivere, se il freddo aumenterà? Mio marito ha detto che avremmo dovuto mettere un cartello “Proprietà privata”, perché in effetti così è quel pezzo di terreno.
Erba e arbusti sono stati tagliati anche sul versante e lì la quarta ortensia non siamo riusciti a ritrovarla, forse è nascosta dai lunghi steli di erba secca, speriamo di vederne qualcosa a primavera. Se è nascosta almeno resterà protetta dal gelo. Riuscirò ad avere l’estate prossima i miei cespugli di ortensie? Sto già mettendo da parte i coperchi di metallo...
Che dire? La bella giornata in montagna rovinata da questo dispiacere.
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