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« PRIMAVERAIL MIO GIARDINO »

SAKURA

Post n°659 pubblicato il 23 Marzo 2011 da atapo
 

 

UN CILIEGIO


I piccoli petali che in questi giorni ventosi si staccano dai rami fioriti e volteggiano come coriandoli formano il sipario di un teatro del tempo e dietro di loro mi compare facilmente alla mente un'altra scena...in un giardino di tanti anni fa...

In questa primavera è arrivato ancora più vivo il ricordo perchè le immagini del Giappone più bello spesso parlano dei ciliegi, di SAKURA, cioè della loro incantevole fioritura.

Nel mio giardino...un ciliegio: era sul davanti, nel terreno a sinistra dell'entrata, l'albero di ciliegio che contendeva, vincendo la sfida, il titolo di “più bello” all'albero di cachi, nel terreno a destra, e al fico accanto alla casa, in un terreno un po' defilato.

Il ciliegio era grande, dal tronco scuro leggermente piegato e dai rami nodosi che si allargavano perfettamente per fare ombra a quelle due larghe panchine di cemento dove tutti amavano sedersi: la mia mamma e le zie per cucire, per sferruzzare, per pulire le verdure, noi bambini per giocare e allora spesso le panchine ospitavano anche schieramenti di bambole, pentolini, macchinine o soldatini. Dai miei primi ricordi l'avevo sempre visto così imponente quell'albero, era arrivato lì alla costruzione della casa, aveva visto la guerra, ora vedeva la pace degli anni che si susseguivano...che dalle bambole passavano agli amici dell'adolescenza, tra gli scherzi e le grida di chi cerca il proprio ruolo e la propria personalità, con la colonna sonora dei Beatles e compagnia...fino alle serate silenziose e innamorate in cui sulle panchine c'erano solo due persone, ma era come se ci fosse un mondo intero, di nuovi sentimenti tutti da esplorare.

E il ciliegio era sempre sentinella fedele. Il suo periodo di gloria, il suo trionfo, era la primavera, quando fioriva: la sua chioma diventava enorme, una delicata nuvola bianca con leggerissime sfumature di rosa...

Si vedeva da lontano, dalla strada, i passanti lo ammiravano e facevano i complimenti, qualcuno forse con un po' di invidia, a noi che eravamo i padroni di quella meraviglia.

Mi rivedo ancora su quella panchina sotto la sua luminosa fioritura profumata...che ad ogni soffio di vento lasciava cadere una leggera pioggia di petali e pian piano la panchina ne era ricoperta...

Ogni fiore sarebbe diventato un frutto, infatti presto veniva il periodo delle scorpacciate, il nonno e il babbo salivano sulla scala, mentre impaziente col naso all'insù vedevo il canestro che si riempiva in fretta...le ciliegie bastavano a noi e a chi ci veniva a trovare, questa volta l' ammirazione non era per la vista ma per il gusto!

Per quante immagini di ciliegi io abbia visto nella mia vita, nella realtà ed anche qui su internet, non ne ho mai trovata una che assomigliasse lontanamente a quell'albero che fu compagno della mia infanzia e della mia adolescenza.


Le vicende familiari condussero alla vendita di quella casa e di quel giardino e fu un giorno triste per me, il trasloco dalle cose e da una vita precedente.

Anche i nuovi proprietari furono colpiti dalla bellezza del ciliegio: decisero di ristrutturare tutto il giardino, farlo più moderno, più ordinato, tagliando e sostituendo quasi tutte le piante. Però il ciliegio no, lo lasciarono: era un vanto, un pregio, una bellezza unica, un valore aggiunto.

Ma l'anno successivo il ciliegio seccò, improvvisamente e senza motivo apparente. Non riuscirono a recuperarlo e venne tagliato. Il suo mondo ormai era stato distrutto e anche lui aveva voluto andarsene...

Quando lo seppi non mi sembrò strano, non mi meravigliai più di tanto.

Il ciliegio era nostro, era della mia famiglia, non doveva né voleva essere di nessun altro: pensai ad una sua sofferenza, forse ad un' estrema vendetta, a un essere vivente che si era lasciato morire...

E rimase solo nei miei ricordi e nei miei sogni: a volte penso che sarebbe bello provare a disegnarlo, a dipingerlo...chissà.

 

 

 
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