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TRAGEDIA

Post n°1281 pubblicato il 15 Novembre 2015 da atapo
 
Tag: Francia

CI SIAMO TUTTI DENTRO

 


 

Ho passato metà dell'altra notte attaccata alla televisione e al computer, a seguire in diretta ciò che stava accadendo a Parigi... cercando canali e siti francesi, sforzandomi di capire e di poter riferire qualche dettaglio in più a mio marito, incredula quasi per ciò che comprendevo, come avrei voluto sbagliarmi ed invece era tutto tragicamente vero! Con amarezza ho ricordato per un attimo di aver appena scritto qui che l'ascolto era l'unico modo che mi restava di praticare la lingua francese, ma non avrei mai voluto ascoltare e seguire cronache di questo tipo...

E' stato tutto così orribile e insensato, ancora peggio perchè si intuisce che nessuno può dirsi al sicuro in nessun luogo. Errori storici e politici del passato ci stanno trascinando in un nuovo genere di guerra di cui ancora non si capisce bene la portata nè si intravedono modi certi per combatterla, le atrocità da cui ci ritenevamo al sicuro colpiscono all'improvviso, i danni e le perdite umane inaspriscono le coscienze e il terrore rischia di soffocare i sentimenti di vera umanità...

L'emozione mi ha sconvolta con un malessere quasi fisico, come quando accadde la strage alla stazione di Bologna: colpita gente innocente proprio in luoghi a cui sono così legata: nel mio primo soggiorno a Parigi abitavo in place de la République e le strade ad est e sud-est della piazza, la zona della maggior parte degli attacchi, sono state le prime che ho conosciuto durante le lunghe passeggiate a piedi, "flaner", una delle attività più belle da fare a Parigi...

Parigi è il simbolo di molte cose, non ultimo di quella gioia di vivere e di quella libertà di esprimersi che è il primo bersaglio dei terroristi...

Ieri avevo molto da fare in giro per la città, c'era il sole di un autunno radioso e pareva impossibile che la notte fosse passata in quel modo, ma bastava che gettassi l'occhio su una locandina nelle edicole per risentire i brividi...

Nel pomeriggio ho voluto passare dall'Istituto Francese in piazza Ognissanti, a cui sono così legata: era chiuso, davanti al portone e alla saracinesca abbassata dei locali a piano terra c'era una distesa di fiori e molti lumini accesi. Diverse persone sostavano sulla piazza, in silenzio e forse in preghiera. Ho riconosciuto una delle segretarie dell'istituto, ci siamo abbracciate commosse e siamo rimaste vicine in silenzio per un poco, poi mi ha detto che al mattino avevano dovuto aprire ai corsi, perchè arrivavano studenti ancora ignari, ma appena possibile hanno chiuso per lutto, come erano chiuse tutte le scuole a Parigi, insieme ai luoghi pubblici. Allora mi sono azzardata a chiederle se era rimasto coinvolto qualcuno di loro conoscenza, lei ha annuito con la testa dicendo: -Era dentro alla sala del concerto: speriamo che ce la faccia...- Io non ho osato chiederle altro.

Col cellulare ha scattato qualche foto ai fiori e ai lumini:-E' per l'Istituto.- mi ha spiegato. Io non avevo con me la macchina fotografica, volutamente non l'avevo presa, certe cose so che non le dimenticherò mai, anche senza foto.

Poi ci siamo salutate, io le ho detto: -Auguri per...- E lei: -Ce la farà, sì, ce la farà.-

Avevo messo la mia firma sul quaderno lasciato all'ingresso della libreria francese, però avrei voluto lasciare anche un altro piccolo segno di partecipazione, ma non avevo fiori nè lumini...

Dopo sono andata, lì vicino, in un'associazione di volontariato che aiuta gli stranieri e i migranti attraverso corsi di lingua, sportelli di ascolto, cooperazione internazionale e cose simili. Per sovvenzionarsi ogni tanto organizzano mercatini di artigianato e di usato, spettacoli musicali, merende e thè con cibi che vengono da lontano e che preparano insieme agli stranieri che frequentano l'associazione. Ci "lavora" anche una mia ex scolara, una delle ragazze più in gamba che io abbia mai avuto. Se posso vado a queste iniziative, compero qualcosa, leggo le novità della loro organizzazione...Sono tutti giovani ed entusiasti, c'è sempre musica e confusione allegra... che contrasto, che speranza per un futuro migliore...

Stavolta avevano preparato, fra l'altro, cibi della costa d'Avorio, ma io ero così triste che non avevo voglia di assaggiarli.A un tratto è entrato un indiano venditore di rose dei ristoranti, mi ha chiesto se ne volevo comperare. Io prima ho detto di no, non ne compero mai perchè hanno vita brevissima, ma poi l'ho richiamato:-Quanto costano?-

-Cinque euro.-

-L'una?-

-Una...due...tre, uguale, come vuoi.-

Che strano, ho pensato, forse voleva farmi un prezzo di favore visto il luogo in cui eravamo...

Mi è venuta un'idea: ne ho prese due, sono tornata indietro all'Istituto e le ho lasciate per terra, insieme agli altri fiori: una da parte mia, una da parte di una persona che so amante della Francia come me, ma che ora è molto lontana...

dal web, ieri mattina davanti all'Istituto francese di Firenze

 
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